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Faith. Fotografi
mostra collettiva
Comunicato stampa
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Storicamente la fotografia fu definita come uno strumento di conoscenza o di godimento; personalmente, preferisco definirla, dal versante della conoscenza, come fenomeno di linguaggio; tutto ciò non esclude una presenza di fruizione nella comprensione dell’arte che, in ogni caso, provoca sempre un’attitudine contemplativa in colui che l’ammira.
È proprio per questo che alcuni amano vedere nella fotografia un’azione ludica o, come oggi si ama dire, una fiction, nel senso che porta l’osservatore in un mondo di apparenze che svelano le realtà proprie dell’uomo. L’arte è rivelazione, in tutte le sue potenzialità positive e negative; per questa ragione l’artista gode di uno spirito profetico, di uno sguardo penetrante. Già Benedetto Croce sosteneva che: «l’artista è artista, perché vede ciò che altri solo sente o intravede, ma non vede». Siamo così condotti a focalizzare lo specifico della creazione artistica.
L’uomo non dà vita, ma sfiora la superficie delle cose, plasmandole secondo i suoi modelli intellettivi.
Con ciò riconosciamo che la fotografia viene da un atto creativo dell’uomo, in quanto essa genera nuovi mondi, nei quali la realtà naturale e culturale viene interpretata, trasformata e trasferita in un significato nuovo. Secondo l’estetica di Croce «l’arte rapisce le cose alla vicenda naturale, cui sono sottoposte, e le sottomette ad un’altra vicenda che essa governa in assoluta libertà»; in una parola, la fotografia ri-crea la materia, la pietra perde il suo peso, la sua durezza e freddezza, le parole e i suoni perdono ogni rumore; i colori, ogni loro proprio splendore. C’è una grandissima differenza tra l’arte e la fede. Non hanno nulla in comune, se non lo stesso segreto, l’artista lavora l’entità fisica per avvicinarsi a questo mistero.
È per questo processo che il mondo della fede può entrare nella creazione artistica. A volte distratti, abituati allo stupore quotidiano di un paesaggio ricchissimo che diamo troppo per scontato, quando questo «oltre» manca o è quasi assente, abbiamo qualcosa che si chiama arte, ma arte non è. L’attenzione deve cadere proprio sulla profondità del mistero rappresentato per salvarci dall’indifferenza e guardare fino a dove arriva l’orizzonte. La fede, così come l’arte, sono senza tempo, sono pura ispirazione. In questa mostra c’è tutto questo: l’immobile e il mutevole, la cultura, l’idioma, la passione, il sogno, il tormento, nell’ispirazione di cinque autori impegnati quest’anno durante i festeggiamenti della Madonna dei Miracoli, Patrona della città, sul tema del confronto e del rapporto tra arte, territorio e religiosità che da latitudini diverse hanno cercato uno spunto, un senso, una visione, la parte per il tutto. “Il Manto della Madonna” diviene così una promessa di fiducia che fa danzare gli artisti affascinati da una bellezza profonda, un mistero divenuto realtà. Un’ossessione impenetrabile.
Partendo da uno degli eventi più sentiti dal popolo Alcamese che si svolge ogni anno dal 19 al 21 giugno, quest'anno anticipato ed ampliato dall’ allestimento ed apertura al pubblico del Museo di Arte Sacra e dall’avvenimento dei 40 anni dalla costituzione in Basilica della Chiesa di Santa Maria Assunta; i giovani scelti, già protagonisti del workshop organizzato e realizzato dall'Associazione per l'Arte di Alcamo, concretizzatosi infine in un catalogo d'arte dal titolo “Di Sopra e di Sotto”, in cui ogni artista dava un contributo estetico e concettuale, sono stati sollecitati nel proseguire uno studio sulla città, sottolineando la trama unica che collega tra loro le varie iniziative culturali che viepiù in futuro il Comune si dovrà impegnare a valorizzare ed integrare secondo un progetto condiviso tra l’Amministrazione e chi opera e fa cultura ad Alcamo.
Questo rapporto tra arte, territorio e religiosità ad Alcamo, si inserisce nel percorso di recupero della memoria e di riconoscimento dell’identità che sebbene approfondita da storici, letterati e cultori delle tradizioni locali, non è invece quasi mai trattata con gli strumenti dell’arte contemporanea, come viene fatto in questo caso con la fotografia.
Le memorie si intrecciano nell’ex Collegio dei Gesuiti scelto dal Comune di Alcamo come simbolo e avamposto della memoria collettiva della città, zona di frontiera tra passato e presente ma soprattutto finestra che guarda al futuro per riaprire le emozioni del pubblico con le impressioni dell’arte e con la valorizzazione dei giovani e dei loro talenti.
Girolamo Guadagna
È proprio per questo che alcuni amano vedere nella fotografia un’azione ludica o, come oggi si ama dire, una fiction, nel senso che porta l’osservatore in un mondo di apparenze che svelano le realtà proprie dell’uomo. L’arte è rivelazione, in tutte le sue potenzialità positive e negative; per questa ragione l’artista gode di uno spirito profetico, di uno sguardo penetrante. Già Benedetto Croce sosteneva che: «l’artista è artista, perché vede ciò che altri solo sente o intravede, ma non vede». Siamo così condotti a focalizzare lo specifico della creazione artistica.
L’uomo non dà vita, ma sfiora la superficie delle cose, plasmandole secondo i suoi modelli intellettivi.
Con ciò riconosciamo che la fotografia viene da un atto creativo dell’uomo, in quanto essa genera nuovi mondi, nei quali la realtà naturale e culturale viene interpretata, trasformata e trasferita in un significato nuovo. Secondo l’estetica di Croce «l’arte rapisce le cose alla vicenda naturale, cui sono sottoposte, e le sottomette ad un’altra vicenda che essa governa in assoluta libertà»; in una parola, la fotografia ri-crea la materia, la pietra perde il suo peso, la sua durezza e freddezza, le parole e i suoni perdono ogni rumore; i colori, ogni loro proprio splendore. C’è una grandissima differenza tra l’arte e la fede. Non hanno nulla in comune, se non lo stesso segreto, l’artista lavora l’entità fisica per avvicinarsi a questo mistero.
È per questo processo che il mondo della fede può entrare nella creazione artistica. A volte distratti, abituati allo stupore quotidiano di un paesaggio ricchissimo che diamo troppo per scontato, quando questo «oltre» manca o è quasi assente, abbiamo qualcosa che si chiama arte, ma arte non è. L’attenzione deve cadere proprio sulla profondità del mistero rappresentato per salvarci dall’indifferenza e guardare fino a dove arriva l’orizzonte. La fede, così come l’arte, sono senza tempo, sono pura ispirazione. In questa mostra c’è tutto questo: l’immobile e il mutevole, la cultura, l’idioma, la passione, il sogno, il tormento, nell’ispirazione di cinque autori impegnati quest’anno durante i festeggiamenti della Madonna dei Miracoli, Patrona della città, sul tema del confronto e del rapporto tra arte, territorio e religiosità che da latitudini diverse hanno cercato uno spunto, un senso, una visione, la parte per il tutto. “Il Manto della Madonna” diviene così una promessa di fiducia che fa danzare gli artisti affascinati da una bellezza profonda, un mistero divenuto realtà. Un’ossessione impenetrabile.
Partendo da uno degli eventi più sentiti dal popolo Alcamese che si svolge ogni anno dal 19 al 21 giugno, quest'anno anticipato ed ampliato dall’ allestimento ed apertura al pubblico del Museo di Arte Sacra e dall’avvenimento dei 40 anni dalla costituzione in Basilica della Chiesa di Santa Maria Assunta; i giovani scelti, già protagonisti del workshop organizzato e realizzato dall'Associazione per l'Arte di Alcamo, concretizzatosi infine in un catalogo d'arte dal titolo “Di Sopra e di Sotto”, in cui ogni artista dava un contributo estetico e concettuale, sono stati sollecitati nel proseguire uno studio sulla città, sottolineando la trama unica che collega tra loro le varie iniziative culturali che viepiù in futuro il Comune si dovrà impegnare a valorizzare ed integrare secondo un progetto condiviso tra l’Amministrazione e chi opera e fa cultura ad Alcamo.
Questo rapporto tra arte, territorio e religiosità ad Alcamo, si inserisce nel percorso di recupero della memoria e di riconoscimento dell’identità che sebbene approfondita da storici, letterati e cultori delle tradizioni locali, non è invece quasi mai trattata con gli strumenti dell’arte contemporanea, come viene fatto in questo caso con la fotografia.
Le memorie si intrecciano nell’ex Collegio dei Gesuiti scelto dal Comune di Alcamo come simbolo e avamposto della memoria collettiva della città, zona di frontiera tra passato e presente ma soprattutto finestra che guarda al futuro per riaprire le emozioni del pubblico con le impressioni dell’arte e con la valorizzazione dei giovani e dei loro talenti.
Girolamo Guadagna
27
novembre 2010
Faith. Fotografi
Dal 27 novembre 2010 al 06 gennaio 2011
fotografia
Location
MACA – MUSEO ARTE CONTEMPORANEA DI ALCAMO
Alcamo, Piazza Ciullo, (Trapani)
Alcamo, Piazza Ciullo, (Trapani)
Orario di apertura
lun-ven 9:30-13:00/16:30-20:00
sab-dom 16:30-20:00
Vernissage
27 Novembre 2010, dalle ore 19,00 - 21,00
Autore