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Falene – Ludovica Anversa, Leilei Wu, Federico Arani
Limbo è un luogo sospeso, in cui terreno e ultraterreno si incontrano. La mostra inaugurale FALENE si affida a questa creatura liminale, che dimora tra giorno e notte, per rivelarne l’identità nascente e l’attitudine sperimentale grazie alle opere di Ludovica Anversa, Leilei Wu e Federico Arani.
Comunicato stampa
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Limbo è un luogo sospeso, un spazio indefinito in cui terreno e ultraterreno si incontrano. Un territorio dedicato a pratiche artistiche che esplorano fluidità, impermanenza e transitorietà, rispecchiando la fermentazione perpetua del loro tempo. La mostra inaugurale FALENE si affida a questa creatura liminale, frutto di metamorfosi, che dimora tra giorno e notte, per rivelarne l’identità nascente e l’attitudine sperimentale grazie alle opere di Ludovica Anversa, Federico Arani e Leilei Wu. Le pratiche dellx artistx sono infatti accomunate da una tensione verso ibridazione e contaminazione che si condensa in figure e ambientazioni pendenti, restituendo una dimensione sensoriale forte, eppure elusiva. Queste risonanze isomorfe vertono sull’interesse per processi sensuali di destrutturazione e cristallizzazione. Una trasfigurazione materica continua, che alimenta narrazioni stratificate e mai lineari; queste ultime sono spesso segnate dalla ricerca di una relazione ultratemporale con un sapere organico, atavico e oscuro - inteso non immediatamente comprensibile o accessibile. Celebrano un intreccio di significato e valore al di là di dicotomie semplicistiche, avvicinandosi ai principi della dark ecology e delle teorie postnaturali.
Ludovica Anversa esplora le vulnerabilità e le trasformazione del corpo, dipingendo figure che emergono e svaniscono in una delicata danza tra bellezza, dolore e tenerezza. Le sue opere suggeriscono una realtà eterea e viscerale in cui il corpo è visto come un’entità porosa che sfida i confini tra il percepito e il visibile. In bilico tra figurazione e astrazione, Tender Rift (2025) e Bite Me, Tease Me, Forget Me (2025) si sporgono una verso l’altra, accomunate dalla propria natura, permeabile e destinata a custodire echi spettrali. Segnali eterei eppure palpitanti, impressi in una membrana, ora distesa fino alla trasparenza estrema, che non separa più interno ed esterno. Queste due vedute sono delle aperture senza direzione, tanto finestre spalancate sul buio quanto spiragli da cui penetra la luce. Alle loro spalle, di là della parete, riposa il dittico Gloria N.2 (2022), dove la nebulosità al contrario si addensa. Lascia però affiorare un dettaglio figurativo, diradando la coltre quanto basta a offrire il riverbero di una narrazione inaccessibile, immaginabile attraverso i propri detriti. Sottoterra, Bad Seeds #4 (2024) è l’ultima traccia, asciutta ma sensuale, che racchiude il desiderio di raccontare una presenza attraverso il parziale annullamento della sua immagine. Questa indagine sulla transcorporeità è centrale anche nella pratica di Leilei Wu, che tramite la fusione di forme organiche e materiali sintetici sviluppa un linguaggio scultoreo ibrido, in costante rinnovamento. Sovverte realtà materiali e computazionali fino a condensarne le ombre in impressioni metafisiche, frutto di un approccio fortemente speculativo. Il suo lavoro si interroga sulle nuove tecnologie di produzione, riproduzione e distribuzione, ponendo l’accento sull’esplorazione del loro rapporto con ecologia e mitologia. SS03 N.1 (2025) e SS03 N.2 (2025) rappresentano la feticizzazione delle nuove tecnologie, al confine tra celebrazione devota e timore reverenziale. Calano dall’altro come entità divine e indipendenti dalla volontà umana, offrendo secrezioni enigmatiche che evocano l’amrita, il nettare sacro che dei e demoni producono insieme per trascendere la mortalità. Nella seconda sala giace THS05 (2025), una presenza vagamente antropomorfa. Come nei lavori di Anversa, anche qui la fisicità si manifesta in maniera ambigua; parte da una postura contratta e nervosa che poi si distende in una curvatura seducente, invitando ad accogliere la sua natura contraddittoria per poter andare più a fondo. Al piano inferiore THS02 (2024) si presenta come un trono vuoto, riprendendo la futuristica sacralità e la postura rilassata delle opere antecedenti, lasciando in uno stato immobile, di attesa senza soluzione. L’immaginario fantascientifico accomuna il lavoro di Wu a quello di Federico Arani, che spazia dalla scultura, alla pittura e ai progetti comunitari, mescolando influenze di proto-scienze e biologia evolutiva per creare strumenti e immagini ibride. Il suo uso di materiali di recupero e di pratiche arcaiche evoca un mondo post-sociale e misterioso, esplorando temi di connessione, corruzione e desiderio di conoscenza perduta. Il disco Untitled (Filter) (2025) rappresenta l’interesse dell’artista per la pratica di accostamento e contrapposizione, nascondendo il suo doppio prezioso, e accompagna verso la soglia trasformandola in portale; lungo la stessa parete Cuttlebone (2025) rivela la natura alchemica del primo lavoro, esponendo uno dei processi di smaltatura e galvanizzazione, incontrollabili e quasi magici, ricorrenti nel suo lavoro. Più in fondo Odradek Unit-09.2 (Radio Antenna Carrying Frame) (2025) aggiunge complessità incastonando la ceramica in una stratificazione di lavorazioni artigianali, archeologia industriale e found objects. Questo device indossabile e speculativo si rapporta all’esistente per risignificarlo, attiva l’ambiente come un ripetitore per ripensarne i confini. La mostra si conclude con Study for dowsing (Ear) (2024), installazione site specific che immerge l’ultima sala in una luce calda, intenta a cullare la piccola porzione di corpo aliena. Se, avvalendosi di una presenza conturbante per evocare energie invisibili, Odradek Unit-09.2 si accosta alle opere di Anversa, Study for dowsing si avvicina a quelle di Wu, sfruttando la tecnologia per invitare all’ascolto di presenze non umane; ogni opera è connessa da un carattere di ambiguità e apertura a tratti destabilizzante, che reclama il proprio diritto ad un’esistenza opaca e permeabile.
Testo di Zoë De Luca Legge
Ludovica Anversa (Milano, 1996) vive e lavora a Milano, Italia. Tra le sue mostre recenti: Fondazione La Rocca, Pescara (2024); Warbling Collective, Londra (2024); Spazio Contemporanea, Brescia (2024); MAC Museo d’arte contemporanea, Lissone (2023); The Address Gallery, Brescia (2023); New Galerie, Parigi (2022); Galleria Massimo Minini, Brescia (2022), East Contemporary Gallery, Entreveaux (2021); Palazzo Monti, Brescia (2021); Manifattura Tabacchi, Firenze (2021).
Federico Arani (Roma, 1995) vive e lavora tra Londra e Roma. Tra le sue mostre recenti: Commonage, Londra (2024); Hypha Stu- dios, Londra (2024); Spazio Mensa, Roma (2024), The Organ Factory, Londra (2024), The Split Gallery, Londra (2023), Danuser & Ramirez Gallery, Londra (2023), Fabbrica del Vapore, Milano (2021).
Leilei Wu (ZheJiang, 1997) vive e lavora a Milano. Tra le sue mostre recenti: Improper Walls, Vienna (2024); Zachęta National Art Gallery, Varsavia (2024); MOCA, Brescia (2024); Biennale di Chengdu, Chengdu (2023); Like A Little Disaster, Polignano a Mare (2023); Good Sessions, Parigi (2023); Simulacra Gallery, Pechino (2023): Design Museum Den Bosch, ‘s-Hertogenbosch (2023): Kunsthalle Zürich, Zurigo (2022).
Ludovica Anversa esplora le vulnerabilità e le trasformazione del corpo, dipingendo figure che emergono e svaniscono in una delicata danza tra bellezza, dolore e tenerezza. Le sue opere suggeriscono una realtà eterea e viscerale in cui il corpo è visto come un’entità porosa che sfida i confini tra il percepito e il visibile. In bilico tra figurazione e astrazione, Tender Rift (2025) e Bite Me, Tease Me, Forget Me (2025) si sporgono una verso l’altra, accomunate dalla propria natura, permeabile e destinata a custodire echi spettrali. Segnali eterei eppure palpitanti, impressi in una membrana, ora distesa fino alla trasparenza estrema, che non separa più interno ed esterno. Queste due vedute sono delle aperture senza direzione, tanto finestre spalancate sul buio quanto spiragli da cui penetra la luce. Alle loro spalle, di là della parete, riposa il dittico Gloria N.2 (2022), dove la nebulosità al contrario si addensa. Lascia però affiorare un dettaglio figurativo, diradando la coltre quanto basta a offrire il riverbero di una narrazione inaccessibile, immaginabile attraverso i propri detriti. Sottoterra, Bad Seeds #4 (2024) è l’ultima traccia, asciutta ma sensuale, che racchiude il desiderio di raccontare una presenza attraverso il parziale annullamento della sua immagine. Questa indagine sulla transcorporeità è centrale anche nella pratica di Leilei Wu, che tramite la fusione di forme organiche e materiali sintetici sviluppa un linguaggio scultoreo ibrido, in costante rinnovamento. Sovverte realtà materiali e computazionali fino a condensarne le ombre in impressioni metafisiche, frutto di un approccio fortemente speculativo. Il suo lavoro si interroga sulle nuove tecnologie di produzione, riproduzione e distribuzione, ponendo l’accento sull’esplorazione del loro rapporto con ecologia e mitologia. SS03 N.1 (2025) e SS03 N.2 (2025) rappresentano la feticizzazione delle nuove tecnologie, al confine tra celebrazione devota e timore reverenziale. Calano dall’altro come entità divine e indipendenti dalla volontà umana, offrendo secrezioni enigmatiche che evocano l’amrita, il nettare sacro che dei e demoni producono insieme per trascendere la mortalità. Nella seconda sala giace THS05 (2025), una presenza vagamente antropomorfa. Come nei lavori di Anversa, anche qui la fisicità si manifesta in maniera ambigua; parte da una postura contratta e nervosa che poi si distende in una curvatura seducente, invitando ad accogliere la sua natura contraddittoria per poter andare più a fondo. Al piano inferiore THS02 (2024) si presenta come un trono vuoto, riprendendo la futuristica sacralità e la postura rilassata delle opere antecedenti, lasciando in uno stato immobile, di attesa senza soluzione. L’immaginario fantascientifico accomuna il lavoro di Wu a quello di Federico Arani, che spazia dalla scultura, alla pittura e ai progetti comunitari, mescolando influenze di proto-scienze e biologia evolutiva per creare strumenti e immagini ibride. Il suo uso di materiali di recupero e di pratiche arcaiche evoca un mondo post-sociale e misterioso, esplorando temi di connessione, corruzione e desiderio di conoscenza perduta. Il disco Untitled (Filter) (2025) rappresenta l’interesse dell’artista per la pratica di accostamento e contrapposizione, nascondendo il suo doppio prezioso, e accompagna verso la soglia trasformandola in portale; lungo la stessa parete Cuttlebone (2025) rivela la natura alchemica del primo lavoro, esponendo uno dei processi di smaltatura e galvanizzazione, incontrollabili e quasi magici, ricorrenti nel suo lavoro. Più in fondo Odradek Unit-09.2 (Radio Antenna Carrying Frame) (2025) aggiunge complessità incastonando la ceramica in una stratificazione di lavorazioni artigianali, archeologia industriale e found objects. Questo device indossabile e speculativo si rapporta all’esistente per risignificarlo, attiva l’ambiente come un ripetitore per ripensarne i confini. La mostra si conclude con Study for dowsing (Ear) (2024), installazione site specific che immerge l’ultima sala in una luce calda, intenta a cullare la piccola porzione di corpo aliena. Se, avvalendosi di una presenza conturbante per evocare energie invisibili, Odradek Unit-09.2 si accosta alle opere di Anversa, Study for dowsing si avvicina a quelle di Wu, sfruttando la tecnologia per invitare all’ascolto di presenze non umane; ogni opera è connessa da un carattere di ambiguità e apertura a tratti destabilizzante, che reclama il proprio diritto ad un’esistenza opaca e permeabile.
Testo di Zoë De Luca Legge
Ludovica Anversa (Milano, 1996) vive e lavora a Milano, Italia. Tra le sue mostre recenti: Fondazione La Rocca, Pescara (2024); Warbling Collective, Londra (2024); Spazio Contemporanea, Brescia (2024); MAC Museo d’arte contemporanea, Lissone (2023); The Address Gallery, Brescia (2023); New Galerie, Parigi (2022); Galleria Massimo Minini, Brescia (2022), East Contemporary Gallery, Entreveaux (2021); Palazzo Monti, Brescia (2021); Manifattura Tabacchi, Firenze (2021).
Federico Arani (Roma, 1995) vive e lavora tra Londra e Roma. Tra le sue mostre recenti: Commonage, Londra (2024); Hypha Stu- dios, Londra (2024); Spazio Mensa, Roma (2024), The Organ Factory, Londra (2024), The Split Gallery, Londra (2023), Danuser & Ramirez Gallery, Londra (2023), Fabbrica del Vapore, Milano (2021).
Leilei Wu (ZheJiang, 1997) vive e lavora a Milano. Tra le sue mostre recenti: Improper Walls, Vienna (2024); Zachęta National Art Gallery, Varsavia (2024); MOCA, Brescia (2024); Biennale di Chengdu, Chengdu (2023); Like A Little Disaster, Polignano a Mare (2023); Good Sessions, Parigi (2023); Simulacra Gallery, Pechino (2023): Design Museum Den Bosch, ‘s-Hertogenbosch (2023): Kunsthalle Zürich, Zurigo (2022).
27
febbraio 2025
Falene – Ludovica Anversa, Leilei Wu, Federico Arani
Dal 27 febbraio al 05 aprile 2025
arte contemporanea
Location
Limbo Contemporary
Milano, Via Rosolino Pilo, 14, (MI)
Milano, Via Rosolino Pilo, 14, (MI)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11.00-13.00 e 14.30-19.00
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