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Fabio Marazzi – La vita è un sogno
Tutte le fotografie di questa mostra fanno dunque parte di un progetto di più ampio respiro iniziato parecchi anni fa e che solo ora Fabio ha voluto comunicare all’esterno.
Comunicato stampa
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Nello scegliere il titolo di questa personale Fabio Marazzi ha preso in prestito una frase al suo maestro di Tai-ji. E’ importante dirlo perché ( per stessa ammissione dell’artista) la sua fotografia nasce in simbiosi e come “rivelazione” sulla carta di alcuni assunti del buddismo, religione
scelta e praticata da molto anni. Il più fondamentale di questi insegnamenti che F. M. vuole evidenziare come focus, centro significante del suo lavoro( come dell’esistenza) è che il mondo visibile è una proiezione della nostra visione interna: creazione ed epifania
di un terzo occhio, universo emblematico che le tracce fotografiche svelano a chi guarda.
Viene così risolta in modo drastico- “definitivamente”- la secolare diatriba (interna ad una riflessione occidentale sull’arte occidentale) sull’oggettività o meno della fotografia nel rappresentare la realtà: per F.M. la fotografia è totalmente proiezione interiore. Il problema non si pone .
Tutte le fotografie di questa mostra fanno dunque parte di un progetto di più ampio respiro iniziato parecchi anni fa e che solo ora Fabio ha voluto comunicare all’esterno. Questa è infatti la sua seconda personale a breve distanza dalla prima (Monterotondo; Porta del Sogno; Grafica Campioli;settembre 2003)
Ogni foto ha un titolo che racchiude un’allegoria: La Via è all’interno, La Scala non è la Luna), Carne e Guerra ( a sottolineare come l’idea della realtà come visione interiore non implica una disattenzione ai problemi quotidiani del mondo) e ognuna contiene dei simboli “aperti”, non “blindati”, ma che ci trasportano immediatamente in un universo popolato da oggetti, animali
veri o finti, vivi o morti, gnomi e
giocattoli presi in prestito all’infanzia, nebulose avvolgenti di colori.
E ancora: primi piani di persone, ritratti reali che si inseriscono in questo “zona franca” posta sulla soglia invisibile tra veglia e sogno, dove tutto si confonde e nello stesso tempo si impone, si di-stacca dallo sfondo cartaceo
a ricordarci una contingenza onirica che la bidimensionalità delle immagini rende su un unico piano di significato e in un’ unica unità temporale dove tutto nasce e muore simultaneamente nell’attimo irripetibile e misterioso dello scatto fotografico. E’ lì, in questa unicità e importanza data al classico
gesto di ripresa fotografica, che la fotografia di Fabio Marazzi racchiude- come in uno scrigno- tutta la sua ricchezza e grazia, il suo senso “reale”.
In questa serie fotografica una presenza maggiore delle altre è data dagli uccelli : finti, di vario materiale, che appaiono dappertutto e in qualche modo ricordano le visioni alchemiche di Jeronimus Bosch, i suoi quadri, dove appunto curiosi, enormi, uccelli si muovevano vicino ad ampolle, uova simboliche e figure umane in miniatura. Anche lì la prospettiva era totalmente inventata: ogni elemento riprodotto e inserito fuori della sua misura “reale”.
L’enigma di espressioni artistiche che si “richiamano” a distanza di secoli.
scelta e praticata da molto anni. Il più fondamentale di questi insegnamenti che F. M. vuole evidenziare come focus, centro significante del suo lavoro( come dell’esistenza) è che il mondo visibile è una proiezione della nostra visione interna: creazione ed epifania
di un terzo occhio, universo emblematico che le tracce fotografiche svelano a chi guarda.
Viene così risolta in modo drastico- “definitivamente”- la secolare diatriba (interna ad una riflessione occidentale sull’arte occidentale) sull’oggettività o meno della fotografia nel rappresentare la realtà: per F.M. la fotografia è totalmente proiezione interiore. Il problema non si pone .
Tutte le fotografie di questa mostra fanno dunque parte di un progetto di più ampio respiro iniziato parecchi anni fa e che solo ora Fabio ha voluto comunicare all’esterno. Questa è infatti la sua seconda personale a breve distanza dalla prima (Monterotondo; Porta del Sogno; Grafica Campioli;settembre 2003)
Ogni foto ha un titolo che racchiude un’allegoria: La Via è all’interno, La Scala non è la Luna), Carne e Guerra ( a sottolineare come l’idea della realtà come visione interiore non implica una disattenzione ai problemi quotidiani del mondo) e ognuna contiene dei simboli “aperti”, non “blindati”, ma che ci trasportano immediatamente in un universo popolato da oggetti, animali
veri o finti, vivi o morti, gnomi e
giocattoli presi in prestito all’infanzia, nebulose avvolgenti di colori.
E ancora: primi piani di persone, ritratti reali che si inseriscono in questo “zona franca” posta sulla soglia invisibile tra veglia e sogno, dove tutto si confonde e nello stesso tempo si impone, si di-stacca dallo sfondo cartaceo
a ricordarci una contingenza onirica che la bidimensionalità delle immagini rende su un unico piano di significato e in un’ unica unità temporale dove tutto nasce e muore simultaneamente nell’attimo irripetibile e misterioso dello scatto fotografico. E’ lì, in questa unicità e importanza data al classico
gesto di ripresa fotografica, che la fotografia di Fabio Marazzi racchiude- come in uno scrigno- tutta la sua ricchezza e grazia, il suo senso “reale”.
In questa serie fotografica una presenza maggiore delle altre è data dagli uccelli : finti, di vario materiale, che appaiono dappertutto e in qualche modo ricordano le visioni alchemiche di Jeronimus Bosch, i suoi quadri, dove appunto curiosi, enormi, uccelli si muovevano vicino ad ampolle, uova simboliche e figure umane in miniatura. Anche lì la prospettiva era totalmente inventata: ogni elemento riprodotto e inserito fuori della sua misura “reale”.
L’enigma di espressioni artistiche che si “richiamano” a distanza di secoli.
07
febbraio 2004
Fabio Marazzi – La vita è un sogno
Dal 07 al 13 febbraio 2004
fotografia
Location
ODRADEK LA LIBRERIA
Roma, Via Dei Banchi Vecchi, 57, (Roma)
Roma, Via Dei Banchi Vecchi, 57, (Roma)
Orario di apertura
dal Lun. al ven. con orario continuato dalle 9 alle 20:30 e la domenica dalle 10.00 alle 20.00
Vernissage
7 Febbraio 2004, h. 18.00