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Fabrizio Tropeano – Autocommiserazione di un collezionista d’armi
Whiteproject presenta la prima personale di Fabrizio Tropeano. L’artista, nato a Pescara nel 1979 e attivo a Milano, torna nella sua città di origine con un progetto espositivo ideato per la galleria
Comunicato stampa
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Whiteproject presenta la prima personale di Fabrizio Tropeano. L’artista, nato a Pescara nel 1979 e attivo a Milano, torna nella sua città di origine con un progetto espositivo ideato per la galleria.
I diversi interventi prendono forma nello spazio espositivo creando un percorso irregolare che crea situazioni inaspettate e nuove dinamiche esperenziali. Con questa mostra l’artista continua il suo processo di definizione di “utilizzo improprio dei mezzi”, come lui stesso lo chiama. Il primo esempio è la struttura incandescente alimentata da un processo di trasformazione energetica che riporta meccanicamente allo spirito della materia stessa. Sulla base d’acciaio si definisce uno scenario archetipo, un disegno che rimanda ad elementi fossili improbabili: un vegetale carnivoro preso come “esempio di incattivimento naturale della specie e di disequilibrio”. Una figura atavica che si fa vettore di tensioni energetiche, le stesse che ritroviamo nel progetto video che dà il titolo alla mostra: Autocommiserazione di un collezionista d’armi. E’ il secondo esempio di “utilizzo improprio dei mezzi”: una riproduzione in 3D di un macchinario posto in mezzo al mare per riprodurre movimenti ondulatori artificiali. Il mare diventa il luogo in continuo movimento “adagiato e fermo sul medesimo fondale, leggibile come la relazione della mente sul corpo e del corpo sulla mente. E continuando negli alchemici processi di trasformazione si incontra un’ampolla di vetro che contiene petrolio grezzo. L’oggetto racchiude una combinazione infinita di simboli e significati, ma il primo intento di questa azione è voler “sottrarre questa materia dall’impegno indotto e dal monopolio internazionale, affinché riacquisisca il suo valore primordiale di archivio organico universale”.
La mostra “Autocommiserazione di un collezionista d’armi“ crea all’interno dello spazio di rappresentazione una piattaforma dove si svolgono processi energetiche improprie che conducono verso un’inaspettata riappropriazione dell’ambiguità dell’esistenza. Una trama sottile attraversa tutto lo spazio, è una tensione diffusa, una latenza del cataclisma, una catastrofe non compiuta che diffondono un sentimento malinconica dato proprio dalla paralisi dell’azione. Ed è proprio questa condizione che sposta la visione collettiva verso nuove forme di intendere la realtà.
I diversi interventi prendono forma nello spazio espositivo creando un percorso irregolare che crea situazioni inaspettate e nuove dinamiche esperenziali. Con questa mostra l’artista continua il suo processo di definizione di “utilizzo improprio dei mezzi”, come lui stesso lo chiama. Il primo esempio è la struttura incandescente alimentata da un processo di trasformazione energetica che riporta meccanicamente allo spirito della materia stessa. Sulla base d’acciaio si definisce uno scenario archetipo, un disegno che rimanda ad elementi fossili improbabili: un vegetale carnivoro preso come “esempio di incattivimento naturale della specie e di disequilibrio”. Una figura atavica che si fa vettore di tensioni energetiche, le stesse che ritroviamo nel progetto video che dà il titolo alla mostra: Autocommiserazione di un collezionista d’armi. E’ il secondo esempio di “utilizzo improprio dei mezzi”: una riproduzione in 3D di un macchinario posto in mezzo al mare per riprodurre movimenti ondulatori artificiali. Il mare diventa il luogo in continuo movimento “adagiato e fermo sul medesimo fondale, leggibile come la relazione della mente sul corpo e del corpo sulla mente. E continuando negli alchemici processi di trasformazione si incontra un’ampolla di vetro che contiene petrolio grezzo. L’oggetto racchiude una combinazione infinita di simboli e significati, ma il primo intento di questa azione è voler “sottrarre questa materia dall’impegno indotto e dal monopolio internazionale, affinché riacquisisca il suo valore primordiale di archivio organico universale”.
La mostra “Autocommiserazione di un collezionista d’armi“ crea all’interno dello spazio di rappresentazione una piattaforma dove si svolgono processi energetiche improprie che conducono verso un’inaspettata riappropriazione dell’ambiguità dell’esistenza. Una trama sottile attraversa tutto lo spazio, è una tensione diffusa, una latenza del cataclisma, una catastrofe non compiuta che diffondono un sentimento malinconica dato proprio dalla paralisi dell’azione. Ed è proprio questa condizione che sposta la visione collettiva verso nuove forme di intendere la realtà.
03
giugno 2006
Fabrizio Tropeano – Autocommiserazione di un collezionista d’armi
Dal 03 al 24 giugno 2006
giovane arte
Location
WHITE PROJECT
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 15–20
Vernissage
3 Giugno 2006, ore 18.30
Autore
Curatore