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Fausto Vagnetti – Il disegno e la pittura
La mostra si sviluppa in due sedi diverse raccogliendo in totale 93 opere del maestro anghiarese e celebra il cinquantenario della sua morte. Fausto Vagnetti nasce ad Anghiari il 24 marzo del 1876 e muore a Roma il 18 settembre del 1954.
Comunicato stampa
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Passa ad Anghiari la prima giovinezza e si sposta a Roma nell’893 per farsi allievo di Filippo Prosperi nell’appena fondata Accademia di BB.AA. Qui diventa professore di Figura Disegnata nel 1912 (terrà la cattedra fino al 1942); nel 1920 è chiamato alla fondazione della Facoltà di Architettura di Roma (allora Scuola Superiore di Architettura, prima in Italia) ove occupa sino al 1949 la cattedra di Disegno dal Vero. Legata alla sua figura di insegnante è la pubblicazione di trattati di Geometria Descrittiva e Prospettiva e di saggi critici di pittura: ma la mostra vuole illustrare la figura dell’artista mediante una scelta delle sue opere. Fausto Vagnetti ha dipinto oltre 500 opere (note); negli anni dal 1905 al 1948 ha partecipato a 22 esposizioni e mostre collettive, vinto numerosi premi, decorato edifici pubblici e religiosi. Suoi quadri sono (o sono stati: poi dispersi dalla guerra) nei musei nazionali e comunali, nei Palazzi del Governo, nelle Chiese.
Vedute Anghiaresi. La mostra accoglie 27 vedute del Centro Antico di Anghiari e di luoghi della campagna circostante: olii e pastelli dipinti tra il 1903 ed il 1952. Ad Anghiari Vagnetti torna ogni estate per ritrovare la parte originaria di se stesso. La visione di Anghiari (la luce innanzitutto, poi gli oggetti, i muri, le persone) costituisce la metà piena del suo mondo reale - l'altra metà è l'atmosfera di Roma. Tra Anghiari e Roma (l'inizio e la fine) si sviluppa tutto il suo cammino artistico.
Ritratti. I 32 ritratti esposti sono stati dipinti tra il 1904 ed il 1952. Ritratti di familiari (la madre, la moglie, i figli) che testimoniano i suoi affetti; ma anche di amici anghiaresi e romani e di uomini illustri (Giovanni Giolitti; ma ha anche ritratto su commissione, lui socialista e massone, i Reali e Pio XII). Vivi e parlanti perché, per Vagnetti, il ritratto è sempre una diversa forma di colloquio. Con questa chiave va letta la collezione dei sei autoritratti, momenti del colloquio con se stesso lungo tutta una vita (il primo è del 1904, l'ultimo del 1952).
Disegni. Per Fausto Vagnetti, allievo di un maestro del Disegno quale Filippo Prosperi, il disegno è il mezzo principe per il possesso del reale quale forma. Vagnetti è stato un grande insegnante di Disegno, un teorico della Prospettiva, della Teoria delle Ombre delle Proiezioni ortogonali, un virtuoso del tratto e della Prospettiva aerea; ha tirato su schiere di allievi insigni come Fabrizio Clerici, Veniero Colasanti, Lorenzo Chiaraviglio. I pochi disegni esposti - otto - testimoniano il suo magistero dai primi anni di studio alla tarda maturità.
Nature morte. Per il pittore, ogni natura morta è un muto colloquio tra gli oggetti-modello e la propria interiorità. Le quattro nature morte qui esposte - del 1930, del '34, del '41 e del '49 - ritraggono altrettanti momenti dello spirito dell'artista, raccolto ora attorno al ricordo del padre, ora attorno all'infanzia della figlia minore, ora alla malinconia del proprio invecchiamento, ora alla propria saggezza. Questo per l'interiorità: ma sempre emerge lo stupore per la realtà dell'oggetto e l'atmosfera che lo circonda e lo fa manifesto.
Vedute Romane. Nella mostra sono esposte 26 vedute romane (olii e pastelli) dipinte tra il 1910 e il 1952. A Roma, Fausto Vagnetti ha risieduto a lungo a Piazzale Ponte Milvio: e ben 11 vedute hanno come soggetto i luoghi prossimi alla sua residenza - il Ponte Molle, il Piazzale, il Tevere, Monte Mario. Le altre ritraggono trionfi decorativi come la fontana di Palazzo Borghese o mescolanze di natura e ruderi come le vedute del Palatino, ove la calda luce romana (cosÏ diversa dall'anghiarese) avvolge la vista dello spettatore. La stessa luce che irrompe dalla porta aperta dell'ultimo studio dell'artista, sotto i tetti di un edificio di Piazza Mazzini, nella Roma dei primi del '900.
Vedute Anghiaresi. La mostra accoglie 27 vedute del Centro Antico di Anghiari e di luoghi della campagna circostante: olii e pastelli dipinti tra il 1903 ed il 1952. Ad Anghiari Vagnetti torna ogni estate per ritrovare la parte originaria di se stesso. La visione di Anghiari (la luce innanzitutto, poi gli oggetti, i muri, le persone) costituisce la metà piena del suo mondo reale - l'altra metà è l'atmosfera di Roma. Tra Anghiari e Roma (l'inizio e la fine) si sviluppa tutto il suo cammino artistico.
Ritratti. I 32 ritratti esposti sono stati dipinti tra il 1904 ed il 1952. Ritratti di familiari (la madre, la moglie, i figli) che testimoniano i suoi affetti; ma anche di amici anghiaresi e romani e di uomini illustri (Giovanni Giolitti; ma ha anche ritratto su commissione, lui socialista e massone, i Reali e Pio XII). Vivi e parlanti perché, per Vagnetti, il ritratto è sempre una diversa forma di colloquio. Con questa chiave va letta la collezione dei sei autoritratti, momenti del colloquio con se stesso lungo tutta una vita (il primo è del 1904, l'ultimo del 1952).
Disegni. Per Fausto Vagnetti, allievo di un maestro del Disegno quale Filippo Prosperi, il disegno è il mezzo principe per il possesso del reale quale forma. Vagnetti è stato un grande insegnante di Disegno, un teorico della Prospettiva, della Teoria delle Ombre delle Proiezioni ortogonali, un virtuoso del tratto e della Prospettiva aerea; ha tirato su schiere di allievi insigni come Fabrizio Clerici, Veniero Colasanti, Lorenzo Chiaraviglio. I pochi disegni esposti - otto - testimoniano il suo magistero dai primi anni di studio alla tarda maturità.
Nature morte. Per il pittore, ogni natura morta è un muto colloquio tra gli oggetti-modello e la propria interiorità. Le quattro nature morte qui esposte - del 1930, del '34, del '41 e del '49 - ritraggono altrettanti momenti dello spirito dell'artista, raccolto ora attorno al ricordo del padre, ora attorno all'infanzia della figlia minore, ora alla malinconia del proprio invecchiamento, ora alla propria saggezza. Questo per l'interiorità: ma sempre emerge lo stupore per la realtà dell'oggetto e l'atmosfera che lo circonda e lo fa manifesto.
Vedute Romane. Nella mostra sono esposte 26 vedute romane (olii e pastelli) dipinte tra il 1910 e il 1952. A Roma, Fausto Vagnetti ha risieduto a lungo a Piazzale Ponte Milvio: e ben 11 vedute hanno come soggetto i luoghi prossimi alla sua residenza - il Ponte Molle, il Piazzale, il Tevere, Monte Mario. Le altre ritraggono trionfi decorativi come la fontana di Palazzo Borghese o mescolanze di natura e ruderi come le vedute del Palatino, ove la calda luce romana (cosÏ diversa dall'anghiarese) avvolge la vista dello spettatore. La stessa luce che irrompe dalla porta aperta dell'ultimo studio dell'artista, sotto i tetti di un edificio di Piazza Mazzini, nella Roma dei primi del '900.
19
giugno 2004
Fausto Vagnetti – Il disegno e la pittura
Dal 19 giugno al 18 settembre 2004
arte contemporanea
Location
MUSEO STATALE DI PALAZZO TAGLIESCHI
Anghiari, Piazza Goffredo Mameli, 16, (Arezzo)
Anghiari, Piazza Goffredo Mameli, 16, (Arezzo)
Orario di apertura
feriali 9:30-19 - festivi 9:30-13:30
Vernissage
19 Giugno 2004, ore 17:30
Sito web
www.anghiari.it