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Finlandia e l’identità del nord nel ‘900
la diffusione della fotografia, solitamente legata alla documentazione delle condizioni di vita nei centri industriali, segue questo slittamento cronologico e si sviluppa solamente nel secondo dopoguerra
Comunicato stampa
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Testo di Ulrich Haas-Pursiainen
La Finlandia è un paese relativamente giovane se guardato dal punto di vista del suo sviluppo urbanistico. A fronte della storia millenaria dei grandi centri europei, la trasformazione delle comunità rurali in centri urbani avviene qui soltanto nel '900. Di conseguenza, la diffusione della fotografia, solitamente legata alla documentazione delle condizioni di vita nei centri industriali, segue questo slittamento cronologico e si sviluppa solamente nel secondo dopoguerra. Il quadro dell'evoluzione della fotografia finlandese, che questa mostra propone, inizia pertanto dai fotografi la cui maturità è avvenuta negli anni ’80 e ’90 e che possono essere considerati la prima generazione che ha rappresentato l'identità del paese attraverso la fotografia. Un elemento caratterizzante delle nuove generazioni va individuato nella costante attenzione verso la condizione esistenziale femminile, letta in controluce con l'evoluzione sociale finlandese, fra perdurare dei valori tradizionali e istanze di rinnovamento. Raakel Kuukka è una delle prime artiste femministe nella Finlandia degli anni ’90: le sue figure femminili isolate, ritratte in luoghi cari alla sua infanzia, come il cortile di casa, sono al centro di immagini sospese tra la dimensione della memoria e la realtà presente, alla ricerca del proprio paesaggio interiore e delle sue radici. La venticinquenne Anni Leppälä, una delle giovani artiste più rappresentative della fotografia femminile in Finlandia, mette in scena gli aspetti nascosti della scissione interiore della donna contemporanea. Altri fotografi riflettono sull'identità nazionale e la sua trasformazione problematica in seguito all'urbanizzazione. Lo straordinario lavoro di Jorma Puranen, sovrapponendo ai paesaggi desertici del nord i volti della popolazione Suomi, riflette in chiave antropologica sullo sfruttamento dell’ambiente e sul destino minoranze etniche. Juha Suonpää insegue il simbolo dell'identità nazionale, l'orso, che marchia ogni aspetto della vita pubblica e privata, assurgendo a icona dei valori di forza e autonomia in cui i finlandesi tradizionalmente si riconoscono.
Ulrich Haas-Pursiainen
Juha Suonpää, 1963, il suo lavoro sull’orso come simbolo dell’identità nazionale documenta come le tradizioni e le icone dell’identità siano riprodotte in tutti i rituali pubblici e nella vita privata. Suonpää ha pubblicato nel 1990 diversi libri di fotografia e per la sua tesi di laurea ha esplorato il tema legato all’immaginario dell’orso come rappresentativo dell’identità finlandese.
Raakel Kuukka,1955, è una delle prime artiste femministe nella Finlandia degli anni ’90. Le sue composizioni silenziose, in cui il corpo femminile e la natura finlandese sono aspetti fondamentali, hanno ispirato molti giovani artisti che hanno seguito le sue tracce, trasformato e ripensato le sue idee di base. Nel suo lavoro studia in particolare il tema dell’identità sia a livello personale che culturale. Utilizza pertanto i soggetti cari della sua infanzia, come il cortile di casa, in fotografie che combinano la dimensione della memoria con il momento presente. Private Stories 1997- 2001 “Io faccio parte della prima generazione cittadina.Il mio paesaggio interiore è la campagna. La chiave del mio immaginario è il cortile di casa. Non penso sia solo una questione di memoria. La memoria, ciò che sono e il luogo da cui provengo esistono tutti nel presente. Noi veniamo interpretati dalla nostra memoria”.
Anni Leppälä, 1981, interpreta la ricerca post femminista dell’identità e mette in scena gli aspetti maggiormente nascosti della disintegrazione monodica della donna. L'artista non nasconde niente e le sue immagini e installazioni sono pietre miliari della fotografia contemporanea finlandese. Ha ricevuto il Photo-award nell’edizione 2005 di Backlight e rappresenta sicuramente un giovane grande talento.
Seedlings e Possibility of Constancy “Il mio interesse per la fotografia è strettamente correlato alla possibilità di riuscire a fermare qualcosa nel tempo, fare sì che rimanga immobile. Quel qualcosa è esistito ed ora si trova in uno stato di quiete. Guardare una fotografia ci fa provare lo smarrimento dei momenti perduti, avvertire un senso di tristezza, la sensazione di mollare la presa. Esistono nell’impossibile crocevia tra il transitorio ed il costante, tra la fugace sensazione di sentirsi vivi e la consapevolezza del momento che passa.
Le mie fotografie rendono visibili tentativi di riconoscere ed illuminare movimenti vaghi ed oscuri. I significati simbolici svolgono un ruolo essenziale nella mia opera. Sono interessata al modo in cui la superficie concreta della realtà e le fotografie si correlano con il substrato metaforico, al modo in cui l’interpretazione basata sull’intuito, l’informazione silenziosa si correlano con l’oggetto ritratto sulla superficie concreta della fotografia. Ciò che riempie la stanza dietro la fotografia ci consente di avvicinarci. Gli oggetti e gli spazi possono diventare percorsi trasparenti tra il dentro ed il fuori, tra la superficie visibile ed atmosfere e significati che appartengono all’inconscio. Voglio accostarmi alla transitorietà della vita attraverso la costanza. Il paradosso consiste nel fatto che quando si tenta di conservare o proteggere un momento fermandolo nel tempo, è allora che inevitabilmente si finisce per perderlo. Cerco di cogliere quel tipo di esperienza in cui sono presenti l’equilibrio e la sua fragilità, delicatezza. Pensieri di incompiutezza ed insicurezza occupano un posto importante nelle mie fotografie. Cerco di tenere traccia di quei momenti di percezione in cui le parole si dissolvono e si disperdono, gli oggetti e gli eventi si sublimano nel linguaggio simbolico, nel silenzio dell’interazione. Come fermare un sentimento, un ricordo? Legandolo al visibile, appendendolo sulla parete di una stanza, sulla superficie di una fotografia. Come un’epidermide traslucida che lascia intravedere ricordi inattesi”
Jorma Puranen è nato nel 195. Il suo lavoro “Imaginary Homecomings” esplora il confine sottile tra la Finlandia e il suo nord più estremo in termini territoriali e antropologici.
Il punto di partenza del progetto è stato il ritrovamento casuale di una scatola di vecchie lastre
custodita dal Musée de l'Homme di Parigi, e la scoperta che su quei vetri impolverati respiravano
i ritratti di un'intera comunità sami, fotografata nel 1884, durante la spedizione del Principe Roland Bonaparte . Volti nobili, severi. “Il mio desiderio immediato- dice Puranen- è stato riportarli nella loro, nella mia terra, creando un dialogo tra passato e presente, tra due paesaggi, 2 momenti storici, soprattutto due culture.”
La Finlandia è un paese relativamente giovane se guardato dal punto di vista del suo sviluppo urbanistico. A fronte della storia millenaria dei grandi centri europei, la trasformazione delle comunità rurali in centri urbani avviene qui soltanto nel '900. Di conseguenza, la diffusione della fotografia, solitamente legata alla documentazione delle condizioni di vita nei centri industriali, segue questo slittamento cronologico e si sviluppa solamente nel secondo dopoguerra. Il quadro dell'evoluzione della fotografia finlandese, che questa mostra propone, inizia pertanto dai fotografi la cui maturità è avvenuta negli anni ’80 e ’90 e che possono essere considerati la prima generazione che ha rappresentato l'identità del paese attraverso la fotografia. Un elemento caratterizzante delle nuove generazioni va individuato nella costante attenzione verso la condizione esistenziale femminile, letta in controluce con l'evoluzione sociale finlandese, fra perdurare dei valori tradizionali e istanze di rinnovamento. Raakel Kuukka è una delle prime artiste femministe nella Finlandia degli anni ’90: le sue figure femminili isolate, ritratte in luoghi cari alla sua infanzia, come il cortile di casa, sono al centro di immagini sospese tra la dimensione della memoria e la realtà presente, alla ricerca del proprio paesaggio interiore e delle sue radici. La venticinquenne Anni Leppälä, una delle giovani artiste più rappresentative della fotografia femminile in Finlandia, mette in scena gli aspetti nascosti della scissione interiore della donna contemporanea. Altri fotografi riflettono sull'identità nazionale e la sua trasformazione problematica in seguito all'urbanizzazione. Lo straordinario lavoro di Jorma Puranen, sovrapponendo ai paesaggi desertici del nord i volti della popolazione Suomi, riflette in chiave antropologica sullo sfruttamento dell’ambiente e sul destino minoranze etniche. Juha Suonpää insegue il simbolo dell'identità nazionale, l'orso, che marchia ogni aspetto della vita pubblica e privata, assurgendo a icona dei valori di forza e autonomia in cui i finlandesi tradizionalmente si riconoscono.
Ulrich Haas-Pursiainen
Juha Suonpää, 1963, il suo lavoro sull’orso come simbolo dell’identità nazionale documenta come le tradizioni e le icone dell’identità siano riprodotte in tutti i rituali pubblici e nella vita privata. Suonpää ha pubblicato nel 1990 diversi libri di fotografia e per la sua tesi di laurea ha esplorato il tema legato all’immaginario dell’orso come rappresentativo dell’identità finlandese.
Raakel Kuukka,1955, è una delle prime artiste femministe nella Finlandia degli anni ’90. Le sue composizioni silenziose, in cui il corpo femminile e la natura finlandese sono aspetti fondamentali, hanno ispirato molti giovani artisti che hanno seguito le sue tracce, trasformato e ripensato le sue idee di base. Nel suo lavoro studia in particolare il tema dell’identità sia a livello personale che culturale. Utilizza pertanto i soggetti cari della sua infanzia, come il cortile di casa, in fotografie che combinano la dimensione della memoria con il momento presente. Private Stories 1997- 2001 “Io faccio parte della prima generazione cittadina.Il mio paesaggio interiore è la campagna. La chiave del mio immaginario è il cortile di casa. Non penso sia solo una questione di memoria. La memoria, ciò che sono e il luogo da cui provengo esistono tutti nel presente. Noi veniamo interpretati dalla nostra memoria”.
Anni Leppälä, 1981, interpreta la ricerca post femminista dell’identità e mette in scena gli aspetti maggiormente nascosti della disintegrazione monodica della donna. L'artista non nasconde niente e le sue immagini e installazioni sono pietre miliari della fotografia contemporanea finlandese. Ha ricevuto il Photo-award nell’edizione 2005 di Backlight e rappresenta sicuramente un giovane grande talento.
Seedlings e Possibility of Constancy “Il mio interesse per la fotografia è strettamente correlato alla possibilità di riuscire a fermare qualcosa nel tempo, fare sì che rimanga immobile. Quel qualcosa è esistito ed ora si trova in uno stato di quiete. Guardare una fotografia ci fa provare lo smarrimento dei momenti perduti, avvertire un senso di tristezza, la sensazione di mollare la presa. Esistono nell’impossibile crocevia tra il transitorio ed il costante, tra la fugace sensazione di sentirsi vivi e la consapevolezza del momento che passa.
Le mie fotografie rendono visibili tentativi di riconoscere ed illuminare movimenti vaghi ed oscuri. I significati simbolici svolgono un ruolo essenziale nella mia opera. Sono interessata al modo in cui la superficie concreta della realtà e le fotografie si correlano con il substrato metaforico, al modo in cui l’interpretazione basata sull’intuito, l’informazione silenziosa si correlano con l’oggetto ritratto sulla superficie concreta della fotografia. Ciò che riempie la stanza dietro la fotografia ci consente di avvicinarci. Gli oggetti e gli spazi possono diventare percorsi trasparenti tra il dentro ed il fuori, tra la superficie visibile ed atmosfere e significati che appartengono all’inconscio. Voglio accostarmi alla transitorietà della vita attraverso la costanza. Il paradosso consiste nel fatto che quando si tenta di conservare o proteggere un momento fermandolo nel tempo, è allora che inevitabilmente si finisce per perderlo. Cerco di cogliere quel tipo di esperienza in cui sono presenti l’equilibrio e la sua fragilità, delicatezza. Pensieri di incompiutezza ed insicurezza occupano un posto importante nelle mie fotografie. Cerco di tenere traccia di quei momenti di percezione in cui le parole si dissolvono e si disperdono, gli oggetti e gli eventi si sublimano nel linguaggio simbolico, nel silenzio dell’interazione. Come fermare un sentimento, un ricordo? Legandolo al visibile, appendendolo sulla parete di una stanza, sulla superficie di una fotografia. Come un’epidermide traslucida che lascia intravedere ricordi inattesi”
Jorma Puranen è nato nel 195. Il suo lavoro “Imaginary Homecomings” esplora il confine sottile tra la Finlandia e il suo nord più estremo in termini territoriali e antropologici.
Il punto di partenza del progetto è stato il ritrovamento casuale di una scatola di vecchie lastre
custodita dal Musée de l'Homme di Parigi, e la scoperta che su quei vetri impolverati respiravano
i ritratti di un'intera comunità sami, fotografata nel 1884, durante la spedizione del Principe Roland Bonaparte . Volti nobili, severi. “Il mio desiderio immediato- dice Puranen- è stato riportarli nella loro, nella mia terra, creando un dialogo tra passato e presente, tra due paesaggi, 2 momenti storici, soprattutto due culture.”
12
aprile 2006
Finlandia e l’identità del nord nel ‘900
Dal 12 aprile al 31 maggio 2006
fotografia
Location
MUSEO HENDRIK CHRISTIAN ANDERSEN
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle ore 9,00 alle 20,00. Chiuso il lunedì
Autore
Curatore