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Federico Garolla – L’occhio del tempo
Fotografie dal 1948 al 1968
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Federico Garolla, classe 1925, è stato l’occhio attento di
un velocissimo cambiamento italiano, quello del Secondo
Dopoguerra. La sua testimonianza, precisa e attenta, è
sempre filtrata dallo sguardo di un raffinatissimo esteta, in cui
un malinconico dinamismo e un moderno dandismo, tutto
partenopeo e tutt’altro che decadente, ci consegna l’immagine
di una “Italia felix” pronta a lasciarci alle spalle l’amaro ricordo
di una guerra disastrosa, di una povertà ancora esistente e di
un passato monarchico, sfiancato e polveroso, bisognoso di un
futuro repubblicano dinamico e borghesissimo.
I grandi attori di teatro, le starlette della nascente televisione,
le modelle non ancora anoressiche, le maggiorate, gli artisti
compresi della loro parte, i grandi sarti della nascente alta
moda italiana e le umili, semplici persone della vita di città e
di campagna, recitano nelle fotografie di Garolla come sul
palcoscenico di uno studio di Cinecittà. Eppure Garolla è il primo
fotografo di moda che porta gli abiti degli atelier più in voga
nelle strade deserte delle prime ore del mattino, nelle periferie
urbane non ancora invase dalle automobili, nelle scalinate di
una Roma deserta e in cui sostano poveri barboni vestiti come
sacchi di stracci. Il suo glamour è quello del confronto costruito
per immagini dissonanti, per antitesi estetiche e per classi sociali
inequivocabilmente separate. Nulla è lasciato al caso eppure
tutto è disinvolto, sofisticatamente casuale eppure perfetto.
Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo
perchè nell’epoca in cui espresse il suo talento, i musei e le
gallerie d’arte non prendevano in considerazione, soprattutto
in Italia, la fotografia come un’arte al pari della pittura e della
scultura. Fortunatamente per lui, il suo lavoro viene oggi
riscoperto e collocato nella giusta posizione di lettura che è
quella dell’artista e non del fotogiornalista.
Senza nulla togliere alla straordinarietà del fotogiornalismo
della “dolce vita felliniana”, l’opera di Garolla si colloca in una
dimensione differente, quella dei Cartier-Bresson e degli Avedon,
in cui il soggetto rispecchia il “mondo di un’epoca”, il suo gusto
e rimanda comunque l’inconfondibile “stile” del suo esecutore.
Una fotografia di Federico Garolla, da oggi, sarà sempre più di
“un Garolla”, come usiamo solitamente parlare “dei Picasso”, e
noi leggeremo il tempo e la storia attraverso la testimonianza di
un “nuovo” grande maestro.
Andrea Busto
un velocissimo cambiamento italiano, quello del Secondo
Dopoguerra. La sua testimonianza, precisa e attenta, è
sempre filtrata dallo sguardo di un raffinatissimo esteta, in cui
un malinconico dinamismo e un moderno dandismo, tutto
partenopeo e tutt’altro che decadente, ci consegna l’immagine
di una “Italia felix” pronta a lasciarci alle spalle l’amaro ricordo
di una guerra disastrosa, di una povertà ancora esistente e di
un passato monarchico, sfiancato e polveroso, bisognoso di un
futuro repubblicano dinamico e borghesissimo.
I grandi attori di teatro, le starlette della nascente televisione,
le modelle non ancora anoressiche, le maggiorate, gli artisti
compresi della loro parte, i grandi sarti della nascente alta
moda italiana e le umili, semplici persone della vita di città e
di campagna, recitano nelle fotografie di Garolla come sul
palcoscenico di uno studio di Cinecittà. Eppure Garolla è il primo
fotografo di moda che porta gli abiti degli atelier più in voga
nelle strade deserte delle prime ore del mattino, nelle periferie
urbane non ancora invase dalle automobili, nelle scalinate di
una Roma deserta e in cui sostano poveri barboni vestiti come
sacchi di stracci. Il suo glamour è quello del confronto costruito
per immagini dissonanti, per antitesi estetiche e per classi sociali
inequivocabilmente separate. Nulla è lasciato al caso eppure
tutto è disinvolto, sofisticatamente casuale eppure perfetto.
Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo
perchè nell’epoca in cui espresse il suo talento, i musei e le
gallerie d’arte non prendevano in considerazione, soprattutto
in Italia, la fotografia come un’arte al pari della pittura e della
scultura. Fortunatamente per lui, il suo lavoro viene oggi
riscoperto e collocato nella giusta posizione di lettura che è
quella dell’artista e non del fotogiornalista.
Senza nulla togliere alla straordinarietà del fotogiornalismo
della “dolce vita felliniana”, l’opera di Garolla si colloca in una
dimensione differente, quella dei Cartier-Bresson e degli Avedon,
in cui il soggetto rispecchia il “mondo di un’epoca”, il suo gusto
e rimanda comunque l’inconfondibile “stile” del suo esecutore.
Una fotografia di Federico Garolla, da oggi, sarà sempre più di
“un Garolla”, come usiamo solitamente parlare “dei Picasso”, e
noi leggeremo il tempo e la storia attraverso la testimonianza di
un “nuovo” grande maestro.
Andrea Busto
06
giugno 2007
Federico Garolla – L’occhio del tempo
Dal 06 al 10 giugno 2007
fotografia
Location
PALAZZO BRANDOLINI ROTA
Venezia, Ponte Dell'accademia, 878, (Venezia)
Venezia, Ponte Dell'accademia, 878, (Venezia)
Orario di apertura
10-19
Sito web
www.cesac-caraglio.com
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore