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Flavio Favelli – Il bello inverso
Quindici opere inedite formano l’intervento a Ca’ Rezzonico di Flavio Favelli. Il bello inverso, “cioè a rovescio, opposto”, spiega l’artista, racconta di “una bellezza pensata che è il mio immaginario, qualcosa che non è semplice da esporre in un luogo e in una città che è l’Arte per antonomasia”
Comunicato stampa
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Quindici opere inedite formano l'intervento a Ca' Rezzonico di
Flavio Favelli. Il bello inverso, "cioè a rovescio, opposto", spiega
l'artista, racconta di “una bellezza pensata che è il mio
immaginario, qualcosa che non è semplice da esporre in un
luogo e in una città che è l'Arte per antonomasia".
"Venezia è sempre stata una tappa della mia vita; fin da
bambino ci andavo perché, come diceva mia madre, "bisogna
conoscere l'Italia”. E’ difficile esporre in luoghi così connotati: si
cerca sempre il dialogo, si spera che l'artista di oggi, che per sua
natura è considerato "leggero" rispetto all'arte del passato,
renda un omaggio alla nostra Arte & Storia vista come una
specie di ideale a cui guardare".
Le pedane di legno che per mesi sono state calpestate dai
passanti che hanno attraversato il ponte dell'Accademia,
rivestito per un restauro terminato alla fine dello scorso anno,
con i segni dell'usura da calpestio e delle vernici del lavoro. Una
stella rossa di pubblicitaria memoria, i lightbox con i loghi e
nomi (Generali, Lacoste, Coca-Cola) e i marchi cancellati dalla
pittura, la reinterpretazione di una vecchia etichetta del famoso
aperitivo veneziano Select che si fa stendardo. Grate di ferro in
forma di traliccio, motivi mimetici di navi da guerra, specchi
graffiati, mobili ricomposti e vassoi silver plated. Il
denominatore comune di queste opere è la sovrapposizione di
immagini, trame e materiali. La forma è l'assemblaggio, la
combinazione di forme e oggetti e significati, la composizione, il
collage e infine la pittura. Il tema centrale è quello del segno-
scritta-logo alterato e sofisticato per un'immagine differente che
sposta e adultera il senso originale e porta a una nuova
complessità formale e di concetto.
E ancora costruzioni, tralicci, mobili e tabelle di latta, insegne,
statue "astratte" e lightbox. Come nota l'artista, nel Museo del
Settecento Veneziano "non ci sono pareti da bucare":
l'intervento è perciò site-specific nel senso più pratico, con
opere tridimensionali.
Flavio Favelli non guarda solo alla storia dell'arte. Nella sua
opera entrano la storia del costume, degli oggetti d'uso, della
comunicazione, e della pubblicità "che in Italia ha influenzato la
nostra storia più di quanto pensiamo", e c'è la stessa biografia
dell'artista, anche nella sua storia personale quei materiali e
quegli immaginari si sono depositati.
A cura di Gabriella Belli.
Flavio Favelli. Il bello inverso, "cioè a rovescio, opposto", spiega
l'artista, racconta di “una bellezza pensata che è il mio
immaginario, qualcosa che non è semplice da esporre in un
luogo e in una città che è l'Arte per antonomasia".
"Venezia è sempre stata una tappa della mia vita; fin da
bambino ci andavo perché, come diceva mia madre, "bisogna
conoscere l'Italia”. E’ difficile esporre in luoghi così connotati: si
cerca sempre il dialogo, si spera che l'artista di oggi, che per sua
natura è considerato "leggero" rispetto all'arte del passato,
renda un omaggio alla nostra Arte & Storia vista come una
specie di ideale a cui guardare".
Le pedane di legno che per mesi sono state calpestate dai
passanti che hanno attraversato il ponte dell'Accademia,
rivestito per un restauro terminato alla fine dello scorso anno,
con i segni dell'usura da calpestio e delle vernici del lavoro. Una
stella rossa di pubblicitaria memoria, i lightbox con i loghi e
nomi (Generali, Lacoste, Coca-Cola) e i marchi cancellati dalla
pittura, la reinterpretazione di una vecchia etichetta del famoso
aperitivo veneziano Select che si fa stendardo. Grate di ferro in
forma di traliccio, motivi mimetici di navi da guerra, specchi
graffiati, mobili ricomposti e vassoi silver plated. Il
denominatore comune di queste opere è la sovrapposizione di
immagini, trame e materiali. La forma è l'assemblaggio, la
combinazione di forme e oggetti e significati, la composizione, il
collage e infine la pittura. Il tema centrale è quello del segno-
scritta-logo alterato e sofisticato per un'immagine differente che
sposta e adultera il senso originale e porta a una nuova
complessità formale e di concetto.
E ancora costruzioni, tralicci, mobili e tabelle di latta, insegne,
statue "astratte" e lightbox. Come nota l'artista, nel Museo del
Settecento Veneziano "non ci sono pareti da bucare":
l'intervento è perciò site-specific nel senso più pratico, con
opere tridimensionali.
Flavio Favelli non guarda solo alla storia dell'arte. Nella sua
opera entrano la storia del costume, degli oggetti d'uso, della
comunicazione, e della pubblicità "che in Italia ha influenzato la
nostra storia più di quanto pensiamo", e c'è la stessa biografia
dell'artista, anche nella sua storia personale quei materiali e
quegli immaginari si sono depositati.
A cura di Gabriella Belli.
08
maggio 2019
Flavio Favelli – Il bello inverso
Dall'otto maggio al 15 settembre 2019
arte contemporanea
Location
CA’ REZZONICO – MUSEO DEL SETTECENTO VENEZIANO
Venezia, Dorsoduro, 3136, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 3136, (Venezia)
Vernissage
8 Maggio 2019, dalle 10.30 alle 20 su invito
Autore
Curatore