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Fabrizio Musa – Bormio-New York
Nelle opere di Fabrizio Musa, lo skyline di New York compare da almeno un decennio: cioè da quando il pittore lariano ha iniziato a trascorrere periodi sempre più lunghi nella metropoli statunitense, dove ha intrecciato rapporti con gallerie e collezionisti privati, e dove ha seguito la realizzazione degli interni di un celebre ristorante – il Per Lei di Manhattan – che ospita in permanenza i suoi dipinti. Bormio invece è una meta abituale di vacanze fin dall’adolescenza, la classica località non troppo distante da casa che, nell’immaginario dell’artista, possiede quindi i tratti di un paesaggio inconfondibile, familiare e a tratti persino intimo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra, curata da Roberto Borghi e organizzata da Studio Malacrida Architetti con il patrocinio
del Comune di Bormio e della Comunità Montana Alta Valtellina, sarà aperta fino al 6 gennaio 2013
dall’ 8 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013 dalle ore 16.00 alle ore 19.00
Nelle opere di Fabrizio Musa, lo skyline di New York compare da almeno un decennio: cioè
da quando il pittore lariano ha iniziato a trascorrere periodi sempre più lunghi nella metropoli
statunitense, dove ha intrecciato rapporti con gallerie e collezionisti privati, e dove ha seguito
la realizzazione degli interni di un celebre ristorante – il Per Lei di Manhattan – che ospita in
permanenza i suoi dipinti. Bormio invece è una meta abituale di vacanze fin dall’adolescenza, la
classica località non troppo distante da casa che, nell’immaginario dell’artista, possiede quindi i
tratti di un paesaggio inconfondibile, familiare e a tratti persino intimo.
Bormio e New York sono insomma per Musa due luoghi specularmente opposti sul piano
geografico ed esistenziale. Eppure nelle opere esposte in questa mostra presentano delle
sommerse, indecifrabili e un po’ spiazzanti affinità. Ad accomunarli non è tanto l’architettura –
anche se sotto certi aspetti il neogotico di qualche grattacielo sembra richiamarsi al profilo aguzzo
delle chiese di montagna – né il clima – gli inverni newyorkesi sono più freddi di quelli bormiesi,
ma non di molto – quanto piuttosto lo sguardo radiografico a cui sono sottoposti, il distacco con
cui Musa li osserva e li scarnifica progressivamente nell’immagine, sino ad estrarne una sorta
di filigrana. Gli scorci della metropoli americana e della città valtellinese diventano allo stesso
modo un fitto reticolo di segni, una sequenza di strutture in bianco e nero dal profilo tecnologico,
vivificato però dall’apporto quasi espressionista del colore. Bormio e New York diventano insomma
due luoghi tendenzialmente astratti ma non irreali, due anomali non-luoghi, o forse meglio due
luoghi ridotti alla loro essenza percettiva.
Fabrizio Musa, (Como 1971) vive e lavora tra Como e New York.
Fin dal suo esordio artistico, nella seconda metà degli anni Novanta, ha contaminato le tecniche
pittoriche più tradizionali con le nuove tecnologie. Indagatore da tempo dell’arte digitale, l’artista
ha coniato il termine “Scanner Art” per definire il particolare procedimento con cui realizza le sue
opere. Utilizzando lo scanner, Musa trasforma le sue fotografie in file txt (solo testo), ottenendo
una riduzione della definizione dell’immagine, successivamente reinterpretata manualmente
attraverso una pittura in bianco e nero, con rari accenni di altre tinte. Il metodo di lavoro di
Fabrizio Musa, contempla una pluralità di tecniche ed è stato in più occasioni legato all'architettura.
Dal 2008 collabora con l’architetto Mario Botta in un progetto di rielaborazione pittorica dei suoi
edifici realizzatosi poi in diverse mostre: “Chiesa del Santo Volto Txt” a Torino in occasione del
XXIII Congresso Mondiale di Architettura nel 2008, la mostra “Mario Botta.Txt” alla Galleria
Montrasio Arte a Monza, fino a “Culture Nature” alla Biennale di Venezia-12esima Mostra
Internazionale di Architettura nel 2010.
Tra le sue ultime mostre si segnalano le personali “Bruxelles.Txt al Museo CIVA (Centre
International pour la Ville, l’Architecture et e Paysage) di Bruxelles nel 2010, “Cina,Txt”, Galleria
Obraz, Milano, “Tribute to Terragni” presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles nel
2004, “Terragni.Txt” al Palazzo del Broletto di Como, il wall paint (opera pubblica permanente)
'Novocomum XXL txt' realizzato a Como in occasione del centenario della nascita di Giuseppe
Terragni, 2 wall paint pubblici (permanenti) a Como in Via Carloni Asilo Sant'Elia XXL txt I e
II , “Fabrizio Musa” alla galleria Artmakers di Stoccolma, “Bergamo.Txt”, Galleria Triangoloarte
Bergamo, e “Tribute to Kubrick” alla Galleria Pitturaitaliana a Milano.
Tra le collettive “Miniartextil 2011” a Como, “Italian Artist in NYC” International Studio and
Curatorial Program (ISCP) a Brooklyn, NY, il “Premio Cairo Communication” al Palazzo della
Permanente di Milano nel 2004, la 56° edizione del “Premio Michetti” presso il Museo Michetti
di Francavilla al Mare (CH), nel 2005 “Lunchbox auction” con Christie’s NYC alla Wooster Projects
Gallery di New York, la “Biennale di Monza” nel 2007, con un’opera (dedicata ad una installazione
di Giuliano Mauri presente nel parco della Villa Reale di Monza) premiata alla Biennale e acquistata
dalla città.
Riguardo ai suoi lavori legati alla dimensione architettonica, ha scritto di lui l’architetto Mario Botta:
“Musa studia il linguaggio dell’architettura traducendolo in modo autonomo sulla tela, facendolo
cioè diventare linguaggio pittorico a tutti gli effetti, con risultati che sorprendono, lavora sulla
luce come io lavoro sull’organizzazione dello spazio architettonico, riporta nel suo bianco e nero i
risultati delle ombre nate dal contesto tridimensionale dell’opera. Ed è per me una sorta di verifica
della “tenuta” dei miei lavori: l’architettura è sempre stata pensata come spazio, come struttura
tridimensionale, e vederla “appiattita” sulla tela è una lettura che non avevo mai immaginato. La
sorpresa è che questo tipo di lettura permette di “immaginare” la terza dimensione, che viene però
offerta bidimensionalmente, come una cartografia, una radiografia in positivo tra luce ed ombra,
con risultati poetici.”
del Comune di Bormio e della Comunità Montana Alta Valtellina, sarà aperta fino al 6 gennaio 2013
dall’ 8 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013 dalle ore 16.00 alle ore 19.00
Nelle opere di Fabrizio Musa, lo skyline di New York compare da almeno un decennio: cioè
da quando il pittore lariano ha iniziato a trascorrere periodi sempre più lunghi nella metropoli
statunitense, dove ha intrecciato rapporti con gallerie e collezionisti privati, e dove ha seguito
la realizzazione degli interni di un celebre ristorante – il Per Lei di Manhattan – che ospita in
permanenza i suoi dipinti. Bormio invece è una meta abituale di vacanze fin dall’adolescenza, la
classica località non troppo distante da casa che, nell’immaginario dell’artista, possiede quindi i
tratti di un paesaggio inconfondibile, familiare e a tratti persino intimo.
Bormio e New York sono insomma per Musa due luoghi specularmente opposti sul piano
geografico ed esistenziale. Eppure nelle opere esposte in questa mostra presentano delle
sommerse, indecifrabili e un po’ spiazzanti affinità. Ad accomunarli non è tanto l’architettura –
anche se sotto certi aspetti il neogotico di qualche grattacielo sembra richiamarsi al profilo aguzzo
delle chiese di montagna – né il clima – gli inverni newyorkesi sono più freddi di quelli bormiesi,
ma non di molto – quanto piuttosto lo sguardo radiografico a cui sono sottoposti, il distacco con
cui Musa li osserva e li scarnifica progressivamente nell’immagine, sino ad estrarne una sorta
di filigrana. Gli scorci della metropoli americana e della città valtellinese diventano allo stesso
modo un fitto reticolo di segni, una sequenza di strutture in bianco e nero dal profilo tecnologico,
vivificato però dall’apporto quasi espressionista del colore. Bormio e New York diventano insomma
due luoghi tendenzialmente astratti ma non irreali, due anomali non-luoghi, o forse meglio due
luoghi ridotti alla loro essenza percettiva.
Fabrizio Musa, (Como 1971) vive e lavora tra Como e New York.
Fin dal suo esordio artistico, nella seconda metà degli anni Novanta, ha contaminato le tecniche
pittoriche più tradizionali con le nuove tecnologie. Indagatore da tempo dell’arte digitale, l’artista
ha coniato il termine “Scanner Art” per definire il particolare procedimento con cui realizza le sue
opere. Utilizzando lo scanner, Musa trasforma le sue fotografie in file txt (solo testo), ottenendo
una riduzione della definizione dell’immagine, successivamente reinterpretata manualmente
attraverso una pittura in bianco e nero, con rari accenni di altre tinte. Il metodo di lavoro di
Fabrizio Musa, contempla una pluralità di tecniche ed è stato in più occasioni legato all'architettura.
Dal 2008 collabora con l’architetto Mario Botta in un progetto di rielaborazione pittorica dei suoi
edifici realizzatosi poi in diverse mostre: “Chiesa del Santo Volto Txt” a Torino in occasione del
XXIII Congresso Mondiale di Architettura nel 2008, la mostra “Mario Botta.Txt” alla Galleria
Montrasio Arte a Monza, fino a “Culture Nature” alla Biennale di Venezia-12esima Mostra
Internazionale di Architettura nel 2010.
Tra le sue ultime mostre si segnalano le personali “Bruxelles.Txt al Museo CIVA (Centre
International pour la Ville, l’Architecture et e Paysage) di Bruxelles nel 2010, “Cina,Txt”, Galleria
Obraz, Milano, “Tribute to Terragni” presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles nel
2004, “Terragni.Txt” al Palazzo del Broletto di Como, il wall paint (opera pubblica permanente)
'Novocomum XXL txt' realizzato a Como in occasione del centenario della nascita di Giuseppe
Terragni, 2 wall paint pubblici (permanenti) a Como in Via Carloni Asilo Sant'Elia XXL txt I e
II , “Fabrizio Musa” alla galleria Artmakers di Stoccolma, “Bergamo.Txt”, Galleria Triangoloarte
Bergamo, e “Tribute to Kubrick” alla Galleria Pitturaitaliana a Milano.
Tra le collettive “Miniartextil 2011” a Como, “Italian Artist in NYC” International Studio and
Curatorial Program (ISCP) a Brooklyn, NY, il “Premio Cairo Communication” al Palazzo della
Permanente di Milano nel 2004, la 56° edizione del “Premio Michetti” presso il Museo Michetti
di Francavilla al Mare (CH), nel 2005 “Lunchbox auction” con Christie’s NYC alla Wooster Projects
Gallery di New York, la “Biennale di Monza” nel 2007, con un’opera (dedicata ad una installazione
di Giuliano Mauri presente nel parco della Villa Reale di Monza) premiata alla Biennale e acquistata
dalla città.
Riguardo ai suoi lavori legati alla dimensione architettonica, ha scritto di lui l’architetto Mario Botta:
“Musa studia il linguaggio dell’architettura traducendolo in modo autonomo sulla tela, facendolo
cioè diventare linguaggio pittorico a tutti gli effetti, con risultati che sorprendono, lavora sulla
luce come io lavoro sull’organizzazione dello spazio architettonico, riporta nel suo bianco e nero i
risultati delle ombre nate dal contesto tridimensionale dell’opera. Ed è per me una sorta di verifica
della “tenuta” dei miei lavori: l’architettura è sempre stata pensata come spazio, come struttura
tridimensionale, e vederla “appiattita” sulla tela è una lettura che non avevo mai immaginato. La
sorpresa è che questo tipo di lettura permette di “immaginare” la terza dimensione, che viene però
offerta bidimensionalmente, come una cartografia, una radiografia in positivo tra luce ed ombra,
con risultati poetici.”
08
dicembre 2012
Fabrizio Musa – Bormio-New York
Dall'otto dicembre 2012 al 06 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
MULINO SALACRIST
Bormio, Via Italo Occhi, 1, (Sondrio)
Bormio, Via Italo Occhi, 1, (Sondrio)
Orario di apertura
dalle ore 16.00 alle ore 19.00
Vernissage
8 Dicembre 2012, h 18.30
Sito web
www.bormio-newyork.it
Autore
Curatore