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Fabrizio Bellanca – All Aluminium Art
fabrizio bellanca, presenta 12 opere inedite, realizzate ad inchiostri da stampa su lastre in alluminio 6 ritratti della serie “greetings from Vienna” e 6 paesaggi urbani su New York, Boston e Como
Comunicato stampa
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il mondo: le emozioni e l'architettura
Non so se Fabrizio Bellanca abbia mai fatto parte delle bande dei graffitisti, ma non mi meraviglierebbe una sua esperienza sui muri della nostra o di altre città. Dai modi di costruire l’immagine propri di quella stagione - ormai superata - l’artista ha tratto spunti per la sua originale proposta pittorica.
Non senza guardarsi indietro. E giungere a concentrare la sua attenzione sulle esperienze e le acquisizioni della pop-art ma soprattutto sulle invenzioni di Andy Warhol, maestro che ha superato la pittura pur rimanendoci pienamente dentro, che ha innovato senza inventare nulla e ha impresso così una nuova sterzata alla narrazione dell’arte.
Interessanti sono in prima istanza materiali e supporti della sua pittura: al posto della tela Fab utilizza le lastre in alluminio, già usate in tipografia e riciclate qui dopo l’uso per la stampa; come colori i particolari inchiostri da stampa offset, densi ma trasparenti nello stesso tempo; e in aggiunta i trasferibili Letraset (lettere dell’alfabeto, numeri e pittogrammi) particolarmente usati in passato da grafici e studi di architettura.
Con questi strumenti affronta i due percorsi preferiti della sua ricerca: le architetture e le persone. Negli edifici va a cercare il genio dell’architetto, la costruzione che ha in sé uno spirito innovativo e che, da sola, è in grado di parlare, per l’articolazione delle superfici, per la gestione dei pieni e dei vuoti, per la poesia di cui è permeata. E qui “gioca con i colori” che definiscono l’immagine e spesso la assolutizzano, spiazzandola da ogni luogo, valorizzandola per quello che è e non per lo spazio in cui è inserita. Nella gente che incontra trova poi le sollecitazioni per un ritratto che viva di una schematizzazione, in cui la figura non è mai tradita, ma piuttosto indagata e resa ancora più singolare. Letta e ricostruita spesso per superfici - quasi carta topografica costruita per curve di livello - la figura vibra e nella sua inconsistenza (o, a volte, all’opposto, nella sua assoluta fisicità) riesce ad essere più viva e intrigante del soggetto cui si riferisce.
Il “disegno” fatto di spatolate di colore, attente e controllate, definisce dei reticoli, ora larghi, ora densi, che lasciano agli spazi liberi dal colore la funzione descrittivo-narrativa. Le presenze in apparenza estranee di lettere, numeri e parole, aggiungono, pur mantenendosi astratte, voce a voce, facendosi colore allo stesso modo di come il colore si fa parola, in un rimando interessante che esce però da schemi già frequentati.
Le immagini ottenute risultano a volte così composite che avrebbero potuto perdersi. Ma in fondo, ad una considerazione attenta, ci si accorge che Bellanca, affida ai colori tipografici la stessa funzione assegnata dagli acquerellisti ai colori ad acqua. L’immagine si costituisce pian piano, per riserva, andandosi a connotare, in modo sorprendente, anziché con i pieni, con i vuoti di colore, attraverso quelle parti delle superfici di alluminio che rimangono pulite, forti solo della propria materia e di quella specchiatura che riesce a rendere, sollecitata dalle parti in colore, il valore plastico ora di un’architettura ora di un volto, ora di un corpo.
Che dire dei temi che spaziano attraverso il mondo, da Como a Boston, a New York? Sono il segno di una globalità che rende tutto uguale, ma anche decisamente altro, che prende l’artista in modi diversi (si vedano i diversi approcci all’immagine) sottolineandone una volta di più quella libertà che gli consente di rispondere - in autonomia anche da se stesso - alle suggestioni e agli stimoli del tempo che sta vivendo.
Luigi Cavadini
Bio FAB italiano
Fabrizio Bellanca nasce a Roma nel 1968; frequenta il Liceo artistico della città diplomandosi nel 1987; successivamente si trasferisce a Milano dove frequenta l’Istituto Superiore di Grafica Pubblicitaria del Castello Sforzesco, conseguendo il diploma nel 1991. Il suo primo approccio alla sfera artistica avviene nel 1989, sviluppando il concetto del graffito metropolitano, e se vogliamo del Writing, caratterizzato da un intreccio di stili, lettere astratte e colori. Il Writing è nato alla fine degli anni ‘60 a New York , nei ghetti di Brooklyn e Manhattan, dove giovani neri ed ispanici cominciarono a ricoprire i muri con nomi e soprannomi d’arte sviluppandolo poi in uno stile in chiave contemporanea.
Dal 1996 la sua pittura si arricchisce di nuove interpretazioni e di tecniche come l’olio con l’action painting su superfici materiche. Sta sviluppando l’accostamento tra l’arte e l’informatica impegnandosi nella ricerca di nuove tecniche e forme espressive che vanno dal figurativo all’astratto, utilizzando anche materiali quali lastre d’acciaio incise col trapano da cui è nata una performance musicale-artistica con il gruppo dei Blue Silk. Fabrizio Bellanca è tra i fondatori del Gruppo Artistico “Nova Configurazione”.
Vive e lavora a Como dove è titolare dell’agenzia grafica pubblicitaria “Fab” che si occupa della realizzazione di immagine aziendale, editoria e siti web.
Non so se Fabrizio Bellanca abbia mai fatto parte delle bande dei graffitisti, ma non mi meraviglierebbe una sua esperienza sui muri della nostra o di altre città. Dai modi di costruire l’immagine propri di quella stagione - ormai superata - l’artista ha tratto spunti per la sua originale proposta pittorica.
Non senza guardarsi indietro. E giungere a concentrare la sua attenzione sulle esperienze e le acquisizioni della pop-art ma soprattutto sulle invenzioni di Andy Warhol, maestro che ha superato la pittura pur rimanendoci pienamente dentro, che ha innovato senza inventare nulla e ha impresso così una nuova sterzata alla narrazione dell’arte.
Interessanti sono in prima istanza materiali e supporti della sua pittura: al posto della tela Fab utilizza le lastre in alluminio, già usate in tipografia e riciclate qui dopo l’uso per la stampa; come colori i particolari inchiostri da stampa offset, densi ma trasparenti nello stesso tempo; e in aggiunta i trasferibili Letraset (lettere dell’alfabeto, numeri e pittogrammi) particolarmente usati in passato da grafici e studi di architettura.
Con questi strumenti affronta i due percorsi preferiti della sua ricerca: le architetture e le persone. Negli edifici va a cercare il genio dell’architetto, la costruzione che ha in sé uno spirito innovativo e che, da sola, è in grado di parlare, per l’articolazione delle superfici, per la gestione dei pieni e dei vuoti, per la poesia di cui è permeata. E qui “gioca con i colori” che definiscono l’immagine e spesso la assolutizzano, spiazzandola da ogni luogo, valorizzandola per quello che è e non per lo spazio in cui è inserita. Nella gente che incontra trova poi le sollecitazioni per un ritratto che viva di una schematizzazione, in cui la figura non è mai tradita, ma piuttosto indagata e resa ancora più singolare. Letta e ricostruita spesso per superfici - quasi carta topografica costruita per curve di livello - la figura vibra e nella sua inconsistenza (o, a volte, all’opposto, nella sua assoluta fisicità) riesce ad essere più viva e intrigante del soggetto cui si riferisce.
Il “disegno” fatto di spatolate di colore, attente e controllate, definisce dei reticoli, ora larghi, ora densi, che lasciano agli spazi liberi dal colore la funzione descrittivo-narrativa. Le presenze in apparenza estranee di lettere, numeri e parole, aggiungono, pur mantenendosi astratte, voce a voce, facendosi colore allo stesso modo di come il colore si fa parola, in un rimando interessante che esce però da schemi già frequentati.
Le immagini ottenute risultano a volte così composite che avrebbero potuto perdersi. Ma in fondo, ad una considerazione attenta, ci si accorge che Bellanca, affida ai colori tipografici la stessa funzione assegnata dagli acquerellisti ai colori ad acqua. L’immagine si costituisce pian piano, per riserva, andandosi a connotare, in modo sorprendente, anziché con i pieni, con i vuoti di colore, attraverso quelle parti delle superfici di alluminio che rimangono pulite, forti solo della propria materia e di quella specchiatura che riesce a rendere, sollecitata dalle parti in colore, il valore plastico ora di un’architettura ora di un volto, ora di un corpo.
Che dire dei temi che spaziano attraverso il mondo, da Como a Boston, a New York? Sono il segno di una globalità che rende tutto uguale, ma anche decisamente altro, che prende l’artista in modi diversi (si vedano i diversi approcci all’immagine) sottolineandone una volta di più quella libertà che gli consente di rispondere - in autonomia anche da se stesso - alle suggestioni e agli stimoli del tempo che sta vivendo.
Luigi Cavadini
Bio FAB italiano
Fabrizio Bellanca nasce a Roma nel 1968; frequenta il Liceo artistico della città diplomandosi nel 1987; successivamente si trasferisce a Milano dove frequenta l’Istituto Superiore di Grafica Pubblicitaria del Castello Sforzesco, conseguendo il diploma nel 1991. Il suo primo approccio alla sfera artistica avviene nel 1989, sviluppando il concetto del graffito metropolitano, e se vogliamo del Writing, caratterizzato da un intreccio di stili, lettere astratte e colori. Il Writing è nato alla fine degli anni ‘60 a New York , nei ghetti di Brooklyn e Manhattan, dove giovani neri ed ispanici cominciarono a ricoprire i muri con nomi e soprannomi d’arte sviluppandolo poi in uno stile in chiave contemporanea.
Dal 1996 la sua pittura si arricchisce di nuove interpretazioni e di tecniche come l’olio con l’action painting su superfici materiche. Sta sviluppando l’accostamento tra l’arte e l’informatica impegnandosi nella ricerca di nuove tecniche e forme espressive che vanno dal figurativo all’astratto, utilizzando anche materiali quali lastre d’acciaio incise col trapano da cui è nata una performance musicale-artistica con il gruppo dei Blue Silk. Fabrizio Bellanca è tra i fondatori del Gruppo Artistico “Nova Configurazione”.
Vive e lavora a Como dove è titolare dell’agenzia grafica pubblicitaria “Fab” che si occupa della realizzazione di immagine aziendale, editoria e siti web.
04
settembre 2010
Fabrizio Bellanca – All Aluminium Art
Dal 04 al 25 settembre 2010
arte contemporanea
Location
IL TRAMITE
Como, Via Borgo Vico, 36/38, (Como)
Como, Via Borgo Vico, 36/38, (Como)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 9.30-12.30 15.30-19.30 o su appuntamento
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 18
Sito web
www.fabriziobellanca.com
Autore