Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Farah Khelil – Surfacing
Prima personale italiana dedicata a Farah Khelil (Tunisia, 1980), una delle più interessanti voci dell’emergente panorama contemporaneo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Curata da Silvia Cirelli, la mostra dal titolo Surfacing raccoglie una vasta selezione di opere mai esposte in Italia, nel tentativo di esplorare la grande versatilità di una giovane interprete che continua a sorprendere con un’estetica ricercata e incisiva, profondamente legata agli scenari dell’universo interiore.
Già distintasi con partecipazioni internazionali come al British Museum di Londra, al Museo Es Baluard di Palma di Maiorca o a Undercurrents Projects di New York, Farah Khelil spicca per una matura grammatica stilistica strettamente connessa a una forte connotazione autobiografica.
I diversi linguaggi esplorati dall’artista – che spaziano dalla fotografia, al disegno, l’installazione e il video – non solo dimostrano la grande ecletticità espressiva di Khelil, ma confluiscono in un vocabolario estetico che vede la memoria culturale e storica come essenziali basi da cui partire per testimoniare il prezioso valore del ricordo. Come vere e proprie esperienze sensoriali, le opere di Farah Khelil rappresentano, infatti, un repertorio emozionale che emerge da un procedimento di sovrapposizione di relazioni, associazioni e piani di lettura differenti che confluiscono però nel tentativo di comprendere il presente attraverso il passato. Non mancano dunque riferimenti alla Storia dell’Arte, alla filosofia, o rimandi letterali che s’intrecciano in un mosaico di confessioni che vede il concetto di “appropriazione” al centro della narrazione. Il recupero di ritratti di famiglia, come in Notes de Chevet; di storiche immagini di paesaggi tunisini, come nell’installazione Fouilles; o i residui di tessuti domestici quali pizzi o stoffe antiche come nel trittico Tenir le Fil e nel suggestivo comodino Notes de Chevet, sono elementi che affiorano dall’universo privato dell’artista ma che, a poco a poco, accompagnano lo spettatore verso una lettura più universale. L’urgenza di farsi custode di una memoria culturale, diventa presto di risonanza collettiva, “contaminando” l’intera struttura artistica.
La scrittura, così come la lettura, simboleggiano per Khelil importanti principi di trasmissione, ed è per questo loro valore comune che li ritroviamo costantemente nel percorso narrativo. Sotto forma di dedica sul retro di una cartolina (Point of view, listening point Clichés II), come documento d’archivio della storia della famiglia Khelil (Notes de Chevet) o nelle frasi incise sulle diapositive di Fouilles, le parole scritte fungono da depositarie di un ricordo, un’emozione, un’esperienza vissuta, e in quanto tali rappresentano piccoli ma essenziali tasselli dell’attuale storia culturale e sociale.
Sul ponte metaforico fra passato e presente, l’artista proietta la propria trama culturale, una trama che sul concetto evolutivo della storia costruisce la propria legittimità.
NOTE BIOGRAFICHE
Farah Khelil è nata a Cartagine (Tunisia) nel 1980. Attualmente vive e lavora fra Tunisi e Parigi. Nel 2007 si laurea all’Institut des Beaux-Arts di Tunisi e nel 2014 si specializza con un PhD in Arte e Scienza alla Sorbonne di Parigi. Dal 2010 insegna Arte Visive alla Panthéon-Sorbonne Parigi I. Fra le sue recenti e future mostre, Heartbreak al Palazzo Corte del Duca Sforza a Venezia (2019), The World exists to be put on al British Museum di Londra (2019), Mare Medi Terraneum all’Es Baluard Museum of Modern and Contemporary Art di Palma de Mallorca (2015), Un cabinet de curiosités all’Undercurrent Projects di New York (2014), Mapp’ing E-Fest al Palais Abdellia di Tunisi, Restitution al Centre d’Art de Port-de-Bouc di Martigues in Francia (2014) e la collettiva Perception de la Ciutat al Centre Civic Fort Pienc di Barcellona (2006).
Già distintasi con partecipazioni internazionali come al British Museum di Londra, al Museo Es Baluard di Palma di Maiorca o a Undercurrents Projects di New York, Farah Khelil spicca per una matura grammatica stilistica strettamente connessa a una forte connotazione autobiografica.
I diversi linguaggi esplorati dall’artista – che spaziano dalla fotografia, al disegno, l’installazione e il video – non solo dimostrano la grande ecletticità espressiva di Khelil, ma confluiscono in un vocabolario estetico che vede la memoria culturale e storica come essenziali basi da cui partire per testimoniare il prezioso valore del ricordo. Come vere e proprie esperienze sensoriali, le opere di Farah Khelil rappresentano, infatti, un repertorio emozionale che emerge da un procedimento di sovrapposizione di relazioni, associazioni e piani di lettura differenti che confluiscono però nel tentativo di comprendere il presente attraverso il passato. Non mancano dunque riferimenti alla Storia dell’Arte, alla filosofia, o rimandi letterali che s’intrecciano in un mosaico di confessioni che vede il concetto di “appropriazione” al centro della narrazione. Il recupero di ritratti di famiglia, come in Notes de Chevet; di storiche immagini di paesaggi tunisini, come nell’installazione Fouilles; o i residui di tessuti domestici quali pizzi o stoffe antiche come nel trittico Tenir le Fil e nel suggestivo comodino Notes de Chevet, sono elementi che affiorano dall’universo privato dell’artista ma che, a poco a poco, accompagnano lo spettatore verso una lettura più universale. L’urgenza di farsi custode di una memoria culturale, diventa presto di risonanza collettiva, “contaminando” l’intera struttura artistica.
La scrittura, così come la lettura, simboleggiano per Khelil importanti principi di trasmissione, ed è per questo loro valore comune che li ritroviamo costantemente nel percorso narrativo. Sotto forma di dedica sul retro di una cartolina (Point of view, listening point Clichés II), come documento d’archivio della storia della famiglia Khelil (Notes de Chevet) o nelle frasi incise sulle diapositive di Fouilles, le parole scritte fungono da depositarie di un ricordo, un’emozione, un’esperienza vissuta, e in quanto tali rappresentano piccoli ma essenziali tasselli dell’attuale storia culturale e sociale.
Sul ponte metaforico fra passato e presente, l’artista proietta la propria trama culturale, una trama che sul concetto evolutivo della storia costruisce la propria legittimità.
NOTE BIOGRAFICHE
Farah Khelil è nata a Cartagine (Tunisia) nel 1980. Attualmente vive e lavora fra Tunisi e Parigi. Nel 2007 si laurea all’Institut des Beaux-Arts di Tunisi e nel 2014 si specializza con un PhD in Arte e Scienza alla Sorbonne di Parigi. Dal 2010 insegna Arte Visive alla Panthéon-Sorbonne Parigi I. Fra le sue recenti e future mostre, Heartbreak al Palazzo Corte del Duca Sforza a Venezia (2019), The World exists to be put on al British Museum di Londra (2019), Mare Medi Terraneum all’Es Baluard Museum of Modern and Contemporary Art di Palma de Mallorca (2015), Un cabinet de curiosités all’Undercurrent Projects di New York (2014), Mapp’ing E-Fest al Palais Abdellia di Tunisi, Restitution al Centre d’Art de Port-de-Bouc di Martigues in Francia (2014) e la collettiva Perception de la Ciutat al Centre Civic Fort Pienc di Barcellona (2006).
28
marzo 2019
Farah Khelil – Surfacing
Dal 28 marzo all'undici maggio 2019
arte contemporanea
Location
OFFICINE DELL’IMMAGINE
Milano, Via Carlo Vittadini, 11, (Milano)
Milano, Via Carlo Vittadini, 11, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-19
Vernissage
28 Marzo 2019, ore 19.00
Autore
Curatore