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Fausto Melotti – Graphikós
L’esposizione, che ripercorre le linee fondamentali del pensiero melottiano dagli esordi artistici alla piena maturità, comprende alcune sculture e i disegni provenienti dall’Archivio Fausto Melotti di Milano.
Comunicato stampa
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Dedicata a Fausto Melotti (1901-1986), graphikós nel duplice significato greco di disegno e di scrittura, la mostra del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, curata da Marzia Faietti, Alessandra Griffo, Giorgio Marini, Sergio Risaliti e Ilaria Rossi, prende spunto dalla recente donazione alla collezione fiorentina di centotrentadue opere, tra incisioni, litografie, cartelle e volumi, disposta dalla figlia Marta in ricordo del padre con il tramite prezioso di Sergio Risaliti, esperto conoscitore di Melotti e responsabile del catalogo Electa con Marzia Faietti, Alessandra Griffo e Ilaria Rossi.
Una piccola selezione di queste opere insieme a quarantuno disegni prestati dall’Archivio Fausto Melotti di Milano e a due sculture di collezione privata, consentono di ripercorrere in mostra le linee fondamentali del pensiero melottiano, a partire dagli esordi artistici negli anni Venti fino alla prove della piena maturità.
Nato a Rovereto, vissuto durante l’infanzia e l’adolescenza tra il Trentino e Firenze, laureatosi in ingegneria a Milano e infine approdato alla classe di scultura dell’Accademia di Brera, Fausto Melotti fece tesoro di questi anni di formazione, divisi tra lo studio della matematica e dei classici, l’amore per l’arte e l’esercizio della musica.
Altrettanto importante fu l’ambito familiare e di amicizie di cui facevano parte il cugino Carlo Belli e Gino Pollini, con i quali nei primi anni Venti frequentò l’ambiente futurista di Rovereto e, poco più tardi a Milano, l’avanguardia del razionalismo architettonico italiano, fondamentale per la formazione del movimento astrattista milanese, che faceva capo alla Galleria del Milione, di cui Carlo Belli fu teorico riconosciuto e Melotti protagonista, tra gli altri, con Lucio Fontana.
I disegni degli anni Venti e Trenta rinviano a questi percorsi formativi e documentano dell’adesione all’astrattismo. I soggetti e i miti della classicità, come ad esempio Hermes, Euridice, Orfeo (1926), interpretati con spirito originale pur consapevole dei contemporanei movimenti metafisici, si alternano quindi a invenzioni che maggiormente risentono della componente matematico-ingegneristica della sua educazione e della continua riflessione sul linguaggio e le strutture musicali.
La seconda guerra mondiale costituì una cesura drammatica nell’evoluzione del pensiero e dell’arte di Melotti, e rappresentò un periodo di crisi e di stasi creativa. L’artista ne uscì applicandosi alla ceramica e realizzando i cosiddetti “Teatrini”, scatole sceniche di impianto narrativo eseguite in terracotta e materiali poveri a cui si collega un precoce Disegno del 1940. Fondamentale fu inoltre il ricorso alla meditazione poetica, come una nuova versione di Euridice, disegno del 1955, sembra voler suggerire, e come più tardi confermano le due raccolte di aforismi e poesie significativamente intitolate Linee.
Dalla fine degli anni Cinquanta in poi la sua vena creativa predilige infatti forme sempre più lineari. E’ così nei disegni e nelle sculture, simili a grafismi leggeri sospesi nello spazio. In mostra è possibile confrontarne gli esiti nella coppia di opere Fantasia schematica e l’Ultimo canto di Orfeo, per le quali si propongono sia i disegni che le sculture.
All’ultimo periodo appartengono invenzioni che si arricchiscono di una felice componente cromatica presente anche nelle stampe esposte nella Sala del Camino. E’ questo un campo al quale Melotti si dedicò a partire dal 1969 prediligendo soggetti e composizioni che in un certo senso riassumono tutta la sua precedente attività.
I pezzi, scelti tra quelli donati al Gabinetto Disegni e Stampe, ripropongono le geometrie esatte legate all’astrattismo degli anni Trenta, i motivi decorativi e le strutture che caratterizzano i “Teatrini” dei decenni successivi, e i linearismi tipici delle sculture della maturità. Le due versioni di Canone variato alludono inoltre alla continua riflessione sulla musica, mentre fogli come La piuma, rivelano con levità melottiana il suo approccio eminentemente poetico alla realtà, all’arte e alla vita.
Una piccola selezione di queste opere insieme a quarantuno disegni prestati dall’Archivio Fausto Melotti di Milano e a due sculture di collezione privata, consentono di ripercorrere in mostra le linee fondamentali del pensiero melottiano, a partire dagli esordi artistici negli anni Venti fino alla prove della piena maturità.
Nato a Rovereto, vissuto durante l’infanzia e l’adolescenza tra il Trentino e Firenze, laureatosi in ingegneria a Milano e infine approdato alla classe di scultura dell’Accademia di Brera, Fausto Melotti fece tesoro di questi anni di formazione, divisi tra lo studio della matematica e dei classici, l’amore per l’arte e l’esercizio della musica.
Altrettanto importante fu l’ambito familiare e di amicizie di cui facevano parte il cugino Carlo Belli e Gino Pollini, con i quali nei primi anni Venti frequentò l’ambiente futurista di Rovereto e, poco più tardi a Milano, l’avanguardia del razionalismo architettonico italiano, fondamentale per la formazione del movimento astrattista milanese, che faceva capo alla Galleria del Milione, di cui Carlo Belli fu teorico riconosciuto e Melotti protagonista, tra gli altri, con Lucio Fontana.
I disegni degli anni Venti e Trenta rinviano a questi percorsi formativi e documentano dell’adesione all’astrattismo. I soggetti e i miti della classicità, come ad esempio Hermes, Euridice, Orfeo (1926), interpretati con spirito originale pur consapevole dei contemporanei movimenti metafisici, si alternano quindi a invenzioni che maggiormente risentono della componente matematico-ingegneristica della sua educazione e della continua riflessione sul linguaggio e le strutture musicali.
La seconda guerra mondiale costituì una cesura drammatica nell’evoluzione del pensiero e dell’arte di Melotti, e rappresentò un periodo di crisi e di stasi creativa. L’artista ne uscì applicandosi alla ceramica e realizzando i cosiddetti “Teatrini”, scatole sceniche di impianto narrativo eseguite in terracotta e materiali poveri a cui si collega un precoce Disegno del 1940. Fondamentale fu inoltre il ricorso alla meditazione poetica, come una nuova versione di Euridice, disegno del 1955, sembra voler suggerire, e come più tardi confermano le due raccolte di aforismi e poesie significativamente intitolate Linee.
Dalla fine degli anni Cinquanta in poi la sua vena creativa predilige infatti forme sempre più lineari. E’ così nei disegni e nelle sculture, simili a grafismi leggeri sospesi nello spazio. In mostra è possibile confrontarne gli esiti nella coppia di opere Fantasia schematica e l’Ultimo canto di Orfeo, per le quali si propongono sia i disegni che le sculture.
All’ultimo periodo appartengono invenzioni che si arricchiscono di una felice componente cromatica presente anche nelle stampe esposte nella Sala del Camino. E’ questo un campo al quale Melotti si dedicò a partire dal 1969 prediligendo soggetti e composizioni che in un certo senso riassumono tutta la sua precedente attività.
I pezzi, scelti tra quelli donati al Gabinetto Disegni e Stampe, ripropongono le geometrie esatte legate all’astrattismo degli anni Trenta, i motivi decorativi e le strutture che caratterizzano i “Teatrini” dei decenni successivi, e i linearismi tipici delle sculture della maturità. Le due versioni di Canone variato alludono inoltre alla continua riflessione sulla musica, mentre fogli come La piuma, rivelano con levità melottiana il suo approccio eminentemente poetico alla realtà, all’arte e alla vita.
24
maggio 2010
Fausto Melotti – Graphikós
Dal 24 maggio al 29 agosto 2010
disegno e grafica
Location
GABINETTO DISEGNI E STAMPE DEGLI UFFIZI
Firenze, Piazzale Degli Uffizi, 1, (Firenze)
Firenze, Piazzale Degli Uffizi, 1, (Firenze)
Biglietti
in abbinamento con il biglietto della Galleria degli Uffizi
Orario di apertura
da martedì a domenica 8.15–18.30
Vernissage
24 Maggio 2010, ore 17 presso la Biblioteca Magliabechiana degli Uffizi
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Autore
Curatore