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Flavio Faganello – Gli eredi della solitudine
Fotografare è un modo di fare storia, di dare voce agli eventi, per evitare che si consumino in silenzio; ed è una storia diversa, non ufficiale, ricca di volti sconosciuti, in cui il tempo, l’abisso che separa ad allontana, prende corpo e si fa memoria.
Comunicato stampa
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24 fotografie in b/n nel formato 30 X 40 cm
“Fotografare è un modo di fare storia, di dare voce agli eventi, per evitare che si consumino in silenzio; ed è una storia diversa, non ufficiale, ricca di volti sconosciuti, in cui il tempo, l’abisso che separa ad allontana, prende corpo e si fa memoria. Ogni presente ha infatti dei confini, ma la mobilità dell’esistenza è aperta al futuro, è un orizzonte che si muove con noi; non ho cercato, ma ho trovato in ogni gesto, in ogni sguardo, l’uomo.”
F. Faganello
Nell’inverno 2002/2003, a trent’anni dall’uscita de “Gli eredi della solitudine”, Flavio Faganello è tornato a verificare con Augusto Golin cosa resta del mondo che le sue fotografie ed i testi di Aldo Gorfer avevano descritto nei primi anni ’70. Abbiamo così l’occasione di riscontrare direttamente, grazie ad uno dei mezzi più “oggettivi” esistenti, la fotografia, cambiamenti e continuità di un mondo per molti versi ancora sconosciuto, quello dei masi d’alta montagna del Sudtirolo appunto.
(da: gli eredi della solitudine | un ritorno 1973-2003 CIERRE ed. a cura di A. Golin 2003 Città di Bolzano)
Flavio Faganello
Fotografo, reporter e giornalista, è nato a Terzolas (Malè – Trentino). Vive a Trento. Nel 1966, il giornale “La Nazione” di Firenze gli assegna la medaglia d’oro per il reportage sull’alluvione. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre in Italia, Spagna, Austria e Germania. Ha vinto due volte il Premio Letterario ITAS, nel 1974 con “Gli eredi della solitudine” e nel 1993 con “Trentino-Alto Adige – il mio mondo”.
“Fotografare è un modo di fare storia, di dare voce agli eventi, per evitare che si consumino in silenzio; ed è una storia diversa, non ufficiale, ricca di volti sconosciuti, in cui il tempo, l’abisso che separa ad allontana, prende corpo e si fa memoria. Ogni presente ha infatti dei confini, ma la mobilità dell’esistenza è aperta al futuro, è un orizzonte che si muove con noi; non ho cercato, ma ho trovato in ogni gesto, in ogni sguardo, l’uomo.”
F. Faganello
Nell’inverno 2002/2003, a trent’anni dall’uscita de “Gli eredi della solitudine”, Flavio Faganello è tornato a verificare con Augusto Golin cosa resta del mondo che le sue fotografie ed i testi di Aldo Gorfer avevano descritto nei primi anni ’70. Abbiamo così l’occasione di riscontrare direttamente, grazie ad uno dei mezzi più “oggettivi” esistenti, la fotografia, cambiamenti e continuità di un mondo per molti versi ancora sconosciuto, quello dei masi d’alta montagna del Sudtirolo appunto.
(da: gli eredi della solitudine | un ritorno 1973-2003 CIERRE ed. a cura di A. Golin 2003 Città di Bolzano)
Flavio Faganello
Fotografo, reporter e giornalista, è nato a Terzolas (Malè – Trentino). Vive a Trento. Nel 1966, il giornale “La Nazione” di Firenze gli assegna la medaglia d’oro per il reportage sull’alluvione. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre in Italia, Spagna, Austria e Germania. Ha vinto due volte il Premio Letterario ITAS, nel 1974 con “Gli eredi della solitudine” e nel 1993 con “Trentino-Alto Adige – il mio mondo”.
10
luglio 2004
Flavio Faganello – Gli eredi della solitudine
Dal 10 luglio al 02 ottobre 2004
fotografia
Location
KUNSTRAUM CAFE MITTERHOFER
San Candido, Via Peter Paul Rainer, 4, (Bolzano)
San Candido, Via Peter Paul Rainer, 4, (Bolzano)
Orario di apertura
lu - sa ore 7.00 - 23.00
Vernissage
10 Luglio 2004, ore 19.00. Il fotografo è presente
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