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Fantasmagorie
In un’epoca satura di immagini la percezione del tutto si dissolve nella massa di segni che bombardano la
nostra quotidianità. Nella mostra Fantasmagorie otto giovani artisti si interrogano – pur nella loro peculiare
diversità – sul concetto di assenza come presenza secondo un’idea del mondo percepito come un “vuoto
pieno”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
FANTASMAGORIE a cura di Giulia Giambrone
inaugurazione sabato 8 giugno ore 18.00-21.00
a seguire concerto dell’orchestra d’archi Il diletto musicale
apertura al pubblico 9-30 giugno
Il Museo Comunale di Palazzo Caccia è lieto di annunciare la prossima apertura 8 Giugno
della mostra Fantasmagorie.
In un’epoca satura di immagini la percezione del tutto si dissolve nella massa di segni che bombardano la
nostra quotidianità. Nella mostra Fantasmagorie otto giovani artisti si interrogano - pur nella loro peculiare
diversità - sul concetto di assenza come presenza secondo un’idea del mondo percepito come un “vuoto
pieno”.
L’etimologia della parola ‘assenza’ deriva dal latino abesse ovvero “essere altrove” o “essere lontano”. Non
si tratta di un non-essere, piuttosto di un essere altro.
Dalla filosofia antica al Novecento -basti solo pensare a Hugo, Proust , Sartre- si rintraccia l’idea dell’assenza
come presenza viva. Nulla a che vedere con il significato comune che indica la mancanza; al contrario
emerge il concetto di uno spazio che come quello della fisica newtoniana è denso di presenze. Non ultimi
sono i riferimenti teologici legati al concetto di assenza, i quali oltre ad attingere chiaramente la loro linfa
vitale dal mondo della spiritualità orientale (pensiamo al grande maestro zen Lao Tse: “Il vuoto è
onnipotente perché può contenere tutto”), costruiscono sull’idea di assenza tutto l’immaginario legato alla
nozione di Dio, anche nel mondo occidentale della cristianità. Non a caso “Dio è l’Assenza” per Sartre.
L'assenza, dunque, come dislocazione e uscita da sé, varca la soglia, il limite, la pelle che separa l’Io
dall’Altro. Nel nulla emerge la continuità tra un dentro e un fuori, si annulla la separatezza e si accende una
potenziale coscienza altra che ad esempio, nel lavoro di Samuele Gore si materializza come coscienza della
morte. I suoi scenari silvestri interrogano la finitezza dell’uomo che vaga tra la bellezza terrestre e
l’incognita celeste di un aldilà inafferrabile. Cancellando le tracce del suo passaggio, Flaminia Cicerchia
costruisce la sua installazione come un montaggio di indizi che alludono all’assenza come sopravvivenza
della memoria impressa sul corpo, nella topografia e nella coscienza collettiva. Ileana Alesi imprime il
ricordo dell’infanzia in un’installazione pittorico-scultorea che ruota intorno alle figure danzanti di un
carillon, oggetto magico della reminiscenza. La densità della presenza viva invece si ritrova nel tratto grezzo
e materico della pittura di Jerico Cabrera Carandang in cui forma, segno e colore si fondono e si
confondono per dare vita a una realtà energica dove regna l’ambiguità. La stessa che in Giacomo Zorba è
volutamente il contrasto comunicativo che l’artista crea tra definito e non-definito attraverso l’alternanza
dello spray alla pittura ad olio. Andrea Lo Giudice fa dell’assenza l’opera in sé, invitando chi guarda ad
interrogarsi sullo statuto basilare della creazione artistica. Per Mario Petrachi la rivelazione del santo che
volta le spalle altro non è che la presentificazione dell’assenza di Dio. Aura Monsalves invece la riporta a
nuova vita in un contesto, Palazzo Caccia, dove per sua natura impera la tassonomia mortifera.
inaugurazione sabato 8 giugno ore 18.00-21.00
a seguire concerto dell’orchestra d’archi Il diletto musicale
apertura al pubblico 9-30 giugno
Il Museo Comunale di Palazzo Caccia è lieto di annunciare la prossima apertura 8 Giugno
della mostra Fantasmagorie.
In un’epoca satura di immagini la percezione del tutto si dissolve nella massa di segni che bombardano la
nostra quotidianità. Nella mostra Fantasmagorie otto giovani artisti si interrogano - pur nella loro peculiare
diversità - sul concetto di assenza come presenza secondo un’idea del mondo percepito come un “vuoto
pieno”.
L’etimologia della parola ‘assenza’ deriva dal latino abesse ovvero “essere altrove” o “essere lontano”. Non
si tratta di un non-essere, piuttosto di un essere altro.
Dalla filosofia antica al Novecento -basti solo pensare a Hugo, Proust , Sartre- si rintraccia l’idea dell’assenza
come presenza viva. Nulla a che vedere con il significato comune che indica la mancanza; al contrario
emerge il concetto di uno spazio che come quello della fisica newtoniana è denso di presenze. Non ultimi
sono i riferimenti teologici legati al concetto di assenza, i quali oltre ad attingere chiaramente la loro linfa
vitale dal mondo della spiritualità orientale (pensiamo al grande maestro zen Lao Tse: “Il vuoto è
onnipotente perché può contenere tutto”), costruiscono sull’idea di assenza tutto l’immaginario legato alla
nozione di Dio, anche nel mondo occidentale della cristianità. Non a caso “Dio è l’Assenza” per Sartre.
L'assenza, dunque, come dislocazione e uscita da sé, varca la soglia, il limite, la pelle che separa l’Io
dall’Altro. Nel nulla emerge la continuità tra un dentro e un fuori, si annulla la separatezza e si accende una
potenziale coscienza altra che ad esempio, nel lavoro di Samuele Gore si materializza come coscienza della
morte. I suoi scenari silvestri interrogano la finitezza dell’uomo che vaga tra la bellezza terrestre e
l’incognita celeste di un aldilà inafferrabile. Cancellando le tracce del suo passaggio, Flaminia Cicerchia
costruisce la sua installazione come un montaggio di indizi che alludono all’assenza come sopravvivenza
della memoria impressa sul corpo, nella topografia e nella coscienza collettiva. Ileana Alesi imprime il
ricordo dell’infanzia in un’installazione pittorico-scultorea che ruota intorno alle figure danzanti di un
carillon, oggetto magico della reminiscenza. La densità della presenza viva invece si ritrova nel tratto grezzo
e materico della pittura di Jerico Cabrera Carandang in cui forma, segno e colore si fondono e si
confondono per dare vita a una realtà energica dove regna l’ambiguità. La stessa che in Giacomo Zorba è
volutamente il contrasto comunicativo che l’artista crea tra definito e non-definito attraverso l’alternanza
dello spray alla pittura ad olio. Andrea Lo Giudice fa dell’assenza l’opera in sé, invitando chi guarda ad
interrogarsi sullo statuto basilare della creazione artistica. Per Mario Petrachi la rivelazione del santo che
volta le spalle altro non è che la presentificazione dell’assenza di Dio. Aura Monsalves invece la riporta a
nuova vita in un contesto, Palazzo Caccia, dove per sua natura impera la tassonomia mortifera.
08
giugno 2019
Fantasmagorie
Dall'otto al 30 giugno 2019
arte contemporanea
Location
PALAZZO CANALI CACCIA – MUSEO COMUNALE
Sant'oreste, Piazza dei Cavalieri Caccia, 10, (Roma)
Sant'oreste, Piazza dei Cavalieri Caccia, 10, (Roma)
Vernissage
8 Giugno 2019, ore 18
Autore
Curatore