Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fausto Morviducci – Oltre la siepe
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In un’epoca di ridefinizione dei generi la pittura mantiene, ad onta di quanto sostengono alcuni irriducibili detrattori, una posizione centrale per la sua capacità di rinnovarsi da un punto vista sia iconografico che iconologico. Il rinnovamento formale figlio dei tempi in evoluzione non fa venir meno il concetto originario di “technè”, da interpretare come tirocinio artigianale che può trasmutare in una dimensione di sublimazione spirituale dell’azione artistica, a cui si abbina la capacità di osservare con occhio partecipe ma anche saggiamente disincantato l’esistente, decontestualizzandolo dalla sua effimera contingenza materiale per elevarlo alla dimensione del simbolo. Nella pittura il procedimento mentale, l’ambito relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto di circonda con quella capacità rivelatoria propria del talento artistico. La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell’arte, ed è per questa sua inarrivabile natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività. Chi scrive ha sempre guardato con occhio il più possibile attento l’evoluzione fenomenologica delle arti, arrivando alla convinzione che il progresso della tecnologia gioca da sempre un ruolo centrale in quello che è l’adeguarsi del linguaggio a nuove impostazioni formali. Così come la modernità venne contrassegnata in origine dall’elaborazione della prospettiva come metodo di inquadramento spaziale, dove l’opera veniva delimitata nel recinto bidimensionale della tela, all’interno della quale l’artista dava sfogo alla sua inventiva in relazione al rapporto intercorrente tra figura ed ambiente circostante, che troverà piena applicazione con la profondità spaziale ed il gioco di luci ed ombre tipico dell’arte barocca, di pari la contemporaneità non può essere interpretabile od addirittura concepibile senza tenere presente la rivoluzione scatenata dall’avvento delle tecnologie fondate sull’elettromagnetismo. Dopo l’ultima grande invenzione moderna, la fotografia, che libera l’artista dall’onere di essere l’unico possibile riproduttore della realtà, dando il via alla fase dell’espressionismo e dell’astrazione, la stagione della contemporaneità tende all’ambizione di far fuoriuscire l’arte dal suo classico confine, fosse esso lo spazio pittorico, od il classico monumentalismo, per invadere lo spazio circostante, esaltando il procedimento mentale e scapito di quello manuale, con l’arte vista come evento cerebrale ed immateriale e l’artista come lo sciamano in grado di “virgolettare” artisticamente l’universo mondo. La non rinviabile necessità di violare tutti i dogmi e tutti i tabù, che troverà il suo culmine con la stagione del Concettuale degli anni ’60 e ’70, dove si arriverà al “grado zero” dell’espressione artistica e dove la manualità, e quindi la pittura, verranno messe ignominiosamente al bando, porterà ad una fase successiva di grande libertà formale dove questi valori, affiancati da altri, torneranno decisamente in auge. Ne consegue che una poetica fortemente caratterizzata dall’uso dello strumento pittorico anche se integrato da altri elementi che si incastonano armonicamente nel corpo dell’opera come quella di Fausto Morviducci trova il suo esatto inquadramento nella stagione attuale, all’interno di cui è in grado di offrire un contributo di non trascurabile originalità. Dalla sua antica vocazione alla rappresentazione mimetica della realtà la pittura è stata in grado, di recente, di mutare la sua veste narrando con grande capacità poetica ed evocativa le inquietudini di un mondo in rapida mutazione. Quindi essa è strumento consono a coloro che la impiegano come viatico per una narrazione in presa diretta degli stereotipi che affollano la nostra quotidianità metropolitana, gettando nuova luce su squarci ed inquadrature di angoli riposti e trascurati della post modernità, o ad altri che, all’opposto, tendono a demistificare con ironia le sfavillanti ed effimere icone mediatiche da cui siamo circondati. Presentando Fausto Morviducci in occasione di una sua personale allestita presso la Fusion Art Gallery di Torino, che ha sancito l’inizio di una positiva collaborazione, denotavo, nel suo lavoro, alcune caratteristiche che si presentano ulteriormente evidenziate in questa sua mostra nella prestigiosa sede di Castel dell’Ovo a Napoli. Così scrivevo “ I lavori di Morviducci denotano una inedita carica espressionista, dialogano con gli specifici della fotografia e del cinema, intrigano ed inquietano al tempo stesso il fruitore. Volti prevalentemente di donne, ma anche di infanti e di personaggi mitologici, balzano prepotentemente in primo piano con sguardi carichi di tensione e di attesa come a cercare, dal mondo esterno, conferme e risposte che ne confortino l’evidente tensione esistenziale”. A guardare con attenzione i lavori che Morviducci presenta in questa occasione, importante perché permette di valutare la sua produzione in un ambiente spazialmente esteso che tende a valorizzarne la carica scenografica, il riferimento elettivo, ancor più che la fotografia, è il cinema. Non a caso il titolo della mostra “Oltre la siepe” a questo immaginario si ispira. I volti che costituiscono l’elemento principale della poetica dell’artista si pongono oltre il residuo naturalista che inevitabilmente è implicito nella riproduzione fotografica, anche nell’accezione di quella digitale il cui procedimento base non è in realtà diverso dall’ analogico. I particolari anatomici evidenziati sulla tela, tratti evidentemente sia dal vissuto quotidiano che dalla cronaca e dall’immaginazione, proprio in virtù di quest’ultima prerogativa denunciano la loro ascendenza cinematografica, per la capacità di quest’arte di andare all’occorrenza oltre il dato della mera riproduzione del reale per “creare mondi” parafrasando in parte il titolo dell’ultima ed invero discutibile Biennale veneziana. In più Morviducci riesce con naturalezza, e non è impresa facile perché il rischio di creare squilibri è alto, ad accrescere il livello evocativo delle opere inserendo nel corpo della pittura fibre elettroluminescenti costituenti una sorta di gabbia che sembra delimitare un confine tra reale e virtuale, oppure oggetti di varia natura dal valore fortemente simbolico che accrescono e precisano il senso dell’immagine calandola nella realtà del vissuto quotidiano da cui ha tratto origine. L’allestimento napoletano è corredato da una articolata installazione dal forte impatto visivo. I reperti esistenziali o, per meglio dire, esistenzialisti tipici dell’immaginario dell’artista, nel caso un corpo umano in torsione, una sedia disposta a parete, una bottiglia con relativo bicchiere, vengono disposti nell’ambiente e quasi trattenuti perché non spicchino il volo da reticolati di luminescenze elettriche, a stigmatizzare la capacità dell’artista di andare oltre il pur importante dato pittorico per immergersi nel flusso dell’eclettismo contemporaneo.
Edoardo Di Mauro, settembre 2009.
06
novembre 2009
Fausto Morviducci – Oltre la siepe
Dal 06 al 16 novembre 2009
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 18, domenica e festivi dalle 10 alle 14
Vernissage
6 Novembre 2009, delle 18 alle 20.30 a Napoli presso la Sala delle Terrazze
Autore
Curatore