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Ferrario Freres – O.A. Oscillazioni Armoniche
La mostra si fonda sul rapporto tra fotografia e caos che contraddistingue la ricerca artistica del gruppo di artisti denominato “Ferrario Freres”. Nel Matroneo viene proiettato un video a grandi dimensioni, mentre nel Sottotetto è allestita una installazione di piccole foto in bianco e nero riferite al tema del video intitolato “O.A.” (Oscillazioni Armoniche).
Comunicato stampa
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Oscillazioni Armoniche
O.
Nelle fotografie della serie “O. A.” la parte superiore sembrerebbe aprire a un viaggio attraverso un mondo illimitato – dentro l’individuo o nei cieli – mentre nella parte inferiore vengono evocati luoghi delle periferie e isole della Natura. Come se fossero in azione oscillazioni fra un infinito perduto del paesaggio e l’infinito sconosciuto dell’anima. Ovviamente con tutti i limiti legati all’idea dell’infinito. Tutto è posto in un rapporto di corrispondenze, oltre la Storia che si impadronisce degli uomini e dei territori. Gli individui affissi in cielo - nella loro illusione di essere simulacri di un essere divino o dell’unicità insostituibile – paiono come sospesi in un non tempo, all’interno di una cosmologia personale, a sostituire costellazioni o a giustapporsi a immagini zodiacali. I loro corpi denudati divengono mappe di pelle, percorse da nebulose o da idre di luce. Richiamano immagini di matrice ermetica, pleiadi dell’immaginazione umanistica, proiezioni astrologiche del Rinascimento, ma anche “paradossi terminali”: come hanno mostrato i migliori romanzi della tradizione letteraria di ogni periodo storico, tutte le categorie esistenziali cambiano continuamente di senso attraverso i “paradossi terminali”. Siamo quindi al confine tra proiezione del pensiero e realtà della materia, per estendere lo sguardo e la memoria personali al grande enigma del tempo collettivo. Qui, lo spirito della complessità desidera toccare l’essenza, attraverso la forza profonda della leggerezza e della sospensione, per percepire anche solo un frammento di ciò che viene chiamato “mistero della verità”.
Ferrario Freres utilizza la metafora delle Oscillazioni Armoniche per indurre lo spettatore a soffermarsi di più su ciò che viene definito “realtà”, suggerendo di fatto che le cose sono sempre più complesse (nella loro apparenza di superficie) di quanto si pensi. Indaga quindi l’enigma dell’io, poiché “in ogni azione, l’intenzione prima di colui che agisce è di rivelare la propria immagine” (Dante Alighieri). In seconda istanza si accorge, però, che questa immagine non gli assomiglia, e quindi tutto si volge al mondo invisibile della vita interiore, un viaggio esplorativo in qualcosa che è più inafferrabile di ogni altra cosa: l’attimo presente. E questa calata nell’attimo presente diviene inevitabilmente un’esperienza di qualcosa che sfugge in modo totale, un “tempo perduto” continuo, uno stuolo di sensazioni e di idee, che viene irrimediabilmente dimenticato e sostituito da altri piccoli universi degli istanti futuri. Memore di Joyce, Ferrario Freres cerca di scomporre l’anima in atomi, osserva l’illusione dell’io, la sua paura di scomparire. Sottopone l’uomo a un rapporto di spostamenti ultrasottili, frequenze, porta l’attimo presente in una proiezione cosmica. Il paradossale inappagamento dell’io, di fronte al tempo e al limite della morte individuale, respira mostrando la frustrazione legata all’attimo fuggente. Gioca la sua installazione sulla frizione che si viene a creare tra il desiderio illusorio di essere in una dimensione eterna e la presa di coscienza del vuoto e della scomparsa. Gli individui sono sospesi nel cielo dell’attimo presente, all’infinito, o nel grande vuoto di ciò che non si conosce? Intanto mutano gli scenari, scorrono presenze animali, trapassano corpi e fisionomie. I nati senza averlo chiesto sono crocifissi in corpi che non hanno scelto: destinati a scomparire o a mutare continuamente, atomo dopo atomo, nello spazio del mondo.
Sospesi nel desiderio consolatorio, nella proiezione fideistica, nell’eterno del divenire o intrappolati dall’esistenza? La dimensione del cielo offre una possibilità permanente di evasione: per ricominciare la vita da un’altra parte, per lasciare un segno nel tempo umano, per entrare in una dimensione della quarta dimensione. L’artista afferma anche: tutto ciò che accade nel mondo non sarà mai solo una faccenda locale.
A.
Il titolo della mostra negli spazi espositivi della basilica è da leggere anche in forma cifrata. Le due lettere puntate vogliono evocare l’omega e l’alfa della tradizione occidentale. La loro posizione invertita suggerisce un viaggio a ritroso, dalla fine all’inizio delle cose. È evocato un (eterno?) ritorno alla fonte della vita; un superamento delle barriere che tengono la vitalità nel limite temporale di un corpo destinato a invecchiare e a dipartire. La coppia maschio/femmina è qui in uno stato di sospensione, in uno spazio dove l’individualità fluttua tra magia astrologica di stampo neoplatonico e le architetture della società industriale e tecnologica. Le immagini dei corpi nudi sono tracce della tradizione pittorica di stampo umanistico. Il sapore delle fotografie in bianco e nero denuncia una sorta di nostalgia reazionaria all’interno di una ricerca al passo con la contemporaneità. C’è un nostos di matrice greca, un desiderio odisseo di ritornare nella pienezza immaginata di una patria delle origini, dentro la potenza degli archetipi. Un ritorno alla luce degli astri. Come nella mitologia greca, quando gli uomini trapassavano dalla fine del corpo alla luce, tramutandosi in costellazioni.
Il processo di deificazione dell’uomo è, ancora una volta, una derivazione del processo messo in moto dai primi slanci mitologizzanti. Ferrario Freres indaga sulle “cause nascoste” e sui “segreti delle cose” presenti nella dicotomia terra/cielo. Dà sfondo a una visionarietà magico-vitalistica. Cerca gli effluvia materiali, le oscillazioni impercettibili, le forze magnetiche, le correnti dello spirito cosmico, la forma primitiva, radicale, astrale, che è in ogni dove e in ognuno. La sostanza del cielo è mater communis, nel cui utero si formano le origini delle vite. La coppia uomo-donna permane in sospensione e si carica della forza astrale, alimentando l’impulso all’autoconservazione della specie. La donna si svuota per accogliere la proiezione della forza maschile; l’uomo si svuota per ospitare tutti gli aspetti fluidi della potenza femminile: il distacco dall’ego dispone l'anima a svuotarsi completamente, per accogliere il tutto dell’esistenza, come se il corpo fosse un contenitore vuoto che desidera attrarre a sé tutto quello che è fluido nella vita. “Essere nessuno e nessuno è la più grande rivelazione per cogliere l'essenza del nostro essere”. E questo avviene come fosse un respiro, con il suo naturale ritmo in accordo con le frequenze dell’universo.
Rifacendosi ai temi della letteratura solare ed ermetica del Quattrocento e del Cinquecento, ogni individuo qui è “Sole del microcosmo”, dove battono all’unisono eliocentrismo astronomico e cardiocentrismo fisiologico. Le figure umane sono in posizione per cogliere le oscillazioni armoniche. Attendono, svuotate, di farsi colmare da tutte le potenzialità dell’essere. Si lasciano medicare dalle frequenze dei cieli. Ostendono la loro più preziosa intimità e si lasciano permeare dall’inconoscibile.
Le opere di Ferrario Freres mostrano con chiarezza che “la scelta fra pensiero magico e pensiero razionale non è ancora conclusa” (Ernesto De Martino): “Anche dopo la grande scelta storica degli inizi dell’età moderna, il magico tende continuamente a riaffiorare in alcune forme della vita religiosa, nella mistica del capo carismatico, nel culto della personalità, nella superstiziosa potenza attribuita alla tecnologia, nella figura dello scienziato onnipotente che effettua, in segreto, esperimenti di effetto decisivo per le sorti dell’umanità. La magia e la tradizione ermetica (e la visione del mondo e dell’uomo che a esse è collegata) non sono state cancellate dalla storia a opera della rivoluzione scientifica: sopravvivono in forme diverse e a differenti livelli (Paolo Rossi, La magia naturale del Rinascimento, Torino 1989, pp. 31-32).
Ed è per questa ragione che i nostri artisti, nella cupola di Santa Maria Maggiore, spettacolarizzano teatralmente la presenza di una coltre luminosa, una moderna nube della non conoscenza, che aleggia in sospensione alla base del tiburio: una presenza magica o un trucco ricavato per mezzo di macchine tecnologiche, un flusso di vapore che nasconde - con la forza della luce, della brezza e della bruma – il confine tra il visibile e l’invisibile.
Mauro Zanchi
26
settembre 2009
Ferrario Freres – O.A. Oscillazioni Armoniche
Dal 26 settembre al primo novembre 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
BASILICA SANTA MARIA MAGGIORE
Bergamo, Piazza Duomo, (Bergamo)
Bergamo, Piazza Duomo, (Bergamo)
Biglietti
ore 16
Orario di apertura
da lunedì a venerdì su prenotazione (tel. 035.223327) sabato e domenica dalle 15 alle 18.
Editore
LUBRINA
Autore
Curatore