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Flavio Favelli – Senso 80
Il titolo della mostra rimanda ‘ai sensi’ come valori fisici, alla materialità, al piacere e al fatto che l’Albergo Diurno, storicamente, è stato un luogo dedicato alla cura della persona
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In occasione di MIART 2017, la Fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano e per tutto il
periodo del successivo Salone del Mobile, il FAI - Fondo Ambiente Italiano presenta Senso 80,
un progetto espositivo ideato da Flavio Favelli per il suggestivo spazio dell’Albergo Diurno
Venezia.
Il titolo della mostra rimanda ‘ai sensi’ come valori fisici, alla materialità, al piacere e al fatto che
l’Albergo Diurno, storicamente, è stato un luogo dedicato alla cura della persona. C’è poi il
richiamo nostalgico a titoli di grandi film e alla grafica delle immagini anni Ottanta, anni molto
importanti per l’esperienza di Favelli, anni intrisi di edonismo, ambiguità e conflitti; anni che hanno
rappresentato “l’alba e insieme il tramonto”, come lui stesso scrive.
L’artista, come spesso fa nel suo lavoro, crea nel Diurno un’installazione site specific: costruisce
un percorso in relazione all’architettura e agli spazi dell'ambiente partendo dagli elementi
originali che ne hanno tracciato in modo profondo la poetica e la sua inconfondibile
atmosfera. Gli arredi così come i servizi e l’illuminazione, svelati nelle cartoline storiche del
Diurno, ci riconducono alla sua funzione e alla sua essenza di luogo animato da uno spirito di cura
del corpo e dell’anima: ispirato da ciò Favelli conserva queste tracce e fonde elementi di
antiquariato a oggetti e a presenze più recenti come adesivi e insegne di pubblicità.
Vedendo e ‘vivendo’ le immagini fotografiche degli anni ‘20 e ‘30 del celebre bagno pubblico
milanese, l’artista rimane colpito dal gruppo di arredi collocati nella parte centrale del Salone, oggi
dispersi: si trattava di quattro corpi, sorta di isole con divani a forma circolare e di alcuni tavoli con
sedie e lampade, per leggere, scrivere e conversare. Decide così di ricostruire le isole-divanetti e i
volumi originali con quattro installazioni, sculture in forme di assemblaggio e collage di vari
materiali come mattonelle di graniglia, parti di mobilio e specchi: una reinterpretazione che
intende essere “fedele” e insieme artificiale. Anche la luce diventa un tema importante. Il
Diurno esibisce in alcuni punti i neon, senza alcuna copertura e questa luce fredda diventa parte
dell’opera d’arte. Il progetto si chiude nei corridoi dell’Albergo con una serie di insegne luminose,
le cui immagini, colori, grafie mischiate e sovrapposte, risultano difficilmente comprensibili e quasi
indefinite ma qui posizionate per evocare la presenza di varie attività commerciali in passato attive
in questo luogo : “Al Diurno si trova ancora incollato qualche adesivo di pubblicità” racconta
l’artista “ci sono le insegne di plastica delle Ferrovie dello Stato e dei negozi, ad esempio il
Barbiere Manicure, ed è proprio questo, per molti marginale rispetto al fascino intrinseco del
luogo, che io invece trovo interessante. Il Diurno era come un aeroporto, come una micro città che
serviva solo per l’uomo e la donna moderna (la bellezza, l’acconciatura, le terme, i viaggi…) era
un luogo super artificiale”.
L’allestimento intende suggerire una lettura originale di ciò che c’era e non c’è più, usando la
ricostruzione di parte degli arredi, apparentemente formale ma in realtà concettuale, e
l’assemblaggio di vari materiali, stili e oggetti, per approdare all’evocazione di una memoria storica
e affettiva e per restituire un’idea di narrazione che ben esprime la natura e la vocazione di questi
spazi, intrisi di umanità e passato. “Raccolgo mobili da quasi vent’anni, arredi dei primi del
Novecento, il cui unico valore è quello di ruotare attorno a un tempo passato personale denso di
ricordi”.
Il rapporto che Favelli crea con i luoghi, espressione di una memoria propria, è un tema
centrale nel suo lavoro e nella sua poetica. Così come emerge dal recente lavoro realizzato nella
casa di Bologna dove la madre dell’artista ha vissuto negli ultimi vent’anni: un’opera-ambiente che
parla di una storia intima, di affetti e della memoria, caratterizzata dalla presenza e dalla convivenza
di elementi che testimoniano un passato non troppo lontano ma in disuso e di nuove strane
presenze, a volte ingombranti, che celebrano lo spirito di quegli ambienti attraverso wall painting
realizzati sui muri della casa.
In occasione di MIART 2017, un nuovo lavoro dell’artista sarà esposto nello stand di Francesca
Minini.
* * * * *
Flavio Favelli vive e lavora a Savigno (Bologna). Dopo la Laurea in Storia Orientale all'Università
di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Partecipa alla residenza TAM a Pietrarubbia
diretta da Arnaldo Pomodoro nel 1995 e al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Ratti con
Allan Kaprow nel 1997. Ha esposto con progetti personali al MAXXI di Roma, al Centro per l'Arte
Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, al Museo Marino Marini di
Firenze, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Projectspace di Londra. Nel 2008 ha progettato e
realizzato Sala d'Attesa nel Pantheon di Bologna all'interno del Cimitero Monumentale della
Certosa, che accoglie la celebrazione di funerali laici. Nel 2015 l'opera Gli Angeli degli Eroi viene
scelta dal Quirinale e dal Ministero della Difesa per rappresentare i militari caduti nella ricorrenza
del 4 Novembre. Partecipa alla XIII Biennale di Scultura a Carrara (2008), alla XV Quadriennale di
Roma al Palazzo delle Esposizioni (2008), alla mostra Italics a Palazzo Grassi a Venezia (2008) e
all'MCA a Chicago (2009) e a due Biennali di Venezia: la 50° (Clandestini a cura di F. Bonami) e
la 55° (Padiglione Italia a cura di B. Pietromarchi).
www.flaviofavelli.com
www.francescaminini.it
periodo del successivo Salone del Mobile, il FAI - Fondo Ambiente Italiano presenta Senso 80,
un progetto espositivo ideato da Flavio Favelli per il suggestivo spazio dell’Albergo Diurno
Venezia.
Il titolo della mostra rimanda ‘ai sensi’ come valori fisici, alla materialità, al piacere e al fatto che
l’Albergo Diurno, storicamente, è stato un luogo dedicato alla cura della persona. C’è poi il
richiamo nostalgico a titoli di grandi film e alla grafica delle immagini anni Ottanta, anni molto
importanti per l’esperienza di Favelli, anni intrisi di edonismo, ambiguità e conflitti; anni che hanno
rappresentato “l’alba e insieme il tramonto”, come lui stesso scrive.
L’artista, come spesso fa nel suo lavoro, crea nel Diurno un’installazione site specific: costruisce
un percorso in relazione all’architettura e agli spazi dell'ambiente partendo dagli elementi
originali che ne hanno tracciato in modo profondo la poetica e la sua inconfondibile
atmosfera. Gli arredi così come i servizi e l’illuminazione, svelati nelle cartoline storiche del
Diurno, ci riconducono alla sua funzione e alla sua essenza di luogo animato da uno spirito di cura
del corpo e dell’anima: ispirato da ciò Favelli conserva queste tracce e fonde elementi di
antiquariato a oggetti e a presenze più recenti come adesivi e insegne di pubblicità.
Vedendo e ‘vivendo’ le immagini fotografiche degli anni ‘20 e ‘30 del celebre bagno pubblico
milanese, l’artista rimane colpito dal gruppo di arredi collocati nella parte centrale del Salone, oggi
dispersi: si trattava di quattro corpi, sorta di isole con divani a forma circolare e di alcuni tavoli con
sedie e lampade, per leggere, scrivere e conversare. Decide così di ricostruire le isole-divanetti e i
volumi originali con quattro installazioni, sculture in forme di assemblaggio e collage di vari
materiali come mattonelle di graniglia, parti di mobilio e specchi: una reinterpretazione che
intende essere “fedele” e insieme artificiale. Anche la luce diventa un tema importante. Il
Diurno esibisce in alcuni punti i neon, senza alcuna copertura e questa luce fredda diventa parte
dell’opera d’arte. Il progetto si chiude nei corridoi dell’Albergo con una serie di insegne luminose,
le cui immagini, colori, grafie mischiate e sovrapposte, risultano difficilmente comprensibili e quasi
indefinite ma qui posizionate per evocare la presenza di varie attività commerciali in passato attive
in questo luogo : “Al Diurno si trova ancora incollato qualche adesivo di pubblicità” racconta
l’artista “ci sono le insegne di plastica delle Ferrovie dello Stato e dei negozi, ad esempio il
Barbiere Manicure, ed è proprio questo, per molti marginale rispetto al fascino intrinseco del
luogo, che io invece trovo interessante. Il Diurno era come un aeroporto, come una micro città che
serviva solo per l’uomo e la donna moderna (la bellezza, l’acconciatura, le terme, i viaggi…) era
un luogo super artificiale”.
L’allestimento intende suggerire una lettura originale di ciò che c’era e non c’è più, usando la
ricostruzione di parte degli arredi, apparentemente formale ma in realtà concettuale, e
l’assemblaggio di vari materiali, stili e oggetti, per approdare all’evocazione di una memoria storica
e affettiva e per restituire un’idea di narrazione che ben esprime la natura e la vocazione di questi
spazi, intrisi di umanità e passato. “Raccolgo mobili da quasi vent’anni, arredi dei primi del
Novecento, il cui unico valore è quello di ruotare attorno a un tempo passato personale denso di
ricordi”.
Il rapporto che Favelli crea con i luoghi, espressione di una memoria propria, è un tema
centrale nel suo lavoro e nella sua poetica. Così come emerge dal recente lavoro realizzato nella
casa di Bologna dove la madre dell’artista ha vissuto negli ultimi vent’anni: un’opera-ambiente che
parla di una storia intima, di affetti e della memoria, caratterizzata dalla presenza e dalla convivenza
di elementi che testimoniano un passato non troppo lontano ma in disuso e di nuove strane
presenze, a volte ingombranti, che celebrano lo spirito di quegli ambienti attraverso wall painting
realizzati sui muri della casa.
In occasione di MIART 2017, un nuovo lavoro dell’artista sarà esposto nello stand di Francesca
Minini.
* * * * *
Flavio Favelli vive e lavora a Savigno (Bologna). Dopo la Laurea in Storia Orientale all'Università
di Bologna, prende parte al Link Project (1995-2001). Partecipa alla residenza TAM a Pietrarubbia
diretta da Arnaldo Pomodoro nel 1995 e al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Ratti con
Allan Kaprow nel 1997. Ha esposto con progetti personali al MAXXI di Roma, al Centro per l'Arte
Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, al Museo Marino Marini di
Firenze, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Projectspace di Londra. Nel 2008 ha progettato e
realizzato Sala d'Attesa nel Pantheon di Bologna all'interno del Cimitero Monumentale della
Certosa, che accoglie la celebrazione di funerali laici. Nel 2015 l'opera Gli Angeli degli Eroi viene
scelta dal Quirinale e dal Ministero della Difesa per rappresentare i militari caduti nella ricorrenza
del 4 Novembre. Partecipa alla XIII Biennale di Scultura a Carrara (2008), alla XV Quadriennale di
Roma al Palazzo delle Esposizioni (2008), alla mostra Italics a Palazzo Grassi a Venezia (2008) e
all'MCA a Chicago (2009) e a due Biennali di Venezia: la 50° (Clandestini a cura di F. Bonami) e
la 55° (Padiglione Italia a cura di B. Pietromarchi).
www.flaviofavelli.com
www.francescaminini.it
29
marzo 2017
Flavio Favelli – Senso 80
Dal 29 marzo al 14 maggio 2017
arte contemporanea
Location
ALBERGO DIURNO VENEZIA
Milano, Piazza Guglielmo Oberdan, (Milano)
Milano, Piazza Guglielmo Oberdan, (Milano)
Orario di apertura
dal 29 marzo al 9 aprile 2017: tutti i giorni, dalle 12 alle 19.30
dal 10 aprile al 14 maggio 2017: dal giovedì alla domenica, dalle 12 alle 19.30
Vernissage
29 Marzo 2017, ore 18
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