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Filippo Marignoli
La mostra dedicata a Marignoli, nato a Perugia nel 1926 e morto nel 1995, presenta le opere del periodo 1957 – 1984. Tutti i lavori hanno come tema un’originale interpretazione del paesaggio, dipinto analiticamente attraverso una rappresentazione verticale dello stesso.
Comunicato stampa
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Il Museo Archeologico di Perugia rende omaggio ad un artista dal percorso originale, spesso caratterizzato da opere di grandi dimensioni, d’impatto monumentale, congrue allo spazio maestoso della Sala dei Bronzi.
Filippo Marignoli esordisce nella seconda metà degli anni ’50 con il “Gruppo di Spoleto”; espone alla Galleria Sargentini di Roma ed è invitato alle maggiori rassegne di quel momento. Allo scorcio degli anni ’50 è considerato uno dei giovani protagonisti dell’Informale ma lascia presto l’Italia, trasferendosi per periodi più o meno lunghi a New York, Parigi e Honolulu.
Realizza grandi quadri apparentemente monocromi, in realtà di nervosa e fitta tessitura. Il suo linguaggio, pur suggestionato dal contatto diretto con la pittura americana, è progressivamente orientato ad investigare sotto varie forme il tema del paesaggio, sino, con i Paesaggi Verticali degli anni ’70, a proporne una lettura assolutamente originale: analitica ed insieme emotiva, che sarà oggetto di numerose mostre in due tra le più importanti gallerie europee dell’epoca: l’Attico di Roma e Denis Renè di Parigi.
Il percorso artistico di Marignoli è stato recentemente oggetto di mostre monografiche alla Academy of Art di Honolulu (Hawai-USA), Palazzo dei Sette di Orvieto e Palazzo delle Stelline di Milano.
Tutte le fasi del lavoro di Filippo Marignoli vengono documentate in questa rassegna attraverso opere di considerevole formato, ricorrenti in ogni svolta di linguaggio, sino a risultarne uno degli elementi caratterizzanti.
La mostra ed il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, sono a cura di Duccio K. Marignoli ed Enrico Mascelloni. L’allestimento è progettato da Ugo Betori.
Dal testo critico di Enrico Mascelloni “…………….. L’idea di vertigine, radicalmente svuotata di tempo e di racconto, è protagonista dell’ultima stagione pittorica di Filippo Marignoli. Le sue vedute sono strapiombi, sono paesaggi verticali che utilizzano il limite della pittura (l’assenza della dimensione del tempo) per restituire il sentimento mozzafiato dello sguardo che s’inabissa. D’altra parte sono paesaggi allo stato puro, senza cioè alcun elemento di disturbo o di distrazione; non v’è traccia di presenza umana e la Natura è qui tersa e imperturbabile come nella tragedia classica, dove si moriva sotto un sole caldo e tra il dolce spirare del vento. I colori, profondi e limpidi, delineano le forme e ne stagliano i contorni.
La radicale verticalità del paesaggio è una vera e propria novità visuale e basterebbe soltanto questo a sottolinearne il valore. Ma lo sguardo s’inabissava anche nei suoi primi lavori: quelle tele spesso di grandi dimensioni che alla fine degli anni cinquanta, dopo le mostre alla galleria L’Attico, lo fecero presto reputare uno dei migliori protagonisti della nuova arte italiana. Era l’epoca del cosiddetto Informale e lo sguardo precipitava in una materia pulsionale e satura, spazio di una vertigine orizzontale.
Marignoli lascia l’Italia nel momento del maggior successo e, tra i frequenti trasferimenti del decennio successivo (New York e Parigi tra gli altri), qui c’interessano i soggiorni, spesso lunghi, a Honolulu, in seguito al matrimonio con Kapiolani Kawananakoa. All’elaborazione dei paesaggi in questione, alla frequente rappresentazione di isole che galleggiano sopra uno strapiombo verticale di mare profondissimo, non deve esser certo rimasta ignota la fascinazione per un luogo come le isole Hawaii. Di un luogo, peraltro, che richiama subito uno dei grandi miti della cultura europea: le isole del Pacifico, la tensione sempre drammatica, e necessariamente drammatizzata in un temperamento artistico come quello di Filippo Marignoli, tra Civiltà e Natura, tra il sublime dello sguardo europeo e l’assoluto di una Natura grandiosa e drammaticamente indifferente al dolore di quello sguardo”.
Filippo Marignoli esordisce nella seconda metà degli anni ’50 con il “Gruppo di Spoleto”; espone alla Galleria Sargentini di Roma ed è invitato alle maggiori rassegne di quel momento. Allo scorcio degli anni ’50 è considerato uno dei giovani protagonisti dell’Informale ma lascia presto l’Italia, trasferendosi per periodi più o meno lunghi a New York, Parigi e Honolulu.
Realizza grandi quadri apparentemente monocromi, in realtà di nervosa e fitta tessitura. Il suo linguaggio, pur suggestionato dal contatto diretto con la pittura americana, è progressivamente orientato ad investigare sotto varie forme il tema del paesaggio, sino, con i Paesaggi Verticali degli anni ’70, a proporne una lettura assolutamente originale: analitica ed insieme emotiva, che sarà oggetto di numerose mostre in due tra le più importanti gallerie europee dell’epoca: l’Attico di Roma e Denis Renè di Parigi.
Il percorso artistico di Marignoli è stato recentemente oggetto di mostre monografiche alla Academy of Art di Honolulu (Hawai-USA), Palazzo dei Sette di Orvieto e Palazzo delle Stelline di Milano.
Tutte le fasi del lavoro di Filippo Marignoli vengono documentate in questa rassegna attraverso opere di considerevole formato, ricorrenti in ogni svolta di linguaggio, sino a risultarne uno degli elementi caratterizzanti.
La mostra ed il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, sono a cura di Duccio K. Marignoli ed Enrico Mascelloni. L’allestimento è progettato da Ugo Betori.
Dal testo critico di Enrico Mascelloni “…………….. L’idea di vertigine, radicalmente svuotata di tempo e di racconto, è protagonista dell’ultima stagione pittorica di Filippo Marignoli. Le sue vedute sono strapiombi, sono paesaggi verticali che utilizzano il limite della pittura (l’assenza della dimensione del tempo) per restituire il sentimento mozzafiato dello sguardo che s’inabissa. D’altra parte sono paesaggi allo stato puro, senza cioè alcun elemento di disturbo o di distrazione; non v’è traccia di presenza umana e la Natura è qui tersa e imperturbabile come nella tragedia classica, dove si moriva sotto un sole caldo e tra il dolce spirare del vento. I colori, profondi e limpidi, delineano le forme e ne stagliano i contorni.
La radicale verticalità del paesaggio è una vera e propria novità visuale e basterebbe soltanto questo a sottolinearne il valore. Ma lo sguardo s’inabissava anche nei suoi primi lavori: quelle tele spesso di grandi dimensioni che alla fine degli anni cinquanta, dopo le mostre alla galleria L’Attico, lo fecero presto reputare uno dei migliori protagonisti della nuova arte italiana. Era l’epoca del cosiddetto Informale e lo sguardo precipitava in una materia pulsionale e satura, spazio di una vertigine orizzontale.
Marignoli lascia l’Italia nel momento del maggior successo e, tra i frequenti trasferimenti del decennio successivo (New York e Parigi tra gli altri), qui c’interessano i soggiorni, spesso lunghi, a Honolulu, in seguito al matrimonio con Kapiolani Kawananakoa. All’elaborazione dei paesaggi in questione, alla frequente rappresentazione di isole che galleggiano sopra uno strapiombo verticale di mare profondissimo, non deve esser certo rimasta ignota la fascinazione per un luogo come le isole Hawaii. Di un luogo, peraltro, che richiama subito uno dei grandi miti della cultura europea: le isole del Pacifico, la tensione sempre drammatica, e necessariamente drammatizzata in un temperamento artistico come quello di Filippo Marignoli, tra Civiltà e Natura, tra il sublime dello sguardo europeo e l’assoluto di una Natura grandiosa e drammaticamente indifferente al dolore di quello sguardo”.
08
aprile 2004
Filippo Marignoli
Dall'otto aprile al 09 maggio 2004
arte contemporanea
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELL’UMBRIA
Perugia, Piazza Giordano Bruno, 10, (Perugia)
Perugia, Piazza Giordano Bruno, 10, (Perugia)
Biglietti
intero Euro 2 - ridotto Euro 1 (sotto i 18 anni, oltre 65 anni, studenti universitari con tesserino, gruppi adulti minimo 15 persone) - gratuito (bambini fino a 6 anni, per le scuole, giornalisti con tesserino)
Orario di apertura
8,30 – 19,30
lunedì mattina chiuso - il pomeriggio: 14,30 – 19,30
Vernissage
8 Aprile 2004, ore 18
Ufficio stampa
PATRIZIA CAVALLETTI COMUNICAZIONE
Autore