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Fabio Mattei
In mostra dieci grandi tele di Fabio Mattei saranno esposte nella splendida cornice del Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, piccolo museo di un borgo della campagna laziale che pure compare tra le prime dieci raccolte pubbliche d’arte contemporanea in Italia.
Comunicato stampa
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Dal 2 ottobre dieci grandi tele di Fabio Mattei saranno esposte nella splendida cornice del Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, piccolo museo di un borgo della campagna laziale che pure compare tra le prime dieci raccolte pubbliche d’arte contemporanea in Italia. L’invito ad esporre nelle sale di questa speciale galleria è un riconoscimento al talento di un artista tributato con parsimonia. La personale d’esordio del romano Fabio Mattei ha dunque il sapore di un primo importante attestato della qualità del suo lavoro.
Mattei (Roma 1958) arriva al debutto ufficiale in pittura avendo alle spalle una precedente carriera che, per la sua attuale attività, rappresenta un eccezionale apprendistato. A quel passato bisogna pertanto fare riferimento per comprendere alcune peculiarità dei suoi dipinti. L’autore delle grandi pitture tendenzialmente aniconiche esposte nelle sale del Museo di Anticoli è stato infatti l’ultimo esponente di una tradizione di pittori scenografi che, risalendo nel tempo, porta dritti dritti al leggendario nome di Carlo Ferrari, lo scenografo di Giuseppe Verdi alla Scala. La strada che conduce ai grandi fasti della scenografia classica passa attraverso il padre di Fabio, Silvano Mattei, prima allievo e poi socio di Camillo Parravicini, una figura importante nella storia della scenografia italiana del ‘900, nonché figlio di quel famoso Angelo Parravicini allievo a sua volta di Carlo Ferrari. A dipingere fondali Fabio ha iniziato da ragazzino e, quando il vecchio Camillo Parravicini è morto, ha preso il suo posto nell’attività di famiglia specializzandosi nel disegno delle complesse composizioni prospettiche commissionate ai Mattei non solo dai principali teatri d’opera europei ma anche dalla televisione e dal cinema. “Sino alla metà degli anni ’90 - ricorda Fabio Mattei - ”la scenografia dipinta era ancora molto in voga e le committenze arrivavano numerose da ogni parte d’Europa e dagli Stati Uniti. Si lavorava moltissimo, anche perché la nostra capacità di intervento si estendeva dall’ambito prettamente scenografico a quello della decorazione degli stabili”. Un settore, quello del decor teatrale, nel quale la famiglia Mattei ha firmato lavori importanti: il rifacimento del sipario storico dell’Opéra di Parigi, la decorazione della sala grande del Teatro di Ratisbona e, soprattutto, il ripristino di larga parte della decorazione pittorica della Fenice di Venezia dopo il rovinoso incendio del ’96. L’ultima commissione della gloriosa Scenografia Mattei è un fondale architettonico di spettacolare complessità eseguito per il Maggio Fiorentino. Un capolavoro di alto artigianato che Fabio Mattei ha voluto realizzare completamente da solo prima di chiudere il laboratorio, nel 2008. “Non si poteva fare diversamente, mio padre aveva smesso di dipingere e le scene dipinte non si usavano quasi più, ho dovuto prendere atto della fine di quella nostra antica arte e ho voltato pagina. Ero d’altronde pronto per farlo: da tempo l’originario entusiasmo per un lavoro, certamente meraviglioso, ma di pura riproduzione, aveva lasciato il posto a un crescente disagio. Rimaneva intatta la passione per la pittura, troppo forte per non provare la voglia di dipingere qualcosa di mio”.
Le opere esposte al Civico Museo di Anticoli Corrado sono quelle del nuovo corso: una pittura tendenzialmente astratta che governa gli scarni elementi figurativi presenti attraverso una rigorosa stilizzazione. Che nasce dall’esigenza di sperimentare un tratto libero, ampio, cercando una collocazione – come suggerisce Carlo Fabrizio Carli nel suo saggio in catalogo – in una poetica del segno e del gesto. Che abolisce del tutto il disegno preparatorio, così importante invece nella pittura di scena. Che si sforza di non cadere mai nella citazione, ma, se proprio deve trovarsi una fonte di ispirazione, la va a cercare nell’arte del paleolitico, ignorando completamente il confronto con l’arte raffinata prodotta in Occidente tra ‘500 e ‘800. Una pittura, insomma, che sembra collocarsi a siderale distanza dalle mimetiche invenzioni architettoniche della vita professionale precedente, pur dovendo a quella esperienza fuori dall’ordinario molto più di quanto non dichiari. E’ infatti alla dura lezione di bottega ricevuta in famiglia che Mattei deve la predilezione per il grande formato e la disinvoltura con cui lo affronta continuando ad utilizzare molti degli strumenti e delle materie tipici della pittura scenografica. A partire da certi giganteschi pennelli, così insoliti che Paolo Bertoletti, curatore della rassegna, ha deciso di esporli. O affiancando ai colori acrilici i pigmenti prediletti dagli scenografi, magari insieme al carbone. Intendiamoci, non il carboncino, ma proprio i grandi rami di carbone morbido indispensabili a chi disegna fondali di trenta, quaranta metri.
Quando viene sollecitato a descrivere il suo attuale lavoro – cosa che fa con reticenza, convinto com’è che la pittura parli un linguaggio suo proprio – Mattei dice di essere interessato a dipingere le tracce del passaggio del tempo e dell’uomo nel tempo. Forse per questo nelle sue grandi superfici dipinte affiorano echi di pittura rupestre e molti dei critici che hanno voluto commentarle parlano di suggestioni archeologiche.
Centrale nella sua ricerca il ruolo del colore, al quale si affida per costruire la composizione, contenendosi però entro una limitata gamma di tinte con risultati di sobria ma raffinata eleganza.
Anticoli Corrado, la piccola Atene della campagna romana - prediletta, sin dall’inizio dell’800, da artisti e intellettuali di ogni parte del mondo - tiene a battesimo Fabio Mattei, un pittore tra innovazione e romanzo familiare.
Mattei (Roma 1958) arriva al debutto ufficiale in pittura avendo alle spalle una precedente carriera che, per la sua attuale attività, rappresenta un eccezionale apprendistato. A quel passato bisogna pertanto fare riferimento per comprendere alcune peculiarità dei suoi dipinti. L’autore delle grandi pitture tendenzialmente aniconiche esposte nelle sale del Museo di Anticoli è stato infatti l’ultimo esponente di una tradizione di pittori scenografi che, risalendo nel tempo, porta dritti dritti al leggendario nome di Carlo Ferrari, lo scenografo di Giuseppe Verdi alla Scala. La strada che conduce ai grandi fasti della scenografia classica passa attraverso il padre di Fabio, Silvano Mattei, prima allievo e poi socio di Camillo Parravicini, una figura importante nella storia della scenografia italiana del ‘900, nonché figlio di quel famoso Angelo Parravicini allievo a sua volta di Carlo Ferrari. A dipingere fondali Fabio ha iniziato da ragazzino e, quando il vecchio Camillo Parravicini è morto, ha preso il suo posto nell’attività di famiglia specializzandosi nel disegno delle complesse composizioni prospettiche commissionate ai Mattei non solo dai principali teatri d’opera europei ma anche dalla televisione e dal cinema. “Sino alla metà degli anni ’90 - ricorda Fabio Mattei - ”la scenografia dipinta era ancora molto in voga e le committenze arrivavano numerose da ogni parte d’Europa e dagli Stati Uniti. Si lavorava moltissimo, anche perché la nostra capacità di intervento si estendeva dall’ambito prettamente scenografico a quello della decorazione degli stabili”. Un settore, quello del decor teatrale, nel quale la famiglia Mattei ha firmato lavori importanti: il rifacimento del sipario storico dell’Opéra di Parigi, la decorazione della sala grande del Teatro di Ratisbona e, soprattutto, il ripristino di larga parte della decorazione pittorica della Fenice di Venezia dopo il rovinoso incendio del ’96. L’ultima commissione della gloriosa Scenografia Mattei è un fondale architettonico di spettacolare complessità eseguito per il Maggio Fiorentino. Un capolavoro di alto artigianato che Fabio Mattei ha voluto realizzare completamente da solo prima di chiudere il laboratorio, nel 2008. “Non si poteva fare diversamente, mio padre aveva smesso di dipingere e le scene dipinte non si usavano quasi più, ho dovuto prendere atto della fine di quella nostra antica arte e ho voltato pagina. Ero d’altronde pronto per farlo: da tempo l’originario entusiasmo per un lavoro, certamente meraviglioso, ma di pura riproduzione, aveva lasciato il posto a un crescente disagio. Rimaneva intatta la passione per la pittura, troppo forte per non provare la voglia di dipingere qualcosa di mio”.
Le opere esposte al Civico Museo di Anticoli Corrado sono quelle del nuovo corso: una pittura tendenzialmente astratta che governa gli scarni elementi figurativi presenti attraverso una rigorosa stilizzazione. Che nasce dall’esigenza di sperimentare un tratto libero, ampio, cercando una collocazione – come suggerisce Carlo Fabrizio Carli nel suo saggio in catalogo – in una poetica del segno e del gesto. Che abolisce del tutto il disegno preparatorio, così importante invece nella pittura di scena. Che si sforza di non cadere mai nella citazione, ma, se proprio deve trovarsi una fonte di ispirazione, la va a cercare nell’arte del paleolitico, ignorando completamente il confronto con l’arte raffinata prodotta in Occidente tra ‘500 e ‘800. Una pittura, insomma, che sembra collocarsi a siderale distanza dalle mimetiche invenzioni architettoniche della vita professionale precedente, pur dovendo a quella esperienza fuori dall’ordinario molto più di quanto non dichiari. E’ infatti alla dura lezione di bottega ricevuta in famiglia che Mattei deve la predilezione per il grande formato e la disinvoltura con cui lo affronta continuando ad utilizzare molti degli strumenti e delle materie tipici della pittura scenografica. A partire da certi giganteschi pennelli, così insoliti che Paolo Bertoletti, curatore della rassegna, ha deciso di esporli. O affiancando ai colori acrilici i pigmenti prediletti dagli scenografi, magari insieme al carbone. Intendiamoci, non il carboncino, ma proprio i grandi rami di carbone morbido indispensabili a chi disegna fondali di trenta, quaranta metri.
Quando viene sollecitato a descrivere il suo attuale lavoro – cosa che fa con reticenza, convinto com’è che la pittura parli un linguaggio suo proprio – Mattei dice di essere interessato a dipingere le tracce del passaggio del tempo e dell’uomo nel tempo. Forse per questo nelle sue grandi superfici dipinte affiorano echi di pittura rupestre e molti dei critici che hanno voluto commentarle parlano di suggestioni archeologiche.
Centrale nella sua ricerca il ruolo del colore, al quale si affida per costruire la composizione, contenendosi però entro una limitata gamma di tinte con risultati di sobria ma raffinata eleganza.
Anticoli Corrado, la piccola Atene della campagna romana - prediletta, sin dall’inizio dell’800, da artisti e intellettuali di ogni parte del mondo - tiene a battesimo Fabio Mattei, un pittore tra innovazione e romanzo familiare.
02
ottobre 2010
Fabio Mattei
Dal 02 ottobre al 05 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI ANTICOLI CORRADO
Anticoli Corrado, Via Santa Vittoria, 2, (Roma)
Anticoli Corrado, Via Santa Vittoria, 2, (Roma)
Orario di apertura
10.00-13.00 15.00-19.00
Lunedì chiuso
Vernissage
2 Ottobre 2010, ore 11.30
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore