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Filippo Sciascia – Matahari
Filippo Sciascia presenta Matahari, una mostra espressamente concepita per l’Ex Marmi di Pietrasanta.
Il fil rouge che attraversa le opere in mostra, che riuniscono in sé la pittura e la tridimensionalità dell’installazione, si concretizza in un dualismo filosofico-estetico tra oriente e occidente.
Comunicato stampa
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Filippo Sciascia presenta Matahari, una mostra espressamente concepita per l’Ex Marmi di Pietrasanta.
La personale segue l’esposizione al Museo Archeologico di Napoli, nata da un progetto congiunto realizzato con Luigi Ontani, con il quale, in particolare, Sciascia condivide un’esperienza artistica quotidiana a Bali, dove oggi vive, dopo lunghe esperienze a New York e a Firenze.
Il nucleo centrale della mostra è rappresentato da Gremano Esiatico una serie di sculture, che idealmente proseguono la poetica della mostra al museo Archeologico di Napoli, alte oltre 230 cm, realizzate con materiali come il gesso, il legno, il ferro, il cemento.
Queste opere risentono fortemente dell’influsso di Bali, delle mitologie e delle filosofie orientali, ma anche delle materie prime dell’arte tipica di quel territorio; tuttavia come dice l’acronimo del titolo, è fortemente avvertibile anche l’influsso della tradizione iconografica Greca e Romana, come i volti dei Bronzi di Riace che in questi lavori sono dipinti su carta e installati su veri tronchi di alberi di felce balinese.
Da questa gruppo di sculture si sviluppa una serie di lavori, di dimensioni molto ridotte, in cui ritroviamo il fil rouge del dualismo occidente-oriente e che uniscono in sè la pratica della pittura e la tridimensionalità dell’installazione.
All’Ex Marmi troviamo così in mostra, l’opera Untitled 8, realizzata con filo spinato venduto al mercato come matassa, che rimanda immediatamente alla figura di Gesù Cristo e all’iconografia occidentale, ma che trova tuttavia il suo punto d’unione con l’estetica orientale nell’applicazione di cavallucci marini che rimandano cultura asitica e in particolare al all’Indonoesia, paese in cui vive l’artista.
Antana Sinar Media tavola di legno balinese intarsiata come formelle di Brunelleschi su cui Sciascia realizza ritratti ad olio, testimonianza di una decontestualizzazione di “object trouvè” cui, non solo viene restituito un significato nuovo, ma vi si applica un perenne dualismo tra storia personale e ricerca artistica, tra simbolismo indonesiano e tradizione iconografica e culturale occidentale. Una dicotomia estetica e culturale quella che troviamo in questi lavori di Filippo Sciascia che racconta da un lato il mondo da cui proviene Sciascia, la Sicilia e in particolare Agrigento, che nell’antichità era una colonia greca, e dall’altro il mondo quotidiano dell’artista, l’Oriente, l’Indonesia, dove vive la quotidianità.
Completano la mostra una serie di opere nuove realizzate ad olio, smalto e gesso su tela e legno che hanno come soggetti il ritratto, quale mezzo, ma non fine, della dinamica concettuale di Filippo Sciascia che abbraccia i campi della medicina orientale, della spiritualità, della scienza, della filosofia, della poesia e del sacro.
La personale segue l’esposizione al Museo Archeologico di Napoli, nata da un progetto congiunto realizzato con Luigi Ontani, con il quale, in particolare, Sciascia condivide un’esperienza artistica quotidiana a Bali, dove oggi vive, dopo lunghe esperienze a New York e a Firenze.
Il nucleo centrale della mostra è rappresentato da Gremano Esiatico una serie di sculture, che idealmente proseguono la poetica della mostra al museo Archeologico di Napoli, alte oltre 230 cm, realizzate con materiali come il gesso, il legno, il ferro, il cemento.
Queste opere risentono fortemente dell’influsso di Bali, delle mitologie e delle filosofie orientali, ma anche delle materie prime dell’arte tipica di quel territorio; tuttavia come dice l’acronimo del titolo, è fortemente avvertibile anche l’influsso della tradizione iconografica Greca e Romana, come i volti dei Bronzi di Riace che in questi lavori sono dipinti su carta e installati su veri tronchi di alberi di felce balinese.
Da questa gruppo di sculture si sviluppa una serie di lavori, di dimensioni molto ridotte, in cui ritroviamo il fil rouge del dualismo occidente-oriente e che uniscono in sè la pratica della pittura e la tridimensionalità dell’installazione.
All’Ex Marmi troviamo così in mostra, l’opera Untitled 8, realizzata con filo spinato venduto al mercato come matassa, che rimanda immediatamente alla figura di Gesù Cristo e all’iconografia occidentale, ma che trova tuttavia il suo punto d’unione con l’estetica orientale nell’applicazione di cavallucci marini che rimandano cultura asitica e in particolare al all’Indonoesia, paese in cui vive l’artista.
Antana Sinar Media tavola di legno balinese intarsiata come formelle di Brunelleschi su cui Sciascia realizza ritratti ad olio, testimonianza di una decontestualizzazione di “object trouvè” cui, non solo viene restituito un significato nuovo, ma vi si applica un perenne dualismo tra storia personale e ricerca artistica, tra simbolismo indonesiano e tradizione iconografica e culturale occidentale. Una dicotomia estetica e culturale quella che troviamo in questi lavori di Filippo Sciascia che racconta da un lato il mondo da cui proviene Sciascia, la Sicilia e in particolare Agrigento, che nell’antichità era una colonia greca, e dall’altro il mondo quotidiano dell’artista, l’Oriente, l’Indonesia, dove vive la quotidianità.
Completano la mostra una serie di opere nuove realizzate ad olio, smalto e gesso su tela e legno che hanno come soggetti il ritratto, quale mezzo, ma non fine, della dinamica concettuale di Filippo Sciascia che abbraccia i campi della medicina orientale, della spiritualità, della scienza, della filosofia, della poesia e del sacro.
05
luglio 2014
Filippo Sciascia – Matahari
Dal 05 luglio all'otto agosto 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA POGGIALI
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Firenze, Via Della Scala, 35A, (Firenze)
Orario di apertura
da martedi a domenica dalle 18.00 alle 24.00
Vernissage
5 Luglio 2014, ore 19.00
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