Flavia Mitolo, giovane artista di origine pietrasantese, ha ereditato forse dagli scultori di famiglia la padronanza nel trattare la materia, nel giostrarla facilmente anche in situazioni più complicate, dove invece di mescolarsi, le tinte si esaltano a vicenda venendo talvolta impreziosite da insospettabili dettagli e rifiniture, come bordi dorati e argentei, che limitano i tocchi di colore, ricordando gli effetti particolari degli smalti. In altre composizioni predomina la costante della vorticosità che rimanda piuttosto ad una forza primigenia.



Pittura, dunque, come gesto di liberazione, che dipana la matassa, le bende che comprimono l’anima. “Le bende diventano percorsi, aggregazioni di cellule – scrive nel suo saggio critico Elio Mercuri – sviluppo di simboli come quello del DNA, da lasciar distendere, nell’immediatezza del gesto, moduli e modelli della vita”.

Per Flavia Mitolo la pittura diventa “necessità” di dare risposte agli interrogativi della vita, aprendo quel dedalo di percorsi dell’anima che si specchiamo nei percorsi quotidiani dell’esistenza.


Cenni biografici



Flavia Mitolo, nata a Roma nel 1970, proviene da una famiglia di scultori di Pietrasanta dove trascorre lunghi periodi. E’ attratta fin dall’infanzia dal lavoro dei grandi maestri internazionali che frequenta con estrema attenzione. Sente di trovare una sua strada nella pittura. Si diploma al Liceo Artistico, si dedica al settore della grafica pubblicitaria studiando all’Istituto Europeo di Design.

A Pietrasanta segue un rigoroso tirocinio con Jack Marshall insegnante alla Yale University. Nel ’91 parte per Londra, vi rimane per due anni dove entra in contatto con la cultura globale in continuo fermento della città.

Rientra in Italia, a Milano, dove per diversi anni svolge un lavoro che la porta freneticamente in giro per il mondo. Torna a Roma dove riprende con rigore e professionalità la ricerca sulla pittura. Attualmente vive e lavora a Roma.