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Finis terrae, Marco Pili 1990-2018
Con oltre 180 opere tra pitture, polimaterici, sculture e carte, molte delle quali inedite, la mostra ripercorre quasi trent’anni di un’attività artistica di uno dei più originali artisti del panorama contemporaneo in Sardegna
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 21 aprile (ore 19.00), presso la Pinacoteca “Carlo Contini” di Oristano sarà inaugurata la
mostra Finis terrae, Marco Pili 1990-2018, a cura di Ivo Serafino Fenu. Prodotta dal Comune di
Oristano – Assessorato alla Cultura col contributo della Fondazione di Sardegna e in collaborazione
con la Fondazione Sa Sartiglia, è la prima grande antologica dedicata a Marco Pili, originario di
Nurachi (OR) e tra i più presenti e originali artisti del panorama contemporaneo in Sardegna. Con
oltre 180 opere tra pitture, polimaterici, sculture e carte, molte delle quali inedite, la mostra
ripercorre quasi trent’anni di un’attività artistica caratterizzata da un’impronta astrattista e da un
uso sapiente quanto fortemente sperimentale di materiali quali terre, pane carasau e stoffe,
combinati tra loro attraverso elaborati processi manipolativi di natura quasi alchemica.
Vi sono territori che vanno percorsi con timore e reverenza: sono i territori del sogno, sono i luoghi
nei quali la realtà diventa altro da sé, sono una conturbante metafora della vita.
Vi sono scrittori che questi territori li hanno raccontati in una dimensione sospesa tra mito e
storia, ne hanno fatto il teatro dell’epopea del popolo sardo, un’epopea che narra di genti che su
quella terra dipanavano le loro umane fatiche e costruivano la loro leggenda: «Passavamo sulla
terra leggeri come acqua [...] come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte,
scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende
scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le
paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia
benedetta» (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, 1996).
Vi sono artisti che, infine, questi territori li raccontano visivamente con la potenza
manipolativa e trasversale dell’arte contemporanea, al di là dello stereotipo della pittura di
paesaggio e oltre i generi consolidati della tradizione. Sono, per questo, “agrimensori di sogni” che
superano la descrizione con la forza trasfigurante dell’evocazione. Marco Pili è uno di loro e
raggiunge analoghi risultati concretizzando visivamente quel sogno chiamato Sardegna, una terra,
la sua, con la quale mantiene da sempre un rapporto osmotico, quasi uterino.
E quando non è terra sono i suoi frutti: tra le opere presenti in mostra, in un percorso
cronologico che parte dai primi anni ’90 del secolo scorso e giunge fino noi, ci si imbatte in alcune
tra le sue creazioni più originali, quelle che utilizzavano il pane come elemento fondante della sua
ricerca estetica. Il pane carasau con Pili, alchimista della materia, si trasforma in crosta rugosa e
screpolata, in superficie annerita da bruciature, lacerata da tagli e cicatrici che scoprono magmi
arroventati e carne viva. Sono paradigmi di una tormentata condizione interiore e ambientale,
una denuncia e un urlo per una natura violata, appena mitigati da un sapiente impianto astratto-
concretista o raggelati e imbalsamati da spessi strati di paraffina, in un simbolismo che trasforma il
pane da cibo per il corpo a nutrimento dello spirito.
Un rosso incombente e drammatico caratterizza, invece, la serie dedicata alla celeberrima
opera di Gershwin Porgy and Bess, qui documentata da Picnic e Uragano all’isola di Kittiwah: rosso
è il sangue animale che intride la terra e rosso è il sangue che segna i momenti topici della
vicenda dei protagonisti, rosso è, di conseguenza, il tessuto pittorico articolato in piani
geometricamente definiti e plasticamente sincopati, insolitamente arabescati da grumi di
figurazione affioranti dal subconscio dell’artista.
Le ultime opere, infine, con l’uso sempre più insistito di terre, sabbie, reperti minerali e
vegetali, lacerti e impronte di tessuti, liquide velature di colore e resine sintetiche, sono veri e propri
pezzi di Sardegna, frammenti di sogno ricreati con una prassi manipolativa degna di un pittore
d’altri tempi ma con una consapevolezza della contemporaneità vitale e problematica, che fa di
ogni opera un territorio pregno di suggestioni, segni e allusioni a una realtà profondamente
trasfigurata. Ognuno di essi è una sorta di Finis Terrae, un punto mitico e reale al contempo,
davanti a un “grande blu”, misterioso e seducente.
Ivo Serafino Fenu
Nota biografica
Marco Pili nasce a Nurachi (OR) nel 1959. Studia a Oristano presso l’Istituto d’Arte ottenendo il
Diploma nel 1977 sotto la guida, tra gli altri, dell’artista Antonio Amore, al quale, nella presente
mostra, renderà più volte omaggio. Inizia la sua prima ricerca in ambito figurativo
abbandonandolo dopo alcuni anni per rivolgere la sua attenzione verso un’arte astratta e
informale, con un’attenzione alla cultura materiale della propria terra. Dal 1985 inizia a inserire e
manipolare nelle sue opere il pane carasau, le terre, il sangue di bue e qualsiasi altro elemento,
naturale e artificiale.
info:
tel. 0783 791262 - mail: pinacoteca@comune.or.it
orari mostra: tutti i giorni, 10.30/13.00 – 16.30/19.30
mostra Finis terrae, Marco Pili 1990-2018, a cura di Ivo Serafino Fenu. Prodotta dal Comune di
Oristano – Assessorato alla Cultura col contributo della Fondazione di Sardegna e in collaborazione
con la Fondazione Sa Sartiglia, è la prima grande antologica dedicata a Marco Pili, originario di
Nurachi (OR) e tra i più presenti e originali artisti del panorama contemporaneo in Sardegna. Con
oltre 180 opere tra pitture, polimaterici, sculture e carte, molte delle quali inedite, la mostra
ripercorre quasi trent’anni di un’attività artistica caratterizzata da un’impronta astrattista e da un
uso sapiente quanto fortemente sperimentale di materiali quali terre, pane carasau e stoffe,
combinati tra loro attraverso elaborati processi manipolativi di natura quasi alchemica.
Vi sono territori che vanno percorsi con timore e reverenza: sono i territori del sogno, sono i luoghi
nei quali la realtà diventa altro da sé, sono una conturbante metafora della vita.
Vi sono scrittori che questi territori li hanno raccontati in una dimensione sospesa tra mito e
storia, ne hanno fatto il teatro dell’epopea del popolo sardo, un’epopea che narra di genti che su
quella terra dipanavano le loro umane fatiche e costruivano la loro leggenda: «Passavamo sulla
terra leggeri come acqua [...] come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte,
scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende
scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le
paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia
benedetta» (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, 1996).
Vi sono artisti che, infine, questi territori li raccontano visivamente con la potenza
manipolativa e trasversale dell’arte contemporanea, al di là dello stereotipo della pittura di
paesaggio e oltre i generi consolidati della tradizione. Sono, per questo, “agrimensori di sogni” che
superano la descrizione con la forza trasfigurante dell’evocazione. Marco Pili è uno di loro e
raggiunge analoghi risultati concretizzando visivamente quel sogno chiamato Sardegna, una terra,
la sua, con la quale mantiene da sempre un rapporto osmotico, quasi uterino.
E quando non è terra sono i suoi frutti: tra le opere presenti in mostra, in un percorso
cronologico che parte dai primi anni ’90 del secolo scorso e giunge fino noi, ci si imbatte in alcune
tra le sue creazioni più originali, quelle che utilizzavano il pane come elemento fondante della sua
ricerca estetica. Il pane carasau con Pili, alchimista della materia, si trasforma in crosta rugosa e
screpolata, in superficie annerita da bruciature, lacerata da tagli e cicatrici che scoprono magmi
arroventati e carne viva. Sono paradigmi di una tormentata condizione interiore e ambientale,
una denuncia e un urlo per una natura violata, appena mitigati da un sapiente impianto astratto-
concretista o raggelati e imbalsamati da spessi strati di paraffina, in un simbolismo che trasforma il
pane da cibo per il corpo a nutrimento dello spirito.
Un rosso incombente e drammatico caratterizza, invece, la serie dedicata alla celeberrima
opera di Gershwin Porgy and Bess, qui documentata da Picnic e Uragano all’isola di Kittiwah: rosso
è il sangue animale che intride la terra e rosso è il sangue che segna i momenti topici della
vicenda dei protagonisti, rosso è, di conseguenza, il tessuto pittorico articolato in piani
geometricamente definiti e plasticamente sincopati, insolitamente arabescati da grumi di
figurazione affioranti dal subconscio dell’artista.
Le ultime opere, infine, con l’uso sempre più insistito di terre, sabbie, reperti minerali e
vegetali, lacerti e impronte di tessuti, liquide velature di colore e resine sintetiche, sono veri e propri
pezzi di Sardegna, frammenti di sogno ricreati con una prassi manipolativa degna di un pittore
d’altri tempi ma con una consapevolezza della contemporaneità vitale e problematica, che fa di
ogni opera un territorio pregno di suggestioni, segni e allusioni a una realtà profondamente
trasfigurata. Ognuno di essi è una sorta di Finis Terrae, un punto mitico e reale al contempo,
davanti a un “grande blu”, misterioso e seducente.
Ivo Serafino Fenu
Nota biografica
Marco Pili nasce a Nurachi (OR) nel 1959. Studia a Oristano presso l’Istituto d’Arte ottenendo il
Diploma nel 1977 sotto la guida, tra gli altri, dell’artista Antonio Amore, al quale, nella presente
mostra, renderà più volte omaggio. Inizia la sua prima ricerca in ambito figurativo
abbandonandolo dopo alcuni anni per rivolgere la sua attenzione verso un’arte astratta e
informale, con un’attenzione alla cultura materiale della propria terra. Dal 1985 inizia a inserire e
manipolare nelle sue opere il pane carasau, le terre, il sangue di bue e qualsiasi altro elemento,
naturale e artificiale.
info:
tel. 0783 791262 - mail: pinacoteca@comune.or.it
orari mostra: tutti i giorni, 10.30/13.00 – 16.30/19.30
21
aprile 2018
Finis terrae, Marco Pili 1990-2018
Dal 21 aprile al 15 luglio 2018
arte contemporanea
Location
PINACOTECA COMUNALE
Oristano, Via Sant'antonio, 1, (Oristano)
Oristano, Via Sant'antonio, 1, (Oristano)
Orario di apertura
tutti i giorni, 10.30/13.00 – 16.30/19.30
Vernissage
21 Aprile 2018, ore 19
Autore
Curatore