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Fabrizio Prevedello – Rendere parole alle parole
Fabrizio Prevedello (PD 1972) riporta alla montagna qualcosa che le era appartenuto e che, come in ogni relazione dignitosa, merita un ritorno, un gesto mai scontato di riappacificazione e riequilibrio. Di questo si tratta: parole alle parole. Piccola narrazione di un debito in via di definizione
Comunicato stampa
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Ai fini dell’esposizione del progetto preferisco evitare fraintendimenti, precisando: “Ritengo scontato che ad un invito a cena corrisponda un dono di qualche genere. Che sia un fiore od un componente utile alla cena.” (Da Manuale di Bon Ton, Emanuele Rozzati, Bollati Boringhieri, 1991)
Questa potrebbe essere la migliore introduzione. Non stiamo facendo altro che rendere un sensato corrispettivo che ponga una relazione tra le montagne, tra noi e le montagne, tra voi e noi e le montagne.
Rendere parole alle parole non è un progetto, un lavoro, un’opera scultorea o uno sforzo cinematografico. Ed in fondo, non è nemmeno una narrazione vera e propria. Fabrizio Prevedello attua un ricambio, che è una sopravvivenza volontaria. Riporta alla montagna qualcosa che le era appartenuto, che, come materia prima, prelevammo e che, come in ogni relazione dignitosa, merita un ritorno, un gesto mai scontato di riappacificazione.
Questa riequilibratura avviene attraverso una restituzione. Prevedello riporta, costantemente, piccoli pezzi di marmo, luoghi mentali della montagna e fisici della pietra, ripercorrendo a ritroso la via di lizza. Sono minuti innesti che con le sue mani incastona nella roccia della cava, gola della montagna scavata, da altre mani umane. Questa connessione che, inevitabilmente, innerva la pietra, costituisce il tessuto dello scambio. Di un restituire pietra alla pietra e di rendere quello tra le cave delle Alpi Apuane un unico luogo di condivisione naturale. Un dove dell’anima determinato, che si sussurra e che non ha modo né ti tacere del tutto e né di urlare a piene corde.
La narrazione di questi innesti è affidata ad una telecamera che è deputata a renderci le immagini.
Tre le videoproiezioni in Galleria, tante le “rese” apuane fino ad ora approntate dall’artista, mostreranno al fruitore il luogo, l’atmosfera ed il gesto. Non sono video d’artista, quanto piuttosto brevi documentazioni audiovisive. Non è opportuno confondere tutto quello che avviene in una galleria come arte per l’arte. Molto più spesso, quello che si tenta di esporre, e questo mi sembra il caso, è il gesto significativo di un uomo. Il percorrere una strada è camminare in una direzione ed in un verso di questa direzione. Avviene che si incontrino persone per le quali questo gesto del tutto privato, camminare o innestare una pietra nella pietra, diventi un momento condiviso e quindi, di per se stesso, pubblico. Rendere parole alle parole è la resa pubblica di una resa privata.
Il progetto è appoggiato e condiviso dalla Mg-Art. Fondazione che tenta disperatamente di parlare ad un tono di voce impercettibile.
Questa potrebbe essere la migliore introduzione. Non stiamo facendo altro che rendere un sensato corrispettivo che ponga una relazione tra le montagne, tra noi e le montagne, tra voi e noi e le montagne.
Rendere parole alle parole non è un progetto, un lavoro, un’opera scultorea o uno sforzo cinematografico. Ed in fondo, non è nemmeno una narrazione vera e propria. Fabrizio Prevedello attua un ricambio, che è una sopravvivenza volontaria. Riporta alla montagna qualcosa che le era appartenuto, che, come materia prima, prelevammo e che, come in ogni relazione dignitosa, merita un ritorno, un gesto mai scontato di riappacificazione.
Questa riequilibratura avviene attraverso una restituzione. Prevedello riporta, costantemente, piccoli pezzi di marmo, luoghi mentali della montagna e fisici della pietra, ripercorrendo a ritroso la via di lizza. Sono minuti innesti che con le sue mani incastona nella roccia della cava, gola della montagna scavata, da altre mani umane. Questa connessione che, inevitabilmente, innerva la pietra, costituisce il tessuto dello scambio. Di un restituire pietra alla pietra e di rendere quello tra le cave delle Alpi Apuane un unico luogo di condivisione naturale. Un dove dell’anima determinato, che si sussurra e che non ha modo né ti tacere del tutto e né di urlare a piene corde.
La narrazione di questi innesti è affidata ad una telecamera che è deputata a renderci le immagini.
Tre le videoproiezioni in Galleria, tante le “rese” apuane fino ad ora approntate dall’artista, mostreranno al fruitore il luogo, l’atmosfera ed il gesto. Non sono video d’artista, quanto piuttosto brevi documentazioni audiovisive. Non è opportuno confondere tutto quello che avviene in una galleria come arte per l’arte. Molto più spesso, quello che si tenta di esporre, e questo mi sembra il caso, è il gesto significativo di un uomo. Il percorrere una strada è camminare in una direzione ed in un verso di questa direzione. Avviene che si incontrino persone per le quali questo gesto del tutto privato, camminare o innestare una pietra nella pietra, diventi un momento condiviso e quindi, di per se stesso, pubblico. Rendere parole alle parole è la resa pubblica di una resa privata.
Il progetto è appoggiato e condiviso dalla Mg-Art. Fondazione che tenta disperatamente di parlare ad un tono di voce impercettibile.
30
agosto 2010
Fabrizio Prevedello – Rendere parole alle parole
Dal 30 agosto al 09 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
CARDELLI & FONTANA ARTE CONTEMPORANEA
Sarzana, Via Torrione Stella Nord, 5, (La Spezia)
Sarzana, Via Torrione Stella Nord, 5, (La Spezia)
Orario di apertura
Lunedì 17-19.30
da Martedì a Sabato ore 10-12.30 e 17-19.30
Vernissage
30 Agosto 2010, ore 18.30
Autore
Curatore