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Filippo Leonardi – Più nessuna danza
Tra le pareti in cui ancora risuona l’eco degli spettacoli dell’ adiacente sala teatrale, si fanno spazio una dozzina di arnie e sul loro tetto si trovano gli altri elementi dell’installazione:nove piante che abbracciano e avvolgono alcune delle abitazioni degli insetti
Comunicato stampa
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Gli edifici misurano lo scorrere del tempo soprattutto attraverso le diverse destinazioni che, nel corso degli anni, mutano lo spazio, la sua conformazione e il suo statuto. Il riutilizzo o la riqualifica di un determinato luogo non è solo un'operazione edilizia, bensì rappresenta un momento fortemente simbolico che può segnare la rinascita dei luoghi stessi. Questo è il caso di Scenario Pub.bli.co, luogo catanese dedito alla danza e alle arti performative dove, di cartellone in cartellone, si ripetono e alternano spettacoli sperimentali. In questo luogo, denso di memoria, e carico dei segni e delle tracce di chi l'ha vissuto e ancora lo percorre, vi è però uno spazio, una sorta di "foyer" in attesa di destinazione in cui, diversi elementi, lontani dagli strumenti della scena e ordinati a formare una composizione, preannunciano che "più nessuna danza avrà luogo". Oggi, infatti, non si conosce ancora cosa prenderà posto in questa stanza, ma entrandovi si è avvolti da una sensazione di inquietudine, uno spiazzamento generato da Più nessuna danza, il nuovo intervento di Filippo Leonardi, il secondo degli artisti coinvolti nel progetto di Erbematte.
Tra le pareti in cui ancora risuona l'eco degli spettacoli dell' adiacente sala teatrale , come sospese in fila nella stanza, si fanno spazio una dozzina di arnie, dodici cassette di legno in cui, fino a poco tempo fa, le api operavano alacremente per la produzione del miele e per la salvaguardia delle loro mura. Ma sul tetto delle abitazioni si trovano gli altri elementi dell'installazione: nove piante che abbracciano e avvolgono alcune delle abitazioni degli insetti; sono grandi nepenthes alate, tra le più affascinanti e spietate piante carnivore, che con tutta la loro forza si affacciano, sorde e pensanti, verso l'esterno delle arnie quasi aspettando l'uscita delle api per il prossimo pasto pantagruelico.
Ma il titolo è evocativo di una danza che non avrà più luogo. E l'artista non si riferisce al futuro programma di Scenario Pub.bli.co, ma al volo e al ronzio delle api che, come nell'eco naturalistica de Il volo del Calabrone, il terzo e breve episodio del brano di Rimskij Korsakov, non avranno più sonorità, saranno immobili e mute perché estinte a causa di un fattore esterno, qui ironicamente messo in scena da Leonardi attraverso le piante carnivore, ma che ha invece origine nelle infestazioni dell 'Acaro Varroa, un parassita denominato destructor che attacca comunemente gli insetti impollinatori. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, infatti, l 'Acaro Varroa si è diffuso dalle colonie d'api svizzere anche in Italia e, oggi, costituisce uno dei problemi più gravi dell'apicoltura sia per danni economici sia per le misure sanitarie che occorre attuare per impedirne la diffusione.
Indagando il rapporto tra arte e natura, come nella sua recente mostra dal titolo Senza ragione, Filippo Leonardi impiega elementi botanici e organici approfondendo così le logiche del vivente; dall'inesorabilità del tempo a cui le forme scelte sono inevitabilmente legate, alle interdipendenze, alla complessità processuale dei fenomeni naturali e a tutto ciò che, contemporaneamente, esprime la sensibile soggettività dell'artista. L'impiego di elementi naturali è tuttavia per Leonardi una modalità strumentale per costruire spazi di tensione e confronto che riflettano sulla relazione uomo-natura, per creare dei sottili cortocircuiti percettivi, per sottolineare l'attenzione costante verso l'opera di cui l'artista è testimone con quotidiane cure.
Considerando l'essere umano come parte integrante del processo dell'opera, secondo Leonardi, infatti, non si può parlare di cose che sono state prodotte in natura, perché parlare comunemente di natura significa opporla a cultura, pensarla quindi come qualcosa di assolutamente indipendente dall'uomo. L'uomo è invece parte della natura, egli ha con la terra un rapporto simbiotico, e ciò che abitualmente è chiamata terra o natura è in realtà una sorta di giardino di cui prendersi cura, luogo di incontro tra corpo e superficie. Per questo i progetti di Leonardi si presentano come scenari costituiti da accostamenti apparentemente illogici ma che, carichi di senso e significato, sono, in fondo, dei tentativi dell'artista per restituire l'ambiguità e il mistero che si nascondono dietro ogni elemento organico indagato, oltrepassando così la dicotomia tra artificialità e natura.
Tra assenze e presenze, le sue installazioni, anche se ironicamente si preannunciano "senza ragione" o "senza più alcuna danza", hanno invece forte ragione di esistere e rimandano ad altri movimenti, quelli non visibili, che lasciano che le esperienze della vita si realizzino.
[Claudio Cravero]
Tra le pareti in cui ancora risuona l'eco degli spettacoli dell' adiacente sala teatrale , come sospese in fila nella stanza, si fanno spazio una dozzina di arnie, dodici cassette di legno in cui, fino a poco tempo fa, le api operavano alacremente per la produzione del miele e per la salvaguardia delle loro mura. Ma sul tetto delle abitazioni si trovano gli altri elementi dell'installazione: nove piante che abbracciano e avvolgono alcune delle abitazioni degli insetti; sono grandi nepenthes alate, tra le più affascinanti e spietate piante carnivore, che con tutta la loro forza si affacciano, sorde e pensanti, verso l'esterno delle arnie quasi aspettando l'uscita delle api per il prossimo pasto pantagruelico.
Ma il titolo è evocativo di una danza che non avrà più luogo. E l'artista non si riferisce al futuro programma di Scenario Pub.bli.co, ma al volo e al ronzio delle api che, come nell'eco naturalistica de Il volo del Calabrone, il terzo e breve episodio del brano di Rimskij Korsakov, non avranno più sonorità, saranno immobili e mute perché estinte a causa di un fattore esterno, qui ironicamente messo in scena da Leonardi attraverso le piante carnivore, ma che ha invece origine nelle infestazioni dell 'Acaro Varroa, un parassita denominato destructor che attacca comunemente gli insetti impollinatori. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, infatti, l 'Acaro Varroa si è diffuso dalle colonie d'api svizzere anche in Italia e, oggi, costituisce uno dei problemi più gravi dell'apicoltura sia per danni economici sia per le misure sanitarie che occorre attuare per impedirne la diffusione.
Indagando il rapporto tra arte e natura, come nella sua recente mostra dal titolo Senza ragione, Filippo Leonardi impiega elementi botanici e organici approfondendo così le logiche del vivente; dall'inesorabilità del tempo a cui le forme scelte sono inevitabilmente legate, alle interdipendenze, alla complessità processuale dei fenomeni naturali e a tutto ciò che, contemporaneamente, esprime la sensibile soggettività dell'artista. L'impiego di elementi naturali è tuttavia per Leonardi una modalità strumentale per costruire spazi di tensione e confronto che riflettano sulla relazione uomo-natura, per creare dei sottili cortocircuiti percettivi, per sottolineare l'attenzione costante verso l'opera di cui l'artista è testimone con quotidiane cure.
Considerando l'essere umano come parte integrante del processo dell'opera, secondo Leonardi, infatti, non si può parlare di cose che sono state prodotte in natura, perché parlare comunemente di natura significa opporla a cultura, pensarla quindi come qualcosa di assolutamente indipendente dall'uomo. L'uomo è invece parte della natura, egli ha con la terra un rapporto simbiotico, e ciò che abitualmente è chiamata terra o natura è in realtà una sorta di giardino di cui prendersi cura, luogo di incontro tra corpo e superficie. Per questo i progetti di Leonardi si presentano come scenari costituiti da accostamenti apparentemente illogici ma che, carichi di senso e significato, sono, in fondo, dei tentativi dell'artista per restituire l'ambiguità e il mistero che si nascondono dietro ogni elemento organico indagato, oltrepassando così la dicotomia tra artificialità e natura.
Tra assenze e presenze, le sue installazioni, anche se ironicamente si preannunciano "senza ragione" o "senza più alcuna danza", hanno invece forte ragione di esistere e rimandano ad altri movimenti, quelli non visibili, che lasciano che le esperienze della vita si realizzino.
[Claudio Cravero]
08
dicembre 2007
Filippo Leonardi – Più nessuna danza
Dall'otto al 09 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
SCENARIO PUBBLICO
Catania, Via Teatro Massimo, 16, (Catania)
Catania, Via Teatro Massimo, 16, (Catania)
Vernissage
8 Dicembre 2007, ore 19
Autore