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Federico Simonelli – O Terre di Ionia
La mostra O Terre di Ionia di Federico Simonelli fonde epica, storia e poesia. Opere polimateriche di grandi dimensioni e dai colori brumosi riprendono vicende storiche e di cronaca
Comunicato stampa
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Opere polimateriche di grandi dimensioni e dai colori brumosi riprendono vicende storiche e di cronaca, i richiami alla cultura greca che puntellano i lavori sono l’eco della Terra di Ionia cantata dal poeta Costantino Kavafis, quella Terra di Ionia alla quale si ispira la mostra e alla quale Ferico Simonelli guarda con nostalgia.
L’età classica diventa una possibile via di fuga, un rifugio in un periodo ideale, ed idealizzato, di armonia e serenità alternativo alla nostra epoca troppo distratta che non ha mai tempo (Non ho avuto tempo), in cui la trasgressione è più conformista del conforme e la sensualità corrotta (Sirena composta usando il XII canto dell’Odissea).
In O Terre di Ionia Simonelli ricorda la Campagna di Russia: una teoria di soldati si muove lentamente in ritirata, le silhouettes degli uomini a capo chino scivolano alle spalle di un paesaggio puntellato da colonne ioniche. Il tempo non è quello del momento, è quello della eterna sconfitta, è lo stesso tempo delle vittime dimenticate della seconda guerra mondiale commemorati in Varsavia Varsavia: una carta delle operazioni belliche condotte in Polania, con su tracciati i percorsi militari, è circondata da calchi neri, emblemi delle morti anonime dei caduti in battaglia. E all’anonimato della quotidiana sofferenza è dedicata l’opera Dove Nessuno: un padre africano seppellisce il proprio figlio, una scena che tristemente si ripete immutata nel tempo.
Federico Simonelli pone delle domande per far tornare la memoria ai molti che vivono uno “smemorato edonismo” , ai molti che si sono costruiti “una esistenza felicemente semplificata”.
L’età classica diventa una possibile via di fuga, un rifugio in un periodo ideale, ed idealizzato, di armonia e serenità alternativo alla nostra epoca troppo distratta che non ha mai tempo (Non ho avuto tempo), in cui la trasgressione è più conformista del conforme e la sensualità corrotta (Sirena composta usando il XII canto dell’Odissea).
In O Terre di Ionia Simonelli ricorda la Campagna di Russia: una teoria di soldati si muove lentamente in ritirata, le silhouettes degli uomini a capo chino scivolano alle spalle di un paesaggio puntellato da colonne ioniche. Il tempo non è quello del momento, è quello della eterna sconfitta, è lo stesso tempo delle vittime dimenticate della seconda guerra mondiale commemorati in Varsavia Varsavia: una carta delle operazioni belliche condotte in Polania, con su tracciati i percorsi militari, è circondata da calchi neri, emblemi delle morti anonime dei caduti in battaglia. E all’anonimato della quotidiana sofferenza è dedicata l’opera Dove Nessuno: un padre africano seppellisce il proprio figlio, una scena che tristemente si ripete immutata nel tempo.
Federico Simonelli pone delle domande per far tornare la memoria ai molti che vivono uno “smemorato edonismo” , ai molti che si sono costruiti “una esistenza felicemente semplificata”.
16
dicembre 2004
Federico Simonelli – O Terre di Ionia
Dal 16 dicembre 2004 al 28 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
DIECI.DUE!
Milano, Via Volvinio, 30, (Milano)
Milano, Via Volvinio, 30, (Milano)
Orario di apertura
dalle 15,30 alle 19 da martedì a venerdì e su appuntamento - chiusa dal 22 dicembre al 10 gennaio
Vernissage
16 Dicembre 2004, ore 18.30-21
Autore
Curatore