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Federica Galli – Trentanove vedute di Venezia
In esposizione un ciclo composto da trentanove acqueforti su zinco interamente dedicato alla città lagunare dove all’imponente impianto architettonico delle cupole della Basilica di S. Marco, simbolo per eccellenza di Venezia, si alternano pittoresche vedute di salizzate ciottolate, facciate di palazzi e case in specchi d’acqua, romantici ponti e la laguna con i suoi canneti, trabucchi e gondole.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
S abato 14 febbraio 2004 alle ore 17,30 presso la Galleria Ghiggini si inaugurerà, presente l'artista, la mostra : Federica Galli - Trentanove vedute di Venezia, opere dal 1983 al 1987. In esposizione un ciclo composto da trentanove acqueforti su zinco interamente dedicato alla città lagunare dove all’imponente impianto architettonico delle cupole della Basilica di S. Marco, simbolo per eccellenza di Venezia, si alternano pittoresche vedute di salizzate ciottolate, facciate di palazzi e case in specchi d’acqua, romantici ponti e la laguna con i suoi canneti, trabucchi e gondole. In occasione della mostra sarà presentato il volume: Federica Galli - Catalogo generale 1954 - 2003 - Edizioni Bellinzona, Milano; rilegato in tela, del formato di 30x24 cm, si compone di 352 pagine, é introdotto da Erich Steingräber, ex direttore generale dei Musei della Baviera, contiene un saggio critico del curatore Marco Fragonara e una biografia essenziale dell'artista. Le 747 opere sono riprodotte e accompagnate da schede tecniche che ne indicano il titolo, l'anno di esecuzione, la tiratura, il formato della lastra, il nome dello stampatore e, dove necessario, l'occasione editoriale che le ha determinate.
L’ acquaforte è la tecnica di stampa che caratterizza il lavoro di Federica Galli: prevede l’utilizzo di lastre di metallo (rame e zinco) su cui l’incisione in cavo avviene in maniera parzialmente indiretta in quanto lo strumento appuntito incide soltanto lo strato di vernice (una miscela a base di cera, bitume e mastice) sovrapposto alla lastra, andando così a scoprire il supporto, mentre l’incisione vera e propria della materia metallica avviene grazie all’azione chimica (morsura) di un acido diluito, in genere l’acido nitrico, detto anticamente acquafortis. Questa operazione è un momento fondamentale e molto delicato al termine del quale si toglierà dalla lastra la vernice che la proteggeva dall’aggressione dell’acido, la si inchiostrerà così da riempire i solchi e appoggiare la carta umida sulla lastra e farla pressare sotto il rullo del torchio.
U na vecchia puntina di grammofono si trasforma così in una bacchetta magica e con la maggiore o minore pressione della mano, la Galli crea magistralmente una serie di nuance che spaziano dal bianco al nero, con un lavoro di continue aggiunte e stratificazioni, di segni, dettagli ed eleganti calligrafismi. Gioca inoltre tra vedute aeree e punti di vista ribassati, focalizzando l’attenzione su particolari dell’immagine dando quindi largo respiro a panoramiche vedute lagunari. L’immagine deve avere un suo equilibrio, una sua armonia. Per questo motivo l’artista è solita immergere la lastra più volte nell’acido e realizzare più stati dell’opera, aggiungendo di volta in volta linee, punti, tratteggi, nuove stratificazioni e dettagli che vanno ad arricchire l’immagine. Il risultato di un lavoro di tale livello la fa approdare nel 1987 alla Fondazione Giorgio Cini, dove per la prima volta espone un artista contemporaneo.
F ederica Galli nasce a Soresina (Cr) nel 1932, si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera per poi approfondire lo studio della storia dell’arte nelle regioni del Veneto, della Toscana e dell’Umbria. L’incontro con l’ars incisoria avviene tramite il diretto contatto con le opere di Dürer, Brueghel e Rembrandt. La sua prima acquaforte, Il paese dell’Alberta risale al 1954, il definitivo abbandono della tecnica pittorica al 1963. Questa data segna l’inizio di una brillante carriera espositiva in Italia e in campo internazionale ( Londra, Parigi, Pechino, Atene). Sul suo lavoro sono stati pubblicati libri e saggi dai più qualificati critici, tra i quali Mario De Micheli, Alberico Sala, David Landau (Università di Oxford), Giovanni Testori, Mina Gregori, Carlo Bo, Roberto Tassi, Renzo Zorzi, Gianni Cavazzini, Daniel Berger (Metropolitan Museum di New York), Gian Alberto Dall’Acqua. L’artista si dedica esclusivamente ai paesaggi e alla natura che ci circonda; lavorando su diversi cicli tematici e spaziando tra scorci di Milano, Torino, Venezia e altre città italiane, a suggestive immagini della nostra pianura, a luoghi da lei visitati, per poi sfociare nell’ultima importante fase degli alberi monumentali.
L’ acquaforte è la tecnica di stampa che caratterizza il lavoro di Federica Galli: prevede l’utilizzo di lastre di metallo (rame e zinco) su cui l’incisione in cavo avviene in maniera parzialmente indiretta in quanto lo strumento appuntito incide soltanto lo strato di vernice (una miscela a base di cera, bitume e mastice) sovrapposto alla lastra, andando così a scoprire il supporto, mentre l’incisione vera e propria della materia metallica avviene grazie all’azione chimica (morsura) di un acido diluito, in genere l’acido nitrico, detto anticamente acquafortis. Questa operazione è un momento fondamentale e molto delicato al termine del quale si toglierà dalla lastra la vernice che la proteggeva dall’aggressione dell’acido, la si inchiostrerà così da riempire i solchi e appoggiare la carta umida sulla lastra e farla pressare sotto il rullo del torchio.
U na vecchia puntina di grammofono si trasforma così in una bacchetta magica e con la maggiore o minore pressione della mano, la Galli crea magistralmente una serie di nuance che spaziano dal bianco al nero, con un lavoro di continue aggiunte e stratificazioni, di segni, dettagli ed eleganti calligrafismi. Gioca inoltre tra vedute aeree e punti di vista ribassati, focalizzando l’attenzione su particolari dell’immagine dando quindi largo respiro a panoramiche vedute lagunari. L’immagine deve avere un suo equilibrio, una sua armonia. Per questo motivo l’artista è solita immergere la lastra più volte nell’acido e realizzare più stati dell’opera, aggiungendo di volta in volta linee, punti, tratteggi, nuove stratificazioni e dettagli che vanno ad arricchire l’immagine. Il risultato di un lavoro di tale livello la fa approdare nel 1987 alla Fondazione Giorgio Cini, dove per la prima volta espone un artista contemporaneo.
F ederica Galli nasce a Soresina (Cr) nel 1932, si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera per poi approfondire lo studio della storia dell’arte nelle regioni del Veneto, della Toscana e dell’Umbria. L’incontro con l’ars incisoria avviene tramite il diretto contatto con le opere di Dürer, Brueghel e Rembrandt. La sua prima acquaforte, Il paese dell’Alberta risale al 1954, il definitivo abbandono della tecnica pittorica al 1963. Questa data segna l’inizio di una brillante carriera espositiva in Italia e in campo internazionale ( Londra, Parigi, Pechino, Atene). Sul suo lavoro sono stati pubblicati libri e saggi dai più qualificati critici, tra i quali Mario De Micheli, Alberico Sala, David Landau (Università di Oxford), Giovanni Testori, Mina Gregori, Carlo Bo, Roberto Tassi, Renzo Zorzi, Gianni Cavazzini, Daniel Berger (Metropolitan Museum di New York), Gian Alberto Dall’Acqua. L’artista si dedica esclusivamente ai paesaggi e alla natura che ci circonda; lavorando su diversi cicli tematici e spaziando tra scorci di Milano, Torino, Venezia e altre città italiane, a suggestive immagini della nostra pianura, a luoghi da lei visitati, per poi sfociare nell’ultima importante fase degli alberi monumentali.
14
febbraio 2004
Federica Galli – Trentanove vedute di Venezia
Dal 14 febbraio al 14 marzo 2004
disegno e grafica
Location
GALLERIA GHIGGINI 1822
Varese, Via Albuzzi, 17, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 17, (Varese)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 9,30 - 12,30; 15,15 - 19,15.
Aperti la prima domenica del mese
Vernissage
14 Febbraio 2004, ore 17,30