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Ferdinando Chevrier – Una stagione, 1955-1969
L’intento che la mostra si pone è quello di analizzare quel fondamentale “momento-svolta” che inizia alla metà degli anni cinquanta (dopo un decennio di coraggiose esperienze artistiche che già avevano consolidato il sodalizio tra l’artista e la galleria) ed attraversa gli interi anni sessanta.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Gli Archivi Chevrier sono Lieti di annunciare e di invitarVi alla Mostra di Ferdinando Chevrier ‘Una stagione, 1955-1969’,
organizzata dalla Galleria Giraldi, presso i suoi locali in Piazza della Repubblica 59, a Livorno.
L’inaugurazione avverrà sabato 15 Dicembre alle ore 18.
Questa occasione espositiva presso la Galleria Giraldi,che ha seguito nel tempo il percorso espressivo dell'artista livornese Ferdinando Chevrier, è dedicata in particolare a un momento-svolta nel percorso della sua vita, fra la meta' degli anni cinquanta e la fine del decennio successivo.
Sabato 15 dicembre alle ore 18 sarà inaugurata negli spazi della Galleria Giraldi, in piazza della Repubblica n.59, una mostra del pittore Ferdinando
Chevrier, che vedrà esposto un significativo gruppo di opere realizzate tra il 1955 e il 1969.
L'intento che la mostra si pone è quello di analizzare quel fondamentale "momento-svolta" che inizia alla metà degli anni cinquanta (dopo un decennio di
coraggiose esperienze artistiche che già avevano consolidato il sodalizio tra l'artista e la galleria) ed attraversa gli interi anni sessanta.
Il critico milanese Alberto Veca, da lungo tempo profondo conoscitore dell'opera di Chevrier e che già, insieme a Mattia Patti, aveva presentato nel 2002
l'importante mostra antologica "Vivere l'immaginario" organizzata dal Comune di Livorno, così sinteticamente inquadra questa particolare "stagione":
"Sono gli anni in cui viene abbandonata l'"inquieta" sicurezza di un linguaggio geometrico legato all'esperienza del MAC per indagare la possibile
coincidenza fra gestualità e figura, fra atto del dipingere e immagine realizzato in linea con le esperienze europee più avvertite dell'esaurirsi di un
linguaggio di origine costruttivista per un più intenso dialogo, alle soglie del conflitto, fra artista, strumenti della pittura e tela da campire.
In Chevrier rimane, come sostrato difficilmente eliminabile, l'accordare all'immagine un ruolo plastico, alle soglie dell'illusione tridimensionale, come se la
macchia, non rinunciando alla sua natura occasionale, potesse essere riconducibile a una, sia pure cangiante, architettura.
La precedente stagione aveva voluto esplorare, senza particolari patemi dovuti all'originalità dell'approccio, una figurazione capace di legare una libera
segmentazione del campo pittorico disciplinata dalla regolarità delle figure, inseguendo o alludendo a un "dinamismo" dell'immagine che è ricerca
costante dell'artista, indipendentemente dalle soluzioni adottate nelle diverse stagioni.
Ora figura e fondo, materia pittorica del soggetto e del campo, coincidono, o meglio il ragionamento verte sulla relazione che si instaura fra immagine
fissata nel singolo quadro e valenza della superficie che la ospita. Sono "istantanee" di una realtà in continuo mutamento, un addensarsi intorno a un
centro, un nodo da cui si libera un "prima" e un "dopo" che occorre di volta in volta immaginare.
Il nero, il colore che precedentemente designava il limite della forma certa, diventa anch'esso figura, partecipa della metamorfosi in atto aprendosi a
illusioni di profondità, a rarefazioni e condensazioni che colgono la materia in continua trasformazione, alle soglie della metamorfosi."
Ferdinando Chevrier nasce a Livorno nel 1920, approfondisce nell'immediato dopoguerra le precedenti esperienze pittoriche ed inizia nel 1951 la
collaborazione con la galleria Giraldi che si protrarrà per quasi trenta anni. Con Jean Mario Berti ed Elio Marchegiani forma un gruppo, battezzato dalla
critica "i tre dell'astrattismo", che connota fortemente le più interessanti vicende artistiche del secondo dopoguerra a Livorno e non solo, esponendo in
importanti gallerie in Italia e all'estero dal 1958 al 1965.
Dal 1974 Chevrier si trasferisce a Milano, dove ha vissuto e lavorato; ha tenuto molte esposizioni collettive e personali, tra le quali tre antologiche, a
Como, a Gallarate e nella stessa Milano. La sua lunga e vitale attività si protrae nella capitale lombarda fino al 2004, anno che precede la sua
scomparsa, avvenuta nella natia Livorno.
organizzata dalla Galleria Giraldi, presso i suoi locali in Piazza della Repubblica 59, a Livorno.
L’inaugurazione avverrà sabato 15 Dicembre alle ore 18.
Questa occasione espositiva presso la Galleria Giraldi,che ha seguito nel tempo il percorso espressivo dell'artista livornese Ferdinando Chevrier, è dedicata in particolare a un momento-svolta nel percorso della sua vita, fra la meta' degli anni cinquanta e la fine del decennio successivo.
Sabato 15 dicembre alle ore 18 sarà inaugurata negli spazi della Galleria Giraldi, in piazza della Repubblica n.59, una mostra del pittore Ferdinando
Chevrier, che vedrà esposto un significativo gruppo di opere realizzate tra il 1955 e il 1969.
L'intento che la mostra si pone è quello di analizzare quel fondamentale "momento-svolta" che inizia alla metà degli anni cinquanta (dopo un decennio di
coraggiose esperienze artistiche che già avevano consolidato il sodalizio tra l'artista e la galleria) ed attraversa gli interi anni sessanta.
Il critico milanese Alberto Veca, da lungo tempo profondo conoscitore dell'opera di Chevrier e che già, insieme a Mattia Patti, aveva presentato nel 2002
l'importante mostra antologica "Vivere l'immaginario" organizzata dal Comune di Livorno, così sinteticamente inquadra questa particolare "stagione":
"Sono gli anni in cui viene abbandonata l'"inquieta" sicurezza di un linguaggio geometrico legato all'esperienza del MAC per indagare la possibile
coincidenza fra gestualità e figura, fra atto del dipingere e immagine realizzato in linea con le esperienze europee più avvertite dell'esaurirsi di un
linguaggio di origine costruttivista per un più intenso dialogo, alle soglie del conflitto, fra artista, strumenti della pittura e tela da campire.
In Chevrier rimane, come sostrato difficilmente eliminabile, l'accordare all'immagine un ruolo plastico, alle soglie dell'illusione tridimensionale, come se la
macchia, non rinunciando alla sua natura occasionale, potesse essere riconducibile a una, sia pure cangiante, architettura.
La precedente stagione aveva voluto esplorare, senza particolari patemi dovuti all'originalità dell'approccio, una figurazione capace di legare una libera
segmentazione del campo pittorico disciplinata dalla regolarità delle figure, inseguendo o alludendo a un "dinamismo" dell'immagine che è ricerca
costante dell'artista, indipendentemente dalle soluzioni adottate nelle diverse stagioni.
Ora figura e fondo, materia pittorica del soggetto e del campo, coincidono, o meglio il ragionamento verte sulla relazione che si instaura fra immagine
fissata nel singolo quadro e valenza della superficie che la ospita. Sono "istantanee" di una realtà in continuo mutamento, un addensarsi intorno a un
centro, un nodo da cui si libera un "prima" e un "dopo" che occorre di volta in volta immaginare.
Il nero, il colore che precedentemente designava il limite della forma certa, diventa anch'esso figura, partecipa della metamorfosi in atto aprendosi a
illusioni di profondità, a rarefazioni e condensazioni che colgono la materia in continua trasformazione, alle soglie della metamorfosi."
Ferdinando Chevrier nasce a Livorno nel 1920, approfondisce nell'immediato dopoguerra le precedenti esperienze pittoriche ed inizia nel 1951 la
collaborazione con la galleria Giraldi che si protrarrà per quasi trenta anni. Con Jean Mario Berti ed Elio Marchegiani forma un gruppo, battezzato dalla
critica "i tre dell'astrattismo", che connota fortemente le più interessanti vicende artistiche del secondo dopoguerra a Livorno e non solo, esponendo in
importanti gallerie in Italia e all'estero dal 1958 al 1965.
Dal 1974 Chevrier si trasferisce a Milano, dove ha vissuto e lavorato; ha tenuto molte esposizioni collettive e personali, tra le quali tre antologiche, a
Como, a Gallarate e nella stessa Milano. La sua lunga e vitale attività si protrae nella capitale lombarda fino al 2004, anno che precede la sua
scomparsa, avvenuta nella natia Livorno.
15
dicembre 2007
Ferdinando Chevrier – Una stagione, 1955-1969
Dal 15 dicembre 2007 al 15 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA GIRALDI
Livorno, Piazza Della Repubblica, 59, (Livorno)
Livorno, Piazza Della Repubblica, 59, (Livorno)
Orario di apertura
feriali 10-13 17-20
Vernissage
15 Dicembre 2007, ore 18
Sito web
www.archivichevrier.it
Autore