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Federica Peyrolo / Francesco Coia – Essere l’Oggetto
Il percorso che ha portato Federica Peyrolo e Francesco Coia a questo progetto di coesistenza all’interno di uno spazio espositivo è partito con l’intenzione di creare un dialogo, un “faccia a faccia” fra i loro lavori
Comunicato stampa
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Il percorso che ha portato Federica Peyrolo e Francesco Coia a questo progetto di coesistenza all’interno di uno spazio espositivo è partito con l’intenzione di creare un dialogo, un “faccia a faccia” fra i loro lavori che generasse qualcosa di nuovo passando attraverso i due temi comuni dell’archiviazione di ricordi e relazioni e della frammentazione degli stessi che in qualche modo emergono dal loro lavoro.
Troviamo quindi, come nucleo caldo dell’esposizione, le loro due “teste” (Sorpressata, video HD 10’29’’ _ #Head, gesso e ferro 175x43 cm), stanti una di fronte all’altra. Le teste, all’apparenza, sono molto diverse, ma entrambe immerse nella società contemporanea e sature di connessioni, ricordi e pensieri. Cercano uno spazio vitale che sembra essere alquanto ostile e arido, un troppo pieno che lascia il vuoto ma un vuoto desideroso di sostanza materica.
Nasce dunque un dialogo che permette a un carosello di idee di influenzarsi l’una con l’altra, di tradursi a vicenda per cercare di affrontare la paura del distacco da oggetti o cose, ma anche i rapporti che abbiamo con gli altri e soprattutto con noi stessi, la difficoltà di accettare il vuoto, di far emergere la propria personalità all’interno di una società dove l’uomo spesso diventa un oggetto o un contatto di un social network.
A introdurre il tema del frammento, un modello di braccio, che porge dei cavi ormai privi di connessioni (#Hand, mixed 60x60 cm), fa fronte ad altre due braccia troppo cariche di accessori e frammenti di ricordi tanto da essere ammanettate (Abbracci, video HD 27’41’’) e costrette a un duello liberatorio: simbolo di fili che stacchiamo per sentirci liberi e allacciamo per appartenere a qualcosa.
L’oggetto, l’elemento, l’accessorio diventa dunque il ponte tra noi e gli altri ma deve esserci un equilibrio per rendere tale passaggio possibile.
Soffermandosi sul frammento i due artisti sono arrivati alla creazione di alcuni fogli apparentemente “vuoti” ma in realtà carichi di informazioni e colori. Il tutto è accompagnato dalla trasposizione audio del concetto su cui si basa l’interazione tra i due artisti, Audiofile #9, una registrazione vocale di quando Federica Peyrolo aveva 9 anni. L’audio viene destrutturato, rielaborato, modificato da Francesco Coia fino a trasformarlo in un esperimento sonoro, che accompagna nell’esplorazione di questi due mondi intrecciati.
Francesco Coia lavora con dei codici che descrivono delle immagini: la traduzione odierna di un bel pomeriggio passato con gli amici diventa un codice che ci permette di leggerne l’immagine sul computer o tablet o smartphone. L’artista gioca graficamente con questi ricordi resi astratti e freddi.
Federica Peyrolo, in risposta, presenta dei fogli di carta fotografica riciclata a mano nella quale sono fisicamente frammentate delle vecchie fotografie scattate da un occhio che si è chiuso per sempre, quasi degli indizi intrappolati nella carta e resi più precisi nel titolo dell’opera.
Le due bandiere di Facebook una vicino all’altra, una nera e forata da colpi di pallottola, l’altra tradizionale (#Regime 120X90 cm) fanno fronte a delle foto (Fatti più in là / Allacciare le cinture di sicurezza , foto stampa jet, dim. variabili): un confronto che vuole essere emblema dell’appartenenza a una società che ha paura del vuoto, del silenzio e del confronto diretto con le persone o con i ricordi, dove il superfluo diventa l’essenziale e dove le amicizie spesso si trattengono dietro a uno schermo.
Troviamo quindi, come nucleo caldo dell’esposizione, le loro due “teste” (Sorpressata, video HD 10’29’’ _ #Head, gesso e ferro 175x43 cm), stanti una di fronte all’altra. Le teste, all’apparenza, sono molto diverse, ma entrambe immerse nella società contemporanea e sature di connessioni, ricordi e pensieri. Cercano uno spazio vitale che sembra essere alquanto ostile e arido, un troppo pieno che lascia il vuoto ma un vuoto desideroso di sostanza materica.
Nasce dunque un dialogo che permette a un carosello di idee di influenzarsi l’una con l’altra, di tradursi a vicenda per cercare di affrontare la paura del distacco da oggetti o cose, ma anche i rapporti che abbiamo con gli altri e soprattutto con noi stessi, la difficoltà di accettare il vuoto, di far emergere la propria personalità all’interno di una società dove l’uomo spesso diventa un oggetto o un contatto di un social network.
A introdurre il tema del frammento, un modello di braccio, che porge dei cavi ormai privi di connessioni (#Hand, mixed 60x60 cm), fa fronte ad altre due braccia troppo cariche di accessori e frammenti di ricordi tanto da essere ammanettate (Abbracci, video HD 27’41’’) e costrette a un duello liberatorio: simbolo di fili che stacchiamo per sentirci liberi e allacciamo per appartenere a qualcosa.
L’oggetto, l’elemento, l’accessorio diventa dunque il ponte tra noi e gli altri ma deve esserci un equilibrio per rendere tale passaggio possibile.
Soffermandosi sul frammento i due artisti sono arrivati alla creazione di alcuni fogli apparentemente “vuoti” ma in realtà carichi di informazioni e colori. Il tutto è accompagnato dalla trasposizione audio del concetto su cui si basa l’interazione tra i due artisti, Audiofile #9, una registrazione vocale di quando Federica Peyrolo aveva 9 anni. L’audio viene destrutturato, rielaborato, modificato da Francesco Coia fino a trasformarlo in un esperimento sonoro, che accompagna nell’esplorazione di questi due mondi intrecciati.
Francesco Coia lavora con dei codici che descrivono delle immagini: la traduzione odierna di un bel pomeriggio passato con gli amici diventa un codice che ci permette di leggerne l’immagine sul computer o tablet o smartphone. L’artista gioca graficamente con questi ricordi resi astratti e freddi.
Federica Peyrolo, in risposta, presenta dei fogli di carta fotografica riciclata a mano nella quale sono fisicamente frammentate delle vecchie fotografie scattate da un occhio che si è chiuso per sempre, quasi degli indizi intrappolati nella carta e resi più precisi nel titolo dell’opera.
Le due bandiere di Facebook una vicino all’altra, una nera e forata da colpi di pallottola, l’altra tradizionale (#Regime 120X90 cm) fanno fronte a delle foto (Fatti più in là / Allacciare le cinture di sicurezza , foto stampa jet, dim. variabili): un confronto che vuole essere emblema dell’appartenenza a una società che ha paura del vuoto, del silenzio e del confronto diretto con le persone o con i ricordi, dove il superfluo diventa l’essenziale e dove le amicizie spesso si trattengono dietro a uno schermo.
10
dicembre 2014
Federica Peyrolo / Francesco Coia – Essere l’Oggetto
Dal 10 al 24 dicembre 2014
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
GALLERIA MOITRE
Torino, Via Santa Giulia, 37 bis, (Torino)
Torino, Via Santa Giulia, 37 bis, (Torino)
Orario di apertura
Da mercoledì al sabato dalle 16 alle 19
Vernissage
10 Dicembre 2014, ore 18,30
Autore
Curatore