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Federico Arcuri – Vociferare
Seconda mostra di Federico Arcuri (1963) alla Galleria l’Affiche. Acrilici su tela, gesso, inserti in carta giapponese colorata e, a volte, pagine di libri antichi. Tele di medio e grande formato raccontano la città, una Milano in bianco e nero con al centro il dinamismo dell’umanità che la vive.
Comunicato stampa
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Seconda mostra personale di Federico Arcuri (1963) alla Galleria l’Affiche di Milano.
Acrilici su tela, gesso, inserti in carta giapponese colorata e, a volte, pagine di libri antichi.
Tele di medio e grande formato raccontano la città, ancora una Milano in bianco e nero
i cui spazi divengono però spazi universali, nei quali l’artista mette al centro il dinamismo dell’elemento
umano, assoluto protagonista.
La prima impressione è di essere stati ritratti dall’autore in un momento inaspettato del nostro incessante
correre quotidiano. Ignari, siamo finiti nelle tele di Federico Arcuri, un artista che nei suoi lavori mette
in mostra il brusio dei vicoli e delle piazze della nostra città, il camminare incessante delle folle, la
sospensione dell’attimo in fuga dalla tela stessa, l’impossibilità di fermarci e la velocità inarrestabile che ci
rende sfuggenti in primis a noi stessi. Fermiamoci dunque, almeno davanti alle sue tele. Riprendiamo fiato.
Cresciuto circondato da opere d’arte, Federico Arcuri impara presto a esprimersi tramite il segno, prima
come illustratore e poi come Art Director in agenzia. Il digitale prende il sopravvento nel mondo del lavoro
e lui torna al lavoro manuale, pittorico. Inizia a esprimersi a colori, poi con l’aerografo, lavora sui dettagli.
È solo in seguito che inizia a eliminare, in primis i colori. Nei lavori in mostra sono riuniti frammenti di
fotografie in composizioni a collage dominate dal bianco e nero che nascono di getto dall’impulso del
momento. La pittura acrilica - asciugando più in fretta - ne agevola così il processo creativo. Caratterizzano
le tele le velature di colore e un processo continuo di stratificazione, con l’inserimento anche di pagine di
libri antichi che l’autore imprigiona in colate di gesso. In mostra anche una serie di acquerelli in cui l’autore
sintetizza al massimo il tema del dinamismo delle persone: le scie a grafite rappresentano infatti il segno
che la gente lascia al suo passaggio.
“La partita del dominio nell’era della modernità liquida non viene giocata tra il più grande e il più piccolo, ma
tra il più veloce e il più lento. Chi è capace di accelerare in modo da risultare imprendibile, domina”.
Zygmunt Bauman, Modernità liquida, 1999.
Acrilici su tela, gesso, inserti in carta giapponese colorata e, a volte, pagine di libri antichi.
Tele di medio e grande formato raccontano la città, ancora una Milano in bianco e nero
i cui spazi divengono però spazi universali, nei quali l’artista mette al centro il dinamismo dell’elemento
umano, assoluto protagonista.
La prima impressione è di essere stati ritratti dall’autore in un momento inaspettato del nostro incessante
correre quotidiano. Ignari, siamo finiti nelle tele di Federico Arcuri, un artista che nei suoi lavori mette
in mostra il brusio dei vicoli e delle piazze della nostra città, il camminare incessante delle folle, la
sospensione dell’attimo in fuga dalla tela stessa, l’impossibilità di fermarci e la velocità inarrestabile che ci
rende sfuggenti in primis a noi stessi. Fermiamoci dunque, almeno davanti alle sue tele. Riprendiamo fiato.
Cresciuto circondato da opere d’arte, Federico Arcuri impara presto a esprimersi tramite il segno, prima
come illustratore e poi come Art Director in agenzia. Il digitale prende il sopravvento nel mondo del lavoro
e lui torna al lavoro manuale, pittorico. Inizia a esprimersi a colori, poi con l’aerografo, lavora sui dettagli.
È solo in seguito che inizia a eliminare, in primis i colori. Nei lavori in mostra sono riuniti frammenti di
fotografie in composizioni a collage dominate dal bianco e nero che nascono di getto dall’impulso del
momento. La pittura acrilica - asciugando più in fretta - ne agevola così il processo creativo. Caratterizzano
le tele le velature di colore e un processo continuo di stratificazione, con l’inserimento anche di pagine di
libri antichi che l’autore imprigiona in colate di gesso. In mostra anche una serie di acquerelli in cui l’autore
sintetizza al massimo il tema del dinamismo delle persone: le scie a grafite rappresentano infatti il segno
che la gente lascia al suo passaggio.
“La partita del dominio nell’era della modernità liquida non viene giocata tra il più grande e il più piccolo, ma
tra il più veloce e il più lento. Chi è capace di accelerare in modo da risultare imprendibile, domina”.
Zygmunt Bauman, Modernità liquida, 1999.
05
marzo 2023
Federico Arcuri – Vociferare
Dal 05 al 31 marzo 2023
arte contemporanea
Location
GALLERIA L’AFFICHE
Milano, Via dell'Unione, 6, (Milano)
Milano, Via dell'Unione, 6, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-19
Vernissage
5 Marzo 2023, 14-21
Sito web
Editore
Edizioni della Galleria l'Affiche
Autore
Curatore