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Fernando Zaccaria – America’s Fake Freedom
La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio è lieta di presentare America’s Fake Freedom, la mostra personale del fotografo Fernando Zaccaria. In questa esposizione l’artista, che vive a cavallo fra l’Italia e New York, esprime in 30 scatti in bianco e nero, il suo punto critico sugli Stati Uniti
Comunicato stampa
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CON UN TESTO DI ALESSIO BRAGADINI, blogger @ALAOVEST per GQ Italia, http://alaovest.gqitalia.it.
La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio è lieta di presentare America’s Fake Freedom, la mostra personale del fotografo italiano Fernando Zaccaria. In questa esposizione l’artista, che vive a cavallo fra l’Italia e New York, esprime in 30 scatti in bianco e nero, il suo punto critico sugli Stati Uniti di oggi.
Il nucleo principale della mostra è costituito dalle immagini datate 2001, che Zaccaria ha realizzato sulle Torri Gemelle di New York, che furono scattate il giorno precedente all’attacco ai grattacieli del World Trade Center. L’immagine della civiltà americana che Zaccaria costruisce fotografando le profilature degli edifici è un ritratto che rispecchia un’ideale di perfezione della forma, che qui tende a farsi astratta.
Lo stesso Zaccaria racconta di un passaggio, all’interno della sua pratica fotografica, dal concreto all’astratto: Miravo a raccogliere le tracce di queste attività dell’umano e decisi di farlo partendo da quelle che credevo fossero le più durature fra loro, le architetture.
Cerco di proporre attraverso la fotografia d’arte queste esperienze delle mie ricerche intorno all’uomo, e miro a cogliere con il mio sguardo un materiale per i sensi, i cui contorni e gli effetti cromatici propongono gli stimoli percettivi in una dimensione altra rispetto all’ambito di attenzione quotidiano. Le architetture rappresentate dai due grattacieli newyorchesi, quindi, si fanno per Zaccaria vera rappresentazione ideale di quei principi di libertà, uguaglianza e democrazia che sono alla base della civiltà americana, catturati un momento prima della distruzione.
Laddove la caduta delle due torri segna uno spartiacque nella storia degli Stati Uniti, la mostra registra l’avvenuto cambiamento in un secondo gruppo di fotografie che sono scattate negli anni successivi, e che, di formato più piccolo, rivelano un carattere più discorsivo: in queste lo sguardo del fotografo si sofferma su elementi della società americana vista nella sua realtà quotidiana.
L’America che viene fuori da questo ritratto, è, naturalmente quella che emerge dall’attacco alle Torri Gemelle del World Trade Center. Come dice il testo di Alessio Bragadini, allegato alla mostra, se le ferite conducono alla paura, la risposta istintiva è stata quella di rinunciare a certezze e diritti, intaccare le libertà del modello americano per salvare questo stile vita dai nemici esterni, o forse da se stesso. Ecco allora le leggi dai nomi orwelliani […] che mettono limitazioni all'idea stessa di "freedom" senza limiti che costituisce il caposaldo dell'identità americana trasformandola in una "fake freedom" che accetta compromessi e controlli.
In questa seconda serie di fotografie l’immagine che costituisce la sintesi di una nuova riflessione sull’America di oggi è quella della bandiera americana che dà il titolo alla mostra, America’s Fake Freedom, in cui l’effigie di quella cultura fondata sulla libertà individuale si trova costretta all’interno di un sistema di griglie e di linee che comunicano perfettamente l’idea di libertà vigilata, di dimensione costretta entro vincoli molto precisi.
La civiltà americana dei giorni nostri, come prosegue il testo di Bragadini, si nutre di un sentimento di sospetto verso i propri connazionali che non condividono completamente il punto di vista della maggioranza: prima sui rimedi per contrastare il picco del terrorismo, poi sulle misure per combattere la crisi economica, poi via via sullo stile di vita e le scelte culturali. La paura alimenta questa avversione nei confronti di chi vuole guidare la nazione verso una direzione alternativa, dove il bisogno ancestrale di stringersi intorno a pochi capisaldi assume i connotati di irritazione per la diversità.
Il criticismo nei confronti dell’America di oggi è parte della ricerca fotografica di Zaccaria solo quale spunto di riflessione: l’artista lascia che il momento di ricerca estetica prevalga, in modo che la problematica politica resti sullo sfondo del racconto in immagini, come una traccia meramente allusa, o sottotesto su cui scorre il testo rappresentato dal linguaggio fotografico.
Del resto Zaccaria ci tiene ad affermare il prevalere della dimensione estetica nel suo lavoro, quando dice: mi piace pensare al momento creativo come a un percorso a ritroso che l’artista deve compiere, un tragitto immobile verso un istante a-cronico dove l’apparenza è più evidente perché meno logica e quindi primaria, intuitivamente primordiale, astrazione di una realtà, e per questo più concreta; cioè Arte in generale o filosofia estetica.
Biografia
Fernando Zaccaria_ è nato a Bergamo nel 1970. Vive tra New York e Milano, dove si occupa di fotografia e prosegue negli studi filosofici.
Solo shows_ Il Velo Rivelatore, (a cura di) S. Stornaiuolo, Spazio Oberdan, Milano (2011); New York City Lightprints, Fondazione Campostrini, Verona, (2009); Lo sguardo obliquo, in Spazi visivi istantanei, Castello del Pico Mirandola, Modena, (2008). Selected collective exhibitions_Just Like a Woman, (a cura di) Glenda Cinquegrana, Studio Legale Loven Associati, Milano (2012); 54esima Biennale di Venezia, Padiglione Italia, (a cura di) Vittorio Sgarbi, Palazzo delle Esposizioni, Torino (2011); The Others Fair, Carceri Le Nuove, Torino, (2011) Paesaggio italiano, Galleria Glenda Cinquegrana: the Studio, Milano (2010), the Soul Cages, Milano, (a cura di A. Trabucco) Galleria Glenda Cinquegrana, Milano, (2009).
Publications _New York City Lightprints, 2008 Silvana editoriale, Milano; New York City September 10th, 2002 Gribaudo Editore, Torino.
Public collections_9/11 Memorial Museum, World Trade Center Memorial Foundation, New York.
La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio è lieta di presentare America’s Fake Freedom, la mostra personale del fotografo italiano Fernando Zaccaria. In questa esposizione l’artista, che vive a cavallo fra l’Italia e New York, esprime in 30 scatti in bianco e nero, il suo punto critico sugli Stati Uniti di oggi.
Il nucleo principale della mostra è costituito dalle immagini datate 2001, che Zaccaria ha realizzato sulle Torri Gemelle di New York, che furono scattate il giorno precedente all’attacco ai grattacieli del World Trade Center. L’immagine della civiltà americana che Zaccaria costruisce fotografando le profilature degli edifici è un ritratto che rispecchia un’ideale di perfezione della forma, che qui tende a farsi astratta.
Lo stesso Zaccaria racconta di un passaggio, all’interno della sua pratica fotografica, dal concreto all’astratto: Miravo a raccogliere le tracce di queste attività dell’umano e decisi di farlo partendo da quelle che credevo fossero le più durature fra loro, le architetture.
Cerco di proporre attraverso la fotografia d’arte queste esperienze delle mie ricerche intorno all’uomo, e miro a cogliere con il mio sguardo un materiale per i sensi, i cui contorni e gli effetti cromatici propongono gli stimoli percettivi in una dimensione altra rispetto all’ambito di attenzione quotidiano. Le architetture rappresentate dai due grattacieli newyorchesi, quindi, si fanno per Zaccaria vera rappresentazione ideale di quei principi di libertà, uguaglianza e democrazia che sono alla base della civiltà americana, catturati un momento prima della distruzione.
Laddove la caduta delle due torri segna uno spartiacque nella storia degli Stati Uniti, la mostra registra l’avvenuto cambiamento in un secondo gruppo di fotografie che sono scattate negli anni successivi, e che, di formato più piccolo, rivelano un carattere più discorsivo: in queste lo sguardo del fotografo si sofferma su elementi della società americana vista nella sua realtà quotidiana.
L’America che viene fuori da questo ritratto, è, naturalmente quella che emerge dall’attacco alle Torri Gemelle del World Trade Center. Come dice il testo di Alessio Bragadini, allegato alla mostra, se le ferite conducono alla paura, la risposta istintiva è stata quella di rinunciare a certezze e diritti, intaccare le libertà del modello americano per salvare questo stile vita dai nemici esterni, o forse da se stesso. Ecco allora le leggi dai nomi orwelliani […] che mettono limitazioni all'idea stessa di "freedom" senza limiti che costituisce il caposaldo dell'identità americana trasformandola in una "fake freedom" che accetta compromessi e controlli.
In questa seconda serie di fotografie l’immagine che costituisce la sintesi di una nuova riflessione sull’America di oggi è quella della bandiera americana che dà il titolo alla mostra, America’s Fake Freedom, in cui l’effigie di quella cultura fondata sulla libertà individuale si trova costretta all’interno di un sistema di griglie e di linee che comunicano perfettamente l’idea di libertà vigilata, di dimensione costretta entro vincoli molto precisi.
La civiltà americana dei giorni nostri, come prosegue il testo di Bragadini, si nutre di un sentimento di sospetto verso i propri connazionali che non condividono completamente il punto di vista della maggioranza: prima sui rimedi per contrastare il picco del terrorismo, poi sulle misure per combattere la crisi economica, poi via via sullo stile di vita e le scelte culturali. La paura alimenta questa avversione nei confronti di chi vuole guidare la nazione verso una direzione alternativa, dove il bisogno ancestrale di stringersi intorno a pochi capisaldi assume i connotati di irritazione per la diversità.
Il criticismo nei confronti dell’America di oggi è parte della ricerca fotografica di Zaccaria solo quale spunto di riflessione: l’artista lascia che il momento di ricerca estetica prevalga, in modo che la problematica politica resti sullo sfondo del racconto in immagini, come una traccia meramente allusa, o sottotesto su cui scorre il testo rappresentato dal linguaggio fotografico.
Del resto Zaccaria ci tiene ad affermare il prevalere della dimensione estetica nel suo lavoro, quando dice: mi piace pensare al momento creativo come a un percorso a ritroso che l’artista deve compiere, un tragitto immobile verso un istante a-cronico dove l’apparenza è più evidente perché meno logica e quindi primaria, intuitivamente primordiale, astrazione di una realtà, e per questo più concreta; cioè Arte in generale o filosofia estetica.
Biografia
Fernando Zaccaria_ è nato a Bergamo nel 1970. Vive tra New York e Milano, dove si occupa di fotografia e prosegue negli studi filosofici.
Solo shows_ Il Velo Rivelatore, (a cura di) S. Stornaiuolo, Spazio Oberdan, Milano (2011); New York City Lightprints, Fondazione Campostrini, Verona, (2009); Lo sguardo obliquo, in Spazi visivi istantanei, Castello del Pico Mirandola, Modena, (2008). Selected collective exhibitions_Just Like a Woman, (a cura di) Glenda Cinquegrana, Studio Legale Loven Associati, Milano (2012); 54esima Biennale di Venezia, Padiglione Italia, (a cura di) Vittorio Sgarbi, Palazzo delle Esposizioni, Torino (2011); The Others Fair, Carceri Le Nuove, Torino, (2011) Paesaggio italiano, Galleria Glenda Cinquegrana: the Studio, Milano (2010), the Soul Cages, Milano, (a cura di A. Trabucco) Galleria Glenda Cinquegrana, Milano, (2009).
Publications _New York City Lightprints, 2008 Silvana editoriale, Milano; New York City September 10th, 2002 Gribaudo Editore, Torino.
Public collections_9/11 Memorial Museum, World Trade Center Memorial Foundation, New York.
11
dicembre 2012
Fernando Zaccaria – America’s Fake Freedom
Dall'undici dicembre 2012 al 22 gennaio 2013
fotografia
Location
GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 15,00 alle 19,00
Vernissage
11 Dicembre 2012, h 19.00
Autore