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Federico Zandomeneghi – Impressionista veneziano
La rassegna si articola su una settantina tra dipinti e pastelli di Zandomeneghi, accompagnati da una cinquantina di suoi disegni, molti dei quali inediti, che permetteranno da una parte di studiare il passaggio dall’abbozzo all’opera finita, dall’altra di delineare appunto quel particolare senso del disegno che soprattutto nella cerchia di Degas è elemento caratterizzante di un certo clima impressionista
Comunicato stampa
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Nella primavera del 2004 la Fondazione Antonio Mazzotta, in collaborazione con la Galleria Sacerdoti, presenta una rassegna antologica su Federico Zandomeneghi.
Il progetto abbraccia una visuale ampia e completa del lavoro del pittore, presentando molte opere significative del suo percorso artistico, in particolar modo, alcuni dipinti poco conosciuti e un nucleo di disegni completamente inediti.
Dopo molti anni dall’ultima monografica milanese dedicata all’artista, la mostra alla Fondazione Antonio Mazzotta vuole presentare l’artista non tanto nella sua componente italiana, ma proprio come rappresentante di quell’esprit français, sia pure temperato dai richiami alle radici nella scuola veneta e toscana, che Zandò condivideva con molti altri artisti parigini, tra i quali figurano gli impressionisti con i quali espose e altri, come Toulouse-Lautrec o Suzanne Valadon, animatori di Montmartre e amici di Zandomeneghi.
La comunanza dei temi tra questi artisti - le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure ritratte in interno - sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera ora necessario inserire l’arte di Zandomeneghi.
Come molti artisti transfughi, anche Zandomeneghi sembra presentare uno status artistico bifronte. La critica italiana successiva alla sua morte, insisteva nel “riprendersi” (secondo l’espressione di Raffaello Giolli) la sua arte per recuperarla all’interno del contesto italiano, insistendo sul suo ruolo di artista ponte tra la scuola veneta e quella macchiaiola. Più recentemente invece, mentre si delinea la nozione di un “impressionismo” italiano, si vuole contestualizzare l’artista nel più ampio panorama europeo gravitante su Parigi, analizzando l’opera di Zandomeneghi anche attraverso la quotidianità dell’ambiente parigino nel quale dal 1874 visse ininterrottamente fino alla morte.
L’uso di una tecnica come il pastello che Zandomeneghi dominava, può così certamente suggerire i richiami a Rosalba Carriera, ma non nasconde i legami con artisti a lui più che vicini e affini come Degas e Forain. E il suo segno-disegno, morbido e pastoso, accostato non solamente a quello di un grande maestro come Degas, ma anche a quello di una figura minore come Suzanne Valadon, proprio in questo accostamento mostra una radice comune non tanto italiana, ma al contrario se non francese, perlomeno “parigina”.
Per questo motivo la mostra accanto ai capolavori riconosciuti di Zandomeneghi, come Il tè o Bavardage per citare solo qualche titolo, presenterà anche una serie di sue opere meno conosciute o addirittura inedite, volte a documentare il suo operato nei diversi temi in cui si erano cimentati gli impressionisti parigini con cui l’artista veneziano visse a stretto contatto: lo studio di esterni, la natura morta piuttosto che le scene di vita mondana.
Il progetto abbraccia una visuale ampia e completa del lavoro del pittore, presentando molte opere significative del suo percorso artistico, in particolar modo, alcuni dipinti poco conosciuti e un nucleo di disegni completamente inediti.
Dopo molti anni dall’ultima monografica milanese dedicata all’artista, la mostra alla Fondazione Antonio Mazzotta vuole presentare l’artista non tanto nella sua componente italiana, ma proprio come rappresentante di quell’esprit français, sia pure temperato dai richiami alle radici nella scuola veneta e toscana, che Zandò condivideva con molti altri artisti parigini, tra i quali figurano gli impressionisti con i quali espose e altri, come Toulouse-Lautrec o Suzanne Valadon, animatori di Montmartre e amici di Zandomeneghi.
La comunanza dei temi tra questi artisti - le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure ritratte in interno - sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera ora necessario inserire l’arte di Zandomeneghi.
Come molti artisti transfughi, anche Zandomeneghi sembra presentare uno status artistico bifronte. La critica italiana successiva alla sua morte, insisteva nel “riprendersi” (secondo l’espressione di Raffaello Giolli) la sua arte per recuperarla all’interno del contesto italiano, insistendo sul suo ruolo di artista ponte tra la scuola veneta e quella macchiaiola. Più recentemente invece, mentre si delinea la nozione di un “impressionismo” italiano, si vuole contestualizzare l’artista nel più ampio panorama europeo gravitante su Parigi, analizzando l’opera di Zandomeneghi anche attraverso la quotidianità dell’ambiente parigino nel quale dal 1874 visse ininterrottamente fino alla morte.
L’uso di una tecnica come il pastello che Zandomeneghi dominava, può così certamente suggerire i richiami a Rosalba Carriera, ma non nasconde i legami con artisti a lui più che vicini e affini come Degas e Forain. E il suo segno-disegno, morbido e pastoso, accostato non solamente a quello di un grande maestro come Degas, ma anche a quello di una figura minore come Suzanne Valadon, proprio in questo accostamento mostra una radice comune non tanto italiana, ma al contrario se non francese, perlomeno “parigina”.
Per questo motivo la mostra accanto ai capolavori riconosciuti di Zandomeneghi, come Il tè o Bavardage per citare solo qualche titolo, presenterà anche una serie di sue opere meno conosciute o addirittura inedite, volte a documentare il suo operato nei diversi temi in cui si erano cimentati gli impressionisti parigini con cui l’artista veneziano visse a stretto contatto: lo studio di esterni, la natura morta piuttosto che le scene di vita mondana.
19
febbraio 2004
Federico Zandomeneghi – Impressionista veneziano
Dal 19 febbraio al 06 giugno 2004
arte moderna
Location
FAM – FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Biglietti
8€, 5,5/4,5 ridotti
Orario di apertura
10-19.30 mart e giov 10-22.30. Chiuso il lunedi
Vernissage
19 Febbraio 2004, ore 18.30
Autore