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Fil(m) rouge
Pensieri, eventi e sentimenti in comunicazione, uniti da un filo solo, forte, fisico e metafisico: un filo “conduttore”, un “fil rouge”. Si tratta di un percorso di senso fatto di inizio, memoria, trasversalità, legame e unione. Il filo rosso è il denominatore comune delle diverse espressioni dell’animo umano.
Comunicato stampa
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Quando non ho del blu,metto del rosso…..(Pablo Picasso)
Con questa citazione inizia il testo critico di Chiara Argenteri, curatrice di questa mostra
“Pensieri, eventi e sentimenti in comunicazione, uniti da un filo solo, forte, fisico e metafisico: un filo “conduttore”, un “fil rouge”. Si tratta di un percorso di senso fatto di inizio, memoria, trasversalità, legame e unione. Il filo rosso è il denominatore comune delle diverse espressioni dell’animo umano. Volti e parole che si sfiorano, e dialogano. A lungo. Ogni luogo, ogni popolo, ogni uomo e artista ha la sua visione tutta particolare di fil rouge….
La sua origine, pochi lo sanno, è marinara: per districare le cime e le gomene di una nave si seguiva infatti un “filo rosso”, che permetteva di separare l'una dall'altra le corde aggrovigliate. […] Poi ci sono la favola e l’allegoria.
E allora diciamo che per prima compare la mitologia greca, col gomitolo di Arianna che si srotola fedele nel tormentato labirinto del Minotauro e garantisce a Teseo la giusta via del ritorno: entrata e uscita strettamente congiunte per tener saldo il “filo rosso” della sopravvivenza.
Poi arriva Goethe, che con le sue “Affinità elettive” dimostra come “qualità opposte rendono possibile un’associazione più stretta. […] Sostanze all’apparenza inerti, e tuttavia sempre disposte a cercarsi, attirarsi, assorbirsi, […] per poi riemergere dalla più intima congiunzione in forma mutata, nuova, inattesa. Allora sì che si deve attribuire loro un vivere eterno”. E il filo rosso diventa sinonimo di una ricerca che percorre tutta l’esistenza.
Poi è la volta di quel mattacchione di Freud, che usa l’espressione fil rouge per definire l'inconscio, l’elemento dinamico della nostra mente capace di avere un notevole influsso sia sui comportamenti personali, che sull’organizzazione di ogni dimensione tra più individui.
E infine, negli anni Novanta, il “fil rouge” si tramuta in “film rouge”, terzo della trilogia che il regista polacco Krzysztof Kieslowski dedica ai tre colori della bandiera francese, e il rosso assume il caldo e passionale significato di “Fraternité” (seppur esistenziale e sublimata).[…]
L’idea nasce quasi per caso, dal sodalizio tra due galleristi: la bolognese Angela Memola e il mantovano Giovanni Bonelli. Possiamo parlare di affinità elettive, di un percorso parallelo di intenti e obbiettivi che ha legato con un sottile filo rosso i due e ha generato un flusso di immagini, una reazione a catena tra gli artisti protagonisti, che restano così indissolubilmente legati tra loro attraverso il fil rouge dell’arte. […] Per questo, forse, non è corretta nessuna lettura razionale della mostra, perché qui tutto serve ad emozionare. Non va raccontato, ma studiato nelle sue singole immagini, con la stessa tecnica con cui si analizzano i sogni. Corrado Bonomi, Antonella Cinelli, Luca Giovagnoli, Marco Grassi, Stefano Ronci, Dany Vescovi e William Marc Zanghi, uno scultore e sei pittori, un’ondata di autori che guarda e interpreta le questioni con distacco, che sfrutta e cavalca il paradosso.
[…] Bonomi, Cinelli, Giovagnoli, Grassi, Ronci, Vescovi e Zanghi, seppure seguendo strade e percorsi differenti, hanno saputo rimanere attaccati al fil rouge che li accomuna, sono riusciti ad andare oltre l’immagine e l’indagine superficiale, a scavare negli sguardi e nei panorami, a inquadrare nell’obbiettivo della propria arte i segreti, i misteri, i bisogni e le vergogne dell’anima. E hanno così riunito, descritto e svelato (sulla tela o con scultura) il mondo contemporaneo.
Con questa citazione inizia il testo critico di Chiara Argenteri, curatrice di questa mostra
“Pensieri, eventi e sentimenti in comunicazione, uniti da un filo solo, forte, fisico e metafisico: un filo “conduttore”, un “fil rouge”. Si tratta di un percorso di senso fatto di inizio, memoria, trasversalità, legame e unione. Il filo rosso è il denominatore comune delle diverse espressioni dell’animo umano. Volti e parole che si sfiorano, e dialogano. A lungo. Ogni luogo, ogni popolo, ogni uomo e artista ha la sua visione tutta particolare di fil rouge….
La sua origine, pochi lo sanno, è marinara: per districare le cime e le gomene di una nave si seguiva infatti un “filo rosso”, che permetteva di separare l'una dall'altra le corde aggrovigliate. […] Poi ci sono la favola e l’allegoria.
E allora diciamo che per prima compare la mitologia greca, col gomitolo di Arianna che si srotola fedele nel tormentato labirinto del Minotauro e garantisce a Teseo la giusta via del ritorno: entrata e uscita strettamente congiunte per tener saldo il “filo rosso” della sopravvivenza.
Poi arriva Goethe, che con le sue “Affinità elettive” dimostra come “qualità opposte rendono possibile un’associazione più stretta. […] Sostanze all’apparenza inerti, e tuttavia sempre disposte a cercarsi, attirarsi, assorbirsi, […] per poi riemergere dalla più intima congiunzione in forma mutata, nuova, inattesa. Allora sì che si deve attribuire loro un vivere eterno”. E il filo rosso diventa sinonimo di una ricerca che percorre tutta l’esistenza.
Poi è la volta di quel mattacchione di Freud, che usa l’espressione fil rouge per definire l'inconscio, l’elemento dinamico della nostra mente capace di avere un notevole influsso sia sui comportamenti personali, che sull’organizzazione di ogni dimensione tra più individui.
E infine, negli anni Novanta, il “fil rouge” si tramuta in “film rouge”, terzo della trilogia che il regista polacco Krzysztof Kieslowski dedica ai tre colori della bandiera francese, e il rosso assume il caldo e passionale significato di “Fraternité” (seppur esistenziale e sublimata).[…]
L’idea nasce quasi per caso, dal sodalizio tra due galleristi: la bolognese Angela Memola e il mantovano Giovanni Bonelli. Possiamo parlare di affinità elettive, di un percorso parallelo di intenti e obbiettivi che ha legato con un sottile filo rosso i due e ha generato un flusso di immagini, una reazione a catena tra gli artisti protagonisti, che restano così indissolubilmente legati tra loro attraverso il fil rouge dell’arte. […] Per questo, forse, non è corretta nessuna lettura razionale della mostra, perché qui tutto serve ad emozionare. Non va raccontato, ma studiato nelle sue singole immagini, con la stessa tecnica con cui si analizzano i sogni. Corrado Bonomi, Antonella Cinelli, Luca Giovagnoli, Marco Grassi, Stefano Ronci, Dany Vescovi e William Marc Zanghi, uno scultore e sei pittori, un’ondata di autori che guarda e interpreta le questioni con distacco, che sfrutta e cavalca il paradosso.
[…] Bonomi, Cinelli, Giovagnoli, Grassi, Ronci, Vescovi e Zanghi, seppure seguendo strade e percorsi differenti, hanno saputo rimanere attaccati al fil rouge che li accomuna, sono riusciti ad andare oltre l’immagine e l’indagine superficiale, a scavare negli sguardi e nei panorami, a inquadrare nell’obbiettivo della propria arte i segreti, i misteri, i bisogni e le vergogne dell’anima. E hanno così riunito, descritto e svelato (sulla tela o con scultura) il mondo contemporaneo.
20
gennaio 2008
Fil(m) rouge
Dal 20 gennaio al 20 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
ANGELA MEMOLA GRAFIQUE ART GALLERY
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Vernissage
20 Gennaio 2008, ore 20
Autore
Curatore