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Federico Zanzi – La bellezza della nostalgia. Un dialogo con Boldini e De Pisis
In dialogo con la mostra di Boldini e De Pisis al Castello Estense di Ferrara, i ritratti di Zanzi sono una riflessione concettuale sul tema del ritratto, e una celebrazione della bellezza della nostalgia: nostalgia delle nostre radici, degli odori delle case dei nonni e degli abbracci dei parenti.
Comunicato stampa
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Inaugura in concomitanza con la mostra di Boldini e De Pisis al Castello Estense di Ferrara, l'esposizione di Federico Zanzi, vincitore del Premio Marina di Ravenna 58^ edizione - rassegna di pittura, alla MLB home gallery e che sarà visitabile fino al 5 aprile.
Ad unire le due mostre una comune riflessione sul tema del ritratto, che se in Boldini diventa celebrazione della bellezza e in De Pisis nostalgia per della fugacità della vita, in Zanzi diventa celebrazione della bellezza della nostalgia: nostalgia delle nostre radici, degli odori delle case dei nonni e di quelli dolciastri degli abbracci dei parenti lontani.
Giovanni Boldini ritrae in maniera dettagliata i volti e sfuma invece le vesti con pennellate che assomigliano a delle sciabolate, piene di elettricità; Zanzi, in un perfetto chiasmo di poetiche stilistiche, sfuma il volto dei personaggi da lui ritratti perché il ricordo dei nostri cari, come gli schermi di Sugimoto, per sovrapposizione perde definizione, ma rimangono intatti nel tempo i loro oggetti personali: ecco allora la camicetta “dei giorni di festa”, ricamata dalla zia, con tutti i suoi particolari in evidenza.
Quel che rimane delle feste con i parenti lontani sono le atmosfere, non i volti di chi era con noi a tavola: nella memoria restano infatti gli ambienti in cui questi riti familiari avvengono, il concetto di quei momenti.
A legare la poetica di Zanzi a quella di Boldini è lo stesso timore per la caducità della vita, il tentativo di fermare sulla tela il tempo che scorre inesorabile.
Il senso di nostalgia per gli ambienti che prima c'erano e ora non ci sono più Zanzi lo ritrova anche nelle nature morte di Filippo De Pisis, dal tratto pittorico quasi sincopato, tanto che Eugenio Montale definì la sua pittura “a zampa di mosca”. Con De Pisis, Zanzi condivide i silenzi pittorici, in un comune humus di malinconia. Le nature morte del pittore ferrarese sono l'equivalente delle camicette a fiori delle “zie” di Zanzi: sono ganci per un “altrove” che prelude a una dimensione metafisica.
Come De Pisis, infatti, anche Zanzi dipinge concetti travestiti da pittura a olio. Ritrae le persone di famiglia come per eternarle in una forma fissa, come in quelle foto da tenere infilate nel vetro della credenza a ricordo dei momenti più significativi della propria vita. I suoi familiari diventano così icone del concetto famiglia, e la sua pittura, apparentemente figurativa, emerge con forza nella sua natura più forte, quella concettuale e simbolica.
Ad unire le due mostre una comune riflessione sul tema del ritratto, che se in Boldini diventa celebrazione della bellezza e in De Pisis nostalgia per della fugacità della vita, in Zanzi diventa celebrazione della bellezza della nostalgia: nostalgia delle nostre radici, degli odori delle case dei nonni e di quelli dolciastri degli abbracci dei parenti lontani.
Giovanni Boldini ritrae in maniera dettagliata i volti e sfuma invece le vesti con pennellate che assomigliano a delle sciabolate, piene di elettricità; Zanzi, in un perfetto chiasmo di poetiche stilistiche, sfuma il volto dei personaggi da lui ritratti perché il ricordo dei nostri cari, come gli schermi di Sugimoto, per sovrapposizione perde definizione, ma rimangono intatti nel tempo i loro oggetti personali: ecco allora la camicetta “dei giorni di festa”, ricamata dalla zia, con tutti i suoi particolari in evidenza.
Quel che rimane delle feste con i parenti lontani sono le atmosfere, non i volti di chi era con noi a tavola: nella memoria restano infatti gli ambienti in cui questi riti familiari avvengono, il concetto di quei momenti.
A legare la poetica di Zanzi a quella di Boldini è lo stesso timore per la caducità della vita, il tentativo di fermare sulla tela il tempo che scorre inesorabile.
Il senso di nostalgia per gli ambienti che prima c'erano e ora non ci sono più Zanzi lo ritrova anche nelle nature morte di Filippo De Pisis, dal tratto pittorico quasi sincopato, tanto che Eugenio Montale definì la sua pittura “a zampa di mosca”. Con De Pisis, Zanzi condivide i silenzi pittorici, in un comune humus di malinconia. Le nature morte del pittore ferrarese sono l'equivalente delle camicette a fiori delle “zie” di Zanzi: sono ganci per un “altrove” che prelude a una dimensione metafisica.
Come De Pisis, infatti, anche Zanzi dipinge concetti travestiti da pittura a olio. Ritrae le persone di famiglia come per eternarle in una forma fissa, come in quelle foto da tenere infilate nel vetro della credenza a ricordo dei momenti più significativi della propria vita. I suoi familiari diventano così icone del concetto famiglia, e la sua pittura, apparentemente figurativa, emerge con forza nella sua natura più forte, quella concettuale e simbolica.
30
gennaio 2015
Federico Zanzi – La bellezza della nostalgia. Un dialogo con Boldini e De Pisis
Dal 30 gennaio al 05 aprile 2015
arte contemporanea
Location
MLB HOME GALLERY
Ferrara, Corso Ercole I D'Este, 3, (FERRARA)
Ferrara, Corso Ercole I D'Este, 3, (FERRARA)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 15 alle 19; gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
30 Gennaio 2015, dalle 18 alle 22
Autore
Curatore