Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Ferdinando Cioffi – Portraits
Una mostra che segna un punto fermo nella carriera di uno dei più importanti fotografi europei
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Una mostra che segna un punto fermo nella carriera di uno dei più importanti fotografi europei.
Ferdinando Cioffi da sempre si muove in un milieu colto del quale fanno parte soprattutto artisti (pittori e scultori), giornalisti, personaggi dello spettacolo. Con qualche incursione nel mondo dell’aristocrazia europea e in quello dei grandi chefs.
Cioffi presenta in questa rassegna di immagini, non a caso tutte delle medesime dimensioni e in un formato, quello del quadrato, che sottolinea l’idea del ritratto contenuto in una forma geometrica perfetta, i personaggi che più hanno corrisposto alla sua idea di fotografia storica. Cioffi fissa nei suoi scatti un momento preciso della vita delle persone, ma con un tono così sospeso e così distaccato dagli eventi mondani che il soggetto diventa qualcosa di assoluto. Alla maniera fiamminga il suo lavoro si avvale di un uso della luce radente e morbido, quasi provenisse da una fonte esterna. I volti ne risultano magnificati, lo sguardo brilla e fissa lo spettatore, mentre gli oggetti che occupano lo spazio dicono dettagli preziosi della vita quotidiana e delle abitudini del protagonista. Gli ottanta lavori esposti svelano inoltre al visitatore la grande attrazione esercitata sul fotografo italo-americano dal mondo del cinema e dalle sue tecniche.
Ac. B.
FERDINANDO CIOFFI, un fotografo luminista
Denis Curti
La fotografia è spesso declinata attraverso generi e stili e, per dirla subito, Ferdinando Cioffi è un fotografo luminista. Transitato giovanissimo dagli studi newyorkesi dei grandi maestri Richard Avedon e Irving Penn, da cui ha appreso i segreti del ritratto fotografico, sviluppa ben presto una particolarissima sensibilità nel trattamento della luce. Al pari dei soggetti che ritrae, questa è protagonista indiscutibile di ogni sua immagine. Definisce con profusione di particolari il modellato di figure che si stagliano sul fondo assumendo un tono eroico e solenne. Addirittura definitivo.
Pure osservando il canone della ritrattistica ufficiale, le immagini di Cioffi svelano un interessante approfondimento psicologico. La sessione di posa si definisce come un incontro fra il fotografo ed i propri soggetti, durante il quale si sviluppa un rapporto carico d’empatia e condivisione. E’ come se in assenza di dialogo e confronto, fosse impossibile lo scatto.
In questo contesto dialogico, di fronte al suo obiettivo allora sostano uomini e donne, individui e non tipologie di individui, celebri personaggi che, dismesse maschere, ruoli e travestimenti pubblici, svelano apertamente la propria intimità, dichiarando la loro personalità.
Nei ritratti di Cioffi l’ambiente concorre in misura determinante a descrivere il profondo di ogni soggetto umano. Anziché stagliarsi contro lo sfondo omogeneo e neutro di uno studio di posa, molti sono ripresi nei luoghi dove abitano o svolgono la propria professione. Talvolta si confondono con lo spazio delimitato dall’inquadratura. Poi la scena viene riempita con oggetti appartenenti alla biografia di ciascuno. Come nelle opere indimenticabili di Arnold Newman, spesso si tratta degli oggetti che utilizzano per il proprio lavoro, o sono il frutto di quel lavoro. Funzionano come didascalie. Dichiarano indubitabilmente di chi si tratta senza usare parole. Così Fernando Botero è sovrastato dalle ipertrofiche sculture che ha realizzato per i musei e le città di tutto il mondo, Boltanski è in piedi di fronte ai propri struggenti bianchi e neri, Michelangelo Pistoletto ha alle spalle una serie di specchi che moltiplicano lo spazio in cui si trova.
La pratica del ritratto implica un rapporto di forza fra fotografante e fotografato. Dalla propria posizione privilegiata Cioffi sceglie di rendersi invisibile per lasciare emergere l’anima di chi, giorno dopo giorno, osserva per un istante attraverso il mirino della propria macchina fotografica.
Niente di ordinario
Luca Beatrice
Annette Gerlach è una giornalista televisiva, Antonio Ratti un industriale tessile con la passione per l’arte. Armando Testa è stato l’inventore della pubblicità moderna in Italia; Catherine Deneuve non solo una grande attrice ma anche un simbolo imperituro della bellezza femminile; Roberto Cavalli, Emanuel Ungaro tra i più estrosi creatori di moda. E poi ci sono gli artisti: Aldo Mondino, indimenticabile arbiter elegantiarum, Christian Boltanski, Wim Delvoye, Richard Kern, Pierre et Gilles…
Cos’hanno in comune tutti questi personaggi? E con loro, la créme della nobiltà europea, da Eric de Rotschild a Don Carlo di Borbone, la classe innata della famiglia Vuitton, il potere seduttivo del capitalismo, da Pietro Barilla a David Rockfeller, il maestro di champagne Jean Tattinger, il mago dei fornelli Gualtiero Marchesi?
Semplicemente l’essere del tutto fuori dal comune. L’antitesi della normalità. L’opposto della ripetibilità.
La storia di Ferdinando Cioffi si intreccia a doppio filo con quella dei suoi modelli. Niente accade per caso. Chi si sottopone all’obiettivo di questo grande fotografo italiano sa che ne riceverà un trattamento di favore. Sarà accudito. Coccolato. Viziato. Gli verrà restituito il meglio di sé.
Tra Cioffi e i “suoi” soggetti scatta il meccanismo delle affinità elettive. Li unisce la ricerca della bellezza, la sintonia intellettuale, un percorso comune, anche nelle distante. Un confronto tra due mondi che si somigliano e interagiscono.
Arthur Rimbaud scrisse che la formula Io è un altro fosse l’unico modo per “essere” davvero. L’individuo origina solo dal rapporto con l’altro, o meglio attraverso l’alterità. Tra l’artista e il modello, l’obiettivo e lo sguardo verso la camera, si instaura una relazione esistenziale, prima di tutto. Come Narciso si specchiava nelle acque del fiume, Cioffi in ogni ritratto ritrova qualcosa di se stesso. Ogni scatto diventa un potenziamento della sua essenza.
Il pathos emozionale delle sue immagini è frutto di un’acuta sensibilità artistica, di una profonda elaborazione formale, di una condivisione sincera di pensieri e sentimenti.
Icone, idoli, celebrità. Ferdinando Cioffi immortala il top della società contemporanea, la serie A dei creativi, i big della terra: attori, politici, sportivi, artisti, imprenditori e star. Eppure non è un semplice fotografo di celebrities. Nei suoi lavori, infatti, c’è una particolare attenzione al momento precedente lo scatto, a quello che nel cinema verrebbe definito il “profilmico”. Il ritrattato è consapevole innanzitutto di trovarsi nel posto giusto, al momento giusto. Ogni dettaglio compositivo è inserito in una rete di accurate, meticolose mise en-scène. Simmetria, equilibrio e proporzione vengono studiati con estrema precisione, esibendo un perfetto controllo neoclassico. Le riprese dei soggetti in posa, nonostante l’apparente rigore formale, appaiono dinamiche e vivaci, mai forzate. Alla complessità concettuale e alla limpidezza espressiva si aggiunge la capacità di Cioffi di estrarre dai suoi modelli l’essenza, il carattere, le ambizioni, le speranze, le attese, le illusioni. In una sola posa Cioffi può davvero illuminare un’esistenza intera.
Lo scatto, seppur ravvicinato rispetto al soggetto raffigurato, non è un close up, ma abbraccia un ampio angolo di campo per catturare il contesto nel quale l’artista inserisce indizi espressivi, spinto alla ricerca dell’effetto scenografico. Nulla della struttura compositiva è improvvisato.
Lo stile patinato e il tono aristocratico delle immagini di Cioffi evocano, con leggerezza, i temi e i canoni della pittura classica. Sono infatti le scienze umanistiche e la filosofia del XV secolo che, mettendo l’uomo al centro dell’universo, hanno segnato la svolta e il successo futuro del ritratto come genere prediletto da artisti e committenti. Lì è nato il ritratto moderno, dal Bronzino, da Leonardo da Vinci, fino a Andy Warhol.
Lontano dalla poetica dello snapshot, dell’istantanea, Cioffi non mira alla spontaneità del momento rubato, alla naturalezza dei gesti, ma alla solennità della posa. Non aspira a creare un diario visivo della quotidianità, bensì un’atmosfera aulica senza tempo. I suoi ritratti sono consensuali, programmati, estemporanei. I soggetti sono consapevoli di essere fotografati in quanto protagonisti di un atto performativo. Dalla necessità di lasciare traccia di sé ai posteri– paragonabile quasi al bisogno di procreare –le celebrities si concedono alla Hasselblad consegnandosi, in qualche modo, all’eternità.
Tutto è studiato per dar vita a un linguaggio iconografico e i soggetti, immersi nella fissità idealizzante, incarnano precisi archetipi. La loro esistenza è carica di significati e Cioffi ne diventa il narratore attento. Si tratta di un elogio, un atto encomiastico dallo stile elaborato e cerebrale. Non a caso, qualsiasi “mestiere” essi facciano, sono tutti artisti. Perché solo il contatto quotidiano con l’arte garantisce la profondità dello sguardo, rivela il grado di eccezionalità, quello che intercorre in un movimento pendolare di andata e ritorno davanti e dietro l’obiettivo. Ecco che sguardi, sorrisi, dettagli si fondono in un unico magma fisico, emotivo e psicologico.
Se nell’immaginario contemporaneo il termine vip finisce per essere accostato allo scandalo, alla violazione del privato, al momento rubato in cui spesso la persona famosa non risulta al meglio di sé, divi, divetti, politivi, personaggi pubblici in generale tormentati in fuga dallo stile paparazzo che in ogni modo cerca di catturarne il non rappresentabile, davanti all’obbiettivo di Ferdinando Cioffi si ritorna a posare con classe e naturalezza, libertà e agio.
Il pathos emozionale che offre questa straordinaria galleria di ritratti è frutto di un’acuta sensibilità artistica, ma soprattutto di un’empatia autentica di pensieri, ideali e sentimenti.
Ferdinando Cioffi da sempre si muove in un milieu colto del quale fanno parte soprattutto artisti (pittori e scultori), giornalisti, personaggi dello spettacolo. Con qualche incursione nel mondo dell’aristocrazia europea e in quello dei grandi chefs.
Cioffi presenta in questa rassegna di immagini, non a caso tutte delle medesime dimensioni e in un formato, quello del quadrato, che sottolinea l’idea del ritratto contenuto in una forma geometrica perfetta, i personaggi che più hanno corrisposto alla sua idea di fotografia storica. Cioffi fissa nei suoi scatti un momento preciso della vita delle persone, ma con un tono così sospeso e così distaccato dagli eventi mondani che il soggetto diventa qualcosa di assoluto. Alla maniera fiamminga il suo lavoro si avvale di un uso della luce radente e morbido, quasi provenisse da una fonte esterna. I volti ne risultano magnificati, lo sguardo brilla e fissa lo spettatore, mentre gli oggetti che occupano lo spazio dicono dettagli preziosi della vita quotidiana e delle abitudini del protagonista. Gli ottanta lavori esposti svelano inoltre al visitatore la grande attrazione esercitata sul fotografo italo-americano dal mondo del cinema e dalle sue tecniche.
Ac. B.
FERDINANDO CIOFFI, un fotografo luminista
Denis Curti
La fotografia è spesso declinata attraverso generi e stili e, per dirla subito, Ferdinando Cioffi è un fotografo luminista. Transitato giovanissimo dagli studi newyorkesi dei grandi maestri Richard Avedon e Irving Penn, da cui ha appreso i segreti del ritratto fotografico, sviluppa ben presto una particolarissima sensibilità nel trattamento della luce. Al pari dei soggetti che ritrae, questa è protagonista indiscutibile di ogni sua immagine. Definisce con profusione di particolari il modellato di figure che si stagliano sul fondo assumendo un tono eroico e solenne. Addirittura definitivo.
Pure osservando il canone della ritrattistica ufficiale, le immagini di Cioffi svelano un interessante approfondimento psicologico. La sessione di posa si definisce come un incontro fra il fotografo ed i propri soggetti, durante il quale si sviluppa un rapporto carico d’empatia e condivisione. E’ come se in assenza di dialogo e confronto, fosse impossibile lo scatto.
In questo contesto dialogico, di fronte al suo obiettivo allora sostano uomini e donne, individui e non tipologie di individui, celebri personaggi che, dismesse maschere, ruoli e travestimenti pubblici, svelano apertamente la propria intimità, dichiarando la loro personalità.
Nei ritratti di Cioffi l’ambiente concorre in misura determinante a descrivere il profondo di ogni soggetto umano. Anziché stagliarsi contro lo sfondo omogeneo e neutro di uno studio di posa, molti sono ripresi nei luoghi dove abitano o svolgono la propria professione. Talvolta si confondono con lo spazio delimitato dall’inquadratura. Poi la scena viene riempita con oggetti appartenenti alla biografia di ciascuno. Come nelle opere indimenticabili di Arnold Newman, spesso si tratta degli oggetti che utilizzano per il proprio lavoro, o sono il frutto di quel lavoro. Funzionano come didascalie. Dichiarano indubitabilmente di chi si tratta senza usare parole. Così Fernando Botero è sovrastato dalle ipertrofiche sculture che ha realizzato per i musei e le città di tutto il mondo, Boltanski è in piedi di fronte ai propri struggenti bianchi e neri, Michelangelo Pistoletto ha alle spalle una serie di specchi che moltiplicano lo spazio in cui si trova.
La pratica del ritratto implica un rapporto di forza fra fotografante e fotografato. Dalla propria posizione privilegiata Cioffi sceglie di rendersi invisibile per lasciare emergere l’anima di chi, giorno dopo giorno, osserva per un istante attraverso il mirino della propria macchina fotografica.
Niente di ordinario
Luca Beatrice
Annette Gerlach è una giornalista televisiva, Antonio Ratti un industriale tessile con la passione per l’arte. Armando Testa è stato l’inventore della pubblicità moderna in Italia; Catherine Deneuve non solo una grande attrice ma anche un simbolo imperituro della bellezza femminile; Roberto Cavalli, Emanuel Ungaro tra i più estrosi creatori di moda. E poi ci sono gli artisti: Aldo Mondino, indimenticabile arbiter elegantiarum, Christian Boltanski, Wim Delvoye, Richard Kern, Pierre et Gilles…
Cos’hanno in comune tutti questi personaggi? E con loro, la créme della nobiltà europea, da Eric de Rotschild a Don Carlo di Borbone, la classe innata della famiglia Vuitton, il potere seduttivo del capitalismo, da Pietro Barilla a David Rockfeller, il maestro di champagne Jean Tattinger, il mago dei fornelli Gualtiero Marchesi?
Semplicemente l’essere del tutto fuori dal comune. L’antitesi della normalità. L’opposto della ripetibilità.
La storia di Ferdinando Cioffi si intreccia a doppio filo con quella dei suoi modelli. Niente accade per caso. Chi si sottopone all’obiettivo di questo grande fotografo italiano sa che ne riceverà un trattamento di favore. Sarà accudito. Coccolato. Viziato. Gli verrà restituito il meglio di sé.
Tra Cioffi e i “suoi” soggetti scatta il meccanismo delle affinità elettive. Li unisce la ricerca della bellezza, la sintonia intellettuale, un percorso comune, anche nelle distante. Un confronto tra due mondi che si somigliano e interagiscono.
Arthur Rimbaud scrisse che la formula Io è un altro fosse l’unico modo per “essere” davvero. L’individuo origina solo dal rapporto con l’altro, o meglio attraverso l’alterità. Tra l’artista e il modello, l’obiettivo e lo sguardo verso la camera, si instaura una relazione esistenziale, prima di tutto. Come Narciso si specchiava nelle acque del fiume, Cioffi in ogni ritratto ritrova qualcosa di se stesso. Ogni scatto diventa un potenziamento della sua essenza.
Il pathos emozionale delle sue immagini è frutto di un’acuta sensibilità artistica, di una profonda elaborazione formale, di una condivisione sincera di pensieri e sentimenti.
Icone, idoli, celebrità. Ferdinando Cioffi immortala il top della società contemporanea, la serie A dei creativi, i big della terra: attori, politici, sportivi, artisti, imprenditori e star. Eppure non è un semplice fotografo di celebrities. Nei suoi lavori, infatti, c’è una particolare attenzione al momento precedente lo scatto, a quello che nel cinema verrebbe definito il “profilmico”. Il ritrattato è consapevole innanzitutto di trovarsi nel posto giusto, al momento giusto. Ogni dettaglio compositivo è inserito in una rete di accurate, meticolose mise en-scène. Simmetria, equilibrio e proporzione vengono studiati con estrema precisione, esibendo un perfetto controllo neoclassico. Le riprese dei soggetti in posa, nonostante l’apparente rigore formale, appaiono dinamiche e vivaci, mai forzate. Alla complessità concettuale e alla limpidezza espressiva si aggiunge la capacità di Cioffi di estrarre dai suoi modelli l’essenza, il carattere, le ambizioni, le speranze, le attese, le illusioni. In una sola posa Cioffi può davvero illuminare un’esistenza intera.
Lo scatto, seppur ravvicinato rispetto al soggetto raffigurato, non è un close up, ma abbraccia un ampio angolo di campo per catturare il contesto nel quale l’artista inserisce indizi espressivi, spinto alla ricerca dell’effetto scenografico. Nulla della struttura compositiva è improvvisato.
Lo stile patinato e il tono aristocratico delle immagini di Cioffi evocano, con leggerezza, i temi e i canoni della pittura classica. Sono infatti le scienze umanistiche e la filosofia del XV secolo che, mettendo l’uomo al centro dell’universo, hanno segnato la svolta e il successo futuro del ritratto come genere prediletto da artisti e committenti. Lì è nato il ritratto moderno, dal Bronzino, da Leonardo da Vinci, fino a Andy Warhol.
Lontano dalla poetica dello snapshot, dell’istantanea, Cioffi non mira alla spontaneità del momento rubato, alla naturalezza dei gesti, ma alla solennità della posa. Non aspira a creare un diario visivo della quotidianità, bensì un’atmosfera aulica senza tempo. I suoi ritratti sono consensuali, programmati, estemporanei. I soggetti sono consapevoli di essere fotografati in quanto protagonisti di un atto performativo. Dalla necessità di lasciare traccia di sé ai posteri– paragonabile quasi al bisogno di procreare –le celebrities si concedono alla Hasselblad consegnandosi, in qualche modo, all’eternità.
Tutto è studiato per dar vita a un linguaggio iconografico e i soggetti, immersi nella fissità idealizzante, incarnano precisi archetipi. La loro esistenza è carica di significati e Cioffi ne diventa il narratore attento. Si tratta di un elogio, un atto encomiastico dallo stile elaborato e cerebrale. Non a caso, qualsiasi “mestiere” essi facciano, sono tutti artisti. Perché solo il contatto quotidiano con l’arte garantisce la profondità dello sguardo, rivela il grado di eccezionalità, quello che intercorre in un movimento pendolare di andata e ritorno davanti e dietro l’obiettivo. Ecco che sguardi, sorrisi, dettagli si fondono in un unico magma fisico, emotivo e psicologico.
Se nell’immaginario contemporaneo il termine vip finisce per essere accostato allo scandalo, alla violazione del privato, al momento rubato in cui spesso la persona famosa non risulta al meglio di sé, divi, divetti, politivi, personaggi pubblici in generale tormentati in fuga dallo stile paparazzo che in ogni modo cerca di catturarne il non rappresentabile, davanti all’obbiettivo di Ferdinando Cioffi si ritorna a posare con classe e naturalezza, libertà e agio.
Il pathos emozionale che offre questa straordinaria galleria di ritratti è frutto di un’acuta sensibilità artistica, ma soprattutto di un’empatia autentica di pensieri, ideali e sentimenti.
27
giugno 2007
Ferdinando Cioffi – Portraits
Dal 27 giugno al 26 agosto 2007
fotografia
Location
FORMA – CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA
Milano, Via Ascanio Sforza, 29, (Milano)
Milano, Via Ascanio Sforza, 29, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni 11.00-21.00; giovedì 11.00-23.00; lunedì chiuso
Vernissage
27 Giugno 2007, ore 19
Autore