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Federico Zandomeneghi – Un veneziano tra gli impressionisti
Questa mostra si inserisce in un solco di indagine che il Chiostro del Bramante persegue da tempo, sui movimenti e sulle figure più importanti dell’arte italiana, che ebbero un ruolo centrale nel dibattito internazionale
Comunicato stampa
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Dart Chiostro del Bramante, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano presenta, a partire dal 05 novembre 2005 un’esposizione retrospettiva e antologica dedicata a Federico Zandomeneghi.
Questa mostra si inserisce in un solco di indagine che il Chiostro del Bramante persegue da tempo, sui movimenti e sulle figure più importanti dell’arte italiana, che ebbero un ruolo centrale nel dibattito internazionale. Con questa mostra si inaugura anche la serie intitolata “Grandi Artisti Italiani”.
Le ultime rassegne italiane dedicate all’impressionismo e ai suoi artisti hanno approfondito la presenza dei tre italiens de Paris, De Nittis, Zandomeneghi e Boldini, all’interno della cultura impressionista e rivalutato il loro contributo al successo dell’arte francese. A differenza di De Nittis, che non interruppe mai i rapporti con l’Italia, Zandomeneghi restò invece esclusivamente legato all’ambiente parigino, e non a caso partecipò dal 1879 a tutte le mostre impressioniste, tanto che dei tre “italiani di Parigi” è quello che ha avuto i legami più duraturi e profondi con l’ambiente impressionista e post-impressionista.
E’ quindi ora perfettamente lecito presentare l’artista italiano come una voce singolare della nouvelle peinture, sia pure temperata dai richiami alle proprie radici nella scuola veneta e toscana.
La vicinanza dei temi, come le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure in interno, sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera ora necessario inserire l’arte di Zandomeneghi. Finora infatti gli studiosi italiani hanno insistito soprattutto nel “riprendersi” (secondo l’espressione di Raffaello Giolli) la sua arte per recuperarla all’interno del contesto italiano, sottolineando il suo ruolo di artista ponte tra la scuola veneta e quella macchiaiola, tra quella toscana e quella francese. Più recentemente invece, mentre si delinea la nozione di un “impressionismo” italiano, si mira a contestualizzare l’artista nel più ampio panorama europeo gravitante su Parigi e forse è arrivato il momento di guardare a Zandomeneghi attraverso la quotidianità dell’ambiente parigino in cui dal 1874 ha vissuto ininterrottamente fino alla morte.
Il progetto si articola quindi su 100 circa tra dipinti e pastelli di Zandomeneghi, accompagnati da una trentina di suoi disegni, che permetteranno da una parte di studiare il passaggio dall’abbozzo all’opera finita, dall’altra di delineare appunto quel particolare senso del disegno che soprattutto nella cerchia di Degas è elemento caratterizzante di un certo clima impressionista. Accanto alla selezione di Zandomeneghi vengono inserite a confronto opere di artisti francesi, come i dipinti di Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, i pastelli di Degas, grafiche di Toulouse-Lautrec, visualizzando così la fitta trama di riferimenti e suggestioni tra Zandomeneghi e i suoi amici impressionisti.
La mostra sarà suddivisa in sedici sezioni tra cui:
1. Il periodo macchiaiolo
Il percorso della mostra non si snoda cronologicamente, ma si costruisce per temi che riprendono i soggetti preferiti dall’artista e dai suoi amici impressionisti, presentando però un’importante apertura dedicata al momento essenziale del periodo italiano, ossia la sua frequentazione dell’ambiente macchiaiolo a Firenze. La sensualità cromatica della tradizione si coniuga in Preparativi (1873, Istituto Matteucci Viareggio) con il chiaroscuro marcato e netto della scuola fiorentina, le cui lezione sulla luce fa da base ai successivi esperimenti luministici parigini.
2a. Parigi e la pittura en-plein-air
La Parigi di Zandomeneghi non è la Parigi elegante, mondana e internazionale celebrata da De Nittis e Boldini, ma si racchiude nel quartiere bohèmien per eccellenza, Montmartre, dove l’artista viveva a fianco di Toulouse-Lautrec e della artista e modella Suzanne Valadon, ritratta in molte opere di Renoir, Lautrec, Puvis de Chavannes e Zandomeneghi.
Montmartre possedeva ancora in quegli anni un carattere popolare e periferico, la cui atmosfera si adatta perfettamente a Zandomeneghi, i cui soggetti preferiti illustrano sempre un ambiente domestico e familiare.
Dipinti come Il Moulin de la Galette (Fondazione Enrico Piceni, Milano), Place d’Anvers (Galleria Ricci Oddi Piacenza) o ancora Casetta a Montmartre (Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma) non ricreano così solo il suo palcoscenico quotidiano ma testimoniano anche il graduale avvicinamento alla poetica impressionista della pittura en-plein-air, reso più profondo dai vincoli d’amicizia con paesaggisti puri come Pissarro e Guillaumin. Accanto alle vedute parigine gli esterni di Zando si arricchiscono dei paesaggi della campagna francese della Chevreuse, dove trascorreva le vacanze.
Il puntinismo atmosferico di Zandomeneghi evidente in molte creazioni, come ad esempio in Riposo sul prato (collezione privata) trova un’evidente corrispondenza nello stile di molti pittori impressionisti, nella poesia discreta di Alfred Sisley (Il canale del Loing a Moret,1882, collezione privata) o all’estremo opposto nella forza cromatica e materica di Pissarro, Guillaumin, Gauguin. L’artista italiano fu infatti sempre attento a cogliere le molteplici inflessioni della “scuola” impressionista, anche nel suo sfaldarsi verso il post-impressionismo del pointillisme e della scuola di Pont-Aven.
2b. La donna di Zandomeneghi e la moda parigina
Per molti anni Zandomeneghi fu attivo come disegnatore di figurini per le riviste di moda parigine. L’artista si piegò malvolentieri a questo impiego che gli portava via tempo per la pittura ma che d’altro canto era il suo sostentamento, e non è stato ancora possibile individuare questi lavori per la moda. Tuttavia è indiscutibile che la figura femminile è il soggetto principale dell’arte di Zandomeneghi e che le sue figure, tanto in interni che in esterni, risentono notevolmente dell’influsso della moderna raffigurazione dell’eleganza diffusa propria attraverso le riviste di moda, che del resto si offrivano come spunto di riflessione e studio anche agli artisti francesi non solo impressionisti.
La descrizione delle toilettes, degli elaborati cappelli, dei gesti tipici della moda, come l’indossare i guanti, o muovere il ventaglio, occupa un posto di rilievo nella sua produzione, e a questo filone appartengono molte delle sue opere più celebri, come Serata di gala (collezione privata) o Il thé (Collezione Sacerdoti, Milano).
3. Il nudo
La vicinanza di Zandomeneghi a Degas, con il quale condivideva l’amore per il disegno, i valori lineari e il pastello, si esprime essenzialmente nelle scene di nudo, per lo più ambientate in interno, che colgono giovani donne nei gesti quotidiani del risveglio e della toeletta. Una creazione esemplare come La tinozza (collezione Sacerdoti Milano) dichiara esplicitamente il richiamo a Degas e al gruppo di artisti a lui legati, a partire da Jean-Louis Forain (La tinozza, Tate Gallery Londra) e Toulouse-Lautrec, per il modus corsivo e graffiante con cui è delineata la figura accovacciata. Ma Zandomeneghi non si ferma esclusivamente a Degas e, come per tutti i suoi soggetti, anche nel nudo non mancano i riferimenti all’altra grande corrente impressionista, quella dei “coloristes” di Renoir, il cui gusto cromatico l’artista veneziano ammirava incondizionatamente. “Che lusso, che aristocrazia, che sfarzo di gemme semine nelle tele! Com’è delicato, com’è femminile, insomma com’è artista” scrive nel 1883 all’amico Diego Martelli.
4. La natura morta
L’attenzione alla pittura di Renoir viene sottolineata dalla scelta di Zandomeneghi di dedicarsi negli ultimi alla natura morta e alla pittura di fiori, generi tipicamente francesi, come osservava lo stesso Zandomeneghi, che certamente conosceva anche la lezione di Cézanne. E come in Renoir, il trionfo vitalistico dei fiori (Il bouquet di fiori, collezione privata) si contrappone all’accento volutamente povero delle nature morte con i pesci (Piatto con pesce, Collezione Sacerdoti, Milano) dove la suggestione del colore e la finezza del tratto riscatta la modestia del soggetto.
Il ricco catalogo, edito da Mazzotta, presenta i contributi dei due curatori, sul percorso stilistico e tematico di Zandomeneghi, accompagnati dai saggi di Mimita Lamberti e Raffaele De Grada sull’ambiente impressionista e Maria Luisa Rizzini sulla moda parigina, mentre i testi di Ugo Bazzotti, Maria Grazia Piceni, Ippolito Edmondo Ferrario illustrano il mondo e il fenomeno del collezionismo di Zandomeneghi, da Durand-Ruel alle grandi collezioni storiche come Mondadori, Piceni, Sacerdoti. Il testo di Giovanni Federico Villa è dedicato invece agli esiti della campagna di analisi reflettografica portata avanti dall’Università di Bologna negli ultimi anni, che ha permesso di studiare, attraverso il disegno preparatorio sottostante la materia pittorica, il processo creativo di Zandomeneghi nelle sue opere più significative.
Questa mostra si inserisce in un solco di indagine che il Chiostro del Bramante persegue da tempo, sui movimenti e sulle figure più importanti dell’arte italiana, che ebbero un ruolo centrale nel dibattito internazionale. Con questa mostra si inaugura anche la serie intitolata “Grandi Artisti Italiani”.
Le ultime rassegne italiane dedicate all’impressionismo e ai suoi artisti hanno approfondito la presenza dei tre italiens de Paris, De Nittis, Zandomeneghi e Boldini, all’interno della cultura impressionista e rivalutato il loro contributo al successo dell’arte francese. A differenza di De Nittis, che non interruppe mai i rapporti con l’Italia, Zandomeneghi restò invece esclusivamente legato all’ambiente parigino, e non a caso partecipò dal 1879 a tutte le mostre impressioniste, tanto che dei tre “italiani di Parigi” è quello che ha avuto i legami più duraturi e profondi con l’ambiente impressionista e post-impressionista.
E’ quindi ora perfettamente lecito presentare l’artista italiano come una voce singolare della nouvelle peinture, sia pure temperata dai richiami alle proprie radici nella scuola veneta e toscana.
La vicinanza dei temi, come le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure in interno, sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera ora necessario inserire l’arte di Zandomeneghi. Finora infatti gli studiosi italiani hanno insistito soprattutto nel “riprendersi” (secondo l’espressione di Raffaello Giolli) la sua arte per recuperarla all’interno del contesto italiano, sottolineando il suo ruolo di artista ponte tra la scuola veneta e quella macchiaiola, tra quella toscana e quella francese. Più recentemente invece, mentre si delinea la nozione di un “impressionismo” italiano, si mira a contestualizzare l’artista nel più ampio panorama europeo gravitante su Parigi e forse è arrivato il momento di guardare a Zandomeneghi attraverso la quotidianità dell’ambiente parigino in cui dal 1874 ha vissuto ininterrottamente fino alla morte.
Il progetto si articola quindi su 100 circa tra dipinti e pastelli di Zandomeneghi, accompagnati da una trentina di suoi disegni, che permetteranno da una parte di studiare il passaggio dall’abbozzo all’opera finita, dall’altra di delineare appunto quel particolare senso del disegno che soprattutto nella cerchia di Degas è elemento caratterizzante di un certo clima impressionista. Accanto alla selezione di Zandomeneghi vengono inserite a confronto opere di artisti francesi, come i dipinti di Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, i pastelli di Degas, grafiche di Toulouse-Lautrec, visualizzando così la fitta trama di riferimenti e suggestioni tra Zandomeneghi e i suoi amici impressionisti.
La mostra sarà suddivisa in sedici sezioni tra cui:
1. Il periodo macchiaiolo
Il percorso della mostra non si snoda cronologicamente, ma si costruisce per temi che riprendono i soggetti preferiti dall’artista e dai suoi amici impressionisti, presentando però un’importante apertura dedicata al momento essenziale del periodo italiano, ossia la sua frequentazione dell’ambiente macchiaiolo a Firenze. La sensualità cromatica della tradizione si coniuga in Preparativi (1873, Istituto Matteucci Viareggio) con il chiaroscuro marcato e netto della scuola fiorentina, le cui lezione sulla luce fa da base ai successivi esperimenti luministici parigini.
2a. Parigi e la pittura en-plein-air
La Parigi di Zandomeneghi non è la Parigi elegante, mondana e internazionale celebrata da De Nittis e Boldini, ma si racchiude nel quartiere bohèmien per eccellenza, Montmartre, dove l’artista viveva a fianco di Toulouse-Lautrec e della artista e modella Suzanne Valadon, ritratta in molte opere di Renoir, Lautrec, Puvis de Chavannes e Zandomeneghi.
Montmartre possedeva ancora in quegli anni un carattere popolare e periferico, la cui atmosfera si adatta perfettamente a Zandomeneghi, i cui soggetti preferiti illustrano sempre un ambiente domestico e familiare.
Dipinti come Il Moulin de la Galette (Fondazione Enrico Piceni, Milano), Place d’Anvers (Galleria Ricci Oddi Piacenza) o ancora Casetta a Montmartre (Galleria Nazionale d’Arte Moderna Roma) non ricreano così solo il suo palcoscenico quotidiano ma testimoniano anche il graduale avvicinamento alla poetica impressionista della pittura en-plein-air, reso più profondo dai vincoli d’amicizia con paesaggisti puri come Pissarro e Guillaumin. Accanto alle vedute parigine gli esterni di Zando si arricchiscono dei paesaggi della campagna francese della Chevreuse, dove trascorreva le vacanze.
Il puntinismo atmosferico di Zandomeneghi evidente in molte creazioni, come ad esempio in Riposo sul prato (collezione privata) trova un’evidente corrispondenza nello stile di molti pittori impressionisti, nella poesia discreta di Alfred Sisley (Il canale del Loing a Moret,1882, collezione privata) o all’estremo opposto nella forza cromatica e materica di Pissarro, Guillaumin, Gauguin. L’artista italiano fu infatti sempre attento a cogliere le molteplici inflessioni della “scuola” impressionista, anche nel suo sfaldarsi verso il post-impressionismo del pointillisme e della scuola di Pont-Aven.
2b. La donna di Zandomeneghi e la moda parigina
Per molti anni Zandomeneghi fu attivo come disegnatore di figurini per le riviste di moda parigine. L’artista si piegò malvolentieri a questo impiego che gli portava via tempo per la pittura ma che d’altro canto era il suo sostentamento, e non è stato ancora possibile individuare questi lavori per la moda. Tuttavia è indiscutibile che la figura femminile è il soggetto principale dell’arte di Zandomeneghi e che le sue figure, tanto in interni che in esterni, risentono notevolmente dell’influsso della moderna raffigurazione dell’eleganza diffusa propria attraverso le riviste di moda, che del resto si offrivano come spunto di riflessione e studio anche agli artisti francesi non solo impressionisti.
La descrizione delle toilettes, degli elaborati cappelli, dei gesti tipici della moda, come l’indossare i guanti, o muovere il ventaglio, occupa un posto di rilievo nella sua produzione, e a questo filone appartengono molte delle sue opere più celebri, come Serata di gala (collezione privata) o Il thé (Collezione Sacerdoti, Milano).
3. Il nudo
La vicinanza di Zandomeneghi a Degas, con il quale condivideva l’amore per il disegno, i valori lineari e il pastello, si esprime essenzialmente nelle scene di nudo, per lo più ambientate in interno, che colgono giovani donne nei gesti quotidiani del risveglio e della toeletta. Una creazione esemplare come La tinozza (collezione Sacerdoti Milano) dichiara esplicitamente il richiamo a Degas e al gruppo di artisti a lui legati, a partire da Jean-Louis Forain (La tinozza, Tate Gallery Londra) e Toulouse-Lautrec, per il modus corsivo e graffiante con cui è delineata la figura accovacciata. Ma Zandomeneghi non si ferma esclusivamente a Degas e, come per tutti i suoi soggetti, anche nel nudo non mancano i riferimenti all’altra grande corrente impressionista, quella dei “coloristes” di Renoir, il cui gusto cromatico l’artista veneziano ammirava incondizionatamente. “Che lusso, che aristocrazia, che sfarzo di gemme semine nelle tele! Com’è delicato, com’è femminile, insomma com’è artista” scrive nel 1883 all’amico Diego Martelli.
4. La natura morta
L’attenzione alla pittura di Renoir viene sottolineata dalla scelta di Zandomeneghi di dedicarsi negli ultimi alla natura morta e alla pittura di fiori, generi tipicamente francesi, come osservava lo stesso Zandomeneghi, che certamente conosceva anche la lezione di Cézanne. E come in Renoir, il trionfo vitalistico dei fiori (Il bouquet di fiori, collezione privata) si contrappone all’accento volutamente povero delle nature morte con i pesci (Piatto con pesce, Collezione Sacerdoti, Milano) dove la suggestione del colore e la finezza del tratto riscatta la modestia del soggetto.
Il ricco catalogo, edito da Mazzotta, presenta i contributi dei due curatori, sul percorso stilistico e tematico di Zandomeneghi, accompagnati dai saggi di Mimita Lamberti e Raffaele De Grada sull’ambiente impressionista e Maria Luisa Rizzini sulla moda parigina, mentre i testi di Ugo Bazzotti, Maria Grazia Piceni, Ippolito Edmondo Ferrario illustrano il mondo e il fenomeno del collezionismo di Zandomeneghi, da Durand-Ruel alle grandi collezioni storiche come Mondadori, Piceni, Sacerdoti. Il testo di Giovanni Federico Villa è dedicato invece agli esiti della campagna di analisi reflettografica portata avanti dall’Università di Bologna negli ultimi anni, che ha permesso di studiare, attraverso il disegno preparatorio sottostante la materia pittorica, il processo creativo di Zandomeneghi nelle sue opere più significative.
05
novembre 2005
Federico Zandomeneghi – Un veneziano tra gli impressionisti
Dal 05 novembre 2005 al 05 marzo 2006
arte moderna
Location
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Roma, Arco Della Pace, 5, (Roma)
Biglietti
intero € 9; ridotti € 7 e 4,50
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 10–20; sabato 10–24; domenica 10–21,30
Vernissage
5 Novembre 2005, ore 11.30
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore