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Festa Camp e Spazi docili
Presentazione del libro POPCAMP, curato da Fabio Cleto, edito da Marcos y Marcos e Spazi docili, pezzi di città abbandonati, negletti, ignorati. Edifici storici murati, giardini monumentali divenuti terra incolta, strutture industriali fatiscenti, luoghi di cultura lasciati morire.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Artsenal63 con l'occasione della festa del 28 febbraio comunica che lascia i locali di via Santa Reparata 19r.
Sarà l'occasione per salutare tutte le persone che hanno appoggiato il progetto che Artsenal63 ha portato avanti in questi mesi di attività, gli artisti e tutti quelli che hanno amato questo concetto, innovativo per la città di Firenze. Sarà l'occasione, per chi non ha ancora potuto partecipare agli eventi che abbiamo ospitato o organizzato, di vedere lo spazio che vorremmo continuasse ad esserci a Firenze.
Ma la chiusura dello spazio non è la fine di una realtà che ha richiamato tanto interesse ed attenzione.
E' una trasformazione. Una trasformazione che si rende necessaria per poter continuare ad operare in un ambito non certo facile come quello della promozione dell'arte e degli artisti giovani o semplicemente emergenti.
Nascerà infatti una associazione artistico-culturale che si impegnerà ad essere, come lo è stato Artsenal63, punto di riferimento per chi vuole avere una possibilità diversa di fruizione dell'arte e della cultura.
Ringraziamo tutti quelli che vorranno continuare ad esserci.
Artsenal63
dalle ore 19 - FESTA CAMP
con presentazione di PopCamp
A cura di Fabio Cleto
(2 voll., Marcos y Marcos, 2008)
Il dandismo nella cultura di massa, la sublimazione del Kitsch, una strategia di sopravvivenza nella maschera, nell’ironia, nel tradimento delle intenzioni. Un travestimento psichico, un modo di percepire (e deformare) il mondo, di renderlo spettacolo nella perversione segnica, nella celebrazione dell’aberrante e dell’eccentrico. Un discorso elitario, elusivo, inarrestabile, tanto pervasivo quanto indefinibile. Ecco il camp: un irriducibile eccetera. Mai come fra gli anni Sessanta e Settanta, trasferendosi dall’aristocrazia britannica e dall’underworld gay al proscenio statunitense, il camp ha segnato cultura e costume, gallerie d’arte, giornali e scrittura, moda e pubblicità, cinema e musica. A tale ritaglio temporale – in cui il camp si è fatto pienamente pop – è dedicato questo volume di “Riga”. Lo fa proponendo numerosi saggi, dai classici che ne hanno fornito le coordinate critiche agli inediti che ne disegnano nuovi orizzonti. Lo fa con i documenti tratti dai periodici che ne hanno divulgato le figure bizzarre, con le immagini e i testi narrativi che ne incarnano la logica, con le smaglianti forme che hanno reso possibile il paradosso di un elitarismo ironico e di massa, di un gioco intellettuale inteso al sopravvivere, certo, ma con stile.
Alle forme sfuggenti, ironiche e “travestite” del camp fornisce una preziosa guida italiana il recente, sontuoso doppio volume pubblicato da Marcos y Marcos.
Interverrà alla presentazione dell'opera Giulia Palladini. Sarà presente il curatore, Fabio Cleto.
A seguire dj con marahdj, proiezioni di video, film, drink point, tutto in stile CAMP con ospiti e sorprese ...
alle 21 - Spazi docili - Fabrizio Ajello/Christian Costa
Pezzi di città abbandonati, negletti, ignorati. Edifici storici murati, giardini monumentali divenuti terra incolta, strutture industriali fatiscenti, luoghi di cultura lasciati morire. Qui il potere, divenuto alterità inconoscibile, ci osserva. Il potere di ignorare o di riqualificare, di cambiare comunque la vita delle comunità. Non siamo noi a guardare tali spazi, sono essi a scrutare noi e ad imbarazzarci, a schiacciarci.
I processi di globalizzazione e le crisi economiche ad essi legate stanno spingendo sempre più periferie, complessi industriali e, in genere, luoghi non immediatamente gestibili o sfuttabili verso l’abbandono e l’oblio. Come se ciò non bastasse in Italia da diversi anni sembra ormai del tutto smarrita la capacità di affrontare il territorio e di pianificare una sana vita culturale. Il punto di contatto tra queste due tendenze è costituito dalla sempre più frequente rimozione di intere parti delle nostre città e dal placido rifiuto di affrontarne i problemi.
Se ciò risulta drammaticamente evidente nel Meridione d’Italia, nelle città “a misura d’uomo” del ricco Centro-Nord questa congiuntura si declina semplicemente secondo forme diverse. Dove mancano le periferie l’incapacità gestionale e amministrativa penetra fin dentro i centri storici, cercando di nascondere sé stessa attraverso operazioni di facciata e comunicazione brillante. Ogni giorno, senza nemmeno riconoscerle, passiamo accanto a strutture che invece di generare reddito, offrire servizi, proporre discorsi culturali restano malinconicamente sprangate e non utilizzate.
Il progetto Spazi docili intende esplorare le modalità attraverso le quali realtà come Firenze smentiscono il proprio stereotipo di città aperta, accogliente, ricca, culturalmente dinamica. La sottrazione di intere aree dal vissuto cittadino sembra essere ormai da anni una delle forme privilegiate attraverso le quali le classi dirigenti rendono palese la loro incapacità di gestire il territorio, riqualificarlo o anche solo connotarlo attraverso politiche culturali.
Questo progetto intende partire dalla documentazione degli spazi attraverso un discorso eminentemente urbanistico-architettonico-funzionale come chiave di lettura per capire e affrontare la sconcertante irrilevanza, in campo culturale ma non solo, della classe politica italiana.
Secondo aspetto del progetto è quello dell’analisi dei materiali raccolti, attraverso il coinvolgimento di tecnici e ricercatori secondo un approccio multidisciplinare, in una continua riflessione critica e divulgazione dei risultati.
Terzo livello è quello artistico: partire dalla documentazione e comprensione razionale della realtà per arrivare alla comprensione empatica, di pancia, arazionale, secondo le forme dell'arte. I linguaggi artistici per creare nuovo immaginario connesso ai luoghi; per far concepire alle persone modi diversi di vedere ed usare i loro spazi; per far uscire i luoghi dal degrado, che parte sempre, prima di tutto, dalle categorie secondo le quali guardiamo e valutiamo la realtà, a prescindere da essa. Il giudizio è già dentro di noi. E solo l'arte cambia tali forme mentali, e anche nel breve periodo. Così l'arte può cambiare il mondo.
Sarà l'occasione per salutare tutte le persone che hanno appoggiato il progetto che Artsenal63 ha portato avanti in questi mesi di attività, gli artisti e tutti quelli che hanno amato questo concetto, innovativo per la città di Firenze. Sarà l'occasione, per chi non ha ancora potuto partecipare agli eventi che abbiamo ospitato o organizzato, di vedere lo spazio che vorremmo continuasse ad esserci a Firenze.
Ma la chiusura dello spazio non è la fine di una realtà che ha richiamato tanto interesse ed attenzione.
E' una trasformazione. Una trasformazione che si rende necessaria per poter continuare ad operare in un ambito non certo facile come quello della promozione dell'arte e degli artisti giovani o semplicemente emergenti.
Nascerà infatti una associazione artistico-culturale che si impegnerà ad essere, come lo è stato Artsenal63, punto di riferimento per chi vuole avere una possibilità diversa di fruizione dell'arte e della cultura.
Ringraziamo tutti quelli che vorranno continuare ad esserci.
Artsenal63
dalle ore 19 - FESTA CAMP
con presentazione di PopCamp
A cura di Fabio Cleto
(2 voll., Marcos y Marcos, 2008)
Il dandismo nella cultura di massa, la sublimazione del Kitsch, una strategia di sopravvivenza nella maschera, nell’ironia, nel tradimento delle intenzioni. Un travestimento psichico, un modo di percepire (e deformare) il mondo, di renderlo spettacolo nella perversione segnica, nella celebrazione dell’aberrante e dell’eccentrico. Un discorso elitario, elusivo, inarrestabile, tanto pervasivo quanto indefinibile. Ecco il camp: un irriducibile eccetera. Mai come fra gli anni Sessanta e Settanta, trasferendosi dall’aristocrazia britannica e dall’underworld gay al proscenio statunitense, il camp ha segnato cultura e costume, gallerie d’arte, giornali e scrittura, moda e pubblicità, cinema e musica. A tale ritaglio temporale – in cui il camp si è fatto pienamente pop – è dedicato questo volume di “Riga”. Lo fa proponendo numerosi saggi, dai classici che ne hanno fornito le coordinate critiche agli inediti che ne disegnano nuovi orizzonti. Lo fa con i documenti tratti dai periodici che ne hanno divulgato le figure bizzarre, con le immagini e i testi narrativi che ne incarnano la logica, con le smaglianti forme che hanno reso possibile il paradosso di un elitarismo ironico e di massa, di un gioco intellettuale inteso al sopravvivere, certo, ma con stile.
Alle forme sfuggenti, ironiche e “travestite” del camp fornisce una preziosa guida italiana il recente, sontuoso doppio volume pubblicato da Marcos y Marcos.
Interverrà alla presentazione dell'opera Giulia Palladini. Sarà presente il curatore, Fabio Cleto.
A seguire dj con marahdj, proiezioni di video, film, drink point, tutto in stile CAMP con ospiti e sorprese ...
alle 21 - Spazi docili - Fabrizio Ajello/Christian Costa
Pezzi di città abbandonati, negletti, ignorati. Edifici storici murati, giardini monumentali divenuti terra incolta, strutture industriali fatiscenti, luoghi di cultura lasciati morire. Qui il potere, divenuto alterità inconoscibile, ci osserva. Il potere di ignorare o di riqualificare, di cambiare comunque la vita delle comunità. Non siamo noi a guardare tali spazi, sono essi a scrutare noi e ad imbarazzarci, a schiacciarci.
I processi di globalizzazione e le crisi economiche ad essi legate stanno spingendo sempre più periferie, complessi industriali e, in genere, luoghi non immediatamente gestibili o sfuttabili verso l’abbandono e l’oblio. Come se ciò non bastasse in Italia da diversi anni sembra ormai del tutto smarrita la capacità di affrontare il territorio e di pianificare una sana vita culturale. Il punto di contatto tra queste due tendenze è costituito dalla sempre più frequente rimozione di intere parti delle nostre città e dal placido rifiuto di affrontarne i problemi.
Se ciò risulta drammaticamente evidente nel Meridione d’Italia, nelle città “a misura d’uomo” del ricco Centro-Nord questa congiuntura si declina semplicemente secondo forme diverse. Dove mancano le periferie l’incapacità gestionale e amministrativa penetra fin dentro i centri storici, cercando di nascondere sé stessa attraverso operazioni di facciata e comunicazione brillante. Ogni giorno, senza nemmeno riconoscerle, passiamo accanto a strutture che invece di generare reddito, offrire servizi, proporre discorsi culturali restano malinconicamente sprangate e non utilizzate.
Il progetto Spazi docili intende esplorare le modalità attraverso le quali realtà come Firenze smentiscono il proprio stereotipo di città aperta, accogliente, ricca, culturalmente dinamica. La sottrazione di intere aree dal vissuto cittadino sembra essere ormai da anni una delle forme privilegiate attraverso le quali le classi dirigenti rendono palese la loro incapacità di gestire il territorio, riqualificarlo o anche solo connotarlo attraverso politiche culturali.
Questo progetto intende partire dalla documentazione degli spazi attraverso un discorso eminentemente urbanistico-architettonico-funzionale come chiave di lettura per capire e affrontare la sconcertante irrilevanza, in campo culturale ma non solo, della classe politica italiana.
Secondo aspetto del progetto è quello dell’analisi dei materiali raccolti, attraverso il coinvolgimento di tecnici e ricercatori secondo un approccio multidisciplinare, in una continua riflessione critica e divulgazione dei risultati.
Terzo livello è quello artistico: partire dalla documentazione e comprensione razionale della realtà per arrivare alla comprensione empatica, di pancia, arazionale, secondo le forme dell'arte. I linguaggi artistici per creare nuovo immaginario connesso ai luoghi; per far concepire alle persone modi diversi di vedere ed usare i loro spazi; per far uscire i luoghi dal degrado, che parte sempre, prima di tutto, dalle categorie secondo le quali guardiamo e valutiamo la realtà, a prescindere da essa. Il giudizio è già dentro di noi. E solo l'arte cambia tali forme mentali, e anche nel breve periodo. Così l'arte può cambiare il mondo.
28
febbraio 2009
Festa Camp e Spazi docili
28 febbraio 2009
arte contemporanea
presentazione
serata - evento
presentazione
serata - evento
Location
ARTSENAL63
Firenze, Via Santa Reparata, 19R, (Firenze)
Firenze, Via Santa Reparata, 19R, (Firenze)
Vernissage
28 Febbraio 2009, ore 19 e ore 21
Autore