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Fabio Bisonni – Appunti sulla città
Oggi la sua ricerca è dominata dal senso della città, segnata dalla sensazione sofferta di una sua desolazione, di grigiore, di muri sgretolati, di grovigli di fili, di rotaie in una situazione che immerge nell’ombra e nelle nebbie ogni presenza
Comunicato stampa
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Il 17 dicembre 2004 alle ore 18.00 presso Margutta Arcade verrà inaugurata la mostra ‘Appunti sulla città’ di Fabio Bisonni, che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 gennaio 2005. Sarà presente l’artista.
Elio Mercuri traccia un’interessante profilo dell’artista: Oggi la sua ricerca è dominata dal senso della città, segnata dalla sensazione sofferta di una sua desolazione, di grigiore, di muri sgretolati, di grovigli di fili, di rotaie in una situazione che immerge nell’ombra e nelle nebbie ogni presenza, il “monumento” e il palazzo in un’atmosfera pesante, tesa, dove i tralicci sono sbarre di gabbia, invisibile eppure opprimente prigione, segno del suo essere ormai insieme di “non luoghi” dove si consuma ogni giorno il dramma della solitudine e dell’incomunicabilità.
E’ straordinario come Bisonni sappia evocare quella linea di ricerca che dal muro di “Fallimento” del primo Balla attraverso le periferie di Sironi si sospinge fino al Vangelli del secondo dopoguerra, e trova nei Vespignani una nuova stagione. Senza dimenticare il lavoro di un pittore solitario ed in oblio come Bruno Biagi nel quale Pasolini in un partecipe testo ritrovava l’atmosfera struggente della sua “Primavera all’INA casa”, la realtà di “Ragazzi di vita” e di “Una vita violenta”.
Evoca questa struggente storia di pittura, che ha saputo essere immagine della sofferenza e la solitudine della città, ma con modi personali espressione di una visione originale ed autentica. Bisonni vive in campagna, all’ombra dell’Abbazia di Farfa con negli occhi la luce ed i colori di quella terra, del paesaggio sabino in uno sguardo che si spinge fino al Monte Soratte, a quelle vette innevate e avverte tutto l’assurdo della città; ne percepisce la tristezza, tutto ciò poi è motivo di depressione. Ma accende una luce su una scritta, segue con lo sguardo un tram che passa e l’entrata di un treno, sprazzi di luce a interrompere la coltre di nebbia e cemento che infeltrisce il colore; riscatta dall’inquinamento uno scorcio di cielo, o lo scorrere di un fiume a spezzare quel susseguirsi grigio dei palazzi, un solo, impossibile muro.
E’ che Bisonni non si rassegna alla realtà dei “non luoghi” che sono diventati lo spazio dell’esistenza; insegue in uno strappo di colore, in una vibrazione di movimento, in una luce che si accende, le tracce di una presenza di vita che la pittura scopre per ritrovare “i luoghi dell’anima”.
Corpo vivo nel corpo del mondo dove la comunicazione è realtà, perché tutto torna ad essere anima.
Elio Mercuri traccia un’interessante profilo dell’artista: Oggi la sua ricerca è dominata dal senso della città, segnata dalla sensazione sofferta di una sua desolazione, di grigiore, di muri sgretolati, di grovigli di fili, di rotaie in una situazione che immerge nell’ombra e nelle nebbie ogni presenza, il “monumento” e il palazzo in un’atmosfera pesante, tesa, dove i tralicci sono sbarre di gabbia, invisibile eppure opprimente prigione, segno del suo essere ormai insieme di “non luoghi” dove si consuma ogni giorno il dramma della solitudine e dell’incomunicabilità.
E’ straordinario come Bisonni sappia evocare quella linea di ricerca che dal muro di “Fallimento” del primo Balla attraverso le periferie di Sironi si sospinge fino al Vangelli del secondo dopoguerra, e trova nei Vespignani una nuova stagione. Senza dimenticare il lavoro di un pittore solitario ed in oblio come Bruno Biagi nel quale Pasolini in un partecipe testo ritrovava l’atmosfera struggente della sua “Primavera all’INA casa”, la realtà di “Ragazzi di vita” e di “Una vita violenta”.
Evoca questa struggente storia di pittura, che ha saputo essere immagine della sofferenza e la solitudine della città, ma con modi personali espressione di una visione originale ed autentica. Bisonni vive in campagna, all’ombra dell’Abbazia di Farfa con negli occhi la luce ed i colori di quella terra, del paesaggio sabino in uno sguardo che si spinge fino al Monte Soratte, a quelle vette innevate e avverte tutto l’assurdo della città; ne percepisce la tristezza, tutto ciò poi è motivo di depressione. Ma accende una luce su una scritta, segue con lo sguardo un tram che passa e l’entrata di un treno, sprazzi di luce a interrompere la coltre di nebbia e cemento che infeltrisce il colore; riscatta dall’inquinamento uno scorcio di cielo, o lo scorrere di un fiume a spezzare quel susseguirsi grigio dei palazzi, un solo, impossibile muro.
E’ che Bisonni non si rassegna alla realtà dei “non luoghi” che sono diventati lo spazio dell’esistenza; insegue in uno strappo di colore, in una vibrazione di movimento, in una luce che si accende, le tracce di una presenza di vita che la pittura scopre per ritrovare “i luoghi dell’anima”.
Corpo vivo nel corpo del mondo dove la comunicazione è realtà, perché tutto torna ad essere anima.
17
dicembre 2004
Fabio Bisonni – Appunti sulla città
Dal 17 dicembre 2004 all'otto gennaio 2005
arte contemporanea
Location
MARGUTTA 3 – INES IZZO ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Roma, Via Margutta, 3, (Roma)
Vernissage
17 Dicembre 2004, ore 18.00
Autore