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Faces
Non il quadrato, il triangolo o il cerchio: in verità la forma più elementare è il volto umano. E’ la forma primordiale: la prima che vediamo, riconosciamo e riproduciamo.
Comunicato stampa
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Non il quadrato, il triangolo o il cerchio: in verità la forma più elementare è il volto umano. E’ la forma primordiale: la prima che vediamo, riconosciamo e riproduciamo. In tutte le culture vi sono innumerevoli immagini del volto: come ritratto, ma anche come rappresentazione dell’essere umano in generale, come archetipo universale. E’ dunque anche l’immagine più sensibile ed espressiva, ove ogni trasformazione risuona nell’anima. Nell’arte contemporanea recente troviamo spesso volti trasformati di grande impatto, che rispecchiano la ricerca d’identità all’interno di una realtà complessa, globale e transculturale.
L’artista italiano residente a Londra Maurizio Anzeri (*1969 Loano) utilizza una tecnica unica: ricama arabeschi geometrici su fotografie in bianco e nero, sovrapponendo alle immagini sbiadite ma evocative di visi d’altri tempi ragnatele d’impulsi, emozioni ed esperienze personali. L’intervento trasforma il classico ritratto fotografico di studio in un nuovo oggetto dall’espressività e dal significato enigmatico, simbolico delle continue metamorfosi della storia. Nel 2009 - 2010 le sue opere sono state esposte alla Photographer’s Gallery di Londra, nella mostra “British Art Now” all’ Hermitage di
S. Pietroburgo e alla Saatchi Gallery di Londra.
La pittrice Hannah van Bart (*1963 Amsterdam) propone ritratti immaginari, resi particolarmente espressivi da sottili modifiche e irregolarità del viso, rappresentazioni di un’interiorità complessa. L’artista cerca di creare figure che possano sopravvivere da sole, raggiungendo una loro indipendenza formale e concettuale, essendo al contempo figura, architettura e paesaggio. Van Bart è rappresentata dalla galleria Marianne Boesky di New York; ha esposto al CoBrA Museum (2002) e al Gemeentemuseum (2009) di Amsterdam.
Scioccante, realistico e al tempo stesso surreale, Valerio Carrubba (*1975 Siracusa, vive a Milano) scompone e ricompone volti e figure utilizzando spesso elementi anatomici per giungere ad un’immagine incongrua ed inquietante. La sua tecnica è minuziosa: consiste nel dipingere, sovrapponendo le pennellate, due volte la stessa figura su una lastra di metallo, ottenendo immagini estremamente nitide, quasi tattili. Nel 2010 ha partecipato a Ibrido, curata da G.Di Pietrantonio e F.Garutti, al Pac di Milano e nel 2008 alla Triennale di Torino "50 Moons of Saturn" curata da Daniel Birnbaum. Le opere di Juul Kraijer (*1970 Assen, vive a Rotterdam) sono disegni e in alcuni casi sculture in bronzo. Con una linea leggera ma precisa traccia i contorni di una figura o il viso di una giovane donna che si fonde con elementi naturali, animali o vegetali. Le immagini non sono rappresentazioni di situazioni reali, ma raffigurazioni di stati d’animo. Sono state esposte allo Stedelijk Museum di Amsterdam (2001), al Gemeentemuseum di Den Haag (2006) e fanno parte delle collezioni del MoMa di New York, del Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam e del Kiasma di Helsinki. Nel 2009 ha partecipato alla terza Biennale di Mosca.
Utilizzando gli elementi più eterogenei, quali l’acquarello, il collage, ritagli di riviste di moda, porno, attualità, libri e manuali di geografia, arte e medicina, ma anche materiali quali perline, fili, terra, strass etc. Wangechi Mutu (*1975 Nairobi, vive a New York) crea volti e figure femminili estremamente complessi e articolati. Mutu usa il collage come metafora dell'identità africana alienata e globalizzata. I suoi ritratti manipolati sottolineano le contraddizioni dei ruoli, e le sue figure sembrano essere vittima e carnefice al contempo, alludendo anche allo sfruttamento femminile in Africa e in occidente, tematica ricorrente in tutto il suo lavoro. Mutu ha già esposto in musei prestigiosi quali il il San Francisco MoMA e il Miami Art Museum (2005) e il Deutsche Guggenheim di Berlino (2010).
Il lavoro di John Stezaker (*1949 Wocester, lives in London) riesamina le diverse funzioni dell’immagine fotografica: come documentazione della realtà, immagine del ricordo e simbolo della cultura moderna. Nei suoi collage si appropria di immagini trovate su libri e riviste, che usa come “ready mades” con semplici modifiche. Nella sua serie “Marriage” si focalizza sul concetto di ritratto, sia come genere storico-artistico che come elemento d’identità sociale. Utilizzando immagini di stelle del cinema, ritaglia e sovrappone volti famosi, creando “icone” ibride che si allontanano dalla visione familiare per generare una sensazione d’inquietudine. Recentemente ha esposto alla Rubell Family Collection di Miami (2007), al Camden Art Center (2007), al Barbican ed alla Zabludowicz Collection (2008) a Londra e al New Museum di New York (2008).
L’artista italiano residente a Londra Maurizio Anzeri (*1969 Loano) utilizza una tecnica unica: ricama arabeschi geometrici su fotografie in bianco e nero, sovrapponendo alle immagini sbiadite ma evocative di visi d’altri tempi ragnatele d’impulsi, emozioni ed esperienze personali. L’intervento trasforma il classico ritratto fotografico di studio in un nuovo oggetto dall’espressività e dal significato enigmatico, simbolico delle continue metamorfosi della storia. Nel 2009 - 2010 le sue opere sono state esposte alla Photographer’s Gallery di Londra, nella mostra “British Art Now” all’ Hermitage di
S. Pietroburgo e alla Saatchi Gallery di Londra.
La pittrice Hannah van Bart (*1963 Amsterdam) propone ritratti immaginari, resi particolarmente espressivi da sottili modifiche e irregolarità del viso, rappresentazioni di un’interiorità complessa. L’artista cerca di creare figure che possano sopravvivere da sole, raggiungendo una loro indipendenza formale e concettuale, essendo al contempo figura, architettura e paesaggio. Van Bart è rappresentata dalla galleria Marianne Boesky di New York; ha esposto al CoBrA Museum (2002) e al Gemeentemuseum (2009) di Amsterdam.
Scioccante, realistico e al tempo stesso surreale, Valerio Carrubba (*1975 Siracusa, vive a Milano) scompone e ricompone volti e figure utilizzando spesso elementi anatomici per giungere ad un’immagine incongrua ed inquietante. La sua tecnica è minuziosa: consiste nel dipingere, sovrapponendo le pennellate, due volte la stessa figura su una lastra di metallo, ottenendo immagini estremamente nitide, quasi tattili. Nel 2010 ha partecipato a Ibrido, curata da G.Di Pietrantonio e F.Garutti, al Pac di Milano e nel 2008 alla Triennale di Torino "50 Moons of Saturn" curata da Daniel Birnbaum. Le opere di Juul Kraijer (*1970 Assen, vive a Rotterdam) sono disegni e in alcuni casi sculture in bronzo. Con una linea leggera ma precisa traccia i contorni di una figura o il viso di una giovane donna che si fonde con elementi naturali, animali o vegetali. Le immagini non sono rappresentazioni di situazioni reali, ma raffigurazioni di stati d’animo. Sono state esposte allo Stedelijk Museum di Amsterdam (2001), al Gemeentemuseum di Den Haag (2006) e fanno parte delle collezioni del MoMa di New York, del Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam e del Kiasma di Helsinki. Nel 2009 ha partecipato alla terza Biennale di Mosca.
Utilizzando gli elementi più eterogenei, quali l’acquarello, il collage, ritagli di riviste di moda, porno, attualità, libri e manuali di geografia, arte e medicina, ma anche materiali quali perline, fili, terra, strass etc. Wangechi Mutu (*1975 Nairobi, vive a New York) crea volti e figure femminili estremamente complessi e articolati. Mutu usa il collage come metafora dell'identità africana alienata e globalizzata. I suoi ritratti manipolati sottolineano le contraddizioni dei ruoli, e le sue figure sembrano essere vittima e carnefice al contempo, alludendo anche allo sfruttamento femminile in Africa e in occidente, tematica ricorrente in tutto il suo lavoro. Mutu ha già esposto in musei prestigiosi quali il il San Francisco MoMA e il Miami Art Museum (2005) e il Deutsche Guggenheim di Berlino (2010).
Il lavoro di John Stezaker (*1949 Wocester, lives in London) riesamina le diverse funzioni dell’immagine fotografica: come documentazione della realtà, immagine del ricordo e simbolo della cultura moderna. Nei suoi collage si appropria di immagini trovate su libri e riviste, che usa come “ready mades” con semplici modifiche. Nella sua serie “Marriage” si focalizza sul concetto di ritratto, sia come genere storico-artistico che come elemento d’identità sociale. Utilizzando immagini di stelle del cinema, ritaglia e sovrappone volti famosi, creando “icone” ibride che si allontanano dalla visione familiare per generare una sensazione d’inquietudine. Recentemente ha esposto alla Rubell Family Collection di Miami (2007), al Camden Art Center (2007), al Barbican ed alla Zabludowicz Collection (2008) a Londra e al New Museum di New York (2008).
17
settembre 2010
Faces
Dal 17 settembre al 13 novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONICA DE CARDENAS
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15-19
Vernissage
17 Settembre 2010, ore 18-22 In occasione di Start Milano la galleria sarà aperta sabato 18.9 dalle 11 alle 21 e domenica 19.9 dalle 11 alle 19.
Autore