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Fernanda Pivano. Viaggi cose persone
In mostra documenti originali (in parte inediti), immagini fotografiche, dattiloscritti e testi autografi di grandi scrittori.
Comunicato stampa
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"Vorrei aver scritto tre righe che la gente si ricordi", ha detto in un'intervista del 2001 Fernanda Pivano, giornalista, saggista e traduttrice molto ammirata e amata. A dire della capacità di autocritica e di autoironia di una grande, complessa donna, tra le vere protagoniste del Novecento, per sessant'anni ponte culturale tra Italia e Stati Uniti.
Dal 6 aprile al 18 luglio, giorno del suo compleanno, la Galleria Gruppo Credito Valtellinese nel Refettorio delle Stelline, Milano ricorda la scrittrice con la grande mostra "Fernanda Pivano. Viaggi, cose, persone" ideata da Michele Concina. A curarla è Ida Castiglioni con Francesca Carabelli e la consulenza di Enrico Rotelli, già assistente di Fernanda Pivano e curatore dei "Diari" da lei pubblicati per Bompiani.
E di righe la Pivano ne ha scritte e tradotte molte e altre doveva scriverne quando, il 18 agosto 2009, se n'è andata a 92 anni negli spazi profumati dell'eternità, come lei stessa diceva.
Sono le righe che, dalla sua scrivania "così coperta di carte da non lasciarle spazio per appoggiare le braccia" Fernanda ha riverberato su generazioni di italiani facendo a sua volta scoprire quelle di Ernest Hemingway, Sherwood Anderson, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner, Gertrude Stein e, ancora, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, William Burroughs. Una carriera letteraria iniziata nel 1943 quando per Einaudi pubblica la prima traduzione italiana di Spoon River sotto la guida di Cesare Pavese e quella di Addio alle armi, libro all'epoca proibito dal Regime per il quale finì in carcere. Ma appena riuscì ad ottenere il visto, Fernanda andò in America per conoscere di persona quei grandi autori che le avevano fatto crescere la passione per la libertà; gli stessi autori che lei stessa ha contribuito a rendere "classici" come negli anni ha fatto anche con Henry Miller e Charles Bukowsky, Erica Jong, Jay McInerney e Breat Easton Ellis, tutti "adottati" da lei.
È stato durante questi viaggi che ha incontrato e conosciuto cantautori americani come Bob Dylan, Patti Smith e Lou Reed. Ma è soprattutto l'incontro con Fabrizio De André a farle dire "i cantautori sono i poeti di oggi". Una percezione che le ha fatto venire voglia di conoscere di persona, lei, diplomata al decimo anno di pianoforte al Conservatorio, i cantautori italiani più amati dai giovani come Vasco Rossi, Jovanotti, Morgan, Vinicio Capossela e Luciano Ligabue che riconosce Fernanda come la "veicolatrice di una cultura di cui abbiamo avuto un disperato bisogno", cruciale per più generazioni di italiani.
Di tutto questo dà conto la grande mostra alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese - Refettorio delle Stelline attraverso documenti originali (in parte inediti), immagini fotografiche, dattiloscritti e testi autografi di grandi scrittori.
Emozionano le poesie, le lettere e i disegni dedicati a lei dai mostri sacri del Novecento, come le fotografie curate da Guido Harari. In mostra anche alcuni articoli particolarmente significativi, come "Grazie, Fernanda" di Jay McInerney apparso nel 1995 sul "New Yorker".
Nella lunga serie di viaggi in giro per il mondo, dal Nord Europa agli Stati Uniti d'America, dal Giappone ai mari del Sud, dal Nord Africa a Cuba, Fernanda Pivano ha raccolto anche migliaia di gioielli etnici, alcuni dei quali sono stati per gli artisti contemporanei la base di una ricerca su forma e materiale. Nella mostra se ne potrà ammirare una selezione (pezzi significativi per l'attualità del loro disegno e per l'accostamento dei materiali) oltre a quelli disegnati per lei da Ettore Sottsass e da Arnaldo Pomodoro, autore anche della targa del prestigioso Premio Fernanda Pivano. I gioielli di Pomodoro verranno affiancati dai progetti che hanno condotto alla loro realizzazione e verrà esposta una serie di gioielli "poveri" degli anni '50 e '60 - alcuni disegnati da Paco Rabanne e acquistati da Fernanda Pivano in gran parte a Parigi - realizzati in plastica, in diverse varianti di colore e forma che ripropongono l'entusiasmo di un'epoca per il nuovo materiale. A fianco di questi, saranno esposti gioielli in metalli non preziosi e pietre dure, opera di artisti e laboratori italiani e in particolare milanesi. Bigiotteria in cui si esprime la ricerca formale degli anni '60 e '70, che Fernanda Pivano ha molto amato e indossato. A testimonianza di come la Pivano sia stata donna curiosa e appassionata alle più diverse forme artistiche.
Insieme ai gioielli, le testimonianze del sodalizio con Ettore Sottsass vivono soprattutto attraverso le riviste create a quattro mani, Room 128 e Pianeta Fresco, e del volume C'era una volta un beat, mitici esempi del design d'autore e oggi vere opere d'arte realizzate con la collaborazione dei più grandi poeti e scrittori della beat generation: Allen Ginsberg, Gregory Corso e Jack Kerouac.
L'allestimento, firmato da Leo Guerra, si compone di un lungo piano orizzontale, di circa 50 metri, che attraversando longitudinalmente la galleria allineerà su di sé i "reperti", le testimonianze, i souvenir di viaggio, i gioielli etnici e pop della collezione di Fernanda Pivano, in una composizione ricca di intersezioni con fotografie e documenti d'archivio, layout di riviste underground, pezzi di "instant design" a lei dedicati dagli amici artisti. Alle pareti scorreranno invece le foto di una vita, riprodotte in dimensione ambientale, alternate alle opere realizzate a quattro mani con Marco Nereo Rotelli. Nello spazio video, il cortometraggio Pivano blues di Teresa Marchesi, giornalista e regista che sta realizzando un film documentario su Fernanda Pivano in predicato per la prossima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e le scene di A farewell to beat di Luca Facchini fanno rivivere Fernanda Pivano e i suoi leggendari incontri con gli scrittori americani.
Dal 6 aprile al 18 luglio, giorno del suo compleanno, la Galleria Gruppo Credito Valtellinese nel Refettorio delle Stelline, Milano ricorda la scrittrice con la grande mostra "Fernanda Pivano. Viaggi, cose, persone" ideata da Michele Concina. A curarla è Ida Castiglioni con Francesca Carabelli e la consulenza di Enrico Rotelli, già assistente di Fernanda Pivano e curatore dei "Diari" da lei pubblicati per Bompiani.
E di righe la Pivano ne ha scritte e tradotte molte e altre doveva scriverne quando, il 18 agosto 2009, se n'è andata a 92 anni negli spazi profumati dell'eternità, come lei stessa diceva.
Sono le righe che, dalla sua scrivania "così coperta di carte da non lasciarle spazio per appoggiare le braccia" Fernanda ha riverberato su generazioni di italiani facendo a sua volta scoprire quelle di Ernest Hemingway, Sherwood Anderson, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner, Gertrude Stein e, ancora, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, William Burroughs. Una carriera letteraria iniziata nel 1943 quando per Einaudi pubblica la prima traduzione italiana di Spoon River sotto la guida di Cesare Pavese e quella di Addio alle armi, libro all'epoca proibito dal Regime per il quale finì in carcere. Ma appena riuscì ad ottenere il visto, Fernanda andò in America per conoscere di persona quei grandi autori che le avevano fatto crescere la passione per la libertà; gli stessi autori che lei stessa ha contribuito a rendere "classici" come negli anni ha fatto anche con Henry Miller e Charles Bukowsky, Erica Jong, Jay McInerney e Breat Easton Ellis, tutti "adottati" da lei.
È stato durante questi viaggi che ha incontrato e conosciuto cantautori americani come Bob Dylan, Patti Smith e Lou Reed. Ma è soprattutto l'incontro con Fabrizio De André a farle dire "i cantautori sono i poeti di oggi". Una percezione che le ha fatto venire voglia di conoscere di persona, lei, diplomata al decimo anno di pianoforte al Conservatorio, i cantautori italiani più amati dai giovani come Vasco Rossi, Jovanotti, Morgan, Vinicio Capossela e Luciano Ligabue che riconosce Fernanda come la "veicolatrice di una cultura di cui abbiamo avuto un disperato bisogno", cruciale per più generazioni di italiani.
Di tutto questo dà conto la grande mostra alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese - Refettorio delle Stelline attraverso documenti originali (in parte inediti), immagini fotografiche, dattiloscritti e testi autografi di grandi scrittori.
Emozionano le poesie, le lettere e i disegni dedicati a lei dai mostri sacri del Novecento, come le fotografie curate da Guido Harari. In mostra anche alcuni articoli particolarmente significativi, come "Grazie, Fernanda" di Jay McInerney apparso nel 1995 sul "New Yorker".
Nella lunga serie di viaggi in giro per il mondo, dal Nord Europa agli Stati Uniti d'America, dal Giappone ai mari del Sud, dal Nord Africa a Cuba, Fernanda Pivano ha raccolto anche migliaia di gioielli etnici, alcuni dei quali sono stati per gli artisti contemporanei la base di una ricerca su forma e materiale. Nella mostra se ne potrà ammirare una selezione (pezzi significativi per l'attualità del loro disegno e per l'accostamento dei materiali) oltre a quelli disegnati per lei da Ettore Sottsass e da Arnaldo Pomodoro, autore anche della targa del prestigioso Premio Fernanda Pivano. I gioielli di Pomodoro verranno affiancati dai progetti che hanno condotto alla loro realizzazione e verrà esposta una serie di gioielli "poveri" degli anni '50 e '60 - alcuni disegnati da Paco Rabanne e acquistati da Fernanda Pivano in gran parte a Parigi - realizzati in plastica, in diverse varianti di colore e forma che ripropongono l'entusiasmo di un'epoca per il nuovo materiale. A fianco di questi, saranno esposti gioielli in metalli non preziosi e pietre dure, opera di artisti e laboratori italiani e in particolare milanesi. Bigiotteria in cui si esprime la ricerca formale degli anni '60 e '70, che Fernanda Pivano ha molto amato e indossato. A testimonianza di come la Pivano sia stata donna curiosa e appassionata alle più diverse forme artistiche.
Insieme ai gioielli, le testimonianze del sodalizio con Ettore Sottsass vivono soprattutto attraverso le riviste create a quattro mani, Room 128 e Pianeta Fresco, e del volume C'era una volta un beat, mitici esempi del design d'autore e oggi vere opere d'arte realizzate con la collaborazione dei più grandi poeti e scrittori della beat generation: Allen Ginsberg, Gregory Corso e Jack Kerouac.
L'allestimento, firmato da Leo Guerra, si compone di un lungo piano orizzontale, di circa 50 metri, che attraversando longitudinalmente la galleria allineerà su di sé i "reperti", le testimonianze, i souvenir di viaggio, i gioielli etnici e pop della collezione di Fernanda Pivano, in una composizione ricca di intersezioni con fotografie e documenti d'archivio, layout di riviste underground, pezzi di "instant design" a lei dedicati dagli amici artisti. Alle pareti scorreranno invece le foto di una vita, riprodotte in dimensione ambientale, alternate alle opere realizzate a quattro mani con Marco Nereo Rotelli. Nello spazio video, il cortometraggio Pivano blues di Teresa Marchesi, giornalista e regista che sta realizzando un film documentario su Fernanda Pivano in predicato per la prossima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e le scene di A farewell to beat di Luca Facchini fanno rivivere Fernanda Pivano e i suoi leggendari incontri con gli scrittori americani.
05
aprile 2011
Fernanda Pivano. Viaggi cose persone
Dal 05 aprile al 18 luglio 2011
design
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE
Milano, Corso Magenta, 59, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 59, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 11-19.30
Vernissage
5 Aprile 2011, ore 12
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore