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Fabiola Nicoletti – Gruppo
In questa mostra ci racconta un sogno, giocando con la messa a fuoco e un non ben definito, indecifrato, grezzo, erotico, animalesco, come i nostri sogni, pieno di dubbi e di incertezze, allora modellare non è più un rifugio per tornare a casa, ma per partire verso un viaggio vero ed enigmatico, u
Comunicato stampa
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Testo: di Vincenzo Profeta.
Il concetto di gruppo scultoreo è una pratica artistica vecchia come il cucco, dove per cucco si intende...classico parola di cui si ha sempre un po paura ultimamente, a voi farà venire in mente nomi illustri come Canova o il gruppo scultoreo del Laoconte. Entrare in una galleria giovane a cui viene spesso agganciata la parola underground e trovare qualcosa che ha anche solo un lieve sentore di classico è ormai un illusione, gli esperimenti pop sono in ogni angolo di strada, vedere l’ormai insopportabile pratica della street art, l’inevitabile segno dei tempi, il concettualismo vomitevole a base di new media ci riempie la testa e le orecchie della solita solfa denunciatoria o rinunciataria, fate voi, la sindrome del progetto ci ha un po presi tutti quanti alla gola, e la voglia di scioccare è diventata pura maniera, ormai in pochi e bravi acrobati del reale ci riescono, la pazzia è infatti ormai standardizzata , lo strano è diventato un attempato clichè, tanto e più romantico del romantico stesso, allora tanto vale tornare a casa come fa l'artista e la casa è sempre il classico. Ora, a casa ci si può ritornare in diversi modi, in maniera conservativa e mammona, insomma da bamboccioni, pratica anch’essa tipica dei nostri tempi, o facendo un giro largo e più sperimentale e progressista del solito, un viaggio vero, e quando dico un viaggio vero, non dico andare a vedere le gallerie di Berlino, dico un viaggio mentale, di quelli veramente creativi, tipo quelli che faceva Salgari, che raccontava di avventure e tigri della Malesia, ma non si muoveva da casa. Tornando al concetto di gruppo, si può fare l’amore di gruppo, e c’è chi è di per sé un gruppo, tipo appunto l'artista. Lei è una miriade di possibilità un viaggio continuo con la fantasia, ha questo dono, e nessuno può farci nulla, dipinge acquerelli ed illustra da anni, e da un pò modella e scolpisce anche lì i risultati sono ammirevoli, dei new media le frega poco, difficile trovarla imprigionata in qualche social network ed anche il cellulare le da fastidio, e in questa mostra che, badate bene, lei stessa giudica come un esperimento formale, per contaminare il classico con una nuova modernità, come dice lei appunto, perché gli artisti devono stare lontano dal sociale, e come il buon Carmelo Bene, lei lo detesta il sociale. In questa mostra dicevo ci racconta un sogno, giocando con la messa a fuoco e un non ben definito, indecifrato, grezzo, erotico, animalesco, come i nostri sogni, pieno di dubbi e di incertezze, allora modellare non è più un rifugio per tornare a casa, ma per partire verso un viaggio vero ed enigmatico, una nuova avventura, perché lasciare impresso il tuo segno su un opera è già il viaggio, è già dispersione, è eroina pura, un godimento totale che può renderti felice, ma come la potente droga autodistruggerti, masturbatorio ed esaltante, conoscere se stessi come conosce tutti gli altri, perché in fin dei conti la vita è un luogo comune, vivere di fatto isolati senza accorgersene, difficile spiegarselo intellettualmente ma è questo il mondo dell'artista, ti concede poco, ma quando lo fa ha un che di sacro, il suo procedere è lentissimo ed intransigente, questo gruppo scultoreo apparentemente classico, ci racconta con delle forme consuete ed inconsce, un che di astratto ed indecifrabile, proprio come le piazze di De Chirico. E’scattato un allarme dentro di lei e dentro di noi in questi tempi bui, c’è lo sta segnalando come una spia intermittente, con questo lavoro classico-sperimentale,ora non so se questo allarme è rosso verde o di un altro colore, ma conviene ascoltarlo, perche è acceso dentro ognuno di noi.
Il concetto di gruppo scultoreo è una pratica artistica vecchia come il cucco, dove per cucco si intende...classico parola di cui si ha sempre un po paura ultimamente, a voi farà venire in mente nomi illustri come Canova o il gruppo scultoreo del Laoconte. Entrare in una galleria giovane a cui viene spesso agganciata la parola underground e trovare qualcosa che ha anche solo un lieve sentore di classico è ormai un illusione, gli esperimenti pop sono in ogni angolo di strada, vedere l’ormai insopportabile pratica della street art, l’inevitabile segno dei tempi, il concettualismo vomitevole a base di new media ci riempie la testa e le orecchie della solita solfa denunciatoria o rinunciataria, fate voi, la sindrome del progetto ci ha un po presi tutti quanti alla gola, e la voglia di scioccare è diventata pura maniera, ormai in pochi e bravi acrobati del reale ci riescono, la pazzia è infatti ormai standardizzata , lo strano è diventato un attempato clichè, tanto e più romantico del romantico stesso, allora tanto vale tornare a casa come fa l'artista e la casa è sempre il classico. Ora, a casa ci si può ritornare in diversi modi, in maniera conservativa e mammona, insomma da bamboccioni, pratica anch’essa tipica dei nostri tempi, o facendo un giro largo e più sperimentale e progressista del solito, un viaggio vero, e quando dico un viaggio vero, non dico andare a vedere le gallerie di Berlino, dico un viaggio mentale, di quelli veramente creativi, tipo quelli che faceva Salgari, che raccontava di avventure e tigri della Malesia, ma non si muoveva da casa. Tornando al concetto di gruppo, si può fare l’amore di gruppo, e c’è chi è di per sé un gruppo, tipo appunto l'artista. Lei è una miriade di possibilità un viaggio continuo con la fantasia, ha questo dono, e nessuno può farci nulla, dipinge acquerelli ed illustra da anni, e da un pò modella e scolpisce anche lì i risultati sono ammirevoli, dei new media le frega poco, difficile trovarla imprigionata in qualche social network ed anche il cellulare le da fastidio, e in questa mostra che, badate bene, lei stessa giudica come un esperimento formale, per contaminare il classico con una nuova modernità, come dice lei appunto, perché gli artisti devono stare lontano dal sociale, e come il buon Carmelo Bene, lei lo detesta il sociale. In questa mostra dicevo ci racconta un sogno, giocando con la messa a fuoco e un non ben definito, indecifrato, grezzo, erotico, animalesco, come i nostri sogni, pieno di dubbi e di incertezze, allora modellare non è più un rifugio per tornare a casa, ma per partire verso un viaggio vero ed enigmatico, una nuova avventura, perché lasciare impresso il tuo segno su un opera è già il viaggio, è già dispersione, è eroina pura, un godimento totale che può renderti felice, ma come la potente droga autodistruggerti, masturbatorio ed esaltante, conoscere se stessi come conosce tutti gli altri, perché in fin dei conti la vita è un luogo comune, vivere di fatto isolati senza accorgersene, difficile spiegarselo intellettualmente ma è questo il mondo dell'artista, ti concede poco, ma quando lo fa ha un che di sacro, il suo procedere è lentissimo ed intransigente, questo gruppo scultoreo apparentemente classico, ci racconta con delle forme consuete ed inconsce, un che di astratto ed indecifrabile, proprio come le piazze di De Chirico. E’scattato un allarme dentro di lei e dentro di noi in questi tempi bui, c’è lo sta segnalando come una spia intermittente, con questo lavoro classico-sperimentale,ora non so se questo allarme è rosso verde o di un altro colore, ma conviene ascoltarlo, perche è acceso dentro ognuno di noi.
17
marzo 2012
Fabiola Nicoletti – Gruppo
Dal 17 marzo al 04 aprile 2012
arte moderna e contemporanea
Location
QAMM – QANAT ART MUSIC MEDIA
Palermo, Via Del Parlamento, 23, (Palermo)
Palermo, Via Del Parlamento, 23, (Palermo)
Orario di apertura
tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle 15.30 alle 18.30
Vernissage
17 Marzo 2012, h 19.30
Autore