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Fabrizio Ceccardi – In Contumacia
Il racconto del quotidiano, della vita normale nel lavoro di Fabrizio Ceccardi si rovescia. Ciò che si vede è la non normalità della vita quotidiana, la vita quotidiana “perturbante” e “perturbata”, silenziosa e in tumulto, sospesa e anarchica, in cui regna sovrano un ordine metafisico, surreale.
Comunicato stampa
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L’ordine dell’anarchia
Il racconto del quotidiano, della vita normale nel lavoro di Fabrizio Ceccardi si rovescia. Ciò che si vede è la non normalità della vita quotidiana, la vita quotidiana “perturbante” e “perturbata”, silenziosa e in tumulto, sospesa e anarchica, in cui regna sovrano un ordine metafisico, surreale.
La parte dei lavori intitolata “Stanze segrete ” vede l’immersione in un mondo calmo, in atmosfere del quotidiano, le stanze, che esulano però dal movimento. È una visione surreale, che non fa da scudo al reportage ma piuttosto suffraga la dimensione dell’ abituale-estraneo, quasi che quelle forme geometriche dei pavimenti e degli infissi, trasparenti, lucide, vuote, diventino metafisiche porzioni di una realtà non partecipe. L’attenzione ai particolari come gli infissi delle finestre che si imprimono luminose nel buio che le circonda, regala l’impressione di stare in uno spazio senza tempo, che proietta la fantasia al di là di quelle cerniere e al tempo stesso svuota la mente verso la quotidianità delle imperfezioni che sfuggono all’occhio.
Le stanze rivelano dove il vissuto ha lasciato traccia, dove si è svolta la vita ma dove già non c’è più.. Involucri trafficati, usati e persi, o lasciati andare a sé stessi.
L’altra parte, intitolata “L’ordine del Caos ”, ha come protagonisti grandi ambienti, desolati, riempiti da tumuli di materiali apparentemente senza forma, senza interesse, abbandonati, gettati, per lo più rifiuti. Eppure un ordine c’è, ed è quello che l’artista da agli oggetti stessi. È l’ordine del disordine, la ricostruzione di un’armonia perduta, del vissuto quotidiano che riveste se stesso attraverso i suoi rifiuti.
Anche qui c’è un vissuto che è già andato, ma ha lasciato segni talmente ingombranti e visibili che diventano oggetti vivi, nella misura in cui sono loro adesso a far parte del quotidiano, sono essi stessi vita.
L’impressione è di un mondo che a volte diventa quasi bidimensionale, in cui non importa cosa siano le componenti stesse, ma dove appaiono: nel movimento altalenante e armonico delle composizioni.
E la vita è così raccontata, in un caos che suo malgrado diventa ordine, attraverso l’obbiettivo scrutatore dell’artista che non si limita a riprodurre la scena ma ne è artefice, la costruisce!
Il racconto del quotidiano, della vita normale nel lavoro di Fabrizio Ceccardi si rovescia. Ciò che si vede è la non normalità della vita quotidiana, la vita quotidiana “perturbante” e “perturbata”, silenziosa e in tumulto, sospesa e anarchica, in cui regna sovrano un ordine metafisico, surreale.
La parte dei lavori intitolata “Stanze segrete ” vede l’immersione in un mondo calmo, in atmosfere del quotidiano, le stanze, che esulano però dal movimento. È una visione surreale, che non fa da scudo al reportage ma piuttosto suffraga la dimensione dell’ abituale-estraneo, quasi che quelle forme geometriche dei pavimenti e degli infissi, trasparenti, lucide, vuote, diventino metafisiche porzioni di una realtà non partecipe. L’attenzione ai particolari come gli infissi delle finestre che si imprimono luminose nel buio che le circonda, regala l’impressione di stare in uno spazio senza tempo, che proietta la fantasia al di là di quelle cerniere e al tempo stesso svuota la mente verso la quotidianità delle imperfezioni che sfuggono all’occhio.
Le stanze rivelano dove il vissuto ha lasciato traccia, dove si è svolta la vita ma dove già non c’è più.. Involucri trafficati, usati e persi, o lasciati andare a sé stessi.
L’altra parte, intitolata “L’ordine del Caos ”, ha come protagonisti grandi ambienti, desolati, riempiti da tumuli di materiali apparentemente senza forma, senza interesse, abbandonati, gettati, per lo più rifiuti. Eppure un ordine c’è, ed è quello che l’artista da agli oggetti stessi. È l’ordine del disordine, la ricostruzione di un’armonia perduta, del vissuto quotidiano che riveste se stesso attraverso i suoi rifiuti.
Anche qui c’è un vissuto che è già andato, ma ha lasciato segni talmente ingombranti e visibili che diventano oggetti vivi, nella misura in cui sono loro adesso a far parte del quotidiano, sono essi stessi vita.
L’impressione è di un mondo che a volte diventa quasi bidimensionale, in cui non importa cosa siano le componenti stesse, ma dove appaiono: nel movimento altalenante e armonico delle composizioni.
E la vita è così raccontata, in un caos che suo malgrado diventa ordine, attraverso l’obbiettivo scrutatore dell’artista che non si limita a riprodurre la scena ma ne è artefice, la costruisce!
10
aprile 2008
Fabrizio Ceccardi – In Contumacia
Dal 10 aprile al 31 maggio 2008
fotografia
Location
GALLERIA LUXARDO
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 16 - 19.30
Vernissage
10 Aprile 2008, ore 18.30
Autore