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Fernando Pietròpoli – Soprano di coloratura
L’artista veronese presenta una personale di pittura astratta, informale e figurativa
Comunicato stampa
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Geografia di Artista: Fernando Pietròpoli (critica all'estetica)
Lossodromico è il viaggio dell’artista Fernando Pietròpoli: il suo è un procedere per linee curve nel
tentativo di trovare negli archi della rotta gli approdi sfuggiti a chi, per percorsi diritti, ha evitato
l’incertezza dell’ignoto.
Il suo vivere è proteso ad allargare la vita, il campo della sua mente, laddove la maggior parte degli
uomini tende, invece, ad allungarla: un mese, un giorno, un istante in più di quanto è stato loro
concesso. Non c’è aspetto, sia pur minimo, della sua pittura che non sia governato dall’antilogia;
infatti capita spesso, di fronte alle sue creazioni informali, di asserire che non ci sono parole per
spiegare il misterioso della sua opera. Nella sua esperienza artistica vi è questo dato costitutivo,
programmatico: raccontare dell’esistenza quei luoghi in ombra, quei lacerti di vita che sfuggono ai
riflettori quotidiani, alle vetrine del mondo. E’ questa, in effetti, la nota ricorrente della sua arte,
necessaria per giungere alla chiave di lettura del suo essere uomo: costruirsi nel vero, e, per dirla
come Mario Luzi, “al fuoco della controversia”, in costante antitesi tra gioia e turbamento.
Pietròpoli ha a lungo perseguito l’essenzialità nel proprio dipingere. Essenzialità e immediatezza
sono doni che la pittura concede solo dopo una lunga ricerca del proprio stile, del proprio
connotato artistico. E il pervenire a questo risultato, facilmente riconoscibile specie nei dipinti più
recenti di pregnante accento lirico informale, è il naturale sbocco di un percorso maturo,
tenacemente sostenuto dalla volontà di giungere ai più. Ma ciò che maggiormente colpisce – ed è
questa la filigrana di tutta la sua opera – è la “solare speranza” di cui egli si nutre e naturalmente
porge ai suoi osservatori, come cono di luce oltre il tunnel, ove si coniugano, in un personale
unicum, Terra e Cielo. Ed ecco che i suoi “archi” e i suoi “ponti ”, gettati tra l’indifferenza e la
partecipazione, tra l’egoismo e la solidarietà, sono, appunto, un omaggio alla Vita. La mappa
umana e le coordinate di questa geografia di artista attraversano il giorno e la notte, gli affetti
familiari e il lavoro, i drammi e le gioie, l’omaggio alle proprie ascendenze poetiche, in un rimando
a elementi minuti e minimi dell’esistenza, a dettagli che sembrano secondari e che invece poi
deflagrano nelle lacerazioni o nelle gioie di ciascuno di noi.
La sua complessa opera è un dono di questo nuovo millennio, affinché si possano coniugare
tradizione e rinnovamento, cercando di “rifare l’uomo”, come fu per Quasimodo, al quale
Pietròpoli potrebbe rispondere: “Ho tutto il tempo al mondo per trovarlo. Tutto il tempo al
mondo”.
dott. Maria Gabriella Morello
Lossodromico è il viaggio dell’artista Fernando Pietròpoli: il suo è un procedere per linee curve nel
tentativo di trovare negli archi della rotta gli approdi sfuggiti a chi, per percorsi diritti, ha evitato
l’incertezza dell’ignoto.
Il suo vivere è proteso ad allargare la vita, il campo della sua mente, laddove la maggior parte degli
uomini tende, invece, ad allungarla: un mese, un giorno, un istante in più di quanto è stato loro
concesso. Non c’è aspetto, sia pur minimo, della sua pittura che non sia governato dall’antilogia;
infatti capita spesso, di fronte alle sue creazioni informali, di asserire che non ci sono parole per
spiegare il misterioso della sua opera. Nella sua esperienza artistica vi è questo dato costitutivo,
programmatico: raccontare dell’esistenza quei luoghi in ombra, quei lacerti di vita che sfuggono ai
riflettori quotidiani, alle vetrine del mondo. E’ questa, in effetti, la nota ricorrente della sua arte,
necessaria per giungere alla chiave di lettura del suo essere uomo: costruirsi nel vero, e, per dirla
come Mario Luzi, “al fuoco della controversia”, in costante antitesi tra gioia e turbamento.
Pietròpoli ha a lungo perseguito l’essenzialità nel proprio dipingere. Essenzialità e immediatezza
sono doni che la pittura concede solo dopo una lunga ricerca del proprio stile, del proprio
connotato artistico. E il pervenire a questo risultato, facilmente riconoscibile specie nei dipinti più
recenti di pregnante accento lirico informale, è il naturale sbocco di un percorso maturo,
tenacemente sostenuto dalla volontà di giungere ai più. Ma ciò che maggiormente colpisce – ed è
questa la filigrana di tutta la sua opera – è la “solare speranza” di cui egli si nutre e naturalmente
porge ai suoi osservatori, come cono di luce oltre il tunnel, ove si coniugano, in un personale
unicum, Terra e Cielo. Ed ecco che i suoi “archi” e i suoi “ponti ”, gettati tra l’indifferenza e la
partecipazione, tra l’egoismo e la solidarietà, sono, appunto, un omaggio alla Vita. La mappa
umana e le coordinate di questa geografia di artista attraversano il giorno e la notte, gli affetti
familiari e il lavoro, i drammi e le gioie, l’omaggio alle proprie ascendenze poetiche, in un rimando
a elementi minuti e minimi dell’esistenza, a dettagli che sembrano secondari e che invece poi
deflagrano nelle lacerazioni o nelle gioie di ciascuno di noi.
La sua complessa opera è un dono di questo nuovo millennio, affinché si possano coniugare
tradizione e rinnovamento, cercando di “rifare l’uomo”, come fu per Quasimodo, al quale
Pietròpoli potrebbe rispondere: “Ho tutto il tempo al mondo per trovarlo. Tutto il tempo al
mondo”.
dott. Maria Gabriella Morello
01
agosto 2016
Fernando Pietròpoli – Soprano di coloratura
Dal primo al 21 agosto 2016
arte contemporanea
Location
DOGANA VENETA DI LAZISE
Lazise, Piazzetta Partenio, 13, (Verona)
Lazise, Piazzetta Partenio, 13, (Verona)
Orario di apertura
10-22
Vernissage
1 Agosto 2016, h 20
Autore
Curatore