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Fabrizio Bonci – Codice Morse
Codice Morse si colloca all’intersezione di suggestioni, metafore e ossessioni diverse. Al suo centro, come suggerisce il titolo, c’è il tema di una comunicazione che si svolge a distanza e che richiede una decifrazione.
Comunicato stampa
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Codice Morse
769. Così essi erano doppiamente colpevoli: e per aver seguito delle vie che non dovevano seguire, e per aver ascoltato cose che non dovevano ascoltare.
Esistono due modi di attraversare un labirinto, se non se ne conosce la pianta: mettere in atto una strategia euristica: ad esempio, seguire una delle pareti tenendola sempre alla propria destra, biforcazione dopo biforcazione. Se il labirinto è immerso nell'oscurità, possiamo usare la mano, tastando i mattoni e gli spigoli, girando ora da una parte ora dall'altra, ma sempre toccando la parete con la mano destra. Seguiremo così il perimetro del labirinto, meandro dopo meandro, fino all'uscita. Oppure possiamo affidarci alla sorte, svoltando ora a destra, ora a sinistra, seguendo intuizioni ingannevoli o le voci lontane che ci sembrerà di udire. Probabilmente ritorneremo senza fine sui nostri passi, senza sapere che in ogni punto siamo già passati innumerevoli volte. Il secondo metodo è il medesimo che dovremmo adottare cercando di attraversare a piedi una strada percorsa da automobili che corrono a tutta velocità in una fitta nebbia. Nel flusso di automobili si apriranno forse dei varchi momentanei, uno dopo l'altro. Fermarsi un istante, riprendere a camminare, fermarsi di nuovo, sperando di scegliere la successione giusta, tra le infinite possibili, di movimenti in avanti e di soste. Per attraversare un labirinto di questo genere non esiste alcuna strategia. Forse, anziché fare un passo in avanti, dovremmo farne uno indietro. In questo momento, circondati da un rumore di fondo assordante, nel bagliore opaco e confuso delle cose che ci vengono incontro.
Codice Morse si colloca all'intersezione di suggestioni, metafore e ossessioni diverse, tuttavia, nonostante il lungo lasso di tempo che separa le opere, forse coerenti tra di loro. Al suo centro, come suggerisce il titolo, c'è il tema di una comunicazione che si svolge a distanza e che richiede una decifrazione. Ogni comunicazione porta con sé la possibilità dell'errore, dell'inganno o del fallimento. Ciò che viene detto può non essere compreso, oppure può essere falso, o può non raggiungere il destinatario e non essere udito. Nella mostra le distanze sono lontananze sfuggenti, nell'oscurità delle quali si svolge un naufragio che resterà ignoto, come nelle immagini di un Grande sonno nero, un cortometraggio del 1992, o prossimità troppo strette che impediscono l'ascolto e il riconoscimento, come nella serie di opere paradossali, ripiegate su se stesse, deformate e lacerate, intitolata, riprendendo il nome dei celebri fratelli siamesi del circo Barnum, Bunker. I segni, poi, sono fuorvianti, conducono in direzioni sbagliate, verso cortocircuiti e attese infinitamente ripetute. Ciò che forse è stato nascosto è stato nascosto troppo bene e non sarà mai rivelato.
Fabrizio Bonci, Caterina Scala
769. Così essi erano doppiamente colpevoli: e per aver seguito delle vie che non dovevano seguire, e per aver ascoltato cose che non dovevano ascoltare.
Esistono due modi di attraversare un labirinto, se non se ne conosce la pianta: mettere in atto una strategia euristica: ad esempio, seguire una delle pareti tenendola sempre alla propria destra, biforcazione dopo biforcazione. Se il labirinto è immerso nell'oscurità, possiamo usare la mano, tastando i mattoni e gli spigoli, girando ora da una parte ora dall'altra, ma sempre toccando la parete con la mano destra. Seguiremo così il perimetro del labirinto, meandro dopo meandro, fino all'uscita. Oppure possiamo affidarci alla sorte, svoltando ora a destra, ora a sinistra, seguendo intuizioni ingannevoli o le voci lontane che ci sembrerà di udire. Probabilmente ritorneremo senza fine sui nostri passi, senza sapere che in ogni punto siamo già passati innumerevoli volte. Il secondo metodo è il medesimo che dovremmo adottare cercando di attraversare a piedi una strada percorsa da automobili che corrono a tutta velocità in una fitta nebbia. Nel flusso di automobili si apriranno forse dei varchi momentanei, uno dopo l'altro. Fermarsi un istante, riprendere a camminare, fermarsi di nuovo, sperando di scegliere la successione giusta, tra le infinite possibili, di movimenti in avanti e di soste. Per attraversare un labirinto di questo genere non esiste alcuna strategia. Forse, anziché fare un passo in avanti, dovremmo farne uno indietro. In questo momento, circondati da un rumore di fondo assordante, nel bagliore opaco e confuso delle cose che ci vengono incontro.
Codice Morse si colloca all'intersezione di suggestioni, metafore e ossessioni diverse, tuttavia, nonostante il lungo lasso di tempo che separa le opere, forse coerenti tra di loro. Al suo centro, come suggerisce il titolo, c'è il tema di una comunicazione che si svolge a distanza e che richiede una decifrazione. Ogni comunicazione porta con sé la possibilità dell'errore, dell'inganno o del fallimento. Ciò che viene detto può non essere compreso, oppure può essere falso, o può non raggiungere il destinatario e non essere udito. Nella mostra le distanze sono lontananze sfuggenti, nell'oscurità delle quali si svolge un naufragio che resterà ignoto, come nelle immagini di un Grande sonno nero, un cortometraggio del 1992, o prossimità troppo strette che impediscono l'ascolto e il riconoscimento, come nella serie di opere paradossali, ripiegate su se stesse, deformate e lacerate, intitolata, riprendendo il nome dei celebri fratelli siamesi del circo Barnum, Bunker. I segni, poi, sono fuorvianti, conducono in direzioni sbagliate, verso cortocircuiti e attese infinitamente ripetute. Ciò che forse è stato nascosto è stato nascosto troppo bene e non sarà mai rivelato.
Fabrizio Bonci, Caterina Scala
13
maggio 2016
Fabrizio Bonci – Codice Morse
Dal 13 al 28 maggio 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA OBLOM
Torino, Via Giuseppe Baretti, 28, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Baretti, 28, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 17-20, sabato su appuntamento
Vernissage
13 Maggio 2016, ore 20,00
Autore
Curatore