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Fernando Picenni – Il dolore la fantasia le opere
La Galleria PoliArt dedica a Fernando Picenni un’esposizione personale. Una ventina di opere scelte dall’ultimo ciclo creativo, nelle quali, in una deflagrazione cromatica potente nella sua intima confessione, emerge la personalità lirica di uno dei maggiori pittori contemporanei.
Comunicato stampa
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La Galleria PoliArt dedica a Fernando Picenni un’esposizione personale. Una ventina di opere scelte dall'ultimo ciclo creativo, nelle quali, in una deflagrazione cromatica potente nella sua intima confessione, emerge la personalità lirica di uno dei maggiori pittori contemporanei.
Fin dai suoi esordi Picenni si è distinto nel panorama artistico per la sua adesione totale alla pittura, avvenuta sul finire degli anni Cinquanta, quando già veniva inventando le sue inconfondibili forme, che non hanno cessato di aggiungersi al suo zibaldone immaginativo.
In Picenni si assiste ad una riconquista della pittura, intesa come pratica di affermazione della realtà dell’arte in “tradimento” di una realtà quotidiana “inautentica”, come avrebbe detto Heidegger.
La pittura di Fernando Picenni resiste persino alle parole che tentano di dominarla, nonostante, critici come Tadini, Russoli, Vivaldi, Velsecchi, Fagone, Conti e Granzotto non abbiano risparmiato, negli anni, approfonditi tentativi interpretativi.
Nelle opere della mostra possono identificarsi chiaramente le caratteristiche costanti del suo lavoro.
In una prima fase, attraverso stesure omogenee di colore, Picenni oscura la tela. Suo intento è eliminare la luminosità del bianco e creare un nuovo spazio di accadimento fatto di luci e ombre.
È in questo spazio che emergono le sue straordinarie forme cromatiche, vibrate e potenti, costruite attraverso una pennellata molto rapida che crea contorni frastagliati. Le figure e lo sfondo si compenetrano l’una nell’altra: non ci sono più, anzi, forme e sfondo, ma un’unica armonia quasi risonante.
In “Fervido fuoco, onuste forme”, opera del 2010, una luce scende dall’alto illuminando le forme che brillano già di luce propria, accompagnando l’uscita da una notte “sanza tempo tinta”; è la forte tensione dinamica a prevalere, come se le forme tentassero di uscire dallo spazio pittorico, per esprimere il loro proprio “fervido fuoco”. La luce e il colore, come si può vedere anche in “Il colore fa stabile la forma” (2008), sono i due elementi fondamentali su cui si fonda l’invenzione inesausta di Picenni.
Leonardo Conti spiega in modo efficace come questa pittura “ha a che fare profondamente con chiunque la guardi, nel suo essere un modo di vivere che si realizza completamente nei quattro lati della tela”.
Nel folgorante recente ciclo pittorico in mostra, si conferma ancora una volta la profondità lirica di Fernando Picenni, per il quale anche l’esperienza personale del dolore (la recente scomparsa della moglie Pinuccia) viene trasformata nella sua intensità in una forza creativa in cui l’arte inventa la vita.
All’inaugurazione della mostra, verrà proiettato uno short film dell’artista Stefano Attruia dedicato a Fernando Picenni, dal titolo “I sogni e la macchina per sognare”.
Fin dai suoi esordi Picenni si è distinto nel panorama artistico per la sua adesione totale alla pittura, avvenuta sul finire degli anni Cinquanta, quando già veniva inventando le sue inconfondibili forme, che non hanno cessato di aggiungersi al suo zibaldone immaginativo.
In Picenni si assiste ad una riconquista della pittura, intesa come pratica di affermazione della realtà dell’arte in “tradimento” di una realtà quotidiana “inautentica”, come avrebbe detto Heidegger.
La pittura di Fernando Picenni resiste persino alle parole che tentano di dominarla, nonostante, critici come Tadini, Russoli, Vivaldi, Velsecchi, Fagone, Conti e Granzotto non abbiano risparmiato, negli anni, approfonditi tentativi interpretativi.
Nelle opere della mostra possono identificarsi chiaramente le caratteristiche costanti del suo lavoro.
In una prima fase, attraverso stesure omogenee di colore, Picenni oscura la tela. Suo intento è eliminare la luminosità del bianco e creare un nuovo spazio di accadimento fatto di luci e ombre.
È in questo spazio che emergono le sue straordinarie forme cromatiche, vibrate e potenti, costruite attraverso una pennellata molto rapida che crea contorni frastagliati. Le figure e lo sfondo si compenetrano l’una nell’altra: non ci sono più, anzi, forme e sfondo, ma un’unica armonia quasi risonante.
In “Fervido fuoco, onuste forme”, opera del 2010, una luce scende dall’alto illuminando le forme che brillano già di luce propria, accompagnando l’uscita da una notte “sanza tempo tinta”; è la forte tensione dinamica a prevalere, come se le forme tentassero di uscire dallo spazio pittorico, per esprimere il loro proprio “fervido fuoco”. La luce e il colore, come si può vedere anche in “Il colore fa stabile la forma” (2008), sono i due elementi fondamentali su cui si fonda l’invenzione inesausta di Picenni.
Leonardo Conti spiega in modo efficace come questa pittura “ha a che fare profondamente con chiunque la guardi, nel suo essere un modo di vivere che si realizza completamente nei quattro lati della tela”.
Nel folgorante recente ciclo pittorico in mostra, si conferma ancora una volta la profondità lirica di Fernando Picenni, per il quale anche l’esperienza personale del dolore (la recente scomparsa della moglie Pinuccia) viene trasformata nella sua intensità in una forza creativa in cui l’arte inventa la vita.
All’inaugurazione della mostra, verrà proiettato uno short film dell’artista Stefano Attruia dedicato a Fernando Picenni, dal titolo “I sogni e la macchina per sognare”.
28
aprile 2010
Fernando Picenni – Il dolore la fantasia le opere
Dal 28 aprile al 30 maggio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA POLIART
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Milano, Viale Gran Sasso, 35, (Milano)
Orario di apertura
mercoledì e giovedì ore 16.15 - 19.30
venerdì e sabato ore 10.30-13 e 16.15-19.30
gli altri giorni per appuntamento
Vernissage
28 Aprile 2010, ore 18.30
Autore
Curatore