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Federica Fontolan – Dello Spazio dell’Immaginazione
Un percorso che si snoda su tre filoni: “Metamorfosi della tela”, “Intersezioni” e “Parole tra lo spazio e il silenzio”. Tre vie che si susseguono ma anche si intrecciano, in un itinerario di ricerca che è un’interpretazione molto personale degli stimoli artistici, biografici ed esistenziali che Fontolan ha vissuto. Dagli studi al lavoro nel mondo della grafica pubblicitaria e della comunicazione, dall’esperienza come assistente artistica del maestro dell’arte cinetica Alberto Biasi fino alle piccole sorprese quotidiane
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dello Spazio dell’Immaginazione
20 dicembre 2014 – 18 gennaio 2015
“C’è spazio oltre l’apparenza e nuove dimensioni oltre la tela”
L’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova presenta a Padova l’opera dell’artista Federica Fontolan, in
una mostra personale a cura di Barbara Codogno che sarà protagonista nel centro storico della città. 50 opere che
raccontano lo sviluppo della poetica estetica e concettuale di Fontolan.
Un percorso che si snoda su tre filoni: “Metamorfosi della tela”, “Intersezioni” e “Parole tra lo spazio e il silenzio”. Tre
vie che si susseguono ma anche si intrecciano, in un itinerario di ricerca che è un’interpretazione molto personale
degli stimoli artistici, biografici ed esistenziali che Fontolan ha vissuto: Ddgli studi al lavoro nel mondo della grafica
pubblicitaria e della comunicazione, all’esperienza come assistente artistica del maestro dell’arte cinetica Alberto
Biasi.
“Metaformosi della tela”
È dall’attenzione al dettaglio e alle sfumature che si accende la scintilla che inaugura la serie di opere oggi
raccontate in “Metamorfosi della Tela”. Un libro di origami incuriosisce Fontolan. L’utilizzo delle forme, la
manipolazione del materiale, la sequenza ordinata di movimenti e piegamenti per ottenere piccoli oggetti. Tutto
ciò è metabolizzato dall’artista, ma applicato a un materiale diverso: la tela. Ed è così che Fontolan taglia la
tela, la piega, la torce. È la metamorfosi della tela e da questo nasce una figura semplice, che va oltre i confini
fra rappresentazione e astrattismo, e che fa nascere un oggetto nuovo, una pitto-scultura, come lo definisce la
creatrice. Su alcune di queste creazioni l’artista applica anche un piccolo motore che dà dinamismo all’opera,
creando suggestivi effetti optical, illusioni prospettiche, ritmiche visive. Ogni opera diventa quindi il filtro interpretativo
attraverso il quale raccontare la realtà, la natura, omaggiare la tradizione artistica di Padova, ma anche appuntare
emozioni, evocare ricordi, suggellare momenti.
“Intersezioni”
Dal ritmo trae ispirazione il secondo filone in mostra, “Intersezioni”. Cos’è, infatti, il ritmo se non alternanza di suono
e silenzio, di pieno e di vuoto? Su queste coordinate Fontolan sviluppa un linguaggio essenziale e universale, che
riprende le manipolazioni e le metamorfosi della tela e ne dà un’interpretazione ancora più radicale. Lo spazio e il
colore creano effetti cromatici naturali, velature e profondità, pattern e rimandi. Ma è proprio l’estrema sintesi il viatico
che apre nuove strade all’immaginazione: è lo spettatore che, guardando, produce l’opera; è lui che ricostruisce nella
percezione ciò che la tela suggerisce, che costruisce la realtà del quadro attraverso il suo campo visivo.
“Parole tra lo spazio e il silenzio”
Lo spazio che è distanza, ma anche luogo che accoglie. Il silenzio che è assenza di suono, ma anche presupposto
perché il suono sia udibile. Due elementi diversi, che trovano un punto di unione grazie alle parole. Perché le parole
uniscono, colmano le distanze, azzerano lo spazio; e le parole interrompono il silenzio, ma esigono il silenzio per
essere comprese bene. Da queste riflessioni, Fontolan sviluppa le tecniche già approfondite con “Intersezioni”
e dona loro una valenza semantica, oltre che comunicativa. Le alternanze di pieno e vuoto sono ora portatrici di
messaggi profondi, da svelare, da decodificare. Per questo è necessario un codice che riveli il significato, e Fontolan
sceglie il codice Morse: antico protocollo di comunicazione, usato da marinai e soldati, che riesce a scavalcare le
distanze e sconfiggere il silenzio. Qui diventa forma e contenuto, in un’operazione unica, che fa coincidere opera e
titolo dell’opera, quasi a dichiarare che nulla è nascosto, ogni messaggio è chiaro, ma servono strumenti per capirlo.
Avere – soprattutto – il coraggio e la volontà di decifrarlo.
Barbara Codogno, curatrice della mostra, afferma con forza nel saggio critico “Le sue opere sono eventi che si
verificano in una certa posizione spaziale e in un certo momento. Perché immaginare è vedere. E Federica Fontolan
vede, immagina e poi - baciata dall'angelo della creatività - trasforma il reale a seconda di come l'ha immaginato. La
distesa piana della tela, grazie alle sue sapienti mani, diventa ariosa, si libra in innumerevoli torsioni, si ribella allo
spazio. Sconfina”.
Padova, Galleria Samonà, via Roma, 20 dicembre 2014 – 18 gennaio 2015
Vernissage: venerdì 19 dicembre 2014, ore 17.30.
Apertura al pubblico: sabato 20 dicembre 2014.
Mostra promossa da Comune di Padova - Assessorato Cultura e Turismo
Mostra organizzata dal Comune di Padova, Assessorato Cultura e Turismo e Gruppo icat, agenzia di comunicazione
e marketing.
Direzione della mostra: Mirella Cisotto Nalon
Mostra a cura di Barbara Codogno
Ingresso libero
Orario: da martedì a venerdì 15:30-19:00, sabato e domenica 10:00–13:00 15:30-19:00 chiuso il lunedì.
Per info: Comune di Padova – Settore Attività Culturali
Servizio Mostre Tel. 049 8204528
padovacultura.padovanet.it – federicafontolan.it
Contatti per la stampa:
Gruppo icat
Corso Stati Uniti, 1/77 - 35127 Padova - Italy
Tel. +39 049 8703296
Fax. +39 049 8703295
www.gruppoicat.com
ufficiostampa@gruppoicat.com
Addetto stampa: Edoardo Marangoni
edoardo.marangoni@gruppoicat.com
Recita un celebre haiku: “Immaginare è saper creare tutto da niente”. Immaginare è altresì la facoltà di
riuscire a vedere; e ancora meglio: è la possibilità di realizzare la “visione impossibile”. Questo è l'ormeggio
“di concetto” di Federica Fontolan che propone al pubblico un inedito percorso artistico, collocabile –
nonostante la difficoltà di giustificarla all'interno di una definizione – nel solco della pittoscultura.
Fontolan, da anni a bottega dal celebre Alberto Biasi, eredita senz'altro la plasticità del gesto dinamico
e cinetico ma, di fatto, realizza una proposta pittorica assolutamente nuova, proponendo un'originale
concezione dello spazio e della sua concretezza: materiale e concettuale.
Un campo di sperimentazione innovativo, che battezza la nascita di uno stile e anche di una svolta nella
ricerca e nella sperimentazione in seno al cinetinesmo stesso.
Fontolan riesce a dar forma e consistenza all'ispirazione segnando così, di fatto, la nascita di una tecnica al
contempo innovativa e intelligentemente provocatoria.
Il processo creativo si basa sulla trasformazione della tela, da spianata a tridimensionale.
Le torsioni che Fontolan pratica sulla tela sono generate da un approccio matematico e geometrico facente
capo all'antica arte della piegatura della carta: l'origami.
Fontolan coltiva l’antica arte orientale coadiuvandola - accelerando il movimento dinamico dell'effetto
ottico ottenuto - con sensori di movimento che attivano le strutture scultoree generate dalla torsione della
tela.
Questo intervento riattiva l'etica del cinetismo stesso, laddove era fondamentale l’interazione tra opera e
pubblico giacché i rilievi dinamici dovevano dare agli spettatori l’idea di “movimento” nonostante fossero
appesi al muro.
Fontolan rinvigorisce l’intenzionalità del movimento ma scalzando il mero effetto ottico.
Nel solco della tradizione della piegatura della carta Fontolan esplicita la volontà di dar voce al vuoto,
all’elevazione, all’impossibile, all’inascoltato. Per questo “Dello Spazio Dell’Immaginazione” è titolo
perfetto.
Non è solo un ribaltamento di prospettiva. E’ portare il cronotopo nell’arte.
Le sue forme pittoriche si concretizzano seguendo le leggi dello “spaziotempo”, della struttura
quadridimensionale dell’universo.
Le sue opere sono eventi che si verificano in una certa posizione spaziale e in un certo momento. Perché
immaginare è vedere. E Federica Fontolan vede, immagina e poi trasforma il reale a seconda di come l'ha
immaginato.
La distesa piana della tela, grazie alle sue sapienti mani, diventa ariosa, si libra in innumerevoli torsioni, si
ribella allo spazio. Sconfina. Produce le visioni dell'immaginazione, tra un volteggio e una capriola.
Bambina irriverente e spiritosa. Donna languida e misteriosa. Femminile struggente, poetico. Voce libera.
Barbara Codogno
20 dicembre 2014 – 18 gennaio 2015
“C’è spazio oltre l’apparenza e nuove dimensioni oltre la tela”
L’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova presenta a Padova l’opera dell’artista Federica Fontolan, in
una mostra personale a cura di Barbara Codogno che sarà protagonista nel centro storico della città. 50 opere che
raccontano lo sviluppo della poetica estetica e concettuale di Fontolan.
Un percorso che si snoda su tre filoni: “Metamorfosi della tela”, “Intersezioni” e “Parole tra lo spazio e il silenzio”. Tre
vie che si susseguono ma anche si intrecciano, in un itinerario di ricerca che è un’interpretazione molto personale
degli stimoli artistici, biografici ed esistenziali che Fontolan ha vissuto: Ddgli studi al lavoro nel mondo della grafica
pubblicitaria e della comunicazione, all’esperienza come assistente artistica del maestro dell’arte cinetica Alberto
Biasi.
“Metaformosi della tela”
È dall’attenzione al dettaglio e alle sfumature che si accende la scintilla che inaugura la serie di opere oggi
raccontate in “Metamorfosi della Tela”. Un libro di origami incuriosisce Fontolan. L’utilizzo delle forme, la
manipolazione del materiale, la sequenza ordinata di movimenti e piegamenti per ottenere piccoli oggetti. Tutto
ciò è metabolizzato dall’artista, ma applicato a un materiale diverso: la tela. Ed è così che Fontolan taglia la
tela, la piega, la torce. È la metamorfosi della tela e da questo nasce una figura semplice, che va oltre i confini
fra rappresentazione e astrattismo, e che fa nascere un oggetto nuovo, una pitto-scultura, come lo definisce la
creatrice. Su alcune di queste creazioni l’artista applica anche un piccolo motore che dà dinamismo all’opera,
creando suggestivi effetti optical, illusioni prospettiche, ritmiche visive. Ogni opera diventa quindi il filtro interpretativo
attraverso il quale raccontare la realtà, la natura, omaggiare la tradizione artistica di Padova, ma anche appuntare
emozioni, evocare ricordi, suggellare momenti.
“Intersezioni”
Dal ritmo trae ispirazione il secondo filone in mostra, “Intersezioni”. Cos’è, infatti, il ritmo se non alternanza di suono
e silenzio, di pieno e di vuoto? Su queste coordinate Fontolan sviluppa un linguaggio essenziale e universale, che
riprende le manipolazioni e le metamorfosi della tela e ne dà un’interpretazione ancora più radicale. Lo spazio e il
colore creano effetti cromatici naturali, velature e profondità, pattern e rimandi. Ma è proprio l’estrema sintesi il viatico
che apre nuove strade all’immaginazione: è lo spettatore che, guardando, produce l’opera; è lui che ricostruisce nella
percezione ciò che la tela suggerisce, che costruisce la realtà del quadro attraverso il suo campo visivo.
“Parole tra lo spazio e il silenzio”
Lo spazio che è distanza, ma anche luogo che accoglie. Il silenzio che è assenza di suono, ma anche presupposto
perché il suono sia udibile. Due elementi diversi, che trovano un punto di unione grazie alle parole. Perché le parole
uniscono, colmano le distanze, azzerano lo spazio; e le parole interrompono il silenzio, ma esigono il silenzio per
essere comprese bene. Da queste riflessioni, Fontolan sviluppa le tecniche già approfondite con “Intersezioni”
e dona loro una valenza semantica, oltre che comunicativa. Le alternanze di pieno e vuoto sono ora portatrici di
messaggi profondi, da svelare, da decodificare. Per questo è necessario un codice che riveli il significato, e Fontolan
sceglie il codice Morse: antico protocollo di comunicazione, usato da marinai e soldati, che riesce a scavalcare le
distanze e sconfiggere il silenzio. Qui diventa forma e contenuto, in un’operazione unica, che fa coincidere opera e
titolo dell’opera, quasi a dichiarare che nulla è nascosto, ogni messaggio è chiaro, ma servono strumenti per capirlo.
Avere – soprattutto – il coraggio e la volontà di decifrarlo.
Barbara Codogno, curatrice della mostra, afferma con forza nel saggio critico “Le sue opere sono eventi che si
verificano in una certa posizione spaziale e in un certo momento. Perché immaginare è vedere. E Federica Fontolan
vede, immagina e poi - baciata dall'angelo della creatività - trasforma il reale a seconda di come l'ha immaginato. La
distesa piana della tela, grazie alle sue sapienti mani, diventa ariosa, si libra in innumerevoli torsioni, si ribella allo
spazio. Sconfina”.
Padova, Galleria Samonà, via Roma, 20 dicembre 2014 – 18 gennaio 2015
Vernissage: venerdì 19 dicembre 2014, ore 17.30.
Apertura al pubblico: sabato 20 dicembre 2014.
Mostra promossa da Comune di Padova - Assessorato Cultura e Turismo
Mostra organizzata dal Comune di Padova, Assessorato Cultura e Turismo e Gruppo icat, agenzia di comunicazione
e marketing.
Direzione della mostra: Mirella Cisotto Nalon
Mostra a cura di Barbara Codogno
Ingresso libero
Orario: da martedì a venerdì 15:30-19:00, sabato e domenica 10:00–13:00 15:30-19:00 chiuso il lunedì.
Per info: Comune di Padova – Settore Attività Culturali
Servizio Mostre Tel. 049 8204528
padovacultura.padovanet.it – federicafontolan.it
Contatti per la stampa:
Gruppo icat
Corso Stati Uniti, 1/77 - 35127 Padova - Italy
Tel. +39 049 8703296
Fax. +39 049 8703295
www.gruppoicat.com
ufficiostampa@gruppoicat.com
Addetto stampa: Edoardo Marangoni
edoardo.marangoni@gruppoicat.com
Recita un celebre haiku: “Immaginare è saper creare tutto da niente”. Immaginare è altresì la facoltà di
riuscire a vedere; e ancora meglio: è la possibilità di realizzare la “visione impossibile”. Questo è l'ormeggio
“di concetto” di Federica Fontolan che propone al pubblico un inedito percorso artistico, collocabile –
nonostante la difficoltà di giustificarla all'interno di una definizione – nel solco della pittoscultura.
Fontolan, da anni a bottega dal celebre Alberto Biasi, eredita senz'altro la plasticità del gesto dinamico
e cinetico ma, di fatto, realizza una proposta pittorica assolutamente nuova, proponendo un'originale
concezione dello spazio e della sua concretezza: materiale e concettuale.
Un campo di sperimentazione innovativo, che battezza la nascita di uno stile e anche di una svolta nella
ricerca e nella sperimentazione in seno al cinetinesmo stesso.
Fontolan riesce a dar forma e consistenza all'ispirazione segnando così, di fatto, la nascita di una tecnica al
contempo innovativa e intelligentemente provocatoria.
Il processo creativo si basa sulla trasformazione della tela, da spianata a tridimensionale.
Le torsioni che Fontolan pratica sulla tela sono generate da un approccio matematico e geometrico facente
capo all'antica arte della piegatura della carta: l'origami.
Fontolan coltiva l’antica arte orientale coadiuvandola - accelerando il movimento dinamico dell'effetto
ottico ottenuto - con sensori di movimento che attivano le strutture scultoree generate dalla torsione della
tela.
Questo intervento riattiva l'etica del cinetismo stesso, laddove era fondamentale l’interazione tra opera e
pubblico giacché i rilievi dinamici dovevano dare agli spettatori l’idea di “movimento” nonostante fossero
appesi al muro.
Fontolan rinvigorisce l’intenzionalità del movimento ma scalzando il mero effetto ottico.
Nel solco della tradizione della piegatura della carta Fontolan esplicita la volontà di dar voce al vuoto,
all’elevazione, all’impossibile, all’inascoltato. Per questo “Dello Spazio Dell’Immaginazione” è titolo
perfetto.
Non è solo un ribaltamento di prospettiva. E’ portare il cronotopo nell’arte.
Le sue forme pittoriche si concretizzano seguendo le leggi dello “spaziotempo”, della struttura
quadridimensionale dell’universo.
Le sue opere sono eventi che si verificano in una certa posizione spaziale e in un certo momento. Perché
immaginare è vedere. E Federica Fontolan vede, immagina e poi trasforma il reale a seconda di come l'ha
immaginato.
La distesa piana della tela, grazie alle sue sapienti mani, diventa ariosa, si libra in innumerevoli torsioni, si
ribella allo spazio. Sconfina. Produce le visioni dell'immaginazione, tra un volteggio e una capriola.
Bambina irriverente e spiritosa. Donna languida e misteriosa. Femminile struggente, poetico. Voce libera.
Barbara Codogno
19
dicembre 2014
Federica Fontolan – Dello Spazio dell’Immaginazione
Dal 19 dicembre 2014 al 18 gennaio 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA SAMONA’
Padova, Via Roma, 56, (Padova)
Padova, Via Roma, 56, (Padova)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15:30-19:00, sabato e domenica 10:00–13:00 15:30-19:00 chiuso il lunedì
Vernissage
19 Dicembre 2014, ore 17.30
Autore
Curatore