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Filippo Berta – A nostra immagine e somiglianza
A nostra immagine e somiglianza è un racconto sulla semplicità di alcuni gesti elementari, determinati, ostinati e reiterativi con cui l’artista descrive una panoramica sulla singolarità che emerge in ogni individuo rispetto alla propria collettività di riferimento
Comunicato stampa
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La Galleria Massimodeluca è lieta di presentare A nostra immagine e somiglianza, personale di Filippo Berta a cura di Angel Moya Garcia (dal 17 febbraio al 17 marzo 2018, inaugurazione sabato 17 febbraio dalle 18 alle 20.00). La mostra sarà preceduta dalla performance omonima, realizzata per la 6° Biennale di Salonicco e riproposta per quest’occasione a Mestre sabato 27 gennaio alle 19.30, in uno spazio poco distante dalla galleria, in via Torino 107/c (per informazioni sulle modalità di partecipazione: news@massimodeluca.it).
A nostra immagine e somiglianza è un racconto sulla semplicità di alcuni gesti elementari, determinati, ostinati e reiterativi con cui l’artista descrive una panoramica sulla singolarità che emerge in ogni individuo rispetto alla propria collettività di riferimento. In questo contesto, gli spazi della galleria saranno articolati attraverso le diverse declinazioni in formato espositivo della stessa performance per tracciare un percorso sulla differenza, sulla molteplicità e sulla complessità che si cela in ogni società.
La mostra accoglie i visitatori con un video sull’assemblaggio industriale di crocifissi che si inserisce come prequel della registrazione della performance realizzata a Mestre nelle settimane precedenti all’inaugurazione.
Quest’ultima si sviluppa come un’azione collettiva in cui un gruppo di persone sono impegnate a fissare dei chiodi al muro in punta di piedi, in modo da raggiungere il punto più alto concesso dai loro corpi, su cui vengono appesi dei crocifissi identici. Il risultato diventa un limite invalicabile, irregolare e soggettivo verso un’ipotetica perfezione che ogni essere umano tenta inutilmente di raggiungere e che comporta una schiavitù senza fine.
Al ritmo meccanico, insistente e monotono del montaggio automatizzato si contrappone la cadenza discordante e eterogenea dei performer. All’azione rivolta a un obiettivo commerciale e di distribuzione completamente pianificato si replica con un gesto accessorio senza nessuna finalità se non quella di evidenziare le divergenze e i contrasti. Al rumore assettato e regolare delle macchine, silenziato volutamente dall’artista, si risponde con la confusione discordante e asimmetrica dei gesti degli individui.
Nel proseguo del percorso espositivo l’azione si arresta, formalizzandosi nel suo apice per restituire la sospensione dell’ultimo istante della performance attraverso un ambiente saturo di fotografie a dimensioni naturali in cui un numeroso gruppo di soggetti silenziosi, con il volto rivolto verso il muro, invade tutto lo spazio. Individui senza nome, storia o riferimenti concreti che, tuttavia, riescono a distinguersi tra di loro per le proprie caratteristiche fisiche, ma soprattutto per la personalizzazione di un gesto, per la postura e per l’atteggiamento nel compierlo. Una sorta di panopticon in cui, tuttavia, lo spettatore che osserva non riesce a decifrare gli sguardi, i visi e le espressioni di chi viene sorvegliato.
La personale alla Galleria Massimodeluca prosegue così coerentemente la ricerca di Filippo Berta, incentrata sulle relazioni interpersonali, sull’inseguimento perseverante di una perfezione che si smembra e crolla davanti al suo fallimento e sull’impossibilità dell’uomo di trovare un equilibrio tra la sua natura intuitiva, emotiva e impetuosa e il suo ruolo definito e standardizzato nella società di appartenenza.
Filippo Berta (1977). Tra il 2012 e il 2017 ha esposto al Museo MADRE di Napoli, al MSU-Museo Arte Contemporanea di Zagabria (HR), al Museion Museo Arte Contemporanea di Bolzano, al Jonkopings Lans Museum (SE), alla Staedtischegalerie di Brema (DE), al State Museum of Contemporary Art di Salonicco (GR), al Museo di Pori (FIN), al Victoria Art Center di Bucarest (RO), al Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado (SR), al Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid (SP), alla Galleria 400, Chicago (USA), al MAO-Museo dell’Architettura e del Design della Slovenia. Ha partecipato alla Biennale di Salonicco (GR, 4a e 6a edizione), alla Biennale di Curitiba (BR, 34a edizione), alla Biennale di Praga (CZ, 5a edizione) e alla Biennale di Mosca - Young Art (RU, 3a edizione). È stato selezionato a numerose residenze per artisti tra cui Fondazione Ratti di Como e Fondazione Spinola Banna di Poirino (TO). Ha preso parte a festival come: Festival Internazionale di Sarajevo (2014, 30a edizione), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Romaeuropa Festival (2012, Roma), Tulca-After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL). Nel 2015 vince il Premio Fondazione MIA di Bergamo. Nel 2014 vince il Premio Maretti, La Habana (Cuba) ed è finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è tra i vincitori del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento, 4a edizione.
Angel Moya Garcia (Cordova, Spagna, 1980. Vive a Firenze) è critico e curatore d’arte contemporanea. Laureato in Storia dell’Arte all’Università di Córdova (Spagna) è attualmente Co-Direttore per le Arti Visive dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio a Lucca e socio dell’IAC - Istituto di Arte Contemporanea in Spagna. La dimensione fondamentale della sua ricerca si centra in modo quasi maniacale sul concetto di identità, sulla collettivizzazione dell’individuo e sulla decostruzione del soggetto nella filosofia contemporanea. Allo stesso tempo affronta interrogativi sulla trasversalità, attraverso l’analisi dei confini e l’identificazione e l’approfondimento di convergenze e linee intersecanti nelle diverse pratiche della contemporaneità. Tra le principali mostre curate si ricordano la trilogia Tensioni strutturali alla Galleria Eduardo Secci di Firenze, Sobre la sangre, mostra personale di Teresa Margolles curata insieme a Francesca Guerisoli, la rassegna di performance Sui Generis curata insieme a Eugenio Viola, I can reach you (from one to many), progetto collettivo curato insieme a Pietro Gaglianò e Daria Filardo, Emergenze acustiche, mostra personale di Roberto Pugliese, Spazio #06, mostra personale di Gian Maria Tosatti alla Tenuta Dello Scompiglio.
A nostra immagine e somiglianza è un racconto sulla semplicità di alcuni gesti elementari, determinati, ostinati e reiterativi con cui l’artista descrive una panoramica sulla singolarità che emerge in ogni individuo rispetto alla propria collettività di riferimento. In questo contesto, gli spazi della galleria saranno articolati attraverso le diverse declinazioni in formato espositivo della stessa performance per tracciare un percorso sulla differenza, sulla molteplicità e sulla complessità che si cela in ogni società.
La mostra accoglie i visitatori con un video sull’assemblaggio industriale di crocifissi che si inserisce come prequel della registrazione della performance realizzata a Mestre nelle settimane precedenti all’inaugurazione.
Quest’ultima si sviluppa come un’azione collettiva in cui un gruppo di persone sono impegnate a fissare dei chiodi al muro in punta di piedi, in modo da raggiungere il punto più alto concesso dai loro corpi, su cui vengono appesi dei crocifissi identici. Il risultato diventa un limite invalicabile, irregolare e soggettivo verso un’ipotetica perfezione che ogni essere umano tenta inutilmente di raggiungere e che comporta una schiavitù senza fine.
Al ritmo meccanico, insistente e monotono del montaggio automatizzato si contrappone la cadenza discordante e eterogenea dei performer. All’azione rivolta a un obiettivo commerciale e di distribuzione completamente pianificato si replica con un gesto accessorio senza nessuna finalità se non quella di evidenziare le divergenze e i contrasti. Al rumore assettato e regolare delle macchine, silenziato volutamente dall’artista, si risponde con la confusione discordante e asimmetrica dei gesti degli individui.
Nel proseguo del percorso espositivo l’azione si arresta, formalizzandosi nel suo apice per restituire la sospensione dell’ultimo istante della performance attraverso un ambiente saturo di fotografie a dimensioni naturali in cui un numeroso gruppo di soggetti silenziosi, con il volto rivolto verso il muro, invade tutto lo spazio. Individui senza nome, storia o riferimenti concreti che, tuttavia, riescono a distinguersi tra di loro per le proprie caratteristiche fisiche, ma soprattutto per la personalizzazione di un gesto, per la postura e per l’atteggiamento nel compierlo. Una sorta di panopticon in cui, tuttavia, lo spettatore che osserva non riesce a decifrare gli sguardi, i visi e le espressioni di chi viene sorvegliato.
La personale alla Galleria Massimodeluca prosegue così coerentemente la ricerca di Filippo Berta, incentrata sulle relazioni interpersonali, sull’inseguimento perseverante di una perfezione che si smembra e crolla davanti al suo fallimento e sull’impossibilità dell’uomo di trovare un equilibrio tra la sua natura intuitiva, emotiva e impetuosa e il suo ruolo definito e standardizzato nella società di appartenenza.
Filippo Berta (1977). Tra il 2012 e il 2017 ha esposto al Museo MADRE di Napoli, al MSU-Museo Arte Contemporanea di Zagabria (HR), al Museion Museo Arte Contemporanea di Bolzano, al Jonkopings Lans Museum (SE), alla Staedtischegalerie di Brema (DE), al State Museum of Contemporary Art di Salonicco (GR), al Museo di Pori (FIN), al Victoria Art Center di Bucarest (RO), al Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado (SR), al Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid (SP), alla Galleria 400, Chicago (USA), al MAO-Museo dell’Architettura e del Design della Slovenia. Ha partecipato alla Biennale di Salonicco (GR, 4a e 6a edizione), alla Biennale di Curitiba (BR, 34a edizione), alla Biennale di Praga (CZ, 5a edizione) e alla Biennale di Mosca - Young Art (RU, 3a edizione). È stato selezionato a numerose residenze per artisti tra cui Fondazione Ratti di Como e Fondazione Spinola Banna di Poirino (TO). Ha preso parte a festival come: Festival Internazionale di Sarajevo (2014, 30a edizione), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Romaeuropa Festival (2012, Roma), Tulca-After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL). Nel 2015 vince il Premio Fondazione MIA di Bergamo. Nel 2014 vince il Premio Maretti, La Habana (Cuba) ed è finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è tra i vincitori del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento, 4a edizione.
Angel Moya Garcia (Cordova, Spagna, 1980. Vive a Firenze) è critico e curatore d’arte contemporanea. Laureato in Storia dell’Arte all’Università di Córdova (Spagna) è attualmente Co-Direttore per le Arti Visive dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio a Lucca e socio dell’IAC - Istituto di Arte Contemporanea in Spagna. La dimensione fondamentale della sua ricerca si centra in modo quasi maniacale sul concetto di identità, sulla collettivizzazione dell’individuo e sulla decostruzione del soggetto nella filosofia contemporanea. Allo stesso tempo affronta interrogativi sulla trasversalità, attraverso l’analisi dei confini e l’identificazione e l’approfondimento di convergenze e linee intersecanti nelle diverse pratiche della contemporaneità. Tra le principali mostre curate si ricordano la trilogia Tensioni strutturali alla Galleria Eduardo Secci di Firenze, Sobre la sangre, mostra personale di Teresa Margolles curata insieme a Francesca Guerisoli, la rassegna di performance Sui Generis curata insieme a Eugenio Viola, I can reach you (from one to many), progetto collettivo curato insieme a Pietro Gaglianò e Daria Filardo, Emergenze acustiche, mostra personale di Roberto Pugliese, Spazio #06, mostra personale di Gian Maria Tosatti alla Tenuta Dello Scompiglio.
17
febbraio 2018
Filippo Berta – A nostra immagine e somiglianza
Dal 17 febbraio al 17 marzo 2018
arte contemporanea
Location
MASSIMO DE LUCA GALLERY
Mestre, Via Torino, 105/q, (Venezia)
Mestre, Via Torino, 105/q, (Venezia)
Orario di apertura
lunedì – venerdì 10.00 — 17.00 sabato su appuntamento
(in occasione di mostre in corso: sabato 16.00 – 18.30)
Vernissage
17 Febbraio 2018, ore 18
Autore
Curatore