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Fabio Martino – Frater Franciscvs
Partendo dall’immagine del giovane Francesco, opera di un pittore anonimo benedettino del XIII sec. e conservata presso lo Speco di Subiaco, la mostra fotografica propone una serie di ritratti dei frati minori che vivono nella Provincia Romana tramandando la proposta di fede del Poverello d’Assisi
Comunicato stampa
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Frater Franciscvs
.... Immagino il giovane Francesco affacciarsi timido nel romitorio benedettino tra le montagne e chiedere ospitalità ai monaci lì presenti che non aspettavano nessuno. Francesco è di passaggio, deve assistere alla benedizione di un altare lì vicino, un semplice comunissimo altare. E’ stanco, ha sete. I suoi compagni sono ore che gli chiedono di fare una sosta; lui avrebbe proseguito il viaggio, vive in un tempo e in uno spazio scanditi dal battito non del suo cuore ma di chi lo ha creato.
La comunità benedettina non immagina ancora che l’uomo di fronte a loro sarà il Santo di Assisi, il primo uomo a cui verranno impresse le Stimmate, segno di completa unione con l’Altissimo. La storia del ragazzo di Assisi che ha lasciato la sua famiglia, la sua casa e che va in giro benedicendo Dio vestito solo di un abito rozzo, a loro non è ancora arrivata. Nella piccola comunità nascosta tra le montagne le notizie non giungono come a noi oggi in tempo reale: tutto è molto più dilatato, “lento”.
Solo alla fine del soggiorno, prima del congedo da parte del drappello di assisani, i monaci si rendono conto di chi veramente hanno avuto come ospite, ed uno di loro, un giovane pittore, stordito da quello sguardo dolce ed inquieto, gli chiede il tempo necessario per poterlo ritrarre, fissare i suoi occhi su una tela.
Ma Francesco ha fretta, è inquieto, testardo, deve andare, non può più aspettare. Allora il giovane pittore disperato prende di corsa i suoi pennelli ancora sporchi di colore, li lava e lo dipinge lì sulla parete accanto a loro, così come si trova, in piedi, di corsa, insofferente.
Questa è per me la storia del ritratto dell’Anonimo del sublacense, così percepisco l’atmosfera di quei momenti vissuti tra le rocce dello Speco da uomini come noi secoli fa. Un disegno fatto a tutti i costi e comunque, per fissare un istante, per rinchiudere in una tela improvvisata gli occhi di chi non vuoi dimenticare.
Fabio Martino
e-mail: fabiomartino.foto@gmail.com
tel. 335/7001222
Biografia
Fabio Martino nasce a Roma nel 1967.
Inizia a fotografare dall’età di quindici anni con una Mamiya 35mm acquistata d’occasione. Attraverso il mirino trova la relazione con ciò che lo circonda e diventa il suo modo per capire la vita.
… fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.
Henri CARTIER BRESSON
Presentazione del Ministro provinciale
Accanto al monaco pittore anonimo, cui si deve il ritratto di Francesco dello Speco di Subiaco, e di cui parla l’autore della mostra, Fabio Martino, mi viene subito in mente il famoso pittore Cimabue, giunto in Assisi verso il 1280. A lui si deve, nel transetto destro della basilica inferiore, quello stupendo capolavoro che tutti conosciamo. La Madonna, dolce e malinconica, seduta su un trono regale, affiancata da quattro angeli. A sinistra c’è forse la figura di sant’Antonio, eliminata all’inizio del ‘300 per far posto alla scena della crocifissione giottesca. A destra il famoso ritratto del Poverello, corrispondente alla descrizione lasciataci dal suo primo biografo, Tommaso da Celano:
“... Di statura piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, volto un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri di misura normale e tutta semplicità, capelli pure scuri, sopracciglia dritte, naso giusto, sottile e dritto, orecchie dritte ma piccole, tempie piane, lingua mite, bruciante e penetrante, voce robusta, dolce e sonora, denti uniti, uguali e bianchi, labbra piccole e sottili, barba nera e rara, spalle dritte, mani scarne, dita lunghe, unghie sporgenti, gambe snelle, piedi piccoli, pelle delicata, magro, veste ruvida, sonno brevissimo, mano generosissima. Nella sua incomparabile umiltà si mostrava buono e comprensivo con tutti, adattandosi in modo opportuno e saggio ai costumi di ognuno. Veramente più santo tra i santi, e tra i peccatori come uno di loro”. (1Cel 83. FF 465)
Paolino di Nola, in una lettera a Sulpicio Severo, descrive ciò che ha inventato per la sua chiesa di Nola: Paolino distingue le pitture dei muri, che chiama “spettacolo” (ossia mostrato, messo davanti agli occhi) dall’abside, che è teofania mediante una epifania. Teofania è parola greca che sta a dire manifestazione del nostro Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Epifania è Luce, conoscenza del nostro Dio che ci è manifestato in Cristo. Una nube in un mosaico sta a significare Spirito, acqua che feconda. Si possono così, con una semplice grammatica, ascoltare le immagini e guardare le parole.
Si dice comunemente che la pittura è fatta per i non dotti e la Scrittura è fatta per i dotti. Ma questi sono luoghi comuni perché leggere dall’iconografia è più difficile che leggere le scritture. Allo stesso tempo siamo dinanzi al linguaggio del simbolo, di sui si nutre, ad esempio, la liturgia. Un linguaggio ben più ricco di tante parole. Per questo la liturgia richiede anche silenzio.
Questo miracolo si rinnova ogni volta che un artista esprime, secondo la propria sensibilità, quanto si trova già nel suo cuore, lente con cui si penetra la realtà che ci circonda dando luogo ad una parola nuova che si può vedere, che è lì perché da essa si sprigioni un suono che faccia vibrare, negli occhi e nel cuore di chi guarda, immagini e sensazioni. Grazie, dunque, a Fabio Martino, dell’Ordine Francescano Secolare, e congratulazioni per l’ottimo risultato raggiunto, con encomiabile impegno e professionalità.
Forse da qui possiamo apprendere un atteggiamento corretto anche per visitare la mostra fotografica realizzata nel chiostro di Frascati: lasciare che nel silenzio i volti e le immagini penetrino nel cuore e ravvivino in noi il gusto del bello.
Una bellezza che, come diceva Dostoijewski, salverà il mondo.
Fr. Marino Porcelli, ofm
Ministro provinciale
.... Immagino il giovane Francesco affacciarsi timido nel romitorio benedettino tra le montagne e chiedere ospitalità ai monaci lì presenti che non aspettavano nessuno. Francesco è di passaggio, deve assistere alla benedizione di un altare lì vicino, un semplice comunissimo altare. E’ stanco, ha sete. I suoi compagni sono ore che gli chiedono di fare una sosta; lui avrebbe proseguito il viaggio, vive in un tempo e in uno spazio scanditi dal battito non del suo cuore ma di chi lo ha creato.
La comunità benedettina non immagina ancora che l’uomo di fronte a loro sarà il Santo di Assisi, il primo uomo a cui verranno impresse le Stimmate, segno di completa unione con l’Altissimo. La storia del ragazzo di Assisi che ha lasciato la sua famiglia, la sua casa e che va in giro benedicendo Dio vestito solo di un abito rozzo, a loro non è ancora arrivata. Nella piccola comunità nascosta tra le montagne le notizie non giungono come a noi oggi in tempo reale: tutto è molto più dilatato, “lento”.
Solo alla fine del soggiorno, prima del congedo da parte del drappello di assisani, i monaci si rendono conto di chi veramente hanno avuto come ospite, ed uno di loro, un giovane pittore, stordito da quello sguardo dolce ed inquieto, gli chiede il tempo necessario per poterlo ritrarre, fissare i suoi occhi su una tela.
Ma Francesco ha fretta, è inquieto, testardo, deve andare, non può più aspettare. Allora il giovane pittore disperato prende di corsa i suoi pennelli ancora sporchi di colore, li lava e lo dipinge lì sulla parete accanto a loro, così come si trova, in piedi, di corsa, insofferente.
Questa è per me la storia del ritratto dell’Anonimo del sublacense, così percepisco l’atmosfera di quei momenti vissuti tra le rocce dello Speco da uomini come noi secoli fa. Un disegno fatto a tutti i costi e comunque, per fissare un istante, per rinchiudere in una tela improvvisata gli occhi di chi non vuoi dimenticare.
Fabio Martino
e-mail: fabiomartino.foto@gmail.com
tel. 335/7001222
Biografia
Fabio Martino nasce a Roma nel 1967.
Inizia a fotografare dall’età di quindici anni con una Mamiya 35mm acquistata d’occasione. Attraverso il mirino trova la relazione con ciò che lo circonda e diventa il suo modo per capire la vita.
… fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.
Henri CARTIER BRESSON
Presentazione del Ministro provinciale
Accanto al monaco pittore anonimo, cui si deve il ritratto di Francesco dello Speco di Subiaco, e di cui parla l’autore della mostra, Fabio Martino, mi viene subito in mente il famoso pittore Cimabue, giunto in Assisi verso il 1280. A lui si deve, nel transetto destro della basilica inferiore, quello stupendo capolavoro che tutti conosciamo. La Madonna, dolce e malinconica, seduta su un trono regale, affiancata da quattro angeli. A sinistra c’è forse la figura di sant’Antonio, eliminata all’inizio del ‘300 per far posto alla scena della crocifissione giottesca. A destra il famoso ritratto del Poverello, corrispondente alla descrizione lasciataci dal suo primo biografo, Tommaso da Celano:
“... Di statura piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, volto un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri di misura normale e tutta semplicità, capelli pure scuri, sopracciglia dritte, naso giusto, sottile e dritto, orecchie dritte ma piccole, tempie piane, lingua mite, bruciante e penetrante, voce robusta, dolce e sonora, denti uniti, uguali e bianchi, labbra piccole e sottili, barba nera e rara, spalle dritte, mani scarne, dita lunghe, unghie sporgenti, gambe snelle, piedi piccoli, pelle delicata, magro, veste ruvida, sonno brevissimo, mano generosissima. Nella sua incomparabile umiltà si mostrava buono e comprensivo con tutti, adattandosi in modo opportuno e saggio ai costumi di ognuno. Veramente più santo tra i santi, e tra i peccatori come uno di loro”. (1Cel 83. FF 465)
Paolino di Nola, in una lettera a Sulpicio Severo, descrive ciò che ha inventato per la sua chiesa di Nola: Paolino distingue le pitture dei muri, che chiama “spettacolo” (ossia mostrato, messo davanti agli occhi) dall’abside, che è teofania mediante una epifania. Teofania è parola greca che sta a dire manifestazione del nostro Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Epifania è Luce, conoscenza del nostro Dio che ci è manifestato in Cristo. Una nube in un mosaico sta a significare Spirito, acqua che feconda. Si possono così, con una semplice grammatica, ascoltare le immagini e guardare le parole.
Si dice comunemente che la pittura è fatta per i non dotti e la Scrittura è fatta per i dotti. Ma questi sono luoghi comuni perché leggere dall’iconografia è più difficile che leggere le scritture. Allo stesso tempo siamo dinanzi al linguaggio del simbolo, di sui si nutre, ad esempio, la liturgia. Un linguaggio ben più ricco di tante parole. Per questo la liturgia richiede anche silenzio.
Questo miracolo si rinnova ogni volta che un artista esprime, secondo la propria sensibilità, quanto si trova già nel suo cuore, lente con cui si penetra la realtà che ci circonda dando luogo ad una parola nuova che si può vedere, che è lì perché da essa si sprigioni un suono che faccia vibrare, negli occhi e nel cuore di chi guarda, immagini e sensazioni. Grazie, dunque, a Fabio Martino, dell’Ordine Francescano Secolare, e congratulazioni per l’ottimo risultato raggiunto, con encomiabile impegno e professionalità.
Forse da qui possiamo apprendere un atteggiamento corretto anche per visitare la mostra fotografica realizzata nel chiostro di Frascati: lasciare che nel silenzio i volti e le immagini penetrino nel cuore e ravvivino in noi il gusto del bello.
Una bellezza che, come diceva Dostoijewski, salverà il mondo.
Fr. Marino Porcelli, ofm
Ministro provinciale
06
giugno 2009
Fabio Martino – Frater Franciscvs
Dal 06 al 21 giugno 2009
fotografia
Location
CHIESA DI SAN BONAVENTURA
Frascati, Via San Francesco D'assisi, (Roma)
Frascati, Via San Francesco D'assisi, (Roma)
Autore