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Ferropoli
L’esito di questo viaggio corale è una mostra di oggetti, materiali, macchine e reperti di archeologia industriale che raccontano la storia della Federconsorzi e dell’Ilva di Bagnoli con immagini inedite, foto storiche e recenti, video, installazioni, opere d’arte e cortometraggi
Comunicato stampa
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C’era una volta un teatro aperto al quartiere e alla città, funzionante con la sua compagnia di giro all’interno di una enorme fabbrica nata nel 1911, estesa su quasi 2 milioni di metri quadrati con 5 milioni di metri cubi di capannoni, popolata - negli anni ’60 - di quasi seimila operai e produttrice di 860mila tonnellate di ghisa e 820mila tonnellate di acciaio. Questo teatro - luogo di aggregazione, incontro, elaborazione culturale e reciproco confronto, ma anche specchio simbolico di una precisa identità territoriale - fungeva pure da cinema e aveva un nome evocativo, FERROPOLI, scelto in esplicito omaggio a una grande e operosa cittadella siderurgica della produttività e dello sviluppo industriale meridionale, sorta nella piana rurale prospiciente l’arenile di Bagnoli: l’Ilva, poi Italsider, chiamata più semplicemente, a Napoli, “la fabbrica”. Una fabbrica sul mare.
A raccontare questo frammento perduto di storia, recuperandone e ricostruendone pazientemente memoria, materiali, documenti e testimoni con uno sguardo antropologico illuminato «dai riflessi del futuro» (André Breton) e proiettato nelle potenzialità e trasformazioni attuali della “nuova fabbrica” di cultura e conoscenza è ora FERROPOLI: un progetto de Le Nuvole Teatro Arte Scienza, a cura di Fabio Cocifoglia, promosso in collaborazione con Città della Scienza, Bagnoli Futura, il Circolo Ilva con il coordinamento artistico di Luciana Florio e Giovanni Petrone e la direzione video di Roberto Di Bello. Articolato in uno spettacolo teatrale, in una mostra, in un prodotto video e in una proposta, FERROPOLI è patrocinato da Regione Campania, Comune di Napoli, Fondazione Idis e municipalità di Bagnoli, e nasce da un lavoro di tre anni sul tema della fabbrica portato avanti dalla scuola di teatro scientifico diretta a Città della Scienza da Fabio Cocifoglia. La ricerca militante sul territorio e l’uso del linguaggio teatrale come strumento didattico, di decodifica e re-interpretazione del mondo ha portato tra l’altro all’incontro con due testimoni: Amedeo Gentile e Luigi Terminiello, ex dipendenti dell’Italsider e protagonisti concreti di quella stagione dimenticata (e ignota ai più) della vita culturale e sociale dentro e fuori della “fabbrica”, che proprio nell’ormai scomparso Teatro Ferropoli aveva il suo cuore pulsante, incubatore e anima di una costellazione di eventi e iniziative tra cui una biennale d’arte dei lavoratori dell’Italsider e un cartellone di spettacoli anche autoprodotti (Luigi Terminiello è l’ex capocomico della compagnia del Teatro Ferropoli), in anni di forte impegno sociale, quando il teatro andava nelle fabbriche (celebri i carri di Vittorio Gassman) e gli operai a teatro, sollecitati tra gli altri da un drammaturgo come Eduardo De Filippo, entusiasta, nel “suo” San Ferdinando, di quel pubblico motivato e partecipe che «non perde tempo».
Della struttura fisica del “vero” Teatro Ferropoli, che nel ’68-‘69 chiuse i battenti, e di quella precisa stagione della tormentata e tortuosa parabola dell’Italsider, per qualcuno «metafora della città» (Pietro Greco, La Città della Scienza. Storia di un sogno a Bagnoli, Bollati Boringhieri 2006), non vi è più traccia oggi. Salvo frammenti sparsi sul territorio: come un vecchio video girato da Luigi Terminiello con una Super 8, dal titolo Il grande e il piccolo. Il progetto FERROPOLI ha lavorato in modo rabdomantico, facendo così affiorare - anche attraverso dialoghi e incontri interattivi con associazioni, fondazioni, cooperative, onlus e singoli testimoni - le fonti carsiche di un’esperienza originale, innovativa ed eclettica, «preziosa ancora oggi – sottolinea Fabio Cocifoglia - per far luce sugli orizzonti e sulle contraddizioni del rapporto tra uomo e ambiente, in una stratificata continuità diacronica e pluridisciplinare tra luoghi e generazioni, che si presta a molteplici letture e prospettive future per un nuovo modello di sviluppo sostenibile».
A raccontare questo frammento perduto di storia, recuperandone e ricostruendone pazientemente memoria, materiali, documenti e testimoni con uno sguardo antropologico illuminato «dai riflessi del futuro» (André Breton) e proiettato nelle potenzialità e trasformazioni attuali della “nuova fabbrica” di cultura e conoscenza è ora FERROPOLI: un progetto de Le Nuvole Teatro Arte Scienza, a cura di Fabio Cocifoglia, promosso in collaborazione con Città della Scienza, Bagnoli Futura, il Circolo Ilva con il coordinamento artistico di Luciana Florio e Giovanni Petrone e la direzione video di Roberto Di Bello. Articolato in uno spettacolo teatrale, in una mostra, in un prodotto video e in una proposta, FERROPOLI è patrocinato da Regione Campania, Comune di Napoli, Fondazione Idis e municipalità di Bagnoli, e nasce da un lavoro di tre anni sul tema della fabbrica portato avanti dalla scuola di teatro scientifico diretta a Città della Scienza da Fabio Cocifoglia. La ricerca militante sul territorio e l’uso del linguaggio teatrale come strumento didattico, di decodifica e re-interpretazione del mondo ha portato tra l’altro all’incontro con due testimoni: Amedeo Gentile e Luigi Terminiello, ex dipendenti dell’Italsider e protagonisti concreti di quella stagione dimenticata (e ignota ai più) della vita culturale e sociale dentro e fuori della “fabbrica”, che proprio nell’ormai scomparso Teatro Ferropoli aveva il suo cuore pulsante, incubatore e anima di una costellazione di eventi e iniziative tra cui una biennale d’arte dei lavoratori dell’Italsider e un cartellone di spettacoli anche autoprodotti (Luigi Terminiello è l’ex capocomico della compagnia del Teatro Ferropoli), in anni di forte impegno sociale, quando il teatro andava nelle fabbriche (celebri i carri di Vittorio Gassman) e gli operai a teatro, sollecitati tra gli altri da un drammaturgo come Eduardo De Filippo, entusiasta, nel “suo” San Ferdinando, di quel pubblico motivato e partecipe che «non perde tempo».
Della struttura fisica del “vero” Teatro Ferropoli, che nel ’68-‘69 chiuse i battenti, e di quella precisa stagione della tormentata e tortuosa parabola dell’Italsider, per qualcuno «metafora della città» (Pietro Greco, La Città della Scienza. Storia di un sogno a Bagnoli, Bollati Boringhieri 2006), non vi è più traccia oggi. Salvo frammenti sparsi sul territorio: come un vecchio video girato da Luigi Terminiello con una Super 8, dal titolo Il grande e il piccolo. Il progetto FERROPOLI ha lavorato in modo rabdomantico, facendo così affiorare - anche attraverso dialoghi e incontri interattivi con associazioni, fondazioni, cooperative, onlus e singoli testimoni - le fonti carsiche di un’esperienza originale, innovativa ed eclettica, «preziosa ancora oggi – sottolinea Fabio Cocifoglia - per far luce sugli orizzonti e sulle contraddizioni del rapporto tra uomo e ambiente, in una stratificata continuità diacronica e pluridisciplinare tra luoghi e generazioni, che si presta a molteplici letture e prospettive future per un nuovo modello di sviluppo sostenibile».
12
luglio 2006
Ferropoli
Dal 12 al 30 luglio 2006
fotografia
Location
CITTA’ DELLA SCIENZA
Napoli, Via Coroglio, 104, (Napoli)
Napoli, Via Coroglio, 104, (Napoli)
Biglietti
intero € 8.00 – ridotto € 6.00
Orario di apertura
lun/ven 9-17, sab/dom 18.30-22.30
Vernissage
12 Luglio 2006, ore 19,30
Ufficio stampa
STUDIO OBRA
Autore
Curatore