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Fariba Ferdosi – Nodi. Intrecci e contrasti sulla Via … della Lana
Ma cosa lega l’opera di un’artista contemporanea come la Ferdosi all’antica arte del tappeto? Da un lato l’uso delle più moderne tecniche video-digitali e informatiche: installazioni video-interattive, Net Art, performance; dall’altro un mondo ancora arcaico, legato alla pastorizia e all’uso di tecnologie, vecchie forse di millenni in cui è la mano dell’uomo (della donna in realtà) il principale e forse unico strumento.
Comunicato stampa
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> Fariba Ferdosi è una giovane artista iraniana che vive in Italia ormai da un decennio, e si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Da alcuni anni conduce una sua ricerca etica-estetica sulle radici del fondamentalismo, ‘Pecorato’, in cui con foto digitali e vere pecore vive, armate di fucili mitragliatori (armi giocattolo per fortuna) ci invita con sottile ironia, ma anche con una marcata nota di amarezza, a riflettere e a criticare ogni forma di retorica da qualunque parte provenga, tanto quella islamista quanto quella filo-occidentale, entrambe armate di ottusa violenza. L’immagine della pecora armata è una di quelle che turbano nel profondo ed è un’ simbolo universale perché la pecora è sempre la stessa, in tutte le culture, sinonimo di mitezza, ma anche di viltà e rassegnazione.
> Alberto Boralevi è un noto antiquario fiorentino di tappeti e tessili, prevalentemente orientali, che negli ultimi tempi sta cercando di coniugare l’arte contemporanea con il mondo del tappeto antico.
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> Dall’incontro con Fariba Ferdosi è scaturita una piccola mostra intitolata Nodi. Intrecci e contrasti sulla “Via … della Lana”. (1-21 Ottobre. Firenze, Showroom di Alberto Boralevi, Palazzo Frescobaldi, Via S.Spirito 11, orario10,30/12,30 – 16,00/18,30. Chiuso la domenica). La mostra è accompagnata da un piccolo catalogo illustrato con testi di Alberto Boralevi e Jason Waite.
> Le pecore, la lana, il nome dell’artista, Ferdosi, lo stesso del più grande poeta classico persiano, l’autore del celeberrimo Shahnameh, il libro dei Re … tutto concorreva a fare intuire che tra quell’opera così moderna e dirompente ed il mondo del tappeto e del tessile orientale, ci potesse essere un nesso. Ma cosa lega l’opera di un’artista contemporanea come la Ferdosi all’antica arte del tappeto? Da un lato l’uso delle più moderne tecniche video-digitali e informatiche: installazioni video-interattive, Net Art, performance; dall’altro
> un mondo ancora arcaico, legato alla pastorizia e all’uso di tecnologie, vecchie forse di millenni in cui è la mano dell’uomo (della donna in realtà) il principale e forse unico strumento.
> Il tappeto è spesso un racconto, una storia tessuta con migliaia di piccoli nodi di lana che narrano la vita quotidiana della tessitrice, della sua famiglia, del clan a cui appartiene. La pecora produce la lana per fare il tappeto ed è il principale mezzo di sostentamento nelle società tribali. La troviamo a volte rappresentata nei piccoli tappeti Gabbeh, tessuti dai gruppi tribali del sud della Persia. Sono tappeti rustici e vivaci, decorati da motivi spesso astratti o molto stilizzati, piccoli capolavori di espressività.
> In fondo la pecora armata è la stessa pecora che ha fornito la lana alle donne che hanno tessuto quei tappeti. Di questo l’artista è cosciente, essendo fortemente legata alle proprie radici ed alla cultura millenaria del suo paese che ha lasciato e che oggi vive un momento di terribile lacerazione che travolge tutti, soprattutto le giovani generazioni.
> L’immagine della pecora, assieme a quella del fucile diviene un elemento decorativo e nascono le ‘trame’ simil-tappeti che emulano lo schema compositivo dei manufatti classici, sostituendo agli ornamenti tradizionali i motivi cari all’artista. Ma la pecora armata è un essere violentato e nell’evoluzione della sua poetica, si trasforma in una pecora mutilata. Anche il tappeto può essere mutilato quando, carico di anni e di storia, diviene un lacerto, un frammento che ha perso ormai la sua funzione primaria di oggetto d’arredo, ma mantiene ancora viva e inalterata la sua valenza estetica e culturale, la bellezza dei colori, l’armonia del disegno …
> Un frammento di antico tappeto è il documento di un mondo perduto, testimonianza della creatività artistica di un passato glorioso, quando forse le pecore ancora non dovevano essere armate. E’ un nodo in più nell’intreccio di questo insolito incontro sulla “Via … della Lana”.
> Alberto Boralevi è un noto antiquario fiorentino di tappeti e tessili, prevalentemente orientali, che negli ultimi tempi sta cercando di coniugare l’arte contemporanea con il mondo del tappeto antico.
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> Dall’incontro con Fariba Ferdosi è scaturita una piccola mostra intitolata Nodi. Intrecci e contrasti sulla “Via … della Lana”. (1-21 Ottobre. Firenze, Showroom di Alberto Boralevi, Palazzo Frescobaldi, Via S.Spirito 11, orario10,30/12,30 – 16,00/18,30. Chiuso la domenica). La mostra è accompagnata da un piccolo catalogo illustrato con testi di Alberto Boralevi e Jason Waite.
> Le pecore, la lana, il nome dell’artista, Ferdosi, lo stesso del più grande poeta classico persiano, l’autore del celeberrimo Shahnameh, il libro dei Re … tutto concorreva a fare intuire che tra quell’opera così moderna e dirompente ed il mondo del tappeto e del tessile orientale, ci potesse essere un nesso. Ma cosa lega l’opera di un’artista contemporanea come la Ferdosi all’antica arte del tappeto? Da un lato l’uso delle più moderne tecniche video-digitali e informatiche: installazioni video-interattive, Net Art, performance; dall’altro
> un mondo ancora arcaico, legato alla pastorizia e all’uso di tecnologie, vecchie forse di millenni in cui è la mano dell’uomo (della donna in realtà) il principale e forse unico strumento.
> Il tappeto è spesso un racconto, una storia tessuta con migliaia di piccoli nodi di lana che narrano la vita quotidiana della tessitrice, della sua famiglia, del clan a cui appartiene. La pecora produce la lana per fare il tappeto ed è il principale mezzo di sostentamento nelle società tribali. La troviamo a volte rappresentata nei piccoli tappeti Gabbeh, tessuti dai gruppi tribali del sud della Persia. Sono tappeti rustici e vivaci, decorati da motivi spesso astratti o molto stilizzati, piccoli capolavori di espressività.
> In fondo la pecora armata è la stessa pecora che ha fornito la lana alle donne che hanno tessuto quei tappeti. Di questo l’artista è cosciente, essendo fortemente legata alle proprie radici ed alla cultura millenaria del suo paese che ha lasciato e che oggi vive un momento di terribile lacerazione che travolge tutti, soprattutto le giovani generazioni.
> L’immagine della pecora, assieme a quella del fucile diviene un elemento decorativo e nascono le ‘trame’ simil-tappeti che emulano lo schema compositivo dei manufatti classici, sostituendo agli ornamenti tradizionali i motivi cari all’artista. Ma la pecora armata è un essere violentato e nell’evoluzione della sua poetica, si trasforma in una pecora mutilata. Anche il tappeto può essere mutilato quando, carico di anni e di storia, diviene un lacerto, un frammento che ha perso ormai la sua funzione primaria di oggetto d’arredo, ma mantiene ancora viva e inalterata la sua valenza estetica e culturale, la bellezza dei colori, l’armonia del disegno …
> Un frammento di antico tappeto è il documento di un mondo perduto, testimonianza della creatività artistica di un passato glorioso, quando forse le pecore ancora non dovevano essere armate. E’ un nodo in più nell’intreccio di questo insolito incontro sulla “Via … della Lana”.
01
ottobre 2009
Fariba Ferdosi – Nodi. Intrecci e contrasti sulla Via … della Lana
Dal primo al 21 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
ALBERTO BORALEVI – PALAZZO FRESCOBALDI
Firenze, Via Di Santo Spirito, 11, (Firenze)
Firenze, Via Di Santo Spirito, 11, (Firenze)
Orario di apertura
ore 10,30/12,30 – 16,00/18,30. Chiuso la domenica
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