Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fabrizio Corvi
Personale di Fotografia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Bambola!
E' ormai con grande piacere che osservo l'evolversi dello spazio che da circa cinque anni sto curando. Ciò che più mi piace è il suo distaccarsi dai canoni contemporanei imposti dal cosiddetto �sistema� e da tutte quelle appendici culturali che, più o meno volontariamente, esso determina. Così, quasi per magia, intorno ad Ecoteca si vanno pian piano stringendo tutti quei personaggi e tutte quelle forme di espressione artistica che, �diverse�, tendono a dissacrare le norme simboliche tipiche della comunicazione moderna. La mostra che Fabrizio Corvi ci offre oggi ne è un esempio eclatante. Il Corvi - che si definisce fotografo ma che in questo intervento si esprime da scultore e decoratore - immortala le perversioni e le devianze che da sempre pervadono il mondo contestualizzandole in maniera impeccabile all'interno dei canoni tipici della comunicazione moderna. Il suo è un tentativo estremo di dissacrare un certo modello di vita, rendendone evidenti tutti i limiti. Dalla semeiotica della moderna cinematografia, alla pornografia forzata fino ad arrivare alla nuova retorica del giornalismo, Fabrizio, passa in rassegna tutte le dimensioni dell'estetica della comunicazione nelle cosiddette società moderne, esaltandone la bruttura. La sua è, evidentemente, una denuncia esplicita ad un certo modo d'interpretare lo scambio d'informazioni, il linguaggio. La sua è una notifica tanto urgente quanto importante, tanto chiara quanto leggera. è una dichiarazione tanto superficiale quanto profonda, perchè mediata dal simbolo più proprio dell'innocenza: la bambola. Buona visione!
Luigi Pagliarini
Breve presentazione
Il segreto delle immagini in mostra è custodito nello stato d'animo con cui le attrici protagoniste del servizio vivono questa bizzarra avventura: assolutamente nessuno. Queste bambole non partecipano, non vedono, non vivono e non soffrono; le si può piegare, tagliare, sporcare, legare; esse non si sentiranno mai offese o in imbarazzo poichè, al di là delle proprie sembianze antropomorfe, non sono che plastica. Non agiscono. Non pensano. Le foto di Fabrizio Corvi non ritraggono quindi atteggiamenti di vita o perversioni dell'uomo ma sono forme indifferenti alle quali ognuno attribuisce il significato che ha dentro di sè. La malizia è solo negli occhi di chi guarda.
Alessia D'Epiro
Fabrizio Corvi
Curriculum artistico
Fabrizio Corvi (Frosinone, 1963) si dedica da diverso tempo alla fotografia professionale ed ha all'attivo migliaia di scatti effettuati per la ricerca e la selezione di location cinematografiche e televisive.
Oltre ad immagini Still Life di pregio assoluto per la pubblicità e l'editoria, realizza reportage sull'architettura e il folklore di diversi borghi medievali italiani.
Ha partecipato ad un numero ormai incalcolabile di esposizioni collettive di fotografia architettonica.
Dal 2004 si dedica quasi esclusivamente alla fotografia d'autore.
Nel 2006 ha vinto il I premio al Satricum Doc Film Festival per la realizzazione del miglior documentario turistico in concorso.
E' iscritto all'Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU VISUAL.
Mostre personali:
2007
Lanciano (Galleria Lanciano) �Donne� Immagini in bianco e nero dedicate all'universo femminile
2006
Sermoneta Loggia dei Mercanti �Il bianco & il nero� Immagini da uno studio sulle ombre e sul controluce.
2005
Roma Isola del Cinema �Luoghi e volti che girano� Le foto delle location utilizzate per le scene di film e di fiction e ritratti degli attori che li hanno realizzati (tra gli altri, Michele Placido, Alessio Boni, Isabella Ferrari, Vanessa Incontrada)
Nota Autobiografica �Sono nato a mezzanotte in punto tra il 13 e il 14 marzo 1963 da un'agiata famiglia di quelle che il senso borghese comune definisce per bene. Mio padre era un importante commerciante di automobili, mia madre una insegnante di scuola elementare per cui, all'età di tre anni, leggevo e scrivevo in modo corretto e, ovviamente, ben sapevo far di conto. Fu mio nonno materno che mi introdusse alla fotografia; avevo 10 anni e ricordo come adesso la foto che scattai a mia sorella con la Rolleiflex di nonno Renato; era una macchina bellissima, con la custodia di pelle marrone, piena di pulsanti e rotelle; l'immagine non si inquadrava nel mirino come tutte le macchine che avevo visto fino a quel momento, ma dall'alto, riflessa su un vetro smerigliato. Fantastica. Tempi, diaframmi, controluce, sensibilità della pellicola; gli insegnamenti ricevuti da piccolo mi furono molto utili quando a 14 anni iniziai a vedere il mondo attraverso il mirino di una Canon 35mm; così Londra, New York, S. Francisco, Hong Kong, Mosca, Nuova Delhi,Bangkok mi insegnarono che ogni luogo ha un respiro proprio, uno spirito che devi riuscire a cogliere nelle forme che osservi, mi insegnarono che una città non è solo strade e costruzioni, che un viso non è solo occhi, naso e bocca; che una foto deve ritrarre il �dietro� delle cose; che l'apparenza, per chi sa osservare, non inganna mai. A 18 anni entrai a lavorare nell'azienda di famiglia. Avevamo cinque concessionarie di automobili e fatturavamo un miliardo di lire al mese. Ho visto per vent'anni la vita scorrere attraverso una vetrina; non attore, neanche interprete secondario, neanche comparsa. Solo spettatore passivo. Un giorno la nostra società ricevette la proposta di essere rilevata da un importante gruppo commerciale. Voleva dire passare al di là del vetro e tornare alla vita, uscire dall'acquario nel quale nuotavo da vent'anni, ma soprattutto, voleva dire tornare a fotografare. Acquistai una reflex digitale Nikon e ripresi a fare ciò che non facevo da troppo tempo. Nacque così un reportage sulla comunità di recupero Exodus e diversi reportage turistici sulle località medievali dei Monti Lepini e su alcune città europee; iniziai a fotografare Still Life per aziende che avevano necessità di realizzare cataloghi e pubblicità diverse, iniziai di nuovo a realizzare ritratti per puro interesse personale. Le bambole che vedrete in questa mostra non sono frutto di un capriccio. Desiderio di dire qualcosa? Esprimere un pensiero? E se sì, quale? Non importa. L'arte moderna viene dai più definita �concettuale� ed io ne detesto sia le forme, sia gli attributi grammaticali per i quali non riesco a trovare giustificazione. Se l'arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte, lascio a ciascuno la responsabilità di giudicare queste immagini sapendo che ogni interpretazione, ogni idea al riguardo è assolutamente corretta e giusta, perchè personale e frutto di una visione dovuta alla storia privata di ogni osservatore.�
E' ormai con grande piacere che osservo l'evolversi dello spazio che da circa cinque anni sto curando. Ciò che più mi piace è il suo distaccarsi dai canoni contemporanei imposti dal cosiddetto �sistema� e da tutte quelle appendici culturali che, più o meno volontariamente, esso determina. Così, quasi per magia, intorno ad Ecoteca si vanno pian piano stringendo tutti quei personaggi e tutte quelle forme di espressione artistica che, �diverse�, tendono a dissacrare le norme simboliche tipiche della comunicazione moderna. La mostra che Fabrizio Corvi ci offre oggi ne è un esempio eclatante. Il Corvi - che si definisce fotografo ma che in questo intervento si esprime da scultore e decoratore - immortala le perversioni e le devianze che da sempre pervadono il mondo contestualizzandole in maniera impeccabile all'interno dei canoni tipici della comunicazione moderna. Il suo è un tentativo estremo di dissacrare un certo modello di vita, rendendone evidenti tutti i limiti. Dalla semeiotica della moderna cinematografia, alla pornografia forzata fino ad arrivare alla nuova retorica del giornalismo, Fabrizio, passa in rassegna tutte le dimensioni dell'estetica della comunicazione nelle cosiddette società moderne, esaltandone la bruttura. La sua è, evidentemente, una denuncia esplicita ad un certo modo d'interpretare lo scambio d'informazioni, il linguaggio. La sua è una notifica tanto urgente quanto importante, tanto chiara quanto leggera. è una dichiarazione tanto superficiale quanto profonda, perchè mediata dal simbolo più proprio dell'innocenza: la bambola. Buona visione!
Luigi Pagliarini
Breve presentazione
Il segreto delle immagini in mostra è custodito nello stato d'animo con cui le attrici protagoniste del servizio vivono questa bizzarra avventura: assolutamente nessuno. Queste bambole non partecipano, non vedono, non vivono e non soffrono; le si può piegare, tagliare, sporcare, legare; esse non si sentiranno mai offese o in imbarazzo poichè, al di là delle proprie sembianze antropomorfe, non sono che plastica. Non agiscono. Non pensano. Le foto di Fabrizio Corvi non ritraggono quindi atteggiamenti di vita o perversioni dell'uomo ma sono forme indifferenti alle quali ognuno attribuisce il significato che ha dentro di sè. La malizia è solo negli occhi di chi guarda.
Alessia D'Epiro
Fabrizio Corvi
Curriculum artistico
Fabrizio Corvi (Frosinone, 1963) si dedica da diverso tempo alla fotografia professionale ed ha all'attivo migliaia di scatti effettuati per la ricerca e la selezione di location cinematografiche e televisive.
Oltre ad immagini Still Life di pregio assoluto per la pubblicità e l'editoria, realizza reportage sull'architettura e il folklore di diversi borghi medievali italiani.
Ha partecipato ad un numero ormai incalcolabile di esposizioni collettive di fotografia architettonica.
Dal 2004 si dedica quasi esclusivamente alla fotografia d'autore.
Nel 2006 ha vinto il I premio al Satricum Doc Film Festival per la realizzazione del miglior documentario turistico in concorso.
E' iscritto all'Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU VISUAL.
Mostre personali:
2007
Lanciano (Galleria Lanciano) �Donne� Immagini in bianco e nero dedicate all'universo femminile
2006
Sermoneta Loggia dei Mercanti �Il bianco & il nero� Immagini da uno studio sulle ombre e sul controluce.
2005
Roma Isola del Cinema �Luoghi e volti che girano� Le foto delle location utilizzate per le scene di film e di fiction e ritratti degli attori che li hanno realizzati (tra gli altri, Michele Placido, Alessio Boni, Isabella Ferrari, Vanessa Incontrada)
Nota Autobiografica �Sono nato a mezzanotte in punto tra il 13 e il 14 marzo 1963 da un'agiata famiglia di quelle che il senso borghese comune definisce per bene. Mio padre era un importante commerciante di automobili, mia madre una insegnante di scuola elementare per cui, all'età di tre anni, leggevo e scrivevo in modo corretto e, ovviamente, ben sapevo far di conto. Fu mio nonno materno che mi introdusse alla fotografia; avevo 10 anni e ricordo come adesso la foto che scattai a mia sorella con la Rolleiflex di nonno Renato; era una macchina bellissima, con la custodia di pelle marrone, piena di pulsanti e rotelle; l'immagine non si inquadrava nel mirino come tutte le macchine che avevo visto fino a quel momento, ma dall'alto, riflessa su un vetro smerigliato. Fantastica. Tempi, diaframmi, controluce, sensibilità della pellicola; gli insegnamenti ricevuti da piccolo mi furono molto utili quando a 14 anni iniziai a vedere il mondo attraverso il mirino di una Canon 35mm; così Londra, New York, S. Francisco, Hong Kong, Mosca, Nuova Delhi,Bangkok mi insegnarono che ogni luogo ha un respiro proprio, uno spirito che devi riuscire a cogliere nelle forme che osservi, mi insegnarono che una città non è solo strade e costruzioni, che un viso non è solo occhi, naso e bocca; che una foto deve ritrarre il �dietro� delle cose; che l'apparenza, per chi sa osservare, non inganna mai. A 18 anni entrai a lavorare nell'azienda di famiglia. Avevamo cinque concessionarie di automobili e fatturavamo un miliardo di lire al mese. Ho visto per vent'anni la vita scorrere attraverso una vetrina; non attore, neanche interprete secondario, neanche comparsa. Solo spettatore passivo. Un giorno la nostra società ricevette la proposta di essere rilevata da un importante gruppo commerciale. Voleva dire passare al di là del vetro e tornare alla vita, uscire dall'acquario nel quale nuotavo da vent'anni, ma soprattutto, voleva dire tornare a fotografare. Acquistai una reflex digitale Nikon e ripresi a fare ciò che non facevo da troppo tempo. Nacque così un reportage sulla comunità di recupero Exodus e diversi reportage turistici sulle località medievali dei Monti Lepini e su alcune città europee; iniziai a fotografare Still Life per aziende che avevano necessità di realizzare cataloghi e pubblicità diverse, iniziai di nuovo a realizzare ritratti per puro interesse personale. Le bambole che vedrete in questa mostra non sono frutto di un capriccio. Desiderio di dire qualcosa? Esprimere un pensiero? E se sì, quale? Non importa. L'arte moderna viene dai più definita �concettuale� ed io ne detesto sia le forme, sia gli attributi grammaticali per i quali non riesco a trovare giustificazione. Se l'arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte, lascio a ciascuno la responsabilità di giudicare queste immagini sapendo che ogni interpretazione, ogni idea al riguardo è assolutamente corretta e giusta, perchè personale e frutto di una visione dovuta alla storia privata di ogni osservatore.�
13
maggio 2007
Fabrizio Corvi
Dal 13 maggio al 03 giugno 2007
fotografia
Location
ECOTECA
Pescara, Via Giovanni Caboto, 19, (Pescara)
Pescara, Via Giovanni Caboto, 19, (Pescara)
Vernissage
13 Maggio 2007, ore 21
Autore